Pochi giochi riescono ad affrontare argomenti profondi e realistici con la stessa eleganza e delicatezza di To The Moon.
L’opera di Kan Gao non ha bisogno di molte presentazioni, essendo uno degli indie più amati e conosciuti dai giocatori di tutto il mondo.
Il titolo è stato uno dei primi a dimostrare che, nonostante un budget ridotto e un team di sviluppo limitato, i videogame possono competere a livello narrativo con i colossi del settore.

In un periodo in cui molte delle trame sembrano scritte con lo stampino e i dialoghi intrisi di spiegazioni la fanno da padrone, è davvero impressionante ritornare a vivere una storia tanto semplice, ma sentita e personale.
Stando a quello che ha raccontato il caro Gao, l’idea per questo videogioco è venuta quando la dipartita di suo nonno era ormai prossima, e lo sviluppatore si è posto la domanda che attanaglia il cuore di più o meno tutti: ‘Quando sarà il mio momento, sarò felice della vita che ho condotto?’

Un concetto particolarmente complesso da affrontare, racchiuso in un titolo dal caratteristico stile 16-bit.
Sarà riuscito To The Moon a convogliare la complessità di queste emozioni?
Scopriamolo nella recensione di oggi.


Incipit narrativo

Il gioco si apre su una strada, dove due dottori hanno appena sfasciato la propria macchina nel vano tentativo di evitare uno scoiattolo.
Fortunatamente, i due protagonisti Rosalene e Watts ne sono usciti indenni e ci rivelano il motivo del loro giretto notturno.
Poco lontano dal luogo dell’incidente vi è una villa in cui vive il loro prossimo paziente, il quale aveva tempo prima stipulato un accordo con l’azienda Sigmund Corp.
Dopo qualche battuta sagace, i due arrivano in orario e vengono accolti dalla badante, che li scorta fino alla stanza di un anziano di nome Johnny Wyles.

L’uomo ha chiaramente poco da vivere, ma la cosa non sembra preoccupare i dottori, che, aspettandosi una situazione simile, si limitano a chiedere a Johnny quale sia il suo ultimo desiderio.
La sua richiesta si rivela tanto semplice quanto impossibile: andare sulla luna.

La narrativa di To The Moon è il punto forte dell’opera; fin dalle prime battute di gioco, è evidente quanto i dialoghi siano scritti con una certa maestria, incarnando il giocoso spirito delle vecchie glorie in 16-bit come Chrono Trigger o Earthbound, ma con un twist realistico che rende il titolo più unico che raro.

L’inizio della storia è volutamente poco chiaro, veniamo gettati in medias res, come lo sono anche i due dottori che interpreteremo.
Fra un dialogo e l’altro ci viene spiegato che in questo mondo è possibile rivivere i propri ricordi e modificarli tramite un’operazione speciale di cui Rosalene e Watts sono esperti.
Prendiamo quindi il ruolo di spettatori nella vita di Johnny, che si rivela essere un personaggio scritto a tutto tondo, con molti momenti di puro amore, ma anche giornate cupe e traumi. Ne vivremo in ogni caso quasi la totalità, andando a ritroso dalla sua vecchiaia fino all’infanzia, in un viaggio che ci permetterà di conoscerlo al pari di un amico.

Il gioco, tuttavia, non si concentra solo su Johnny, ma riesce ad approfondire anche la vita ed il carattere dei due dottori durante l’avventura. Se all’inizio per loro si tratta soltanto dell’ennesimo lavoro, col passare del tempo i loro commenti inappropriati cederanno il posto a scene davvero emozionanti e di profonda empatia.
Non tutto, però, è concentrato solo su lacrime e dolore; anzi, il gioco riesce a tenersi in un perfetto equilibrio tra commedia e tragedia, caratteristica che difficilmente si ritrova nei videogiochi che fin troppo spesso pendono in uno dei due estremi.


Gameplay

Il gameplay di To the Moon invece è per intero il suo punto dolente, ma andiamo con ordine.
Si tratta di un’avventura grafica in cui ci muoveremo per gli ambienti/memorie in cerca di oggetti che ci apriranno il collegamento a uno strato più profondo della psiche di Johnny.
Una volta trovati i cinque oggetti, ci si aprirà davanti un semplice puzzle in cui dovremo completare un’immagine muovendo i tasselli.

Sono anche presenti alcuni piccoli intermezzi in cui dovremmo premere dei tasti per degli obiettivi leggermente più dinamici, come dover evitare delle semplici trappole sul pavimento, ma si tratta di scene così corte e così lontane tra loro che faticano a lasciare il segno.
La ripetitività del gameplay proposto trasformerà a tutti gli effetti i segmenti di esplorazione in delle sequenze di attesa per il raggiungimento del prossimo dialogo.

Secondo la nostra modesta opinione, il titolo avrebbe guadagnato in giocabilità se fosse stato proposto come una semplice Visual Novel, tagliando magari l’eccesso di azioni tanto ripetitive da risultare pesanti per il giocatore.
Un vero peccato, perché la storia raccontata vale davvero la pena di essere vissuta, ma alcuni potrebbero perdere interesse prima di raggiungere l’emozionante finale se non riuscirete a superare l’esplorazione di ambienti relativamente piccoli e con davvero poco da fare o vedere.

Ad ogni modo, lo stile RPG Maker di To The Moon fa parte della sua identità in quanto classico e le successive evoluzioni del brand sono riuscite a sfruttare sempre meglio le limitazioni dell’engine che le ospita.


Comparto artistico e tecnico

Usando il motore RPG Maker, il gioco si ispira pesantemente alla quarta generazione videoludica; tuttavia, analizzando altri titoli che sfruttano questo motore grafico, abbiamo spesso notato che una certa inventiva nell’utilizzarlo può fare la differenza.
Come Ib (di cui potete trovare la nostra recensione qui),To the Moon riesce ad aggirare le limitazioni del motore grafico e a riproporre sprite che non solo risultano parecchio piacevoli, ma anche animate in maniera sorprendente per un gioco del genere.

Una nota di merito va anche alla colonna sonora, che con brani composti al pianoforte dallo stesso Kan Gao, riesce a scavarsi un posto nel cuore dei giocatori con melodie e canzoni che sono rimaste impresse nella mente di molti, davvero impossibile sentire le note di For River e non avere un colpo al cuore:


Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, invece, non c’è molto da dire: il gioco è solido e non presenta alcun glitch o bug che infici l’esperienza anche nella sua versione per Playstation 5.


Ringraziamo TinsleyPR per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
Seguiteci sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

To The Moon (PS5)
In conclusione
To The Moon è un videogioco particolare: nonostante sia molto carente nel lato gameplay, riesce a farci soprassedere a ogni difetto grazie alle emozioni che suscita con la sua scrittura sublime. Tuttavia, nonostante i personaggi siano ben approfonditi e la trama solida, stiamo comunque parlando di un videogioco e non di un libro. Presentando una sezione di gameplay comunque ampia e ripetitiva, è impossibile non darvi un certo peso. Quindi, per rispondere alla domanda posta all’inizio di questa recensione, sì, il gioco riesce a convogliare le emozioni in maniera magistrale, ma non senza incorrere nelle limitazioni del caso. Per chi, però, cerca solo una bella storia da vivere, To The Moon è un classico che si eleva tra le migliori produzioni del suo genere.
Pregi
Trama profonda e con temi importanti
Personaggi ben scritti
OST emozionante
Difetti
Gameplay molto carente
8
Voto

Di Emanuele Annunziata

Cresciuto a pane e videogames, amante dei Survival horror e anime anni ottanta. Particolarmente interessato a tutti i vecchi giochi che oramai sono finiti nel dimenticatoio.