Nell’articolo di oggi condivideremo le nostre impressioni preliminari sul comparto multigiocatore di Call of Duty Modern Warfare III, testato grazie alla closed beta che da poco è stata estesa alla piattaforma PC (Steam e Battle.net).

Pur volendo rimanere il più possibile oggettivi nel condividere i nostri pensieri e speranze nei confronti di questo nuovo titolo, la prospettiva che riporteremo sarà quella di un giocatore veterano della serie che ha partecipato alla release del titolo originale nel lontano 2011 e che ha collezionato più di 200 ore nel multigiocatore della scorsa iterazione.


Il movimento

Ciò che immediatamente salta all’occhio nel ritrovarsi in una partita di questo nuovo Call of Duty è la somiglianza estetica con il suo predecessore, il tanto discusso Modern Warfare II, la cui recensione potete recuperare qui.

Somiglianza che viene immediatamente smorzata nel momento il cui il gioco ci darà la possibilità di imbracciare le armi per affrontare i nemici o anche, più semplicemente, di muoverci.
Non a caso il movimento è stata una chiave di lettura estremamente importante durante la presentazione del gioco avvenuta nello scorso Cod Next, e Sledgehammer ha tenuto a sottolineare più volte come la rapidità aggiuntiva sarebbe stata in grado di alterare pesantemente il feeling degli scontri.

Dopo aver passato molteplici ore sul campo di battaglia possiamo confermare a pieno la realizzazione di questa visione, potendo affermare senza dubbio che l’aggiunta di meccaniche quali lo slide canceling, la TAC stance ma anche gli aggiustamenti alla fluidità e rapidità delle animazioni hanno reso il titolo molto più divertente di quanto già non fosse il suo predecessore.

Si tratta di modifiche ad un gameplay già estremamente consolidato, che andranno comunque attentamente ritoccate e maneggiate dagli sviluppatori secondo i consigli di una community che si è dimostrata più che mai intenzionata a fornire il proprio prezioso feedback.


Lo shooting, le armi, gli equipaggiamenti

Un’altra modifica essenziale alla struttura di gameplay di questo nuovo capitolo di Call of Duty è lo shooting, elemento che sembra venire estrapolato in qualità di firma stilistica di Sledgehammer Games (Cod WWII, Vanguard) ed inserito senza forzature in un contesto creato e curato da Infinity Ward.

La sensazione che si ha nel colpire un bersaglio è amplificata dalla stretta collaborazione fra elementi visivi e sonori, fra un hitmarker più marcato ed un hit sound molto più potente.
La selezione di armamenti presenti nella beta non ci ha permesso di formare un’idea precisa sull’incidenza di questi cambiamenti sulla vastità dell’arsenale di cui il titolo potrà vantare grazie al programma “Carry Forward”, ciononostante le 20 armi presenti nella beta sono risultate divise da modo da darci un’anteprima più completa possibile su tutte le classi disponibili, fra cecchini, fucili d’assalto, mitragliatrici ed altro.

Strettamente legato a quest’ultime, il sistema di armeria torna ad espandersi permettendo di trasformare quasi completamente il nostro equipaggiamento attraverso il sistema “aftermarket” ed i suoi convertitori.

Il primo approccio a questa aggiunta, avvenuto con la trasformazione della pistola semiautomatica Renetti in un SMG automatico assolutamente devastante, si è dimostrato molto promettente e non vediamo l’ora di tastare con mano la vera estensione delle possibilità offerte da questo strumento.

Ulteriore novità imprevista in termini di gameplay, armature, guanti, scarpe ed equipaggiamenti andranno a sostituirsi al vecchio sistema di perk, garantendo ai giocatori un approccio allo scontro diverso in base alla propria selezione. In particolare, l’ultima categoria permette al giocare di sfruttare alcuni bonus inaspettati come lo sconto sulla serie di punti piuttosto che la resistenza alle esplosioni o allo shock delle granate.

Ultimo ma non meno importante, l’inserimento di nuovi equipaggiamenti come lo scrambler e di nuove serie di punti come la torretta SAM sono risultate più che gradite.
Se infatti la prima ci permetterà di conquistare i punti in dominio da debita distanza, la seconda andrà a tamponare la frustrazione causata dai veicoli d’aria che ha caratterizzato gli scorsi capitoli, abbattendoli al posto nostro.


Mappe, modalità

Come detto e ripetuto in più occasioni, la totalità delle mappe disponibili al lancio (non contando la modalità guerra) sarà composta di riproposizioni moderne di quelle presenti in MW2 (2009).
Delle 16 che saranno giocabili a novembre, la beta ci ha permesso di testarne 5 fra cui Favela, Highrise, Estate, Skidrow e l’immancabile Rust.

Pur avendo un leggero risentimento nei confronti di questa decisione, non possiamo che apprezzare l’ottimo lavoro svolto nel team nel realizzare delle versioni di queste mappe che risultino meravigliosamente al passo con i tempi senza perdere il costante senso di familiarità che ci saremmo aspettati.

Il nuovo movimento migliorato non solo ci ha permesso di rivivere a pieno le esperienze di oltre un decennio fa, ma le ha anche espanse attraverso un differente approccio alle varie location proposte.
Fra le modalità disponibili nella beta figurano invece dominio, postazione, uccisione confermata e l’immancabile deathmatch a squadre.

Fa il suo ritorno anche la modalità guerra terrestre, rifinita ma a nostro avviso ancora incapace di risultare al passo con il resto dell’offerta contenutistica del titolo.


Osservazioni, paure e speranze per il futuro

Al netto delle considerazioni non possiamo che definirci moderatamente ottimisti nei confronti di questo nuovo capitolo di Call of Duty, fiduciosi nel fatto che possa dimostrarsi un passo avanti rispetto al suo predecessore.

Non è però tutto oro ciò che luccica e non possiamo negare l’esistenza di alcune incognite snervanti sul futuro del progetto in tutte le sue componenti.
Prima di tutto, il multigiocatore dovrà essere costantemente aggiornato attraverso le season, liberando quanto prima il gioco dalla sua totale dipendenza dalle mappe di Modern Warfare 2 (2009).
Se da un lato possiamo apprezzare il risultato “dell’andare sul sicuro” attraverso questa operazione, non possiamo che dimostrarci indispettiti dalla mancanza di contenuti inediti che possano definirsi tali, quantomeno al lancio.

Al contrario, un aspetto che abbiamo molto apprezzato durante questo breve periodo di beta è la volontà di Sledgehammer di seguire il feedback nella community, apportando già nella prima settimana numerosi cambiamenti basate sulle osservazioni della community.
Non ci aspettiamo degli interventi che stravolgano la struttura di gioco in maniera troppo incisiva (come la rimozione del sistema SBMM – Skill Based Matchmaking) ma, a patto che i dev mantengano questo atteggiamento, non possiamo che fantasticare su un gioco in continuo miglioramento.

Altri dubbi riguardano il bilanciamento delle armi, in particolari quelle disponibili attraverso il “Carry Forward”, ben 70 armi che dovranno inserirsi senza difficoltà in un gioco dai ritmi sensibilmente alterati rispetto al passato, aderendo al nuovo sistema di movimento ed alle più elementari modifiche al time to kill.

Fra i dispiaceri non possiamo che inserire una certa delusione per un comparto grafico quasi totalmente invariato, vittima di un engine che aveva dato del suo meglio nel 2019 e che da allora non ha fatto che dare risultati inspiegabilmente inferiori.

In conclusione non vediamo l’ora di mettere le mani sul gioco completo, certi che fra la nuova modalità zombies e la campagna giocatore singolo avremo molto di cui discutere!
E voi, cosa ne pensate dell’ennesima evoluzione di questo franchise?


Ringraziamo Activision per averci fornito una chiave della closed beta per realizzare questo articolo.

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Di Mario Ricerni

Appassionato di videogiochi, cinema e musica, ha creato STWGames per condividere il sogno di entrare in diretto contatto con l'industria che ha ammirato sin dall'infanzia.