I giochi survival-horror ci proiettano costantemente di fronte ai nostri timori più profondi, raffigurandoli attraverso creature mostruose e orripilanti che sono sempre pronte a tormentarci con jumpscare improvvisi che terrorizzano il giocatore. 
Ciononostante, in un mercato ormai saturo da proposte simili, emergono occasionalmente sorprese inaspettate come “The Voidness“, un titolo horror SCI-FI con un concetto semplice ma affascinante che ha immediatamente catturato la nostra curiosità.

L’opera nata dall’unica mente dietro Steelkrill Studio adotta infatti un approccio profondamente psicologico, immergendoci per gran parte della sua durata nell’oscurità più totale, dove non possiamo nemmeno percepire l’ambiente circostante se non tramite l’utilizzo di un dispositivo speciale.

Tuttavia, non è solo sufficiente avere una brillante intuizione per creare un ottimo titolo; è altrettanto essenziale implementarla nel modo corretto. Nella seguente recensione, esamineremo quindi sia i punti di forza derivanti da queste premesse, che gli aspetti in cui avrebbe potuto sicuramente brillare di più.


Comparto Narrativo

Iniziamo focalizzandoci proprio sull’aspetto che ci ha meno colpiti e che riteniamo avrebbe potuto essere realizzato in modo diverso: il versante narrativo del titolo.
La trama segue le vicende di Francesca Lee, una specialista dello spazio inviata per indagare sul misterioso “Void” scoperto nel nuovo pianeta Tenebris, dove ogni forma di luce è assente. Ne vestiremo i panni al momento del suo risveglio, dopo essere rimasta coinvolta in un grave incidente che l’ha fatta svenire per diverse ore, solo per scoprire che il nostro intero team è scomparso.

Notiamo così che nella nostra base sono emerse delle “falle”, causando un’ampia contaminazione che ha compromesso l’intero ambiente e ha portato alla tragica perdita di uno dei nostri compagni. Di fronte a questa situazione critica, la nostra squadra ha preso la difficile decisione di abbandonarci, cercando rifugio nella prossima struttura più sicura. Dotati solamente della nostra tuta spaziale e di uno strumento speciale per scansionare e dare una forma al vuoto circostante, ci immergiamo nell’oscurità, alla ricerca della Base 2, ignari dei molteplici pericoli che potrebbero nascondersi al suo interno.

Troviamo in The Voidness un incipit che si presenta quindi abbastanza efficace e funzionale, sebbene non particolarmente ispirato, aspettandoci in effetti fin da subito una trama tutto sommato semplice e lineare, pensata principalmente per fornire un contesto al gameplay.
La nostra delusione emerge tuttavia quando ci rendiamo conto che la storia assume un ruolo centrale nell’avventura, relegando in secondo piano le meccaniche di gioco che rappresentano il vero punto di forza dell’opera.

Nonostante in certi casi questo possa considerarsi positivo, consentendo una maggiore attenzione alle caratterizzazioni dei personaggi, purtroppo in questo titolo si manifesta più come un’enorme limitazione al gameplay, senza apportare alcun beneficio complessivo al godimento del gioco. L’unico personaggio presentato, Francesca Lee, non subisce alcuna evoluzione nel corso di una storia che si conclude in appena due ore, impedendo così la nascita di un qualsiasi tipo di connessione emotiva con il giocatore.

Ulteriori dettagli sul mondo di gioco verranno presentati attraverso testi disseminati nell’ambiente che, sebbene siano presenti principalmente nelle fasi iniziali e in numero limitato, risultano eccessivamente lunghi e contribuiscono ad interrompere ulteriormente il ritmo del gioco.


Gameplay

The Voidness adotta un gameplay tipico dei survival-horror, in cui il giocatore si trova ad attraversare diversi livelli del gioco mentre è inseguito da una creatura che può attaccare e uccidere dopo pochi colpi. Il particolare che inizialmente ci ha intrigato, come sottolineato più volte in questa recensione, è l’unicità dell’ambiente, dove non possiamo mai sapere cosa ci troveremo di fronte poiché l’intera struttura è invisibile ai nostri occhi fino a quando non viene scansionata.

E non solo l’ambiente, ma anche ogni oggetto d’interesse come leve, punti di salvataggio e persino i nemici saranno completamente impercettibili per noi. Questo ci colloca in uno stato d’ansia costante in cui non sappiamo nemmeno se avremo il pavimento sotto i piedi, costringendoci a ponderare attentamente ogni minimo movimento.

Tuttavia, il gioco fornirà costanti indizi attraverso l’uso dei colori per identificare i vari punti cruciali. Ad esempio, il verde sarà associato agli strumenti attivabili che possono aiutare il giocatore, l’arancione segnalerà elementi a terra in grado di rallentare o generare rumore se calpestati, mentre il rosso sarà riservato al sangue e alle creature che pattugliano la zona.

Punti di salvataggio e torrette

Durante il nostro viaggio nel Void, ci imbatteremo in particolari computer (colorati in verde) che consentiranno un unico salvataggio per dispositivo. Abbiamo trovato questa limitazione piuttosto curiosa, considerando che saranno frequenti le situazioni in cui sarà necessario fare backtracking e tornare agli stessi punti per risolvere enigmi.

Al contempo sentiamo di non poterci lamentare eccessivamente, poiché questi saranno tutto sommato facili da trovare e presenti in numerosi punti della mappa. In aggiunta, i vari livelli di gioco avranno una durata complessiva abbastanza ridotta, quindi anche in caso di morte basteranno pochi minuti per ritornare al punto precedente.

Per aiutarci durante l’esplorazione, saranno presenti specifiche torrette strategicamente posizionate in punti utili e impossibili da muovere che, una volta attivate, manterranno sempre visibile una piccola porzione del muro verso cui sono orientate. Dall’altra parte troveremo spesso porte chiuse o zone d’interesse che richiederanno una successiva visita, fungendo da punti di riferimento per evitare di perdersi completamente.

Anche se all’apparenza potrebbero sembrare utili, in realtà si rivelano completamente inefficaci, smettendo di funzionare e di indicare i punti in cui siamo già passati non appena moriamo o chiudiamo il gioco, anche nel caso in cui si abbia salvato dopo averle attivate.
Lo stesso inconveniente si manifesta con le travi sulle porte o altri oggetti interattivi, costringendoci a ripetere azioni già compiute ogni volta che interrompiamo il gioco.

Linearità di gioco e difficoltà

Purtroppo tutta la tensione accumulata svanisce istantaneamente quando ci si accorge dell’estrema linearità del gioco, risultato di una narrativa che ci costringe ad incontrare la creatura e a nasconderci solo in momenti già scriptati e facilmente prevedibili. Di conseguenza, la difficoltà diventa praticamente inesistente persino quando le entità perlustrano le aree, richiedendo uno sforzo minimo per evitare di essere scoperti.

The Voidness dissipa così ogni potenziale punto di forza derivante dalla sua interessante idea, trasformando il titolo in un’esperienza mediocre che, nonostante le premesse coinvolgenti, non riesce mai veramente a sorprendere. Persino i rari puzzle sparsi per il gioco risultano estremamente semplici e, sebbene offrano un breve distacco dal percorso principale, basteranno pochi secondi per risolverli prima di tornare alla trama.

Un enigma di The Voidness

Ricollegandoci così al discorso affrontato nella sezione dedicata al comparto narrativo, riteniamo che una maggiore valorizzazione del gameplay avrebbe potuto conferire al titolo più attratività. Ad esempio, l’adozione di una formula simile a quella di un rogue-like, con mappe generate proceduralmente o strumenti posizionati in modo casuale in spazi più ampi, avrebbe potuto suscitare un maggiore interesse da parte di molti più appassionati.

Indubbiamente, uno degli aspetti più deludenti è rappresentato dalla totale assenza dell’entità nemica nella maggior parte delle zone, rendendo praticamente irrilevante l’ansia che dovrebbe accompagnare l’esplorazione.


Atmosfera

Laddove il gameplay non sempre riesce a risultare convincente, fortunatamente l’esperienza viene bilanciata grazie ad un’atmosfera assolutamente coinvolgente. La chiave di tutto è la “semplicità“: in un ambiente in cui è impossibile vedere ciò che si ha davanti, ogni rumore o apparizione anche apparentemente innocua riesce a trasmettere un’ansia tangibile, soprattutto nelle fasi iniziali del gioco in cui non si ha familiarità con le meccaniche.

Questo risultato è principalmente ottenuto grazie a un eccellente sound design immersivo che ci ha costantemente tenuti col fiato sospeso, dimostrando la sua qualità anche nel doppiaggio, che abbiamo trovato sorprendentemente ben realizzato.

D’altra parte, non possiamo dire lo stesso per la componente grafica, la quale non sempre riesce a creare ambienti convincenti, facendoli apparire invece eccessivamente plastificati. Riteniamo tuttavia possibile trascurare questi problemi, considerando che i momenti di gioco al di fuori del Void sono ridotti e brevi, e che l’intero prodotto è stato realizzato da una sola persona.

Comparto Tecnico

Dal punto di vista tecnico sono invece emersi diversi problemi che, sebbene non abbiano completamente compromesso l’esperienza, hanno causato non poco disagio durante le nostre sessioni di gioco. Nonostante non abbiamo avuto cali di framerate o crash, il titolo presenta alcuni bug visivi che potrebbero compromettere l’atmosfera creata, come l’apparizione di uno sfondo rosso che divide a metà l’abisso in cui ci troviamo, distruggendo così ogni forma di immersione.

L’utilizzo di un controller si rivelerà, invece, completamente impossibile: non solo il titolo non mostra correttamente la grafica relativa ai comandi, ma gli input non sempre rispondono e alcune funzionalità sono misteriosamente bloccate. Ciò costringerà il giocatore a optare esclusivamente per il mouse e la tastiera per poter giocare.

Tra le varie problematiche abbiamo inoltre notato che non è possibile mettere in pausa il gioco, neanche aprendo l’inventario o accedendo al menu di salvataggio, impedendo così di curarci durante un inseguimento o allontanarci dallo schermo per qualsiasi altro motivo senza rischiare di venire uccisi.


Ringraziamo Keymailer per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.

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The Voidness (PC)
IN CONCLUSIONE
The Voidness si presenta come un titolo promettente dall’enorme potenziale, ma che purtroppo viene sprecato nel vano tentativo di costruire una narrativa più complessa di quanto necessario. Caratterizzato da personaggi poco accattivanti, un gameplay eccessivamente lineare e alcuni problemi tecnici, The Voidness presenta idee eccellenti e atmosfere coinvolgenti che però non riesce a sfruttare.
PREGI
Concept interessante
Ottima atmosfera
Eccellente sound design
DIFETTI
Narrativa poco coinvolgente
Gameplay ripetitivo e banale
Presenza di bug grafici
Impossibile utilizzare il controller
6
voto