Nella recensione di oggi parleremo di Robobeat, un FPS ritmico ricco di carattere che si fa forza di un interessante sistema di personalizzazione dell’esperienza.
Cavalcando l’onda del successo di titoli come BPM: Bullets per Minute e Metal Hellsinger, il gioco si propone come una valida alternativa al classico sparatutto che non ha mai smesso di attrarre vecchi e nuovi giocatori.
Siete pronti a diventare tutt’uno con il ritmo?
Scopritelo in questa recensione!
INCIPIT E TRAMA
In Robobeat ci troveremo ad interpretare i panni di Ace, un famoso cacciatore di taglie incaricato di catturare Frazzer, un eccentrico antagonista che farà di tutto per metterci i bastoni fra le ruote.
Bloccati all’interno del suo labirinto, claustrofobico e pieno di insidie, avremo modo di raccogliere alcune criptiche testimonianze sulla storia di Frazzer e sulle sue misteriose motivazioni.
Non c’è davvero molto da dire sulla componente narrativa di Robobeat che, essendo per sua natura un progetto non incentrato su questo elemento, si limita a fare da sfondo alla progressione nelle arene generate proceduralmente.
Se non altro, troviamo che l’aspetto da found footage degli inframmezzi narrativi, quasi dal gusto horror, si adattino alla perfezione alle atmosfere tecnologiche cupe e contorte che gli sviluppatori sono riusciti a plasmare per questo titolo.
IL GAMEPLAY
Il gameplay di Robobeat rappresenta senza alcun dubbio il cuore pulsante del gioco, proponendosi come un interessante ibrido fra uno sparatutto roguelike ed un rythm game.
In tal senso, ogni movimento compiuto, che si tratti di sparare, saltare, scivolare o scattare deve essere sincronizzato alla musica che avremo selezionato.
Ed è proprio quest’ultima caratteristica a rende il titolo unico del suo genere, avremo infatti la possibilità di selezionare una cassetta fra quelle disponibili nel nostro registratore per poi muoverci al suo ritmo nell’affrontare il livello.
Le canzoni, collezionabili preseguendo nel gameplay o in alternativa inserendone i file nell’apposito menu, differiscono nel ritmo l’una dalle altre, rendendo l’esperienza sempre fresca e variegata.
Il gioco non nega neppure la possibilità di alternarle durante gli scontri nel caso volessimo adottare un approccio diverso.
In quanto alla struttura, il titolo si articola in una serie di stanze generate proceduralmente ad ogni nostra morte. Oltre alle normali arene comprensive di nemici e trappole, potremo incappare in alcune stanze particolari, molte delle quali sbloccabili in cambio di valuta di gioco.
Abbiamo ad esempio lo shop, la stanza della sfida parkour, oltre alle più classiche stanze dei consumabili, dei modificatori e dei nuovi loadout.
Attraverso i crediti acquisiti dal completamento delle stanze potremo sbloccare anche un gran numero di oggetti unici che diventeranno disponibili nel negozio in maniera casuale, spesso rivelandosi degli strumenti davvero utili ad affrontare con più facilità le sfide più complesse.
Del resto stiamo parlando di un titolo piuttosto complesso, in cui l’ampia varietà di nemici, i cui particolari poteri si riveleranno spesso e volentieri problematici, non esiterà neppure un momento dal lanciarcisi contro fra attacchi melee e scenari bullet hell.
Non mancano neppure i boss, avversari particolarmente forti che richiederanno una buona padronanza del parry e degli ottimi riflessi per essere annientati.
Altrettanto apprezzabile la varietà delle armi a disposizione del protagonista, fra revolver, pistole laser e… racchette da tennis, non avremo difficoltà a trovare lo stile di gioco che più si adatta alle nostre esigenze e capacità ritmiche.
Infine, la possibilità di scegliere e creare le tape da cui dipende il ritmo del gameplay è forse l’aspetto che maggiormente abbiamo apprezzato del gioco, avendo giovato ampiamente dell’entusiasmo condiviso dal server discord del titolo attraverso cui sono state già condivise molte creazioni.
Caratteristica distintiva che sarebbe ancora più gradita e facilmente sfruttabile attraverso un download manager integrato nel menu, componente chiave che attualmente sembra mancare in favore di un approccio manuale e che incentiva la ricerca.
Contenutisticamente parlando, pur presentando una struttura di tipo procedurale, il titolo è tutt’altro che infinito in merito a contenuti preesistenti, ed i livelli a difficoltà crescente attualmente presenti possono essere completati abbastanza rapidamente dai giocatori più esperti.
In sostanza, Robobeat non fa nulla di particolarmente rivoluzionario per rendere soddisfacente e raffinato il suo gameplay, limitandosi a prendere il meglio dei suoi predecessori e dando al giocatore la possibilità di scatenarsi sulle note della propria musica.
COMPARTO ARTISTICO E TECNICO
Da un punto di vista artistico, Robobeat si mantiene essenziale facendo un pesante uso di filtri ed effetti post-processing per rimandare all’aspetto legato alla tecnologia e all’identità robotica del protagonista.
Si rende anche evidente una certa attenzione verso la funzionalità piuttosto che al semplice impatto visivo, con i nemici colorati che si distaccheranno fortemente dalla palette cromatica perlopiù spenta ed oscura dell’ambientazione per renderne chiara la posizione nelle arene.
La medesima filosofia estetica sembre essere stata applicata alla UI, piuttosto minimale e molto chiara nella composizione ma leggermente fastidiosa per gli occhi a causa di una sfocatura non proprio apprezzabile che non risparmia neppure gli elementi testuali.
Per quanto concerne invece la soundtrack o meglio le cassette già disponibili all’interno del gioco, si tratta di tracce estremamente adrenaliniche ed assolutamente azzeccate per un titolo rythm game con quest’enfasi sul movimento.
Infine, esaminando il titolo da un punto di vista puramente tecnico, si tratta di un progetto estremamente stabile da ogni punto di vista, che si parli di performance o di bug, crash e problematiche affini.
Merito anche della sua essenzialità compositiva e dell’ottimo lavoro di polishing svolto dall’appassionato team di sviluppatori, che si è dimostrato sempre pronto ad interagire con la propria community ancor prima del rilascio.
Ringraziamo Kweele per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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