Esiste uno scontro che da sempre spacca a metà il mondo degli appassionati del fantasy, letterario e non, il sempreverde High Fantasy contro il Grimdark (non chiamatelo low fantasy please).
Moorcock contro Martin, cavalieri senza macchia e senza paura contro mercenari violenti e interessati solo alla paga, templi elfici d’oro massiccio immersi in foreste incontaminate contro postriboli puzzolenti di latrina.
Non chiamateci ipocriti, abbiamo apprezzato tantissimo un’ambientazione molto meno ‘’cinica’’ come quella di Songs Of Conquest (recensita qui) ma in questi giorni di inizio Agosto, in mezzo al sudore e ai turisti maleducati, volevamo sentirci un po’ antieroi pronti a tirare sgabellate al primo sgarbo subito.
E nella recensione di oggi parliamo infatti di Knock On The Coffin Lid, dei russi RedBoon Studios, un RPG a turni/roguelike/deckbuilder/ tabletop game story driven davvero grim.
Un’epopea fantasy che prende enorme spunto da tantissimi titoli, come Slay The Spire, Darkest Dungeon e Loop Hero, arrivando però ad un risultato davvero unico e distinguibile, senza limitarsi mai semplicemente a copiare.
Un gioco enorme, un titolo a base di negatività, loophole temporali, scelte sbagliate e sangue, tanto sangue, molto del quale proveniente dal corpo del vostro avatar.
LA TRAMA
in Knock On The Coffin Lid, a differenza di titoli simili, la trama ha un’importanza di prim’ordine ed è davvero ben fatta, pure nella sua apparente canonicità col genere fantasy.
Tuttavia, all’inizio della nostra avventura ci viene spiegato ben poco; scopriremo pian piano una lore davvero profonda sul mondo di gioco, sulle diverse fazioni e sui personaggi, nel corso delle numerose run che saremo “costretti” ad intraprendere.
Il giocatore vestirà i panni di uno dei tre (due inizialmente) eroi disponibili: il guerriero Persival, l’arciera Vanadis e il licantropo elfo (si, abbiamo detto proprio licantropo elfo) Bjorn.
Il trio è accomunato da una caratteristica, essere la scorta di Ingvar, lord del regno di Northgate in visita nelle piane di Midian per mediare una pace tra i nativi elfi e i nani che hanno invaso questa frontiera.
In questo universo di fantasia, il regno degli umani, grazie al carisma di Ingvar, svolge il ruolo di paciere e mediatore nelle dispute tra le diverse razze.
Tuttavia, il reggente condivide un’altra caratteristica con i nostri personaggi giocabili: è morto, avvelenato in un complotto per la corona di Northgate.
Il gioco partirà anni dopo il prologo, in una cripta in cui riposano i tre eroi caduti; un misterioso negromante di nome Mortis sveglierà, con un tornaconto personale di cui rimarremo ignari, l’eroe da noi prescelto, semplicemente bussando sulla sua bara (da qui il titolo del gioco).
Dopo una breve introduzione, cominceremo a muoverci nelle terre di Midlan attraverso una mappa in stile tabletop, svolgendo diverse quest basate sui criptici suggerimenti di Mortis, con l’obiettivo di raggiungere finalmente Northgate, passando per una delle nazioni confinanti e scoprendo di più sulla nostra morte e su quella di Ingvar.
IL GAMEPLAY
I NOSTRI PRIMI PASSI…E I NOSTRI PRIMI PASSI…E I NOSTRI PRIMI PASSI…
Giunti nella schermata della mappa e scegliendo una casella (e quindi una direzione) saremo obbligati a proseguire dritti sino a una biforcazione.
Ogni ”turno” ci porterà su un combattimento o su un evento unico (non ne troveremo mai due simili), che, almeno durante le prime run, potrà risolversi spesso solamente in combattimento.
Una volta che affronteremo, per mano di un nemico comune o di uno dei tantissimi e potenti boss, la prima (seconda in realtà) morte, verremo riportati alla casella di partenza e resuscitati di nuovo, e Mortis ci svelerà il suo piano “geniale”.
Ogni volta che moriremo, e succederà tantissime volte, perderemo tutto il nostro equipaggiamento e le nostre abilità (mostrate in gioco sotto forma di carte) e dovremo ovviamente rifare tutto il percorso fino al punto in cui eravamo arrivati. Verremo anche riportati all’esatto momento in cui eravamo stati resuscitati all’inizio del gioco, intrappolati in un loop temporale che si interromperà solo quando avremo completato tutti i compiti che ci darà il negromante, forse.
Ovviamente, il fatto di tornare indietro fino ai nostri primi passi è un escamotage narrativo (che ricorda un pizzico anche Loop Hero), ma che ha importanti conseguenze anche sul gameplay.
Ripartendo dalla cripta, i punti interrogativi presenti nelle varie caselle percorribili verranno sostituiti da un’icona che ci ricorderà uno dei tanti avvenimenti affrontati nel corso delle nostre partite. Chiaramente, questo non vale per gli scontri diretti, che saranno indicati da un’icona a forma di teschio, né per le vie ancora inesplorate, dove continuerà a comparire l’iconcina sopracitata a ricordarci di doverle esplorare.
Ed è qui che Knock On The Coffin Lid si dimostra un gioco davvero originale, con una fortissima rigiocabilità, mettendo il giocatore di fronte a una scelta: percorrere la strada più sicura tra quelle già battute o continuare a esplorare una terra devastata da guerra, pestilenza, infestazioni demoniache e tanti altri ostacoli, cercando soluzioni alternative agli eventi per risolvere le situazioni in modo diverso dal semplice massacro indiscriminato?
Per alcune situazioni sarà possibile esplorare tutti i possibili risultati alla svelta, semplicemente tentando un approccio suggerito da Mortis in una nostra run precedente, per altre dovremo invece possedere un brandello di conoscenza specifico ottenuto percorrendo un’altra via, o riuscire a ottenere un oggetto specifico prima di arrivare a quella casella.
Per altre situazioni la strada sarà ancora più tortuosa, dovendoci passare tante volte con più personaggi, diverse classi e combinazioni.
Ad esempio, uno degli incontri più divertenti vissuti nelle nostre 30 ore di gioco (a cui ne seguiranno almeno altre 30, a giudicare da quanto siamo lontani dal completare il gioco e da quanto ci sta prendendo quest’ultimo) è quello con il troll pacifista.
Questa simpatica creatura odia la guerra, ed ha deciso di porre fine al conflitto tra elfi e nani rapendo un rappresentante da ciascuna fazione e ammazzandolo di botte mentre agita una pergamena e borbotta parole incomprensibili.
Nonostante Mortis ci abbia suggerito che è possibile evitare lo scontro con l’essere, e nonostante i diversi approcci tentati, non siamo ancora riusciti a concludere l’evento senza che finisca in un bagno di sangue, una sfida decisamente intrigante.
GLI SCONTRI
Abbiamo parlato estensivamente del lato story-driven di Knock On The Coffin Lid, ma come avvengono i tanti combattimenti con il variegato bestiario (elfi, nani, troll, animali mutati e tanti altri nemici) che incontreremo?
In questi frangenti, Knock on the Coffin Lid diventa un gioco di ruolo a turni che trae chiaramente ispirazione da Darkest Dungeon, il nostro personaggio dovrà infatti affrontare i nemici in una sorta di arena bidimensionale, da solo o con degli alleati su cui però non avremo il minimo controllo, se riuscirà a reclutarli per uno o più scontri.
A differenza di Darkest Dungeon, però, non avremo degli attacchi prestabiliti da poter scegliere quando vogliamo.
Ed è qui entra in gioco la meccanica di deckbuilding, che spinge il giocatore a collezionare carte che rappresentano i diversi attacchi, difese e magie di bonus e malus di tantissimi tipi.
A seconda della classe e del personaggio, ad ogni rinascita partiremo con poche e predeterminate carte, dovendo cogliere l’opportunità di acquisirne altre ad ogni scontro vinto.
Inoltre, molti pezzi del nostro equipaggiamento ci daranno accesso a degli attacchi speciali.
Sarà quindi importantissimo sperimentare con i mazzi, potenziarli e costruire le proprie strategie per andare avanti e ottenere concatenazioni di effetti sempre più devastanti, unico modo di abbattere i boss apparentemente invincibili che troveremo in giro per la mappa, ed altrettanto importante sarà riuscire a trovare dei set di equipaggiamento che potenzino le nostre caratteristiche e il nostro mazzo.
In questo senso sarà possibile reperire, saccheggiare e acquistare un range di oggetti che comprende:
Armi, armature, stivali, elmi e cappelli, amuleti e pozioni di ogni sorta.
MORIRE PER IMPARARE
Come già spiegato in precedenza, in Knock On The Coffin Lid morirete tantissimo e perderete tutti gli oggetti, il denaro e le carte acquisite, ma se nelle vostre run riuscirete ad arrivare abbastanza vicino a Northgate, Mortis vi ricompenserà con un bonus a scelta per la run successiva, guadagnando anche punti esperienza e level up.
”Ma cosa ne facciamo dei punti esperienza se non c’è modo di conservare i potenziamenti?”, vi chiederete.
Semplice: ogni eroe parte dal primo livello di una classe ben definita. Raggiungendo un nuovo livello (con un level cap fissato al livello 5), sbloccherete nuove carte e, eventualmente, una delle tre nuove classi da sbloccare
Le classi, altro elemento davvero originale del gioco, non sono basate su una categoria di combattente/mago ma rappresentano uno degli aspetti del carattere dei vari personaggi.
Ad esempio, Persival, cresciuto in un ambiente povero, ha sviluppato un lato oscuro molto attaccato al denaro, nonostante sia fondamentalmente ‘buono’, come scopriremo in uno dei tanti intermezzi in cui dialogheremo con il nostro ‘benefattore’.
La prima classe disponibile da sbloccare per lui, il Golddigger, basa tutto il suo (fortissimo) range di attacchi proprio sull’essere avido, e condizionerà il nostro modo di agire nei vari eventi e addirittura il nostro modo di combattere e difenderci, spingendoci ad accumulare tantissimo denaro.
ART E SOUND DESIGN E PRESTAZIONI
Da un punto di vista estetico, esattamente come i tanti giochi da cui prende spunto, Knock On The Coffin Lid è davvero bello da vedere.
I vari personaggi giocabili, gli NPC e i nemici (in particolar modo i boss) sono davvero ben caratterizzati e disegnati con tanti minuziosi e squisiti dettagli.
Gli sfondi in due dimensioni sono meraviliosi, tanto che potremmo paragonarli a quelli di un altro grande indie che fa del lato artistico e narrativo il suo maggior punto di forza: The Banner Saga.
Anche nella realizzazione dell’HUD e delle icone si vede l’enorme sforzo svolto da parte dei RedBoon per rendere Knock On The Coffin Lid un prodotto artistico di rilievo.
Se proprio dovessimo trovare un difetto (il primo che nominiamo, e siamo alla fine della recensione) potremmo nominare le animazioni in combattimento, abbastanza ”clunky” e non bellissime da vedere.
Dal punto di vista sonoro, dobbiamo nominare come assoluto punto di forza il doppiaggio.
Abbiamo provato quello inglese (ci sono diverse lingue) e gli attori mettono su una performance intensa e appassionata, paragonabile a un livello teatrale.
La colonna sonora e gli effetti audio svolgono il loro lavoro senza spiccare particolarmente; in particolare, la musica non presenta brani memorabili, ma si lascia ascoltare piacevolmente.
Per quanto riguarda le prestazioni, come intuibile, Knock On The Coffin Lid è un titolo davvero leggero, capace di girare a qualsiasi risoluzione (incluso il 21:9) e su qualunque PC, grazie anche alla possibilità di impostare un frame cap, limitando così lo spreco di risorse.
Non abbiamo riscontrato bug significativi, e va detto che gli sviluppatori rilasciano patch quotidiane con fix e modifiche al bilanciamento.
Unico problema, installando e giocando su Steam Deck (anche se non è verificato per ora) dopo una prima partita su PC, abbiamo riscontrato poi l’impossibilità di cambiare nuovamente risoluzione su quest’ultimo, rimanendo ancorati ad uno strano rapporto di 1720×720 che lo rendeva sostanzialmente ingiocabile sul nostro schermo da 34”.
Abbiamo dunque provato il gioco principalmente sull’handheld di casa Valve, dove si è dimostrato un titolo molto adatto a tenervi compagnia nelle vostre pause pranzo o nei vostri viaggi, anche lunghi, dato che il consumo di batteria giocando Knock On The Coffin Lid è davvero irrisorio.
Un altro grave difetto che speriamo venga corretto presto è l’assenza della possibilità di utilizzare un controller.
Knock On The Coffin Lid è disponibile per: PC su Steam e GOG , Non è un titolo verificato Steam Deck ma l’abbiamo giocato senza problemi (tranne quello descritto in recensione).
Ringraziamo lo studio RedBoon per averci fornito una chiave del loro gioco per realizzare questa recensione.
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