Nell’ultima metà degli anni Novanta, il successo dei JRPG era alle stelle, considerato da molti il genere principe del medium, grazie a una serie di titoli che hanno segnato la storia e l’infanzia di quasi tutti i giocatori moderni.
Il gigante indiscusso del tempo era ovviamente Square Soft, con capolavori come Final Fantasy, Xenogears e Chrono Trigger, la compagnia nipponica aveva raggiunto un successo che ancora oggi fatica a replicare sotto il nome di Square Enix, ma ogni cosa è destinata a finire.
Molte delle menti geniali dietro alcuni dei titoli che più amiamo, durante quel periodo decisero di lasciare Square Soft per mettersi in proprio e fondare studi indipendenti, dando libero sfogo al loro estro creativo.
Hiroki Kikuta che aveva già dimostrato le sue capacità lavorando come Sound Director e Composer sulla serie di Secret of Mana, sentiva il bisogno di avere più controllo sulle opere per cui componeva, e fondò quindi Sacnoth.
La prima opera che questo studio nascente sfornò è quella che approfondiremo in questo nuovo “Sguardo al passato”. Nei panni di Director, Lead Producer, Lead Composer, Lead Writer e Scenario Planner, Hiroki Kikuta ci ha consegnato una piccola perla dimenticata dal tempo: parliamo di Koudelka.
Incipit narrativo
Il gioco si apre presentandoci la protagonista dell’avventura, Koudelka, che cavalca verso un tetro monastero nel mezzo delle campagne del Galles. Qui, dopo essere entrata, fa la conoscenza di un ladruncolo londinese di nome Edward, che sembra gravemente ferito.
Mentre i due parlano, vengono attaccati da uno strano ibrido tra un lupo mannaro e un grosso insetto, ma fortunatamente Koudelka dimostra di essere in grado di badare a sé stessa e mette in luce le sue doti magiche.
Dopo aver ucciso la creatura e curato Edward, che rimane sorpreso dai poteri della donna, i due iniziano la loro avventura esplorando i corridoi bui e coperti di cadaveri di questa chiesa abbandonata, entrambi con obiettivi ben diversi.
La narrativa di Koudelka è davvero particolare: al contrario di molti JRPG, dove i cattivi di turno hanno poteri divini, questo videogame vuole rimanere con i piedi per terra. È ambientato nel nostro mondo, con città reali, e il carattere dei protagonisti è squisitamente realistico.
Infatti, il party di personaggi, che inizia come un duo ma si trasforma in un trio nel corso dell’avventura, è caratterizzato in modo intelligente. Sono tre personaggi molto diversi tra loro, che passano quasi tutto il tempo a odiarsi, ma che vengono tenuti uniti per necessità.
Koudelka, una zingara medium, sente il bisogno di aiutare gli spiriti che incontra durante il gioco ed è stata richiamata al monastero dai loro lamenti di dolore. Edward, d’altro canto, vuole solo mettere le mani su qualcosa di valore e svignarsela il prima possibile.
Se poi a questa strana coppia aggiungiamo un prete bigotto di nome James, che guarda dall’alto in basso praticamente l’intera plebe britannica, allora i fuochi d’artificio sono assicurati.
Questo costante, o quasi, battibecco potrebbe risultare davvero tedioso, eppure il gioco riesce a presentare i protagonisti e le loro idee in modo tale da risultare sempre divertente, offrendo anzi non pochi spunti di riflessione sulla mentalità del tempo.
Nessun personaggio, infatti, è bidimensionale o stereotipato. Se Koudelka è una classica maga bianca in cerca di redenzione per le anime dannate, allo stesso tempo è anche una donna tutta d’un pezzo che affronta il pericolo a testa alta e con una forte vena umoristica, accompagnata da una lingua tagliente che lascia il segno.
Insomma, sono riusciti a creare qualcosa di davvero speciale e particolare, anche grazie al fatto che l’avventura dura più o meno nove ore e riesce a concentrare tutto ciò che vuole dire senza perdersi in momenti morti o noiosi.
Gameplay
A un primo sguardo, Koudelka potrebbe sembrare l’ennesimo clone di Resident Evil, con telecamere fisse e tank controls, accompagnati da un’ambientazione spaventosa e da mostri grotteschi. Eppure, il gameplay dei due giochi non potrebbe essere più diverso.
Se l’esplorazione del monastero è costellata da chiavi da trovare ed enigmi da risolvere, il combattimento si presenta a turni e con un sistema intricato che si distacca benissimo dagli esponenti del genere del tempo.
La tensione delle scelte
Molti degli horror moderni basano i loro spaventi su movimenti rapidi e sequenze adrenaliniche. Koudelka, invece, adotta un approccio molto più orientale all’horror e ci costringe a rimanere in lunghi combattimenti con mostri orripilanti, dandoci il tempo di osservarli anche fin troppo bene.
Infatti, gli incontri casuali ci gettano in una schermata a scacchiera dove possiamo controllare i nostri tre avventurieri e posizionarli dove preferiamo. Abbiamo a disposizione diverse opzioni, ma principalmente, in un turno possiamo muoverci ed effettuare una seconda azione principale.
Come azione principale si intende attaccare con magie o armi, usare oggetti o cedere il proprio turno. È un sistema rudimentale ma che offre in realtà la giusta quantità di strategia senza risultare mai troppo complesso per chi si approccia a un gioco del genere per la prima volta.
Gli incontri casuali hanno la giusta frequenza e, non durando un’infinità di ore, il gioco ci permette di fare level up abbastanza in fretta, il che ci porta a un’altra meccanica davvero interessante.
Ogni volta che avanzeremo di livello, avremo la possibilità di aumentare le statistiche dei nostri personaggi. Abbiamo a disposizione otto attributi e, se alcuni sono abbastanza autoesplicativi come Forza e Vitalità, altri presentano bonus leggermente più criptici.
In ogni caso, usando le statistiche giuste, possiamo costruire i personaggi in modi molto vari: concentrarci sulla magia o sul corpo a corpo, ma anche scegliere di usare solo armi da fuoco, conservando le munizioni, e fare da supporto con magie di buff e debuff.
Le possibilità sono davvero tante e, anche se i personaggi hanno chiaramente delle caratteristiche base che li rendono più idonei di altri per certi ruoli, con il giusto investimento tutti possono ricoprire un posto specifico nella squadra.
Inoltre, le armi trovate sono generate randomicamente e presentano attributi diversi a ogni partita. Questo giova particolarmente alla rigiocabilità di Koudelka.
Le insidie del Monastero Nemeton
Come in ogni survival horror che si rispetti, la strada ci verrà spesso sbarrata da enigmi ambientali e porte chiuse a chiave. Tuttavia, la maggior parte delle volte basterà trovare l’oggetto giusto da usare nel posto giusto.
La soluzione, però, non è sempre ovvia e spesso saremo costretti a rivisitare diverse aree del monastero in cerca di un indizio in più o di qualcosa che ci è sfuggito durante le nostre prime visite.
Il backtracking, però, non risulta mai frustrante grazie al fatto che ci troveremo ad affrontare nemici diversi tra loro e a guadagnare utilissimi livelli. Inoltre, il monastero presenta una miriade di shortcut che ci faciliteranno notevolmente il rivisitare le zone esplorate in precedenza.
Nonostante il monastero sia l’unica ambientazione del gioco, è abbastanza variegato da non risultare mai noioso. Infatti, si passerà dai soliti corridoi tetri illuminati da fioche candele a lussureggianti giardini e ampie terrazze, che mettono in mostra quanto gli sfondi pre-renderizzati possano essere evocativi.
Comparto artistico e tecnico
Il comparto artistico di Koudelka è davvero ben fatto. Come la maggior parte dei giochi dell’epoca, sfrutta sfondi pre-renderizzati e modelli tridimensionali per ambientazioni e personaggi. I protagonisti e i mostri sono particolarmente curati e ricchi di dettagli, come pezzi di carne grondanti di sangue e appendici pronte ad afferrarci.
Gli ambienti e il character design sono davvero ispirati. È noto, infatti, che Hiroki Kikuta abbia portato il team di sviluppo in Galles per fare ricerche approfondite sui borghi e castelli medievali, sforzi che hanno chiaramente dato i loro frutti.
Per quanto riguarda le OST, invece, sono semplicemente tra le migliori della generazione: semplici ma evocative e con una personalità che difficilmente si può ritrovare nelle composizioni moderne, se non nei grandi nomi dei titoli AAA.
Il comparto tecnico, come al solito quando rivisitiamo queste vecchie glorie, è una botte di ferro e non abbiamo riscontrato nessun calo di frame o problemi tecnici.
Conclusioni
Koudelka è una strana miscela di generi diversi, ma che funziona sorprendentemente bene. Il paragone che più si adatta è ovviamente quello con il primo Parasite Eve, ma in questo caso il mix presentato funziona persino meglio.
Avere un party intero da gestire, per quanto piccolo, aumenta comunque le scelte strategiche, e il confinare il giocatore in un unico posto ricco di trabocchetti accentua il feeling da survival horror.
Il gioco ebbe abbastanza successo da dare vita a una piccola saga che proseguì su PS2 con il nome di Shadow Hearts, ma rimane una gemma nascosta agli occhi della massa che merita davvero di essere giocata di più. Possiamo essere certi che, se gli darete una possibilità, non ne rimarrete delusi.
Seguiteci sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.