Sarà capitato a tutti, almeno una volta, di incantarsi fissando i visualizzatori musicali quando si ascoltava qualche canzone (sì, ce l’ho con te, Windows Media Player), venendo catturati dalle animazioni bizzarre, luci stroboscopiche e colori vivaci.
Beat Hazard 3 (sviluppato e pubblicato da Cold Beam Games) porta queste ultime ad una dimensione superiore, aggiungendo navicelle spaziali, trasformando le playlist in galassie da conquistare e le singole canzoni in pianeti difesi da nemici generati su misura e sempre diversi.
GAMEPLAY
Il gameplay di Beat Hazard 3 è molto semplice e trae ispirazione dai vecchi space shooter arcade, vedendo il giocatore dover affrontare, andando a tempo di musica, ondate di nemici con la propria navicella confinata in uno spazio molto ristretto.
Sebbene l’intento sia quello di conservare l’atmosfera generale di giochi simili, alcuni elementi tendono a stonare con il resto creando situazioni che possono risultare spiacevoli o frustranti per il giocatore, nonostante siano state intenzionalmente incluse per cercare di innovare una formula videoludica (rischiando però di saturarla).
Un esempio potrebbero essere gli innumerevoli effetti a schermo che, tra luci intermittenti a tempo, esplosioni e numerosi proiettili (vista la natura del gioco), possono molto spesso rendere estremamente ardua l’interpretazione di cosa stia succedendo nelle parti più concitate dei vari livelli.
Tolto l’aspetto caotico di alcuni elementi visivi, il gameplay effettivo di Beat Hazard risulta essere estremamente intuitivo e semplice, in maniera addirittura esagerata se si considera l’attenzione ai dettagli che non sembrano venire sfruttati pienamente.
Le navicelle del giocatore appartengono a diverse “famiglie”, rappresentate dalle loro industrie specializzate nella creazione di astronavi con caratteristiche e look diversi. Questa dinamica rende molto più approfondita la personalizzazione delle proprie navi e stimolerebbe nel giocatore la necessità di ricercarne una che si adegui di più al proprio stile di gioco, se non fosse che (indipendentemente dalle statistiche) tutte le navicelle risultano estremamente simili tra loro quando si tratta di usarle.
Molto impegno è stato messo dietro alla generazione procedurale di nemici, élite, boss, astronavi giocabili e alla costruzione del sistema delle statistiche uniche di queste ultime, perdendosi però quasi completamente una volta che si sperimenta il vero e proprio gameplay.
Nonostante il grande potenziale non sfruttato al proprio massimo, Beat Hazard rimane un progetto che riesce bene nel suo intento di unire elementi classici degli space shooter con quelli di un rhythm game, riuscendo a distinguersi nella sua unicità.
UNA GALASSIA DI RITMI
Tra le modalità disponibili in Beat Hazard, oltre alle semplici partite arcade, è possibile creare da zero un’intera galassia colma di sistemi solari, pianeti e lune rappresentanti rispettivamente artisti musicali, album ed i singoli brani.
Pilotando la propria Nave Madre, ci si può muovere tra centinaia di pianeti e conquistarli ascoltando la propria musica, saltando di traccia in traccia ogni volta che desidereremo.
Il concetto base della conquista galattica è sorprendentemente divertente ed innovativo, seppure ci siano alcune pecche derivate perlopiù da com’è strutturato il sistema di streaming dell’audio.
La tua musica, ma…
Ovviamente, le canzoni incluse nel gioco non comprendono gli artisti meno conosciuti (servono circa più di 30-50 mila ascoltatori mensili, da quello che ho notato) né gli album più recenti, siccome si basa tutto su un database di link Spotify che sembra non si aggiorni automaticamente.
Un’altra inconvenienza concerne il sistema stesso che utilizza Beat Hazard per gestire le canzoni, ovvero l’utilizzo dell’audio del computer per determinare quando una traccia sta per partire. Il sistema “Open Microphone” non è sincronizzato con l’applicazione per lo streaming della musica, rendendo così qualsiasi rumore o entrata audio in grado di fare prematuramente partire un livello o influire durante lo svolgimento dello stesso.
Questo è particolarmente comune e fastidioso quando ad esempio, utilizzando Spotify, prima di riprodurre la canzone selezionata viene riprodotta della pubblicità che il gioco interpreta come la canzone stessa, anticipando quindi sia l’inizio che la fine del livello.
La soluzione, per chi ha la possibilità, sarebbe quella di ottenere l’accesso allo streaming senza pubblicità o scaricare direttamente le canzoni sul proprio PC per poi includerle direttamente dentro il gioco.
La Nave Madre e l’ipersalto
Uno degli ultimi elementi da menzionare obbligatoriamente è la nuova Nave Madre, introdotta in Beat Hazard 3 come mezzo per saltare tra i diversi sistemi solari nella modalità di conquista galattica.
Oltre a funzionare come una sorta di selezione del livello interattiva, la nave madre ha come caratteristica principale la propria modularità, permettendo al giocatore di aggiungere e modificare i singoli componenti dello scafo (come hangar, propulsori, scanner e altri) in modo da renderla anche una sorta di stazione spaziale mobile e versatile.
Purtroppo, per quanto possa essere potente il motore della nave madre, effettuare degli ipersalti ha sempre un costo in risorse, che ovviamente aumenta in proporzione alla distanza dalla destinazione che si vuole raggiungere.
Questo significa che, per quanto la galassia sia “costruita” su misura per il giocatore stesso, è pur sempre presente una limitazione che va ad incidere sulla completa libertà di selezione dei livelli giocabili e, di conseguenza, delle tracce musicali che si dovranno ascoltare.
Questo significa che non si può cambiare artista a piacimento in maniera costante, e che alcuni sistemi solari di artisti con molte pubblicazioni possano essere davvero lunghi da completare se si vuole procedere in una maniera ordinata.
COMPARTO ARTISTICO E TECNICO
Stilisticamente parlando, Beat Hazard 3 è un progetto originale con una propria estetica che ha rifinito negli anni, passando con il terzo capitolo all’utilizzo del 3D per i modelli delle proprie navi.
Anche l’estetica di queste ultime riesce ad essere sia varia che coerente, specialmente se si prende in considerazione la casualità con la quale vengono generate.
Alcune OST di diversi generi sono disponibili di base e, anche se il giocatore medio preferisse ascoltare la propria musica, troverebbe comunque delle opzioni di default che potrebbero facilmente rientrare nei gusti personali.
A livello tecnico, Beat Hazard 3 non ha mostrato problemi di instabilità, crash o ottimizzazione, provvedendo a fornire un’esperienza fluida anche nei momenti più intensi e ricchi di elementi da processare simultaneamente.
Ringraziamo Keymailer per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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