I fan delle storie investigative sanno bene quanto sia raro trovare un’opera che metta davvero il giocatore al centro dell’indagine, lasciandogli il piacere di scoprire il colpevole e potendo contare unicamente sul proprio intuito.
Troppo spesso ci troviamo difatti davanti a titoli che, per garantire una narrativa avvincente ed una progressione degli eventi fluida, finiscono per tenerci costantemente per mano nella risoluzione dei casi, bombardando il giocatore con indizi fin troppo espliciti e trasformando l’esperienza in un semplice percorso guidato.
Ed è proprio qui che Shadow of Doubt entra in gioco: grazie alla sua generazione procedurale, il giocatore si troverà immerso in un numero concettualmente infinito di casi, dove dovrà fare affidamento solo sulla propria capacità deduttiva.
Il potenziale di questo gioco è semplicemente enorme, e non esageriamo quando vi diciamo che potrebbe facilmente posizionarsi tra i migliori titoli investigativi mai creati.
Ma ora che è finalmente uscito dall’accesso anticipato ed ha fatto il suo debutto digitale anche su console, la domanda sorge spontanea: sarà davvero riuscito a mantenere le altissime aspettative?
Scopritelo nella nostra recensione!
INCIPIT NARRATIVO
In Shadow of Doubt, nonostante l’assenza di una narrativa lineare a guidarci attraverso la storia, verremo immediatamente catturati dal fascino della sua ambientazione tanto suggestiva quanto intrigante.
Ci troviamo in una realtà alternativa, una versione del nostro mondo dove un solo evento ha riscritto il corso della storia: l’assassinio di Enrico IV di Francia non è mai avvenuto.
Questo singolo dettaglio ha innescato una serie di conseguenze inaspettate e attentamente descritte, che hanno portato ad una rivoluzione industriale anticipata in terre francesi ed alla fondazione degli United Atlantic States (UAS).
La nostra avventura si svolge quindi nel 1979, ma in una versione distopica di quell’epoca: città isolate, sovrappopolate e soffocate da una nebbia tossica, causata dalle ricadute radioattive, e dal drammatico innalzamento dei mari provocato dal riscaldamento globale. L’aria è avvelenata e i segni di una civiltà in declino sono ovunque.
In questo mondo oscuro e claustrofobico, vestiamo i panni di un ex-poliziotto, disposto ad offrire il suo aiuto alle forze dell’ordine ormai ridotte all’osso, grazie all’esperienza maturata negli anni e ad una vasta gamma di strumenti e strategie.
Ma nulla è così semplice, e sebbene sia legale per i cittadini contribuire alle indagini, le leggi impongono restrizioni severe, rendendo quasi impossibile risolvere i casi senza infrangere qualche regola.
A prescindere dai metodi o dalle missioni intraprese, l’obiettivo finale del giocatore è accumulare sufficienti “crediti sociali” così da poter finalmente andare in pensione e sfuggire a questa vita logorante.
Il mondo creato da Shadow of Doubt è tanto cupo quanto stimolante, ed il gioco si distingue per il suo perfetto connubio tra estetica noir e richiami all’universo cyberpunk.
Tuttavia, tutto ciò rimane solo in superficie in quanto questo avvolgente contesto distopico, che ci viene presentato nei primi istanti del gioco, non incide realmente sul gameplay che si compone unicamente di una serie di casi sconnessi tra loro.
La peculiarità del titolo risiede infatti proprio nella sua generazione procedurale quasi totale, che rende ogni playthrough unica grazie alla creazione di un mondo di gioco completamente diverso ad ogni nuova partita, con eventi casuali che rendono impossibile anticipare o “spoilerarne” gli sviluppi.
Questo elemento di imprevedibilità è senza dubbio uno degli aspetti più interessanti di Shadow of Doubt, ma porta con sé anche alcune problematiche significative, soprattutto in termini narrativi.
Le motivazioni dietro agli omicidi, per esempio, risultano spesso inesistenti o prive di logica, con la maggior parte degli assassinii che avviene senza un vero movente: due NPC si conoscono, ed improvvisamente uno decide di uccidere l’altro, senza che ci siano spiegazioni sensate.
Di conseguenza l’enorme potenziale dell’ambientazione viene sprecato, lasciando che sia la sorte a guidare l’intera esperienza investigativa con un sistema di dialoghi casuali, limitato ad una breve lista di frasi predefinite che riduce notevolmente l’impatto narrativo.
Ciò nonostante, in alcune situazioni questo approccio riesce ugualmente a dare vita ad investigazioni avvincenti e coinvolgenti, anche se molte altre volte le indagini risultano purtroppo banali o addirittura impossibili da portare a termine.
I giocatori più creativi troveranno comunque il modo di sfruttare al meglio il mondo di Shadow of Doubt, trasformando le loro sessioni in veri e propri momenti di “role-playing”.
Qui sarà la nostra immaginazione a prendere il comando, permettendoci di costruire una storia in pieno stile noir con noi stessi nei panni di un detective che cerca di dare un senso al caos che lo circonda.
Questo approccio è reso possibile dall’eccezionale immersività offerta dal gioco, che ci trascina profondamente nel suo universo con le sue strade avvolte nella nebbia, le ombre che si allungano sugli edifici industriali e l’atmosfera densa di mistero che creano il terreno perfetto per chi desidera interpretare il proprio ruolo fino in fondo.
GAMEPLAY
Shadow of Doubt offre una meccanica di base semplice ma ricca di potenziale, dove spetta interamente al giocatore scoprire come sfruttarla al massimo per risolvere i casi che gli vengono assegnati.
Alla base di tutto c’è una visuale in prima persona che ci permette di esaminare tutti i dettagli delle scene del crimine, dove ogni oggetto, anche quello apparentemente insignificante, può essere ispezionato ed analizzato alla ricerca di prove cruciali.
Il mondo di gioco è totalmente interattivo: possiamo entrare in qualsiasi edificio, sfondare la porta di ogni appartamento, esplorare una città viva e pulsante popolata da centinaia di NPC unici, ciascuno con la propria routine giornaliera generata al momento.
Ognuno ha personalità, aspetto fisico, hobby e relazioni sentimentali completamente casuali, e chiunque, in qualsiasi momento, può diventare un assassino.
L’omicidio potrebbe avvenire per strada, proprio davanti ai nostri occhi, o potremmo vederlo accadere mentre osserviamo il quartiere dalla finestra di casa.
Nel nostro provato è successo persino di sorprendere il killer bloccato sulla scena del delitto dalle porte di sicurezza, rendendo il suo arresto praticamente immediato una volta esclusa la possibilità che fosse un semplice vicino.
Ma è quando il colpevole riesce a sfuggire, che il vero lavoro inizia.
Una volta arrivati sulla scena del crimine, l’indagine richiederà attenzione ad ogni minimo dettaglio: impronte digitali, tracce di sangue, l’analisi del corpo della vittima, documenti personali, e persino la misura delle scarpe. Tutto può essere analizzato ed inserito sulla nostra lavagna virtuale, dove potremo tracciare connessioni tra prove e sospettati nella speranza di trovare il colpevole prima che sia troppo tardi.
Se infatti il caso ci dovesse richiedere troppo tempo per risolverlo, magari a causa di una mancanza di prove decisive, il nostro killer colpirà di nuovo, portando con sé un’altra sventurata ed innocente vittima.
Ma con ogni nuovo omicidio aumentano anche le tracce da seguire, offrendoci un’ulteriore opportunità per avvicinarci alla sua identità e, infine, catturarlo.
Perdersi in un bicchiere di Starch Kola
Allora, Shadow of Doubt è davvero quel miracolo videoludico che ci permette di immergerci in intricati casi investigativi, con una profondità senza pari? La risposta breve, purtroppo, è un dispiaciuto e secco “no”.
Tuttavia, c’è una risposta più sfumata, che si colloca a metà strada: nonostante il gioco ci abbia completamente assorbito, tanto da monopolizzare il nostro tempo libero con l’intenzione di continuare anche oltre la sede di recensione, presenta problematiche serie che non dovrebbero assolutamente essere presenti nella release di una versione 1.0.
Il sistema di generazione procedurale, per quanto ambizioso, non funziona ancora perfettamente e, come accennato parlando della trama, alcuni casi risultano impossibili da risolvere a causa di una creazione casuale che non garantisce un numero sufficiente di indizi o prove.
Questo può portarci a situazioni frustranti, dove ci ritroviamo senza nulla di concreto su cui lavorare e in cui dovremo necessariamente aspettare che il killer colpisca ancora.
Un esempio semplice ma lampante è dato da una missione secondaria dove dovevamo trovare ed arrestare un individuo pericoloso, ma l’unica descrizione che abbiamo ricevuto (anch’essa generata casualmente) era “biondo” e amante della musica.
Con così pochi dettagli, l’unico modo per progredire era bussare porta per porta, sperando di imbatterci in qualcuno che corrispondesse anche solo vagamente a quella descrizione.
Finiremo così alle prese talvolta con compiti talmente semplici da risultare ridicoli, mentre altre volte con misteri avvincenti che stimoleranno davvero le nostre capacità investigative, e poi ci sono quei casi completamente irrisolvibili o frustranti che ci faranno venir voglia di sbattere la testa contro il muro.
L’esperienza offerta da Shadow of Doubt diventa quindi una sorta di roulette russa virtuale in cui ogni colpo è generato proceduralmente, lasciando il nostro destino incerto fino a quando non accettiamo il caso.
A peggiorare ulteriormente la situazione è l’eccessiva ripetitività e monotonia che affiorano dopo qualche ora di gioco.
Adesso, probabilmente starete pensando: “Ma come? Non è tutto generato proceduralmente e quindi potenzialmente infinito?”; ebbene, anche qui la risposta richiede un ragionamento più approfondito.
È vero che il gioco genera prove e situazioni casuali, ma lo fa sempre partendo da una manciata di scenari di base, circa cinque o sei, che si ripetono costantemente anche se mascherati da nomi e dettagli diversi.
Basterà così capire il tipo di assassino che dovremo affrontare — che si tratti di un cecchino, uno stalker o un membro di una setta — per avere già una conoscenza completa riguardo le sue modalità d’azione in quanto i comportamenti dei serial killer saranno sempre identici, rendendo i casi progressivamente più prevedibili.
Nonostante ci sia una discreta varietà di situazioni per le prime ore di gioco, oltrepassata una certa soglia si cade in una monotonia che uccide la suspense, e dopo aver compreso le meccaniche di base e imparato alcuni trucchi per velocizzare le investigazioni, la maggior parte dei casi si risolverà in tempi brevi senza che venga richiesto uno sforzo mentale significativo. Ed è davvero un peccato, perché il gioco è estremamente divertente nelle fasi iniziali, e durante il suo accesso anticipato prometteva un potenziale senza precedenti.
Sembra quasi che il creatore abbia avuto fretta di lanciare il titolo, forse per concentrarsi su altri progetti futuri, sacrificando l’enorme profondità di gameplay che il gioco poteva facilmente ottenere.
Nonostante ciò, è difficile trovare titoli investigativi capaci di catturarci così profondamente come Shadow of Doubt e, per questo motivo, resta degno di nota per la sua idea di base e per gli enormi passi avanti fatti nell’offrirci una genuina esperienza investigativa, che meriterebbe assolutamente di essere sviluppata ulteriormente.
Un mondo privo di logica
Credeteci, vorremmo davvero poterci concentrare solo sugli aspetti positivi di Shadow of Doubt ignorando quelli che però sono a tutti gli effetti difetti talmente grossi che rischiano di compromettere l’intera esperienza di gioco.
Uno dei problemi più gravi riguarda sicuramente l’IA degli NPC, che è così malfunzionante da risultare quasi comica e finisce per rendere il gioco infinitamente più semplice, riducendo molte delle sue meccaniche ad inutili orpelli.
Il primo problema è la pessima memoria a breve termine di ogni singolo individuo che, dopo essere stati messi fuori combattimento, al loro risveglio dimenticano completamente ciò che è successo e qualsiasi motivo di risentimento nei nostri confronti.
Anche se non avete un’arma a portata di mano – per quanto basterà tirargli un oggetto qualunque per metterli K.O. – vi basterà fuggire per pochi minuti e non subirete alcuna conseguenza, potendogli persino svaligiare la casa e arricchirvi alle loro spalle senza la minima ripercussione.
Il mondo di Shadow of Doubt si presenta così come un universo senza regole, dove gli NPC sono talmente “stupidi” che il modo più facile per risolvere un caso è infrangere tutte le leggi senza preoccuparsi di essere catturati.
Per darvi un’idea delle situazioni assurde in cui potreste finire, durante una nostra investigazione illegale abbiamo fatto rumore e attirato un poliziotto che, alla nostra vista, e non stiamo mentendo, anziché arrestarci è corso verso il bagno per soddisfare un improvviso bisogno fisiologico.
Per quanto non vi nascondiamo che queste scene ci hanno strappato qualche risata ed il fatto di poter facilmente “neutralizzare” gli abitanti del mondo abbia reso il gioco meno frustrante e lento, è evidente che tutto ciò avviene a scapito dell’immersione.
Certo, come dicevamo prima si potrebbe decidere di fare “role-playing” e fingere che gli NPC non siano dei veri e propri idioti, ma onestamente ci aspettavamo molto di più da un titolo che ha avuto un intero anno di accesso anticipato per risolvere questi problemi.
È tutto da buttare?
Assolutamente no! Shadow of Doubt rappresenta una straordinaria esperienza investigativa come raramente si è visto nel panorama videoludico, e anche se dal punto di vista narrativo ci sono altri giochi più curati, è difficile trovare un gameplay altrettanto profondo nonostante i numerosi difetti.
Questo è un gioco che richiede un certo livello di comprensione e, nelle prime ore, potrebbe sembrare ostico anche a causa di un tutorial che si limita a spiegarvi solo una minima parte di tutto ciò che potete effettivamente fare.
Tuttavia, una volta che avrete imparato a padroneggiare le sue meccaniche, la soddisfazione di risolvere un caso basandosi solo sulle proprie abilità investigative è impagabile.
Speriamo solo che il gioco possa ricevere aggiornamenti in futuro, anche se sembra essere stato un po’ abbandonato a sé stesso dopo il rilascio della versione 1.0, dato che qualche correzione anche a lungo termine potrebbe risolvere molti dei problemi attuali.
Nonostante tutto, Shadow of Doubt rimane un’esperienza che vale assolutamente la pena provare, soprattutto per gli appassionati del genere investigativo e di storie noir, con il rischio che possa addirittura crearvi dipendenza.
COMPARTO ARTISTICO E SONORO
Dal punto di vista estetico c’è poco da dire: Shadow of Doubt non punta sicuramente sull’aspetto grafico o sonoro per impressionare.
Non vogliamo certo affermare che l’atmosfera noir non sia ben realizzata, con città nebbiose e oscure che fanno un ottimo lavoro nel creare il giusto scenario per un’avventura investigativa, ma il gioco si ferma qui.
La grafica è estremamente semplice, con una pixel art funzionale che, pur riuscendo a presentare le scene, non cerca di stupire con dettagli complessi o uno stile particolarmente memorabile.
Vista però l’enorme profondità del gameplay è comprensibile non voler mirare più in alto, poiché una grafica più avanzata potrebbe penalizzare le performance del gioco, rendendolo ingiocabile su dispositivi meno potenti.
Ciononostante uno degli aspetti tecnici che merita sicuramente una critica è l’illuminazione. Spesso, le scene risultano o troppo buie, anche utilizzando la torcia, o eccessivamente luminose e abbaglianti, creando uno sbilanciamento nelle luci che può complicare l’osservazione dei dettagli delle scene.
Anche il comparto sonoro segue questa filosofia del “funzionale ma non sorprendente”, con una colonna sonora composta da poche tracce brevi ispirate all’ambientazione noir, che accompagna l’azione senza mai risaltare più del necessario.
Tuttavia, la loro scarsità si fa sentire: appaiono in momenti sporadici e, una volta terminata una ost, questa non viene sostituita da altra musica ma solo da un angosciante silenzio che può risultare eccessivo ed alienante nel lungo termine.
Un’altra piccola ma significativa pecca è l’assenza di qualsiasi effetto sonoro durante i dialoghi degli NPC.
Non ci aspettavamo di certo un doppiaggio completo, ma anche un semplice “gibberish” in stile Animal Crossing avrebbe reso l’esperienza meno statica ed aiutato a sentirci meno soli in un mondo già di per sé molto silenzioso.
COMPARTO TECNICO
Ci dispiace concludere questa recensione con un’altra nota negativa, ma l’aspetto tecnico di Shadow of Doubt lascia molto a desiderare: durante la nostra esperienza ci siamo trovati a dover affrontare numerosi tipi di bug, che spaziano da quelli grafici a veri e propri problemi di gameplay.
In particolare, i primi sono legati alla natura procedurale del gioco, con texture si contrappongono ad altre già esistenti, creando scenari illeggibili e confusionari.
Abbiamo affrontato molte situazioni decisamente peculiari, come NPC che si incastravano e compenetravano, oggetti chiave che scomparivano, e altre anomalie che, purtroppo, ci hanno costretto più volte a cercare soluzioni online. La risposta tipica che abbiamo trovato? “Il bug non si può risolvere, vi conviene archiviare il caso e cercarne uno nuovo.”
Nel contesto di un rilascio ufficiale queste problematiche non dovrebbero esistere, e speriamo sinceramente che il team di sviluppo possa risolverle il prima possibile, in quanto è pressoché deludente notare che, nonostante l’uscita dall’accesso anticipato, questi problemi siano ancora così comuni e gravi.
Ringraziamo Pressengine per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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