Tra le varie uscite che hanno caratterizzato questa incredibile annata videoludica, vi è stato ampio spazio per la rinascita di veri e propri generi: se gli apprezzatissimi Street Fighter 6 e Mortal Kombat 1 hanno riportato in grande auge il nome dei picchiaduro, Remnant 2, Lies of P e Lords of the Fallen hanno smosso le acque dei soulslike, anche se il genere che probabilmente ne ha beneficiato più di tutti è stato quello degli horror.

Oltre ai pesi massimi come Alan Wake 2 e gli ottimi remake di Dead Space/Resident Evil 4, c’è stato anche spazio per opere minori ma di grande pregio come The Outlast Trials, Amnesia the Bunker e tanti altri.

Tra queste imponenti operazioni di recupero, un piccolo spazio va anche riservato per Slender The Arrival, che ha di recente festeggiato il suo decimo anniversario con il rilascio di un corposo aggiornamento.
Di seguito, la relativa recensione.


STORIA E NARRAZIONE

Il tutto ha inizio quando Lauren (questo è il nome della silenziosa protagonista) decide di andare a trovare Kate, una sua amica che da qualche giorno aveva misteriosamente smesso di farsi sentire. Per raggiungere la sua casa, situata tra la natura incontaminata dell’Oakside Park, sarà costretta a scendere dall’auto e a proseguire a piedi a causa di un tronco caduto che blocca la strada.

Una volta giunta a destinazione, si renderà immediatamente conto che qualcosa di tremendamente storto è appena capitato proprio alla sua amica: in casa infatti, tra le mura dell’abitazione, noterà numerosi disegni stilizzati di una strana figura umanoide che si cela tra gli alberi del bosco, accompagnati da scritte ed altri simboli alquanto inquietanti.

In quel momento sentirà provenire in lontananza un’agghiacciante urlo di disperazione: convinta che sia di Kate, Lauren deciderà di inoltrarsi nei meandri della fitta boscaglia del parco per andare alla sua ricerca armata unicamente di torcia.
Qui inizierà la sua grande disavventura. 

In termini narrativi, Blue Isle Studio si è presa la libertà di creare personaggi, ambientazioni e situazioni che seguono una linea narrativa del tutto inedita, e di usarla come pretesto per esporre le logiche concettuali relative alla leggendaria creepypasta dello Slenderman (ormai ultradecennale), sul quale si basa ovviamente l’intero prodotto.

Tra lettere, documenti, collezionabili e registrazioni, avremo modo di scoprire le agghiaccianti verità che hanno colpito Kate ma anche e soprattutto di seguire le vicende di un investigatore privato nominato CR, impegnato ad indagare sulla scomparsa del piccolo Charlie Matheson, ultima di numerose sparizioni. Analizzeremo ed approfondiremo la storia recente non solo dell’Oakside Park, ma anche della miniera Kullman, in attività da tempo sul luogo e in qualche modo coinvolta negli avvenimenti di gioco.

Tutto ciò riesce ad incastrarsi a dovere all’interno di quel contesto, grazie ad una buona qualità delle suddette scritture esplicative e chiare in alcuni casi, disturbanti ed interpretabili in altri. A ciò si vanno ad aggiungere una serie di altri piccoli dettagli visivi che, data la natura di un’opera del genere, risultano quasi inaspettati.

Dall’altro lato, per quanto assolutamente funzionale, ci si rende immediatamente conto di quanto tutto ciò non sia altro che un pretesto per buttarci nel territorio dello Slenderman, minaccia con il quale ce la dovremo vedere per l’intera durata dell’avventura.

Per chi non conoscesse tale figura, si tratta di un inquietante uomo in giacca e cravatta particolarmente alto, dalle braccia lunghe e del tutto privo di un volto riconoscibile: le sue capacità soprannaturali gli permettono di teletrasportarsi vicino alla preda, e di estrarre dei lunghi tentacoli neri dalla schiena per intrappolarla, rapirla e portarla in una sorta di oscuro mondo parallelo, dove compie chissà quali atrocità.


GAMEPLAY E COMPONENTI LUDICHE

L’intero gameplay di Slender The Arrival si baserà solo ed esclusivamente sull’attraversare una serie di ambientazioni, trovando ed interagendo con determinati oggetti sparsi casualmente per le mappe di gioco, non eccessivamente ampie in termini di estensione ma comunque particolarmente labirintiche, cercando ovviamente di non farsi catturare dalle grinfie dello Slender.

Man mano che progrediremo con l’avanzamento dell’obiettivo, l’inquietante figura diverrà sempre più pressante ed aggressiva, intensificando il ritmo dell’azione anche grazie al costante crescendo della soundtrack che riempie l’atmosfera di una tensione man mano più opprimente.

Ovviamente nascondersi o cercare di seminarlo non servirà a nulla, data la capacità dello Slender di teletrasportarsi: il trucco sarà infatti quello di rimanere sempre e comunque in movimento, e nel caso in cui dovesse avvenire un incontro ravvicinato con la creatura dovrete avere il sangue freddo di voltarvi immediatamente, distogliendo il contatto visivo e cambiando strada.

Quindi, a differenza di quanto avviene in giochi come Outlast o Amnesia, non verrete fisicamente inseguiti dal mostro di turno nel senso classico del termine, dato che lo Slender potrà comunque raggiungervi in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo, facendovi sentire come pedine della sua scacchiera o mosche nella sua ragnatela.

FATTORE PAURA

Di conseguenza, l’intero fattore paura si baserà proprio sulla costante consapevolezza di essere nel suo territorio di influenza, e che quindi da un momento all’altro possa fare la sua apparizione dinanzi a noi.
Il fatto che non si muova fisicamente, e che in generale non muova alcun muscolo, rende la sua presenza tendenzialmente silenziosa, dandoci quasi la sensazione di essere più al sicuro di quanto non vorremmo.

Beh non è così, anzi: una volta entrati nella giusta ottica e compreso il modus operandi del nemico, vorrete solamente proseguire per la vostra strada, dato che avrete la certezza che in un modo o nell’altro lui sarà sempre vicino alla vostra posizione e che segue ed osserva costantemente le vostre gesta ed i vostri movimenti.

Anche solo girando la visuale per guardarvi attorno potreste scorgere la sua inquietante sagoma tra l’oscurità della boscaglia, il che vi porterà a temere l’ambiente circostante e a volerlo navigare con una certa circospezione nei movimenti di camera.

Gli unici “suoni” che verranno emessi saranno quelli relativi alle interferenze statiche che colpiranno la vostra telecamera ogni volta che apparirà nel vostro campo visivo, seguiti ed accompagnati da versi ed effetti musicali a dir poco raccapriccianti che geleranno il vostro sangue in men che non si dica.

In tal senso va elogiata la capacità degli sviluppatori di riuscire a rendere la figura dello Slenderman costantemente inquietante dall’inizio alla fine del gioco, grazie a sequenze, situazioni ed ambientazioni che, per quanto tendano a somigliarsi, riescono comunque a distinguersi per andamento ed approccio al gameplay.

Ad ogni modo, il gameplay di Slender The Arrival rimarrà sempre e comunque basilare e privo di meccaniche: gli sviluppatori hanno preferito concentrarsi sull’aspetto puramente immersivo, piuttosto che nell’offrire chissà quale profondità ludica.

L’unica cosa che verrà messa alla prova sarà la capacità di orientamento del giocatore, che si troverà dall’inizio alla fine ad attraversare come detto in precedenza ambienti intricati e claustrofobici, nel quale ci si perde con facilità.

Per il resto vi saranno altre sezioni di gioco ed intermezzi ben più lineari e privi di pericoli, funzionali all’esposizione di alcuni eventi di trama e del contesto narrativo risultando alla stregua del più classico dei Walking Simulator.

Per quanto l’alternanza tra sequenze più o meno intense renda l’avventura ben ritmata, forse avrei apprezzato qualche meccanica in più non solo per quanto riguarda l’approccio alla minaccia dello Slender ma anche in termini di interazione ambientale: questo avrebbe sicuramente messo più pepe alle fasi di esplorazione e reso l’esperienza anche un po’ più longeva, dato che allo stato attuale si attesta a malapena sulle due/tre ore.


ANNIVERSARY UPDATE

Ma se tutto ciò era già presente nell’opera originale, che cosa ha previsto questo fantomatico Anniversary update?

La prima cosa che salta all’occhio riguarda ovviamente l’aspetto tecnico in ogni sua forma: a livello prettamente grafico vi sono state numerose migliorie, dall’impatto visivo generale alla resa estetica delle ambientazioni, impreziosita da un sistema di illuminazione sul pezzo oltre che da un livello di dettaglio maggiore anche nelle texture e nei modelli minori.

Anche il comparto sonoro è stato in qualche modo rivisitato: nonostante anche quello originale fosse di assoluto pregio, in particolare per quanto riguarda la colonna sonora (a mio avviso davvero perfetta), si percepisce immediatamente una migliore qualità degli effetti, più nello specifico quella relativa alle interferenze della telecamera che distorcono il sound design piegandolo alla presenza dello Slenderman.

Apprezzabile l’inserimento della localizzazione in altre lingue (tra cui l’italiano) e di una sorta di evento a tempo (in questo caso a tema Halloween), che ha visto le ambientazioni riempirsi di un totale di trenta zucche da trovare e collezionare.

Ma ciò che il sottoscritto e la community attendevano di più in termini contenutistici è stato “Incubo”, un vero e proprio stage inedito ambientato in un manicomio che riprende a piene mani lo stile e le atmosfere di Sanatorium, una delle più famose mappe che vennero create come mod per l’originale The Eight Pages.

Ebbene, per quanto mantenga del tutto intatte determinate suggestioni, Incubo non riesce mai veramente a brillare dato che si limita ad essere una semplice sequenza di script consecutivi abbastanza telefonati e privi di mordente.

Nonostante vada apprezzato lo sforzo di Blue Isle Studio nel dare nuova linfa vitale all’opera del 2013, penso che sia semplicemente arrivata un po’ troppo tardi: esperienze come Incubo vennero infatti sdoganate diversi anni fa dal primo Layers of Fear di Bloober Team, risultando già allora ben più efficaci in termini di impostazione creativa.

Inoltre, si ha la sensazione che lo Slenderman come figura sia rimasto ancorato ad una visione ed un’interpretazione delle creepypasta internettiane ormai superate, e che nel 2023 non possono sicuramente fare lo stesso effetto che fecero dieci anni fa. 

In poche parole, sono sicuro che se la medesima operazione fosse stata fatta per il primo o il secondo anniversario, sarebbe indubbiamente risultata maggiormente sul pezzo, ma per esser passati 10 anni risulta semplicemente troppo poco, sia come contenuto che come reinvestimento creativo.

Nonostante ciò, confido sul fatto che Parsec Production e Blue Isle Studio possano puntare sulla produzione di un vero e proprio nuovo capitolo dello Slenderman, attualizzandolo e riprendendo tematiche e concept ludici più al passo con i tempi, dato che sotto sotto è e rimane tutt’ora una creeypasta affascinante.


CONCLUSIONI

Slender The Arrival rimane una piccola perla del mercato Indie horror proponendo situazioni, scenari e suggestioni che valorizzano la leggenda dell’uomo dalle braccia lunghe, sia in termini narrativi che dal punto di vista prettamente orrorifico: spaventa e incute timore ogni volta che lo si incontra, regalando momenti di ansia e brividi lungo la schiena ancora sensazionali.

La soundtrack e il comparto audio di assoluto pregio (specialmente data l’entità della produzione) impreziosiscono il tutto, essendo in grado di intimorire e turbare il giocatore anche nelle fasi più tranquille. 

L’anniversary Update, per quanto renda l’esperienza ancor più godibile e piacevole, arriva troppo tardi e fallisce nel rinnovare l’interesse verso la suddetta figura, proponendo contenuti aggiuntivi poco incisivi.
Nonostante ciò rimane una buona occasione per tornare in quell’inquietante immaginario e per farlo scoprire a tutti coloro che non ne seguirono il fenomeno al tempo.