Inizialmente ideata per entrare a far parte dell’universo esteso del franchise di Star Wars, la saga di Rebel Moon è stata affidata alla mano di Zack Snyder (celebre per Watchmen, Justice League e Army of the Dead) come prodotto a sé stante in esclusiva Netflix, a seguito dell’acquisizione di Lucasfilm da parte di Disney.
Il risultato è dunque un tentativo di offrire un’alternativa, a tratti più cruda e violenta, a tutti coloro che cercano una nuova serie dark fantasy al di fuori di IP già conosciute, con la promessa di aggiungere elementi originali e mai approfonditi prima d’ora ad un genere che, a detta di molti, comincia ad essere stagnante e ripetitivo.
Abbiamo avuto l’occasione di assistere all’anteprima di “Rebel Moon – Parte 1: Figlia del Fuoco” al Cinema Anteo di Milano, una proiezione in lingua originale sottotitolata in italiano.
Ricordiamo a tutti che film sarà disponibile su Netflix dal 22 dicembre 2023.
Rebel Moon – Il canon nelle mani di Snyder
Con il cambio di franchise d’appartenenza, l’universo narrativo di Rebel Moon è stato adattato in tal modo da far parte dello stesso canon della precedente pellicola di Snyder del 2021, Army of the Dead, permettendo al regista di gestire l’ambientazione del prodotto senza vincoli nella più totale libertà.
Come da prassi per molti lungometraggi Netflix, con Rebel Moon è stata già pianificata una trilogia di cui i primi due capitoli sono stati girati, che possa altresì ricollegarsi agli spin-off di questo universo narrativo emergente.
Si tratta di una strategia a cui stiamo assistendo già da tempo con saghe quali il Marvel Cinematic Universe, il DC Universe e lo stesso Star Wars.
Sebbene il progetto abbia inizialmente preso vita come ispirazione dei film di Akira Kurosawa, è evidente che la sceneggiatura attinga a mani basse da una pletora di iconici film del passato, ricalcando alcune tra le dinamiche più celebri della storia del cinema di cui rimangono tracce indelebili nel prodotto finale.
Benché ci si potesse aspettare una forte influenza da parte di Star Wars, è stato comunque un forte contraccolpo osservare così tanti elementi tra i più disparati essere inseriti quasi senza un ordine logico nel “worldbuilding” di questo titolo.
Da Blade Runner a Dragon Trainer, da Hunger Games ad Avatar, da Il Signore degli Anelli a Il Trono di Spade, da riferimenti al nazismo a legioni che si rifanno all’impero romano, l’universo narrativo di Rebel Moon sembra prediligere la quantità piuttosto che la qualità e, come conseguenza, risulta essere paradossalmente vuoto di idee originali e privo di qualsiasi coesione logica.
Non aiuta il fatto che molto spesso le idee originali del film sono raramente approfondite, se non appena accennate, e non di rado si limitano a character design, ambientazioni quasi inesplorate o a germogli di trama che vengono abbandonati dopo poco.
In definitiva, avendo Snyder avuto carta bianca sul prodotto, Rebel Moon poteva essere un’ottima occasione per creare da zero un’ottima lore colma di concept inediti, ma il deludente risultato è soltanto una commistione disordinata di così tanti generi che fatica a creare un’esperienza cinematografica soddisfacente e coerente a sé stessa.
Trama – Una fantascienza rurale
Rebel Moon, come molti film che fanno leva su un massiccio impianto narrativo fittizio che corona il paesaggio di sottofondo, contestualizza l’intera vicenda a seguito di un importante antefatto, che permette di far luce sul mondo che circonderà i protagonisti.
All’interno di una lontana galassia il cui sistema principale è denominato “Mondo Madre“, molte civilità dalla diversa gerarchia sociale aspettano una nuova era di pace che secondo una profezia giungerebbe tramite la nipote del Re, la Principessa Issa, che già da bambina è in grado di curare i defunti.
I buoni propositi della monarchia e dei popoli vanno però in frantumi quando l’intera famiglia reale viene uccisa e il cui unico superstite, il primogenito Balisarius, fonda un Imperium militarizzato a scopi espansionistici, scatenando guerre sanguinose, disgrazie e realizzando una tirannia.
Kora, ex-guerriera dell’esercito, si rifugia anni dopo come fuggitiva e disertrice sulla luna di Veidt, una pacifica colonia rurale che affida il proprio sostentamento alla coltivazione dei cereali.
Integratasi in questo piccolo paesino ed entrata in confidenza col contadino e capo delle provviste Gunnar, la pace di Kora è però presto spezzata da una visita dell’Imperium condotta dall’ammiraglio Atticus Noble.
Inizialmente amichevole, Noble si rivela in realtà essere sadico e, dopo aver messo fuori gioco il capovillaggio Sindri, obbliga Gunnar e il resto della popolazione a fornire tutte le proprie risorse entro poche settimane.
A seguito dello sterminio di tutti i soldati rimasti di guardia su Veidt per difendere la contadina Sam, Kora e Gunnar si trovano costretti a reclutare più alleati possibili per combattere Noble al suo ritorno.
Ispirazione? Forse troppa
Finite queste premesse, la trama devolve nel semplice reclutamento dei propri alleati, uno dopo l’altro, ai quali viene dato ben poco spessore e senza un vero e proprio filo logico.
Più grave di ciò, tuttavia, è la quasi completa ed evidente copia, ai limiti del plagio, di intere sezioni di altri film che si susseguono per tutta la storia durante ogni ingaggio.
Ecco dunque che i due protagonisti, in cerca di un’astronave e un pilota, entrano in un losco pub dove trovano il pilota Kai, una simpatica canaglia che promette di abbandonare la sua vita da contrabbandiere in una dinamica che quasi si può sovrapporre all’incontro di Han Solo in Star Wars: Una Nuova Speranza.
Segue l’incontro con Tarak, la cui grande sintonia con gli animali gli permette di addomesticare una creatura che ricorda Sdentato di Dragon Trainer, con tanto di discorso sulla fiducia e sequenza di volo.
La guerriera Nemesis, il cui arco narrativo è completamente scollegato dal resto della trama, è persino dotata di spade laser mentre l’Ammiraglio Noble assomiglia in tutto e per tutto al Generale Hux, sempre di Guerre Stellari.
In definitiva, la sceneggiatura risulta incompleta, poco curata e ancor meno ispirata, più adatta forse ad una fetch quest di un videogioco che ad un prodotto cinematografico.
Rebel Moon, nonostante possegga un buon incipit, cade presto vittima di una serie di stereotipi ridotti all’osso che rendono il prodotto un goffo tentativo di replicare il successo di varie altre saghe più fortunate.
Non aiuta di certo il fatto che il film sia solo la prima e incompleta parte di una storia più grande, ma a questo punto sorge il sospetto che fosse meglio realizzare una serie TV più che dei lungometraggi.
Regia – Uno stile ricercato e la firma di Snyder
La direzione artistica, al contrario, si distacca non poco dai prodotti a cui si ispira per la trama.
Una fotografia cupa, spettacolare e a tratti volutamente sporca complementa perfettamente lo stile più violento e crudo per le scene d’azione e per lo squallore del mondo che il regista vuole mostrare.
La scenografia è meravigliosa ed offre scenari suggestivi ed emozionanti, supportati da dei costumi che ben si implementano con gli ambienti offerti.
Il marchio di fabbrica di Snyder, l’utilizzo della slow-motion, permea tutte le scene d’azione del film ed enfatizza i combattimenti spettacolari coreografati sapientemente.
In quanto scelta stilistica, l’utilizzo smodato di questa tecnica si può giudicare solo fino ad un certo punto, ma sebbene a volte non fosse necessario, abbiamo trovato la sua realizzazione sempre ottima.
Gli effetti speciali sono ottimi e ben implementati, valorizzando anche gli ambienti più originali che Rebel Moon ha da offrire.
Il film alterna paesaggi Steampunk e Cyberpunk a scenari più medievali e a tratti persino somiglianti ai film western.
Sebbene questa commistione di generi dia molta personalità al film, sembra non esserci alcuna coerenza tra ognuno di questi e il risultato è confusionario proprio perché degli elementi così diversi tra loro congestionano d’informazioni lo spettatore.
Cast e personaggi principali – Nessuno spessore
I personaggi di Rebel Moon sembrano soffrire dello stesso problema che ha afflitto il worldbuilding del film.
Con una caratterizzazione appena abbozzata e quasi privi di qualsiasi dialogo, gli interpreti senza dubbio hanno faticato a donare una vera e propria personalità ai ruoli, che si limitano spesso a essere delle macchiette imitando stereotipi più celebri.
Nonostante gli attori abbiamo sicuramente dato del loro meglio, donando un barlume di personalità a dei personaggi complessivamente piatti, purtroppo non c’è molto che si possa fare quando è il copione ad essere scadente.
Rebel Moon presenta inoltre un cast multietnico molto vario che apprezziamo, sebbene alcuni interpreti abbiano avuto visibilmente difficoltà a parlare inglese fluentemente.
Sofia Boutella – Kora
Eroina della serie, è una redenta soldatessa dell’Imperium e figlia adottiva di Balisarius. Interpretata da Sofia Boutella, attrice e ballerina algerina naturalizzata francese, Kora dimostra un carattere forte e altrettante abilità in combattimento, con un tocco di apatia derivato dai traumi del suo passato.
La ribelle non ha un vero e proprio arco narrativo, ma è il personaggio più approfondito di tutti dal momento che le viene fornita una backstory da lei stessa narrata.
Michiel Huisman – Gunnar
L’unico della squadra principale a non essere un combattente, Gunnar è un contadino empatico e coraggioso che sfrutta le sue conoscenze per aiutare la ribellione.
Il suo aiuto sarà vitale per la riuscita della missione e Huisman, attore olandese, dimostra molta espressività nella sua interpretazione.
Charlie Hunnam – Kai
Non c’è molto da dire su un personaggio che imita alla lettera Han Solo, ma va senza dubbio lodato l’attore britannico per la sua performance: forse il più carismatico del cast, Hunnam riesce a conferire a Kai una personalità piacevole e a tratti ambigua, verso il quale lo spettatore non fatica ad affezionarsi.
Doona Bae – Nemesis
La spadaccina cyborg reclutata da Kora è forse tra le più grandi delusioni del film. Doona Bae ha dimostrato più volte, in passato, il suo talento, ed è un peccato sprecare la sua interpretazione per un personaggio che a malapena parla o prova emozioni.
Anthony Hopkins – Jimmy
Jimmy è l’ultimo esemplare di un’etnia di cavalieri meccanici che hanno ceduto le armi. Il personaggio ha un enorme potenziale ed è sapientemente doppiato dal leggendario Anthony Hopkins, ma è un vero dispiacere che il robot scompaia dalla trama dopo poco l’inizio del film, benché sia una delle idee originali più azzeccate.
Ed Skrein – Atticus Noble
Ammiraglio d’alto rango dell’Imperium, Noble è l’antagonista indiscusso di Rebel Moon – Parte 1. Braccando i ribelli alla prima occasione disponibile, Atticus sfoggia presto il suo carisma grazie all’ottima interpretazione di Ed Skrein. Purtroppo il resto della caratterizzazione è costituita principalmente da stereotipi.
Comparto sonoro – Musica e Mix Audio
Tom Holkemborg, conosciuto non solo per la sua carriera in ambito cinematografico bensì anche in ambito videoludico, si è occupato del comparto musicale di Rebel Moon.
La soundtrack ufficiale non è ancora stata rilasciata, ma la colonna sonora è ottimamente realizzata e ben accompagna gli eventi del film.
Il comparto sonoro è di altrettanta qualità, enfatizzando ogni colpo inferto dai personaggi e ogni dispositivo futuristico dal funzionamento meccanico.
L’unica pecca del comparto sonoro va attribuita alla presa diretta degli attori, ossia le registrazioni dei dialoghi: non parlando un inglese sempre fluente, sarebbe stata una buona scelta dare più priorità alle voci, che a volte risultano incomprensibili perché coperti dai rumori di sfondo.
Ringraziamo Netflix e Studio Lucherini Pignatelli per averci consentito di assistere in anteprima alla proiezione di questo prodotto per realizzare questa recensione.
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