Chiunque sia un assiduo utilizzatore della piattaforma di Steam sa bene cosa possono celare i suoi angusti e sperduti meandri: in particolare, nell’ambito dei metroidvania, i due capitoli di Ori e il celebre Hollow Knight rappresentano solo la punta dell’iceberg, oltre al quale si cela un vastissimo insieme di altre produzioni, alcune delle quali davvero piccine ma comunque di grande valore.

È questo il caso di The Mobius Machine, sviluppato e pubblicato da The Madruga Works: dopo averlo portato a termine, siamo pronti a parlarvene.


INCIPIT E TRAMA

Il protagonista è un curioso astronauta senza nome che, dopo aver avuto uno strano incubo alquanto lucido, si risveglia nella cabina di comando della sua navicella spaziale: dopo essersi ripreso, riceverà dal computer di bordo un’anomala richiesta di soccorso da uno dei pianeti vicini.

Nonostante alcune perplessità sulla sua natura, il suo piccolo collega robot lo convincerà ad andare ad indagare: giunti nei pressi della sua atmosfera però, un’incidente imprevisto farà precipitare la sua nave sulla superficie, e farà scoppiare in mille pezzi proprio il robottino.

Da quel momento entreremo nei suoi panni: soli ed abbandonati a noi stessi, inizieremo a vagare per le aree circostanti con l’obiettivo di cercare aiuto e, nel frattempo, approfondire la questione sul famoso segnale d’emergenza.

Ovviamente, raggiungere tali obiettivi non sarà affatto una passeggiata, in quanto la fauna e la flora locale si dimostreranno sin da subito tutt’altro che ospitali, ma al contrario particolarmente aggressive e minacciose: per sopravvivere e proseguire nell’avventura dovremo infatti farci strada a suon di pistola, rimasta ormai la nostra unica compagna di viaggio.

Oltre ai feroci animali alieni e alle numerose piante carnivore, dovremo anche vedercela con delle inquietanti composizioni organiche ricoperte di bubboni e tentacoli, presumibilmente di natura infettiva: in base al loro colore queste avranno effetti ed utilità differenti; alcune potranno essere distrutte per permetterci di passare, altre saranno immuni ai nostri colpi ma si sbricioleranno non appena gli salteremo sopra e così via.


GAMEPLAY

L’insieme di questi elementi compone quella che è a tutti gli effetti la base del gameplay, che si pone quindi al giocatore come un mix tra combattimenti e sequenze platform bidimensionali.

Tali aspetti, presi singolarmente, risultano tendenzialmente classici e banali, senza che vi sia pressoché alcune novità.

Il combat system è rappresentato da un sistema shoot’em up nella sua forma più basilare: tramite gli stick analogici (o con WASD e mouse su tastiera) dovremo gestire contemporaneamente sia la fase offensiva per sparare ai nemici e sconfiggerli, ma anche quella evasiva per eludere i loro attacchi ed evitare quindi di subire danno.

In termini di puro feedback sensoriale, si percepisce una certa piacevolezza nei comandi, che grazie alla loro responsività rendono il sistema di controllo del personaggio immediato e preciso.

Dall’altro lato però, basteranno davvero poche sessioni di gioco per rendervi conto che sotto questo punto di vista The Mobius Machine pecca gravemente di varietà generale: che siano animali locali, coloni insetti o robot impazziti, le tipologie di nemici che ci troveremo ad affrontare tendono sin da subito a ripetersi con una certa insistenza.

Seppur vi siano numerose variazioni in termini estetici in base al bioma, i loro schemi di combattimento saranno distinti per macro categorie a dir generiche, con differenze talmente sottili da non richiedere mai veramente un chissà quale cambio d’approccio.

Infatti, proprio come voluto dal contesto narrativo, ogni creatura sarà aggressiva nei nostri confronti solo ed esclusivamente per puro istinto naturale: quindi, potremmo definire tali minacce come dei semplici pericoli/ostacoli ambientali che intralciano il nostro cammino, piuttosto che veri e propri nemici da affrontare e sconfiggere.

In quest’ottica, vi lascio immaginare quanto poco sia divertente alla lunga ritrovarsi dinanzi al cinquantesimo blob fluttante che si muove e colpisce sempre allo stesso modo.


STRUTTURA DI GIOCO

A ciò si affianca la componente esplorativa, che, in puro stile metroidvania, è sostenuta da un insieme di meccaniche di movimento grazie alle quali, avanzando nell’avventura, avremo la possibilità di raggiungere luoghi precedentemente inaccessibili, per scovare segreti, sbloccare scorciatoie e, più semplicemente, andare avanti.

Per quanto anch’esse non siano niente di concettualmente originale, la loro implementazione riesce a funzionare stranamente bene: infatti ogni volta che ne sbloccheremo una nuova ci si aprirà per davvero un mondo di possibilità, dato che la composizione delle varie aree della mappa sarà alquanto ampia e zeppa di elementi ambientali che favoriscono il movimento.

Ciò rende evidente le intenzioni di Madruga Works nel rendere The Mobius Machine un titolo fortemente orientato all’esplorazione, dove ogni cosa, dal gameplay al contesto narrativo, sembra fatto apposta per favorire la navigazione tra gli ambienti: infatti, la soddisfazione maggiore risiede proprio nel capire come accedere ad una certa area, non tanto per ottenerne la relativa ricompensa bensì per puro gusto esplorativo.

Interessante anche il fatto che durante ogni singola azione di movimento avremo sempre e comunque la possibilità di estrarre la nostra arma e sparare: questo vivacizza il ritmo dell’azione nella maggior parte delle sequenze platform, specialmente in quelle più avanzate dove la verticalità la fa da padrone.
Anche in questo caso però, sopraggiunge inesorabilmente un altro grande problema della produzione, la dispersività.

Nonostante la appena citata piacevolezza esplorativa, The Mobius Machine esagera nel suo voler essere così tanto denso ed ampio allo stesso tempo: avanzando con l’avventura si ha costantemente quella sgradevole sensazione di non avere la benché minima idea di dove si sta andando, data la quantità semplicemente eccessiva di bivi e percorsi privi di una direzione chiara, nonostante la presenza di qualche cartello indicativo sparso qua e là che spesso e volentieri non fa altro che peggiorare la situazione.

In tal senso, le famose abilità di movimento che ho elogiato in precedenza diventano tutto un tratto un’arma a doppio taglio, dato che proprio perché ampliano le possibilità di navigazione portano il giocatore, da un certo tratto del gioco in poi, a sentirsi soverchiato dalla quantità di roba potenzialmente esplorabile, arrivando persino a rendere strade autoconclusive e vicoli ciechi un qualcosa di altamente desiderabile.

A ciò si aggiunge anche in questo caso una ripetitività degli ambienti non solo in termini estetici ma anche nel loro level design, in quanto propongono schemi e composizioni strutturali simili tra loro e facilmente confondibili: inoltre, la mancanza di chiarezza della mappa, unita alla distanza eccessiva tra le capsule di salvataggio e ad un numero esiguo di teletrasporti rende le fasi finali alquanto tediose e frustranti.

Per farla breve, l’implementazione delle abilità di movimento e il level design delle aree vanno a braccetto solo fino ad un certo, dopodiché tendono ad ostacolarsi a vicenda.


COMPARTO ARTISTICO E TECNICO

Dal punto di vista tecnico invece, The Mobius Machine se la cava tutto sommato bene: nonostante non proponga chissà quale resa grafica o effetti di fotorealismo, il colpo d’occhio generale fa il suo in maniera convincente, grazie ad una profondità di campo che valorizza l’aspetto estetico di questo pianeta alieno e ad una inaspettata cura per i modelli e le loro animazioni, in particolare quelle dei nemici.

A proposito di estetica, è senza dubbio un gran peccato il fatto che non vi sia grande distinzione tra i vari biomi, che tralasciando giusto qualche spunto paesaggistico ed effetto di luce, tendono tutti ad assomigliarsi tra loro a causa di una serie di elementi ambientali costantemente ricorrenti, come le strutture dei coloni e i numerosi blob fluttuanti perennemente presenti nel background.

Buono anche il comparto sonoro, specialmente per quanto riguarda la colonna sonora: essa non si preoccupa mai di proporre chissà quale tema epico e dirompente, bensì di riempire costantemente quei silenzi con suoni e musicalità d’atmosfera, un po’ come visto in opere come Limbo ed Inside ma con toni ovviamente meno cupi.


Ringraziamo Keymailer per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
Seguiteci sul nostro curatore e sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

In conclusione...
The Mobius Machine prova con tutto sè stesso a reinterpretare il concetto di esplorazione e scoperta e ad impiantarla in una struttura metroidvania classica, riuscendoci solo in parte.Il risultato è un titolo assolutamente gradevole da giocare, grazie ad una responsività dei comandi ottima e ad una serie di implementazioni meccaniche davvero interessanti: purtroppo, il tutto si perde presto in un bicchier d’acqua a causa di una dispersività a tratti eccessiva, di scelte di level/map design poco convincenti e di una ripetitività generale a dir poco marcata.Sono sicuro che se la struttura di gioco avesse avuto una quality of life maggiore ed un po’ di varietà in più, The Mobius Machine avrebbe potuto essere davvero una perla rara: rimane un prodotto interessante e sicuramente consigliabile per tutti i fan dei metroidvania e per coloro che cercano qualcosa di leggermente diverso dal solito.
Pregi
Base concettuale intrigante ed unica
Sistema di controllo preciso e divertente
Piacevole da vedere e da sentire
Difetti
Troppo ripetitivo
Alla lunga, confusionario e dispersivo
Qualche ingenuità di design di troppo
7.3
voto