Uno dei problemi del mercato videoludico moderno è l’essere saturo di produzioni che tentano di
”mettere davvero troppa carne al fuoco”: eye candy buoni solo per fare da benchmark per i nostri nuovi PC, open world enormi ma privi di qualsiasi incentivo ad essere esplorati a fondo e produzioni che cercano di mischiare una marea di generi e meccaniche senza riuscire a far bene nulla.
I polacchi di Pixel Delusions vanno nella direzione opposta con la loro prima opera, Kosmokrats, uscita nell’ormai lontano 2020 per Switch e PC, decidendo di racchiudere l’intera esperienza entro i confini del puzzle game narrativo.
Una scelta davvero particolare, che causerà sicuramente più di qualche sopracciglio alzato tra i nostri lettori, così come è successo anche a noi quando abbiamo sentito parlare per la prima volta di questo piccolo ma enorme titolo, eppure credeteci se vi diciamo che tutti i nostri dubbi sono stati dissipati già a pochi minuti dall’inizio della partita.
Kosmokrats è un must have, un giochino in apparenza semplice ma dannatamente frustrante e complicato e che riuscirà a tenervi incollati allo schermo per decine di ore, esattamente come riuscivano a fare le sue massime ispirazioni ossia i grandissimi classici del gaming anni 70/80′ e i librogame a bivi.
E se i giochi storici di genere puzzle game non dovessero essere nelle vostre corde? Non lo sono neanche nelle nostre, dai tempi dell’odiatissimo Columns su Mega Drive o di Puzzle Bobble, eppure siamo qui a consigliarvi sin dall’introduzione a questa recensione di dare comunque una chance a questo fantastico titolo!
LA TRAMA:
UNO SGUATTERO NELLA ROSCOSMOS:
Ambientato in un imprecisato periodo storico della Guerra Fredda, Kosmokrats ci farà vivere una corsa allo spazio tra due contendenti, la Space Force (versione satirica della reale Roscosmos) che, nonostante il nome, è l’agenzia spaziale di un non ben precisato ma intuibile paese socialista dell’Est Europa, e il Consortium, un’insieme di aziende che guida gli sforzi esplorativi dell’Occidente Capitalista.
Noi vestiremo i panni del Potato-Peeler, in italiano pelapatate, un povero sguattero arruolatosi e spedito su una nave spaziale socialista con la promessa di gloria e avventure ma il cui ruolo è limitato a quello suggerito dal suo nomignolo.
Per nostra fortuna lo scalcagnato ente governativo all’inizio del gioco soffrirà di un grosso problema dovuto alla carenza di personale, per cui faremo carriera molto velocemente.
Dopo una breve sequenza introduttiva, che cambia ad ogni run mostrandoci diverse scene comiche, verremo accompagnati da un soldato sovietico in un ufficio vuoto, che in seguito diventerà la sede di tutte le nostre missioni.
Qui, in collegamento video tramite un arcaico terminale informatico, faremo la conoscenza del nostro superiore, il buon Boris: pigro burocrate, tabagista incallito, insaziabile donnaiolo, campione interstellare di Tetris.
Il caustico supervisore (che si rivolgerà a noi sempre e solo con il nostro nomignolo a base di patate) ci spiegherà che la Space Force, a causa di numerosi incidenti sul lavoro, ha esaurito i dronisti, cioè i piloti di piccole sonde radiocomandate essenziali per i lavori di assemblaggio e manutenzione della flotta spaziale sovietica, starà a noi quindi ricoprire il ruolo momentaneamente finchè non arriveranno dei rinforzi provenienti dalla Terra.
Come possiamo capire già da questo incipit, la narrazione del titolo mischia abilmente temi storici a questioni ben più contemporanee, con una fortissima strizzata d’occhio satirica condita di umorismo nero.
Subito dopo l’introduzione al nostro nuovo lavoro potremo affrontare un breve tutorial (opzionale) in qualità low-fi sulla nostra console a nastro Я-Box, una citazione alle grandissime macchine da gioco del passato.
Dopo aver imparato a utilizzare al meglio il nostro veicolo in cinque livelli basilari ci lanceremo, sempre guidati da Boris, nelle prime vere missioni.
Ma attenzione, le nostre interazioni con la Я-Box non finiscono qui, durante la nostra avventura potremo infatti collezionare in vari modi delle cassette, una contiene un cartone (più o meno) animato propagandistico, le altre minigiochi che faranno la gioia degli appassionati di retrogaming, dato che sono semplici remake di grandi classici del passato, come Battle City, Pong e Tetris.
… HERE I AM, FLOATING ‘ROUND IN MY TIN CAN.
Se la missione introduttiva risulterà essere una passeggiata, ben presto ci ritroveremo in situazioni davvero complicate in cui sarà davvero difficile (sopratutto alla prima partita) cavarcela, ma non temete, anche fallendo miseramente alcune (o tutte) le missioni non vedrete mai la schermata di Game Over ma semplicemente la storia prenderà una piega completamente diversa.
Dopo la completa distruzione del pianeta Terra infatti, saremo costretti a scappare nello spazio, continuando a costruire navi e altre strutture nel vuoto siderale o nell’orbita di sconosciuti e lontani pianeti, per assicurarci la sopravvivenza della razza umana mentre cerchiamo una nuova casa.
Da questo momento in poi ogni missione o gruppo di missioni possono essere concluse (o addirittura non concluse) in diversi modi, ed ognuna di queste ci porterà, per scelta o per caso, a uno dei tantissimi turning point della storia, la cui summa ci permetterà di raggiungere uno dei ben 17 finali.
Da assoluti novizi in materia di puzzle game, in dodici ore siamo riusciti a completare all’incirca due run con due diversi finali.
Al già impressionante numero di ramificazioni della storia e ai finali vanno aggiunti i diversi collezionabili e il materiale acquistabile in-game tramite la Kartoshka, cioè la valuta del gioco che vi verrà consegnata come ricompensa per le missioni completate.
Inoltre, se avrete necessaria pazienza (tanta,tantissima), potrete sbloccare i numerosi trofei (e le relative scenette animate) ottenibili completando sfide, minigiochi e sezioni di gioco opzionali.
Considerando tutti questi fattori possiamo dunque affermare con tranquillità che Kosmokrats è un gioco ad altissimo tasso di rigiocabilità, e se potrebbe venirvi a noia il semplice gameplay vi assicuriamo che questo non avverrà per le tante buffe scenette che sbloccherete con il procedere della vostra avventura, accompagnati da ancora più matti e sopra le righe compagni d’avventura.
Attraverserete Stargate, salverete scienziati pazzi e procaci ingegneri, detronizzerete tiranni, combatterete cloni a base di patate, intelligenze artificiali, capitalisti guerrafondai e fonderete una nuova utopia socialista? Può darsi, così come può darsi che il vostro lavoro sia talmente sotto gli standard che il vostro destino ritornerà a essere quello del pelapatate.
IL GAMEPLAY:
TETRIS MEETS ASTEROIDS:
Il gameplay di Kosmokrats è quanto di più semplice e intuitivo possiate immaginare, la mappa di gioco è rappresentata in due dimensioni con visuale top-down, ed all’interno di questo spazio potremo muovere la nostra navetta in verticale e orizzontale.
Solitamente (ma non sempre) lo scopo delle missioni sarà quello di connettere i vari moduli, la cui forma ricorda i vari pezzi del Tetris, tramite diversi punti di ancoraggio magnetici di diverso colore: rosso, blu, giallo e in alcuni rari casi verde.
Una volta completata la missione, una nuova nave entrerà a far parte della nostra flotta spaziale e, ad eccezzione di alcune navi/strutture di alcune missioni speciali, non costruirete mai due navi uguali.
Dettaglio molto carino, nei vari video e screen fissi di intermezzo vedrete sempre e solo le navi che avete montato, con tanto di difetti di costruzione e parti sverniciate o sfasciate dalle vostre poco attente manovre.
Difetti che capiteranno spessissimo, perchè una volta collegate due parti non sarà possibile separarle, ma anche in caso di errore (salvo l’impossibilità di collegare tutti i pezzi a disposizione) potremo finire la missione con un punteggio lievemente inferiore.
Come intuibile, dovremo connettere i vari moduli in maniera corretta, tenendo sempre a mente lo schema desiderato dal comando missione (controllabile in ogni momento premendo start, anche se non chiarissimo) e aiutandoci seguendo lo schema di colori dei vari pezzi.
I diversi moduli della nave si uniranno automaticamente se spingeremo insieme due parti dotate di un nodo di ancoraggio dello stesso colore o, metodo consigliatissimo, avvicinando abbastanza i pezzi in modo da lasciar agire l’attrazione magnetica dei due poli.
Potremo muovere le diverse parti della nave per la mappa di gioco spingendole con la nostra navetta o trainandole attraverso i nodi di ancoraggio con un raggio traente dalla batteria limitata.
Ogni missione ci vedrà al lavoro nello spazio siderale, non troppo lontano dall’orbita di un corpo celeste e nell’HUD vedremo una barra che ci indicherà il tempo a disposizione rimanente.
Una volta che la barra passerà dal verde al giallo (avvisati anche da un rumore di bruciore e da scoppiettii sempre più forti e dal pianeta in questione che diverrà sempre più vicino) i diversi pezzi della nave, montati o meno, cominceranno a scivolare nell’atmosfera del pianeta/luna in questione, rendendo più difficile muoverli e unirli.
Allo scadere del tempo a disposizione il nostro drone aprirà un paracadute di sicurezza, ma tutto il resto degli oggetti a schermo verrà distrutto, facendoci fallire la missione.
Tra una missione e l’altra ritorneremo alla nostra scrivania, dove potremo indulgere in attività di diverso tipo, come leggere le ultime news sul giornale, giocare con la nostra console, ammirare dall’oblò la flotta che abbiamo costruito con le sole nostre forze o comprare decorazioni e altri oggetti dallo shop.
QUANDO IL GIOCO SI FA DURO….
Se leggendo la descrizione delle fasi di gioco principali Kosmokrats vi è sembrato una passeggiata vi assicuriamo che mai vostra impressione fu più sbagliata.
Anche iniziando una run con il livello di difficoltà più facile (Normale) sarà davvero complicato arrivare ad esplorare tutte le varie trame e sottotrame che il gioco ha da offrire, e si è rivelato talmente frustrante per noi neofiti dei puzzle game provare a giocare una partita ad un livello lievemente più alto, che non osiamo neanche pensare alla modalità Realistica.
Se per completare agilmente le prime missioni bastano effettivamente due pollici opponibili e due neuroni funzionanti, tanto che dovrete necessariamente fallire una missione o un obiettivo opzionale apposta per esplorare i primi due bivi della storia, ad un certo punto dovrete rifare la stessa missione anche venti volte.
Ad amplificare la difficoltà abbiamo innanzi tutto il fatto che le risorse della Space Force non sono infinite, abbiamo prima di tutto il cibo, composto esclusivamente da patate (elemento comico ricorrente nel gioco), in secondo luogo l’equipaggio e come ultima (anche per importanza) risorsa le navi stesse della flotta.
Potremo perdere sia le patate che equipaggio durante le missioni, le prime stipate in fragili contenitori di vetro attaccati al lato esterno della nave, i secondi gironzolando per l’area di gioco e andando a infilarsi in situazioni mortali con assoluta nonchalance (componenti elettrici, acido, rimanendo schiacciati in mezzo a due componenti che vengono collegati etc.), portandoci a dover fare estrema attenzione all’ambiente che ci circonda.
Le navi aumenteranno ovviamente a ogni missione riuscita e sarà possibile perderle soltanto durante determinate fasi del gioco, in particolar modo durante il terzo atto, ma avendone costruite abbastanza non dovremo assolutamente preoccuparcene.
Sarà invece possibile recuperare cibo e personale esclusivamente durante punti predeterminati, e pendere alcuni turning point ci precluderà anche questa possibilità, rendendo molto più difficile il gioco e portandoci a un finale prematuro.
Altro gradino che aumenta la difficoltà è il fatto che i vostri superiori non vi verranno mai incontro, maledetto Boris.
Partendo dal presupposto che le navi diventeranno sempre più complicate e massicce e che dovremo badare a sempre più elementi su schermo, si aggiungeranno anche i malus che per un motivo di trama o per l’altro ci verranno appioppati all’incirca una volta per gruppo di missioni.
Potremo scegliere fra due di essi e avranno una durata che aumenta esponenzialmente con il procedere dell’avventura, dovendo stare davvero attenti dal momento che alcuni rendono terribilmente gravoso l’assemblaggio.
Almeno una volta ogni 6 schieramenti dovremo scegliere un malus che complicherà i nostri sforzi, e se all’inizio del gioco la durata sarà breve, alla fine del terzo atto dovremo sopportarli per 12 missioni filate, cioè per 2/3 gruppi di missioni, davvero troppo.
Infine, con il procedere della storia di Kosmokrats, il nostro cammino ci porterà in ambienti decisamente pericolosi, in base ai turning point che abbiamo deciso di prendere (o che abbiamo preso involontariamente).
In determinati punti della galassia si aggiungeranno delle variabili davvero fastidiose che ci obbligheranno a cercare di tenere sotto controllo un gran numero di elementi a schermo:
Asteroidi che si schiantano sui moduli e schiacciano i cosmonauti, temperature estreme che ghiacciano i nodi magnetici, Blob acidi che avvolgono sciolgono equipaggio ed equipaggiamento e tanto altro.
In teoria, i nostri validi ingegneri ci forniranno dei moduli esterni per contrastare questi pericoli, scudi e cannoni laser ad esempio, ma spesso questi verranno distrutti prima che possiamo riuscire ad assemblarli insieme a un modulo energetico che gli dia corrente, come pannelli solari o generatori nucleari.
Per mitigare un minimo il livello di difficoltà, ci verrà in aiuto un puzzle game da completare alla fine di ogni capitolo.
In questo minigioco dovremo ottimizzare il nostro vetusto terminale deframmentando manualmente gli hard disk con un piccolo rompicapo, inizialmente anche abbastanza facile ma, come qualsiasi aspetto di questo gioco, esponenzialmente arduo con l’avanzare del tempo.
Se la deframmentazione verrà eseguita correttamente, avremo a disposizione dei bonus a scelta che dureranno diverse settimane in base al numero di errori commessi, o potremo cancellare uno dei tantissimi malus di cui abbiamo parlato nella sezione precedente
ANALISI TECNICA:
GRAFICA, ART DESIGN E PRESTAZIONI:
Kosmokrats è per sua stessa natura di indie e puzzle game, un progetto graficamente davvero semplice, condito però da degli effetti e da un sistema di illuminazione davvero ben fatti, che non andranno a pesare minimamente sul vostro PC e renderanno l’esperienza di gioco fluida anche sulla vostra Switch.
Oltre a questo indubbio vantaggio, gli sviluppatori di Pixel Delusions hanno lavorato tantissimo sull’art design, andando a tamponare la carenza di poligoni e texture in HD con un aspetto che rende il titolo un’esperienza visiva davvero unica.
E questo non vale solo per le fasi di gioco, tutto l’impianto grafico realizzato per le tante cutscene conferisce un’aura davvero unica: dall’aspetto davvero buffo dei personaggi, che ci ha ricordato il duo di comici canadesi più famoso del mondo, sino agli interni delle navi, spogli, con un aspetto industrial/brutalista e con poche pennellate di colore, ma estremamente sgargianti.
COLONNA SONORA:
La soundtrack di Kosmokrats, a opera del compositore Andreas Saag, è un’affascinante commistione di pezzi ambient, sonorità vaste e rilassanti, unita a delle tracce synthwave più sincopate che sfociano, in rari frangenti ”più action”, in pezzi con i chitarroni distorti che sembrano quasi presi dall’hair metal.
Assolutamente azzeccata e curata, così come curato è l‘esilarante doppiaggio (esclusivamente in inglese, come per i testi), che sfrutta tantissimo diversi accenti stereotipati per caricare di grottesco i già folli personaggi.
KOSMOKRATS SU STEAM DECK? BASTA UN PICCOLO WORKAROUND:
Sebbene Kosmokrats non sia supportato da Proton è un peccato, data la sua natura estremamente portatile, non riuscire a provarlo su un dispositivo handheld.
Abbiamo così cercato una soluzione e siamo riusciti ad avviarlo con un piccolo workaround sfruttando l’emulatore di Windows chiamato Wine.
Basterà installare da Steam il gioco, successivamente riavviare il vostro PC handheld di casa Valve in modalità desktop ed installare, se già non l’avete fatto, un launcher di terze parti come Heroic o Lutris.
Entrambi i software hanno delle sezioni che visualizzano i giochi delle vostre varie librerie (a patto ovviamente che abbiate fatto l’accesso dal launcher con le vostre credenziali) : G.O.G., Epic, Rockstar e per l’appunto Steam.
Basterà recarsi sulla sottosezione dedicata a Steam, selezionare Kosmokrats e impostare dai setting del gioco Wine anzichè una delle varie versioni di Proton come launcher, fatto questo potrete avviare il gioco in modalità Steam OS .
Il gioco è leggerissimo e fluido e siamo riusciti a finirlo senza bug o crash di sorta!
Kosmokrats è disponibile per: PC e Switch.
Allo stato attuale non è un titolo compatibile con Proton, ma potrete giocarci senza nessun problema su Steam Deck con un piccolo workaround.
Ringraziamo Keymailer per averci fornito una copia del gioco per la nostra recensione.
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