Nonostante i generi videoludici si siano evoluti con il tempo, c’è ancora un ampio mercato per i buon vecchi survival horror, e lo dimostra anche solo il continuo ritorno alle vecchie glorie con costanti remake e remaster.
Conscript è il titolo di Jordan Mochi che cerca di ripercorrere le orme dei giganti del genere, lasciando comunque il proprio segno. Un’impresa davvero ardua, soprattutto per un team composto da una sola persona, ma non impossibile.
Scopriamo assieme, quindi, se Conscript riesce a spiccare tra la folla o se è solo l’ennesimo prodotto che cerca di emulare una delle epoche d’oro del gaming
Incipit narrativo
Il gioco ci getta nelle trincee di Verdun durante la prima guerra mondiale, dove un giovane soldato Francese di nome Andre fa di tutto per rimanere in vita e proteggere suo fratello Pierre durante una delle fasi più cruente del conflitto.
L’avanzata della Germania ha ormai raggiunto anche i due fratelli, e i combattimenti si fanno mano a mano più violenti e caotici.
Dopo aver portato a termine i propri ordini ed essere sfuggito per un pelo ad uno degli assalti nemici, Andre ripercorre le trincee tinte dal sangue dei suoi commilitoni alla ricerca di Pierre, scoprendo presto che i soldati tedeschi lo hanno raggiunto per primi e lo hanno catturato.
La narrativa di Conscript è uno dei punti più originali del titolo, perché ci mette davanti agli orrori del primo conflitto globale nel modo più brutale possibile.
Le urla dei soldati francesi ci accompagneranno per tutta l’avventura, e il pensiero che la rappresentazione dei fatti non sia così lontana dalla realtà aggiunge una nuova dimensione di spavento difficilmente replicabile.
Non potendo basare tutto sul conflitto, però, il gioco si concentra sul dramma umano dei soldati, presentato attraverso una serie di note di testo per i personaggi secondari e in sezioni di flashback per quanto riguarda Andre.
Presentare questo tipo di ambientazione è di sicuro una scelta coraggiosa, specialmente considerando i modi sanguinolenti in cui tutto viene messo in scena. Purtroppo, però, il tutto rimane molto semplice e la maggior parte delle vicende farà giusto da sfondo alla nostra ricerca di Pierre, senza mai entrare in un vero e proprio intreccio complesso.
Gameplay
Molti dei punti saldi dei survival horror vengono implementati in modo discreto in Conscript, dalla gestione di un inventario limitato ai classici puzzle da risolvere per poter proseguire nel gioco. Nonostante i chiari rimandi alle opere del passato e lo svolgimento più lento, questo titolo pone una particolare enfasi anche sul sistema di combattimento.
Esplorare le trincee di Verdun
L’esplorazione delle trincee, punto focale del gameplay, ci porta in ambienti orribili pieni di pericoli a ogni svolta; oltre ai soldati tedeschi in agguato, alcune sezioni saranno soggette a improvvisi crolli o si riempiranno di gas tossici, costringendoci a una disperata fuga.
Molte aree da esplorare, però, saranno ovviamente chiuse e sarà nostro compito trovare la chiave giusta o risolvere l’enigma di turno per proseguire. Fortunatamente, i puzzle non risultano mai troppo complessi o astrusi, e di solito è sufficiente trovare il codice numerico giusto per sbloccare un lucchetto.
Ci verranno fornite anche delle mappe stilizzate in cui saranno segnate tutte le porte chiuse a chiave e i punti di interesse in modo da permetterci un’esplorazione omogenea delle aree.
Tuttavia, sarà necessaria una dose abbondante di backtracking per raccogliere quante più risorse possibili o sbloccare scorciatoie.
Questa componente risulta spesso troppo marcata, e non è raro dover ripercorrere ampi tratti già esplorati e privi di nemici, attraversando tutta la mappa solo per via del posizionamento degli oggetti chiave.
È di sicuro uno dei difetti più diffusi nei survival horror ma in Conscript si avverte in modo maggiore anche perchè, nonostante l’ambientazione sia realistica e ben animata, si tratta comunque di tunnel nel terreno e quindi non molto vari o interessanti da percorrere.
Un inventario limitato
La gestione delle risorse, come al solito, gioca un ruolo cruciale in questo tipo di giochi, e in Conscript è uno degli aspetti meglio riusciti, risultanto appena sufficienti per garantire la sopravvivenza, ma non così scarse da diventare frustranti.
Il posizionamento di oggetti curativi, munizioni e chiavi è così ben pensato da metterci frequentemente di fronte a scelte difficili, come decidere se preferire una scatola di proiettili in più o portare con noi una benda che potrebbe salvarci la vita.
Fortunatamente, ci sono delle aree sicure dove possiamo usare delle casse per depositare i nostri averi e riorganizzare lo spazio nella nostra borsa, grazie anche a una componente di crafting semplice e intuitiva che aggiunge un po’ di profondità al gioco.
Come ulteriore richiamo ai Resident Evil, anche i salvataggi sono limitati, ma questa limitazione non si fa sentire in modo pesante. In ogni caso, se dovesse risultare un problema, il gioco offre anche un sistema di checkpoint abbastanza equilibrato per affrontare l’avventura.
Impugnare le armi della prima guerra mondiale
Il combat system di Conscript è sorprendentemente ben strutturato, avremo infatti a disposizione una barra della stamina che si consumerà per ogni attacco meele, sprint o schivata, costringendoci a dosare con astuzia quando darsela a gambe e quando difenderci.
Le armi da fuoco sono tutte uniche non solo per design o danni ma anche meccanicamente, ad esempio, il fucile ci costringerà a cliccare nuovamente dopo ogni sparo per scarrellare, mentre la pistola potrà sparare a volontà.
Le armi da mischia invece condividono tutte le stesse animazioni ma presentano barre della resistenza differenti che, una volta esaurite, manderanno in frantumi quella equipaggiata al momento.
I nemici di Conscript sono rapidi e implacabili, rappresentando una bella sfida nelle prime parti di gioco, specie nelle sezioni in cui il combattimento è obbligatorio.
Purtroppo, avanzando nel titolo e conoscendo al meglio le meccaniche, la difficoltà scenderà vertiginosamente.
La scelta migliore rimane spesso quella di evitare lo scontro diretto, oppure di utilizzare un attacco a sorpresa per abbattere i soldati tedeschi senza sprecare troppe risorse. Infatti, cogliendo i nemici alle spalle è possibile infliggere danni aggiuntivi sia con le armi da mischia che con quelle a distanza.
Comparto artistico e tecnico
La pixel art del gioco è davvero ben realizzata: gli ambienti sono sempre chiari e, nonostante le limitazioni di questo stile, molte delle scene cruente riescono a lasciare il segno. Tuttavia, sebbene il realismo sia uno dei pregi dell’opera, può anche rappresentare un difetto.
Le trincee hanno un’aria opprimente e gli ambienti sono sempre soffocanti, ma col tempo tendono a peccare di ripetività, e per quanto possano essere diversificati tra loro, i soldati tedeschi sono comunque l’unico vero nemico del gioco.
I soldati sono visivamente e meccanicamente diversi tra loro visto che impugnano armi differenti, ma si tratta in fin dei conti sempre e solo di nemici umani e durante un’avventura che dura almeno venti ore, la poca varietà comincia inevitabilmente a farsi sentire.
Per quanto riguarda il sound design, Conscript prende ancora una volta a piene mani dai grandi del passato e riesce a rispettare i propri momenti di silenzio, sfruttandoli per creare tensione con spari, bombardamenti in lontananza e sinistri scricchiolii.
Anche le OST ambientali sono ben curate e quasi mai intrusive, riuscendo persino ad emozionare nei punti giusti, ad esempio nelle safe rooms.
Arriviamo dunque al punto dolente: sotto l’aspetto tecnico, il gioco è ben ottimizzato, ma abbiamo riscontrato diversi bug che hanno influito pesantemente sull’esperienza.
Al momento della stesura di questo articolo, molte armi, come la pistola e il fucile a canne mozze, si rifiutano di funzionare correttamente, con problemi come l’impossibilità di sparare.
In un gioco che spesso ci mette di fronte alle classiche scelte dei survival horror, ci siamo trovati privati di queste opportunità. Che senso ha raccogliere proiettili per una pistola che non spara? Tanto varrebbe vendere tutto e acquistare quante più armi da mischia possibile.
Ovviamente, speriamo che questi problemi vengano risolti il prima possibile e vista la disponibilità del team alle spalle del titolo, siamo sicuri che saranno tempestivi nel sistemare la situazione.
Ringraziamo Team17 e Pressengine per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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