Nella recensione di oggi parleremo di Riven, remake del titolo rilasciato nel 1997 in qualità di attesissimo seguito del famoso gioco ad enigmi che rimane attualmente un caposaldo del genere, Myst.
Con un approccio più rilassato e meno guidato agli enigmi, questa operazione di rifacimento a cura del team americano di Cyan Worlds si prefigge di trasportare per intero l’anima del titolo originale in una veste moderna e più accessibile.
Riuscirà Riven a mantenere intatta la magia ed il mistero dopo tutti questi anni?
Scopriamolo in questa recensione!
Incipit e trama
La trama del remake di Riven rimane del tutto fedele a quella dell’originale, trasportandoci in un mondo composto da cinque isole piene di misteri ed enigmi fra cui districarsi.
I giocatori impersonano un esploratore incaricato da Atrus (personaggio già conosciuto in Myst) di salvare sua moglie Catherine e fermare suo padre Gehn, un despota che ha preso il controllo di Riven e delle antiche tecnologie della civiltà nativa D’Ni per i suoi scopi.
La narrazione si sviluppa attraverso l’interazione con l’ambiente ed il ritrovamento di numerosi documenti scritti che avremo modo di esaminare fra un puzzle e l’altro, lasciando spazio a grandi spunti di approfondimento per la lore ed il world building.
E’ importante far notare che il remake include nuove sezioni di gioco e personaggi inediti, interpretati da personalità ben note come Shannon Woodward (Westworld, The Last of Us, Raising Hope) e Ronan Farrow (giornalista e documentarista del Newyorker).
Queste introduzioni espandono la storia originale, offrendo ai veterani del gioco nuovi contenuti da scoprire e ai nuovi giocatori un’esperienza ancora più ricca.
Tuttavia, se l’impegno nell’interpretazione dei vecchi e nuovi personaggi è comunque molto evidente, non possiamo fare a meno di sentire la mancanza dei vecchi e caratteristici intermezzi FMV che sono stati sostituiti dalle cutscenes in grafica di gioco.
Riteniamo in particolare che questi ultimi, al di là delle evidenti limitazioni tecniche e attoriali del caso, portassero beneficio all’atmosfera aulica e misteriosa del titolo.
In sostanza, la narrativa di questo remake, nel suo rimarcare in maniera lenta e genuina quella dell’originale, non fa che confermare il ritmo ragionato e quasi immobile che caratterizza l’intera opera.
Gameplay
Il cambiamento più significativo rispetto all’opera del ’97 va ricercato nella trasposizione in chiave moderna del gameplay dell’originale “rompicapo punta e clicca” verso una deriva walking simulator che ibridasse al suo interno le funzionalità dell’originale.
Fortunatamente, il lavoro svolto da Cyan Worlds in questo senso è davvero ineccepibile, talmente tanto che non avreste alcuna difficoltà nel pensare che questa sia da sempre stata la visione del team per la realizzazione del gioco nel suo massimo splendore creativo.
I benefici di questa trasformazione sono infatti piuttosto evidenti, e laddove l’esperienza del leggendario seguito di Myst poteva apparire complessa e noiosa nella navigazione, il remake ha saputo mettere una pezza rendendo il tutto più fluido ed intuitivo.
Non di meno Riven rimane profondamente radicato nelle sue “limitazioni” in termini di semplificazione dell’esperienza, proponendosi ugualmente come uno dei puzzle game più complessi ed alienanti del suo genere, complice la totale assenza di suggerimenti e percorsi facilitati per il giocatore.
Questa caratteristica, presa direttamente dal suo predecessore, è parte integrante del DNA dell’opera ed è al contempo il suo più grande pregio e difetto a seconda del giocatore che vi si approccia, richiedendo grandissima pazienza, concentrazione e completa dedizione.
Non mancano ugualmente delle introduzioni molto interessanti atte a migliorare la qualità dell’esperienza, una fra tutte la possibilità di scattare fotografie ed allegarvi delle annotazioni direttamente dal menu di gioco, rendendo più immediata e semplice una delle abitudini più diffuse fra i giocatori del titolo originale.
Abitudine che non nasce dal caso, siccome il gioco chiederà costantemente all’esploratore di ricordare e di tornare sui propri passi in lunghe sequenze di backtracking per riprendere enigmi altrimenti difficilmente interpretabili.
Comparto artistico e tecnico
Un altro aspetto molto positivo di questa trasposizione moderna di Riven è ritrovabile nella sua veste grafica, fra resa artistica e tecnicismi vari.
L’utilizzo dell’Unreal Engine 5 è senza dubbio fra i migliori dimostrati dal rilascio sul mercato, mostrando una grandissima cura per la resa degli ambienti dal dettaglio fino all’insieme pur non facendo uso di ray tracing o soluzioni simili.
Il modo in cui gli scenari prenderizzati del titolo originale hanno acquistato tridimensionalità in questo progetto è davvero meraviglioso, dando piena giustizia alle ambientazioni dal sapore mediterraneo e fantastico del titolo.
Le isole nel loro design lineare ma ugualmente intricato spiccano per ispirazione artistica e difficilmente il team avrebbe potuto fare di meglio per realizzarle in chiave moderna.
Altrettanto apprezzabile il lavoro sul sound design e sulla OST composta da Robyn Miller, compositore originale nonchè coofondatore del team responsabile della creazione di Myst.
La soundtrack dell’originale era ed è tutt’ora considerata un’opera di culto fra i suoi ascoltatori e non vediamo l’ora che anche questa diventi disponibile sui vari servizi di streaming musicale.
Vorremmo terminare questa riesamina con alcune considerazioni sull’aspetto tecnico, in particolare le performance e la modalità VR di cui il gioco può vantare.
Nonostante l’uso di un engine così recente, il titolo non è così dispensioso di risorse, specialmente se si fa utilizzo della tecnologia DLSS di Nvidia.
Sfortunatamente, il discorso cambia quando si accede alla versione del titolo per realtà virtuale, piuttosto instabile dai test effettuati sulla nostra configurazione di fascia alta.
Ringraziamo Terminals.io per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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