Nella recensione di oggi parleremo di Lies of P, titolo uscito ormai quasi un anno fa, che si è prefissato di affrontare i giganti del mercato proponendosi come un promettente soulslike ad alto budget.
Nel corso degli anni sono state molte le piccole e grandi software house a tentare l’impresa ma nessuna è mai riuscita a cogliere pienamente quelle sensazioni uniche che rendono così ricercati i titoli della rinomatissima azienda giapponese.
Saranno riusciti Neowiz e il team di Round8 a realizzare l’impossibile?
Scopriamolo in questa recensione.
INCIPIT E TRAMA
Come da titolo, Lies of P si propone come una reinterpretazione in chiave dark e steampunk della classica storia di Pinocchio scritta dal grande Carlo Collodi.
Catapultati nei panni dell’automa P, veniamo introdotti alla metropoli di Krat, un luogo decadente che un tempo prosperava grazie ai brillanti progressi tecnologici raggiunti.
La rovina giunse con l’arrivo di una terribile epidemia in grado di trasformare le persone in bestie, mentre gli automi, realizzati per supportare l’umanità nella quotidianità, si sono ribellati, rendendo la situazione ancora più critica.
Tra questi, P ha sviluppato la capacità unica di mentire, caratteristica che lo rende di importanza cruciale per le future evoluzioni della trama. Guidati da una voce misteriosa, dobbiamo raggiungere il nostro creatore Geppetto, l’unico in grado di porre rimedio al disastro che ha colpito Krat.
Una volta raccolti gli incarichi da nostro padre, intraprendiamo un lungo viaggio pieno di pericoli, che lascia spazio anche a un’evoluzione personale del personaggio di P, la cui umanità viene continuamente messa in dubbio.
Abbiamo apprezzato molto l’impegno del team nel realizzare un world building di spessore che, pur ricordando in alcuni tratti dei progetti che abbiamo già apprezzato, riesce a trovare una propria identità di spicco.
La narrativa è trattata con maggiore chiarezza rispetto allo standard dei soulslike, facendo frequente uso di cutscene e focalizzando nitidamente gli elementi della trama e i personaggi. Al punto che non è stato affatto difficile emozionarci per alcuni dei colpi di scena, specialmente nelle fasi finali.
Volendo seguire gli intenti dell’opera a cui si ispira, Lies of P cerca di inserire una morale o quantomeno di portare il giocatore alla riflessione, e il risultato, per quanto possa essere discusso, rimane molto apprezzabile in ogni sua parte.
IL GAMEPLAY
L’aspetto piu delicato quando si parla di un titolo appartenente al genere soulslike è senz’altro il gameplay ed il modo in cui i suoi elementi fondamentali, dal combattimento all’esplorazione, sono implementati nel contesto.
In Lies of P, il sistema di combattimento è stato progettato con cura per offrire sfide appaganti e dinamiche senza rinunciare ad una certa teatralità nell’esecuzione.
Sebbene non sia proprio fluido ed intuitivo come i titoli souls più blasonati, il gioco richiede di studiare attentamente i movimenti dei nemici e di utilizzare una combinazione di attacchi, parate e schivate per avere la meglio.
Sfortunatamente, in un primo periodo e anche adesso in misura molto minore, questo intento viene in parte tradito da un bilanciamento non eccellente per quanto concerne le finestre d’attacco, la stabilità e l’incrollabile postura degli avversari più grossi. Non è infatti raro combattere contro nemici con hyper-armor esagerate e attacchi imparabili, pronti a farci fuori con una combo breve, letale e fulminea.
E’ quindi importante saper tenere la giusta distanza dai nemici ed al contempo padroneggiare ogni strumento a nostra disposizione per ottenere la vittoria, in particolar modo il parry, una costante durante l’intero gioco.
Criticità che vengono sottolineate con maggior vigore durante le fasi di combattimento contro i boss, che alternano scontri di tutto rispetto a massacri di dubbia validità ludica.
Vorremmo sottolineare come queste conclusioni siano tratte con la piena consapevolezza del livello di difficoltà auspicato durante lo sviluppo, tuttavia è innegabile che ci siano modi migliori per raggiungere il risultato senza risultare eccessivamente punitivi o totalmente ingiusti.
Del resto il gioco offre un sistema di progressione piuttosto ampio, che non lascia desiderare per varietà di armi e di abilità, a loro volta personalizzabili e potenziabili in base alle nostre preferenze.
Un buon esempio è la mano robotica di P che, potendo essere sostituita con un’ampia selezione di armi ed accessori, ci permette di avere un vantaggio situazionale ulteriore su ciascun nemico.
Questo aspetto, assieme alla personalizzazione modulare dell’arma, conferisce al gameplay un livello di profondità che incoraggia l’esplorazione e la costante sperimentazione.
Ed è proprio l’esplorazione ad essere un altro punto di forza dell’opera, offrendo al giocatore un buon livello di interconnessione fra le aree e premiando costantemente l’attenzione con oggetti di ogni tipologia e valore. Merito senz’altro di un buon lavoro di game design che coniuga efficacemente la bellezza estetica delle ambientazioni alla complessità e al contempo pulizia di una mappa ben realizzata.
Contenutisticamente parlando il gioco è tutt’altro che deludente, offrendo circa 30 ore intense fra esplorazione e narrazione.
COMPARTO ARTISTICO E TECNICO
Uno degli aspetti meglio riusciti dell’opera di Round8 è senza dubbio il suo comparto artistico e gli aspetti tecnici ad esso collegati.
Krat è un’ambientazione meravigliosa, con le sue architetture gotiche e steampunk che ricordano in maniera non troppo velata Bloodborne e la sua indimenticabile Yharnam.
Altrettanto interessante è il design dei personaggi, delle armi e dei vestiari, ricchi di rimandi al racconto originale che possono essere apprezzati facilmente da chiunque.
Di buon livello anche la colonna sonora, realizzata dal compositore coreano Yeakun Yoo, elegante e dolce ma al contempo violenta e adrenalinica quando necessario.
Vi lasciamo alla playlist ufficiale su Spotify:
Da un punto di vista puramente tecnico, Lies of P fa un buon utilizzo dell’ormai pienamente maturo Unreal Engine 4 per garantire un equilibrio tra qualità e prestazioni, non sfigurando affatto quando confrontato con i giochi di questa generazione.
Dopo un lungo periodo di patch, la situazione è migliorata ulteriormente e il gioco dovrebbe garantire una buona scalabilità per essere giocato senza problemi anche su configurazioni meno prestanti.
Ringraziamo Keymailer per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
Seguiteci sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.