Dopo trailer, gameplay e rimandi finalmente Biomutant arriva sugli schermi dei giocatori e si può dire che stia attualmente monopolizzando, sia in bene che in male, la scena videoludica. Sviluppato da Experiment 101, team composto da sole 20 persone, ed edito da THQ Nordic, Biomutant si propone di dare al giocatore un open world pieno di cose da fare, con un sistema di combattimento interessante e variegato contornato da una storia e dei nemici interessanti. E’ riuscito nel suo intento? Vediamo.
Un mondo mutevole
Il mondo è in rovina. Una fabbrica, la Toxanol Corporation, ha continuato per decenni ad avvelenare il terreno fino ad un inevitabile declino che ha causato disastri ecologici con delle conseguenze terribili. Oggi il mondo di Biomutant è popolato da creature mutanti che si trovano quindi in una situazione terribile. L’albero della vita, unico spiraglio di salvezza sta infatti morendo, non solo a causa dell’inquinamento ma anche dei Mangiamondo, mostruose bestie comparse dopo il disastro della Toxanol che minacciano di far estinguere ogni forma di vita. Come se ciò non bastasse, oltre a tanti mutanti senza regole, il mondo si è diviso in fazioni, tra chi pensa che si debba urgentemente intervenire per salvare l’albero della vita e chi invece crede che il mondo debba fare il suo corso, anche se ciò comporterà un’estinzione. Forse però l’intervento di qualcuno abbastanza forte può mettere fine a tutto ciò che sta succedendo, in un modo o nell’altro. Gira voce tra gli abitanti del mondo di Biomutant che un cucciolo strappato alla sua famiglia dopo che il suo villaggio è stato attaccato da una mutante di nome Lupa Lupin, sia ancora vivo, sopravvissuto in qualche modo, e che il suo destino sia proprio quello di guidare il destino delle terre di Biomutant. Ed è qui che inizia la nostra storia, la storia di quel cucciolo ormai diventato grande e pronto a confrontarsi col mondo dopo essere stato per tanto tempo rinchiuso senza memoria del suo passato e di cosa gli sia successo.
Questa lunga, seppur doverosa, premessa ci accompagna per le prime ore di gioco e rappresenta decisamente un ostacolo. Non solo si ascolta tanto e si legge tanto ma la scelta non felice di utilizzare un solo doppiatore come voce narrante e interprete dei vari NPC, molto interessanti e divertenti sia esteticamente che caratterialmente, rischia di portare presto alla noia. Non appena si supera questa parte iniziale però, Biomutant si apre al giocatore, presentando una grandissima varietà di cose da fare fin da subito, ma cerchiamo di andare con ordine. Il gioco si concentra fin da subito sul proporci tante scelte che contribuiranno a definire il carattere del nostro personaggio e le opinioni che gli altri personaggi avranno di lui. Tra i vari NPC infatti, faremo la conoscenza di due simpatici spiritelli rappresentanti il buio e la luce, che interverranno ogni qualvolta prenderemo delle decisioni cruciali. Mantenendo il focus sempre sulla capacità di forgiare il nostro destino, il primo compito sarà quello di stringere un’alleanza con una delle due (di 6) fazioni che ci vengono presentate all’inizio del gioco, i Miriadi e i Jagni. Le due fazioni sono da tanto tempo in conflitto e aspettano solo un nuovo elemento capace di far pendere la bilancia a loro favore. I Miriadi infatti fanno parte di coloro che desiderano riunire tutte le fazioni sotto un’unica bandiera in modo da creare un mondo prospero risanando l’albero della vita e uccidendo i Mangiamondo, mentre i Jagni credono che le cose vadano bene come stanno, desiderando trarre il meglio dalla situazione attuale. Nella mia partita mi sono schierato a favore dei Miriadi, ricevendo quindi il duplice compito di eliminare i Mangiamondo e eliminare o annettere le altre fazioni.
I resti di un mondo che fu
Si inizia quindi ad esplorare questo mondo denso di rovine, accampamenti, villaggi e strutture appartenenti a quello che gli abitanti chiamano Mondo-che-fu. Se inizialmente si cammina e si corre, presto si mettono le mani su cavalcature di vario tipo che permettono di spaziare tra terra, aria e acqua non rinunciando neanche in questo caso a delle vere e proprie genialate (Come una mano mobile stile Famiglia Adams che può simulare una pistola con le dita per sparare contro gli avversari). L’esplorazione è una parte centrale di Biomutant e permette non solo di venire a conoscenza di cosa è successo esattamente in passato, ma anche e soprattutto di procurarsi oggetti della più disparata natura provenienti dal Mondo-che-fu rovistando in cassonetti, scatoloni e armadietti. Tutto questo loot può essere poi rottamato per ottenere materiali di base o ricondizionato ed assemblato per costruire corazze, vestiti e armi necessari per fronteggiare al meglio le tante minacce che affronteremo. Il sistema di crafting concede una libertà e una varietà incredibili. Oltre ai vari pezzi dell’equipaggiamento che si differenziano per rarità, materiale di costruzione e proprietà varie, ogni capo d’abbigliamento e parte di arma possiedono degli slot per gli accessori che potenziano ulteriormente le caratteristiche. E’ un attimo quindi nel farsi prendere dall’ossessione per il crafting cercando di costruire l’arma definitiva magari comprando e vendendo dei pezzi nei tanti negozi presenti sulla mappa. Mappa che dicevamo essere contenuta ma davvero piena di punti di interesse e missioni secondarie utili a trovare pezzi di equipaggiamento e a far salire di livello il protagonista. Il fine del potenziamento dato dalle armi, dal vestiario e dalle nostre abilità naturali è infatti, molto banalmente, quello di fare più male possibile ai mutanti che incroceremo sul nostro cammino.
Lame, pistole e mutazioni
Il sistema di combattimento di Biomutant è stato uno dei punti che sembravano più intriganti dai trailer del gioco. Le aspettative dei giocatori però sono state in gran parte deluse, venendo additato come poco soddisfacente e a tratti impreciso. A onor del vero bisogna dire che il combat system non è solo impreciso a volte, ma anche estremamente orientato verso il combattimento a distanza che, a discapito del combattimento corpo a corpo, presenta fin troppi vantaggi consentendo di fare grandi quantità di danni tenendosi relativamente al sicuro dalla maggior parte degli attacchi. Il feedback sonoro inoltre è in gran parte trascurato. Si può quindi dire che il sistema di combattimento sia un fallimento su tutti i fronti? No. In realtà, pad alla mano, il combattimento riesce a divertire parecchio, risultando parecchio acrobatico (Diffuso il parere che ricordi Kung-Fu Panda) e soprattutto vario nelle mosse a disposizione. Oltre all’uso di armi da fuoco e da mischia (A loro volta divise tra fucili, pistole, armi ad una mano (O meglio ad una zampa), armi pesanti etc…) il gioco, come da nome, permette di sbloccare mutazioni di vario tipo che si tramutano in sputi acidi, scatti infuocati e creazione istantanea di ghiaccio per congelare sul posto i nemici. Tutta questa varietà rende i combattimenti non solo frenetici ma anche molto variegati. Sul tema della varietà ci troviamo di fronte ad un altro punto mezzo riuscito parlando dei nemici. Nonostante ne esistano di diversi tipi, il più delle volte le differenze si riducono all’estetica o al massimo ad 1-2 mosse peculiari. Nota di merito per i boss, che restano comunque molto interessanti sia da vedere che da affrontare in quanto costringono a sfruttare in toto le meccaniche sbloccate nel corso del gioco.
Guardare il mondo
Finalmente su un punto che ha trovato d’accordo un po’ tutti, possiamo dire che Biomutant risulta davvero molto gradevole sia alla vista che all’udito. Il mondo, colorato e variegato, nasconde nei suoi biomi e anfratti davvero tanti scorci interessanti partendo dalle tante rovine sopraffatte dalla natura, resi ancora più vari dal ciclo giorno/notte che dona molta atmosfera in certe situazioni. La voce narrante poi, molto fiabesca, accompagna alla perfezione il mood del gioco, che pur presentando uno scenario post-apocalittico non rinuncia a toni molto scanzonati, quasi come se fosse una favola. Le musiche di sottofondo poi si sposano molto bene con le varie situazioni, in particolare durante le tante fasi di esplorazione. Per quanto riguarda gli effetti sonori, al di fuori del combattimento, possiamo dire che è stato fatto un buon lavoro. D’obbligo avvisare che molti potrebbero trovare fin troppo bambinesche le atmosfere, i dialoghi e il design dei personaggi laddove ci si aspettava un mood più serio.
Experiment 101, al suo debutto, riesce a sfornare un titolo tutto sommato molto gradevole ed è confortante sapere che stanno dando molto ascolto alle crtiche dei giocatori. Proprio in questi giorni è infatti uscita una patch molto sostanziosa che corregge diversi punti critici, soprattutto relativi al sistema di combattimento e siamo sicuri che continuando su questa strada Biomutant potrà diventare un ottimo prodotto, il potenziale c’è tutto.