Dopo aver trattato nel dettaglio il comparto giocatore singolo di quest’ultimo capitolo di Call of Duty, dedicheremo l’interezza di questa seconda parte a riesaminare la componente online, fra multigiocatore e zombies.

Non c’è alcun dubbio nel constatare come la serie tenda ormai a dare un’importanza primaria all’ecosistema online, e non si tratta di certo di una novità. Come dimenticare quei lontani pomeriggi passati a bordo dell’originale Hijacked di Black Ops II, o le innumerevoli ore passate a sfoltire le orde di zombies nazisti in Kino Der Toten, la “vera” esperienza di Cod inizia concretamente una volta completata la campagna.

Ebbene, tenendo conto delle nostre prime impressioni sulla modalità multigiocatore, uscite in concomitanza della beta chiusa dello scorso mese, siamo finalmente pronti a dire la nostra sull’esperienza online di questo nuovo titolo.

Recensione Call of Duty: Black Ops 6 (Multigiocatore) – Un sospiro di sollievo‎ ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎

IL GAMEPLAY – MULTIGIOCATORE

Una delle poche ma fondamentali certezze quando ci troviamo a recensire un nuovo capitolo di Call of Duty risiede nella capacità di tutti i team di sviluppo coinvolti nel realizzare uno shooting sempre più soddisfacente e rifinito.
Non è quindi un caso che il multigiocatore di Call of Duty Black Ops 6, analizzato nelle sue componenti di gameplay più basilari, offre delle sensazioni eccezionali.

Ciò che intendiamo dire nello specifico è che i comandi sono estremamente responsivi, che l’impatto dei colpi è profondo e soddisfacente e che il movimento, per come concepito attraverso l’omnimovement, rappresenta il prossimo step evolutivo in termini di gameplay della saga.

Ne abbiamo già parlato nelle nostre prime impressioni: questo nuovo sistema permette al giocatore di compiere una varietà di azioni adrenaliniche impossibili nelle scorse iterazioni. Ad esempio, vi è la possibilità di lanciarsi a terra sparando (alla Max Payne per i giocatori più acculturati), lanciarsi all’indietro, girarsi di 360 gradi in posizione distesa e persino correre al contrario. L’impatto di queste introduzioni nel ritmo di gameplay è a dir poco pesante, e la differenza è apprezzabile soprattutto nel confronto con il titolo precedente del filone Black Ops, Cold War.

Il risultato è un mix estremamente veloce e frenetico, reminiscente di quanto visto in MWIII, ma piacevolmente espanso nell’approccio al combattimento. Un buon lavoro in tal senso è stato svolto anche nella calibrazione del TTK, seppure alcune meccaniche basilari come quella dell’headshot dovrebbero essere riviste in quanto davvero poco sensate nello stato attuale.

Le modalità e le mappe

Non meno importanti nella creazione di una buona esperienza multigiocatore, le mappe di lancio di questo Call of Duty sono forse l’aspetto più debole dell’intera produzione. Al fronte delle più classiche modalità che vedranno il loro ritorno al lancio e nelle successive seasons, le 16 location finora disponibili si sono dimostrare generalmente detestabili, probabilmente a causa di un design che stenta a brillare in quasi ogni occasione.

Se da un lato c’è da premiare il team di Treyarch per aver finalmente dato nuova linfa alla saga con l’introduzione di un buonissimo numero di mappe inedite, sembra che le migliori novità siano sostanzialmente quelle già incluse nella beta diversi mesi fa.
Da un lato abbiamo Skyline, che offre un design stratificato e ricco di possibilità tattiche, dall’altra una Red Card eccessivamente grande e dispersiva, che spezza inevitabilmente il buon ritmo del gameplay. E non si tratta soltanto di un problema legato alle mappe grandi, il gioco è infatti composto per la maggioranza da location veramente piccole e dal design fin troppo minimalista, forse influenzate dal grande successo che queste hanno avuto nell’ultimo Modern Warfare.

Ad ogni modo, la possibilità di scegliere le mappe nella lobby prepartita mette una fragile toppa a questa problematica, e confidiamo nel fatto che le numerose modalità party e mappe aggiuntive che verranno incluse con le prossime stagioni potrebbero rivelarsi delle alternative migliori a quelle preesistenti.

Armeria, abilità e prestigio

Vede il suo ritorno anche l’armeria nel senso meno tedioso e complesso del termine, con lo sblocco graduale e semplificato di tutti gli accessori per il loadout selezionato. Le 7 statistiche dei Modern Warfare vengono sostituite da un sistema che ne prevede solo 4, influenzate quasi sempre positivamente dagli accessori, tranne nei casi più specifici di caricatori aumentati o silenziatori. Ne consegue un’esperienza molto più immediata e decisamente meno frustrante, che ci porterà a spendere meno tempo nei menu al fronte di un maggior focus sulle numerosissime mimetiche sbloccabili.

Fanno ritorno anche i classici perk alla Black Ops, abilità di diverse categorie che potremo combinare per ottenere una specializzazione in grado di influenzare fortemente la nostra resa sul campo di battaglia. Non manca anche la carta equipaggiabile, attraverso la quale potremo scegliere fra una varietà di comodi vantaggi, come quello del poter portare più armi primarie contemporaneamente o di sbloccare slot di accessori extra sui nostri loadout. Anche gli equipaggiamenti e gli scorestreak sono stati rinfoltiti in occasione di questa release, spaziando dai classici come l’iconico RC-XD fino a travestimenti temporanei che ci permetteranno di mescolarci nel team nemico.

Nell’analizzare la beta chiusa avevamo esposto alcuni dubbi in merito all’implementazione di alcune serie di punti, in particolare quelle aree, e siamo piuttosto soddisfatti nel dover ritirare le nostre accuse in virtù dei cambiamenti apportati poco prima del lancio.

Un’ulteriore “comeback” molto richiesto nella community è il sistema di prestigio classico che, una volta raggiunto il livello 55, permette di sbloccare alcuni oggetti e personalizzazioni uniche per poi ricominciare dal rango 1 con le armi nuovamente bloccate. Che questo sistema sia o meno più gradito di quello degli scorsi capitoli è un fattore preferenziale, e a noi in tutta onestà non dispiace.

Novità ed accessibilità

I vari inserimenti di cui vi abbiamo parlato finora fanno in qualche modo parte di quello che potremmo definire il DNA caratteristico di Black Ops, meno serioso e più arcade rispetto alla controparte di casa IW. Ed è forse con l’intenzione di perseguire questo spirito selvaggio che il team di Treyarch ha optato per il reinserimento di funzionalità come la top 3, le emote, il cinema e la miglior uccisione della partita.

Non di meno, la possibilità del tutto inedita di prendere in ostaggio un nemico attaccandolo alle spalle è un dettaglio che non stona in questa nuova produzione. Ad ogni modo, è bene specificare che queste tipicità potrebbero non fare per tutti, risultando fin troppo ironiche e forzate per i giocatori meno avvezzi.

Ovviamente, non tutte le novità di questo nuovo capitolo hanno un target specifico, e c’è molto da apprezzare nei vari cambiamenti apportati alla personalizzazione dell’interfaccia e alla sostituzione del rinomatamente pessimo Cod HQ. Gli stessi accorgimenti si possono apprezzare nella navigazione dei menu nella loro totalità, simili a quelli di MWIII ma leggermente ritoccati per apparire semplificati e ottimizzati per contenere più elementi a schermo.

I problemi

Al di là delle mappe non brillanti e dei bilanciamenti delle armi ancora imperfetti, le principali problematiche del multigiocatore di Black Ops 6 vanno ricercate nella (in)stabilità dei server di Activision. Parliamo di costanti packet burst, episodi di disconnessione continui e problemi tecnici che non risparmiano neppure la modalità a giocatore singolo.

Delegare il caricamento delle texture alla velocità della propria rete wifi può essere una tecnica intelligente per ridurre lo spazio necessario per l’installazione del gioco, ma al contempo non si possono ignorare gli effetti di questa tecnologia quando non si possiede una reta all’altezza.

Allo stesso modo, non ci sono miglioramenti apprezzabili in termini di matchmaking, con l’SBMM (Skill-Based Matchmaking) che continua a premiare e punire i giocatori a partite alterne. Un ulteriore problema che sembra di difficile soluzione è il sistema di spawn, completamente rotto in questa nuova iterazione della serie, fra ricorrenti episodi di spawnkill e infiltrazioni inaspettate negli obiettivi in mano nemica.

E, come se non bastasse, i cheater non hanno perso tempo ad invadere i server occasionalmente, anticipando addirittura l’uscita della versione di Warzone direttamente collegata al titolo in esame.
Unite questi elementi con il fenomeno rampante del desync fra i giocatori e vi troverete inevitabilmente a vivere un’esperienza di gioco spesso frustrante ed incostante.

Il futuro di Cod Bo 6

Black Ops 6, esattamente come i predecessori, ha l’arduo compito di dover tenere attiva e contenutisticamente sfamata una grossa fanbase di giocatori fra casual e grandi appassionati. La primissima season, prevista per il 14 di questo mese, sembra promettere un supporto davvero eccellente a questo capitolo della saga, introducendo 5 mappe inedite, 7 armi, varie modalità nonché una nuova location zombies. Il tutto, ovviamente, accorpato a un battle pass ricco di ricompense estetiche e progetti delle armi, ulteriormente espansi in occasione degli eventi a tempo limitato e le collaborazioni con altri brand.

Insomma, il futuro di Black Ops 6 pare brillante e noi poniamo una cauta fiducia nel team di Treyarch e nei suoi collaboratori.

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IL GAMEPLAY – ZOMBIES

Non meno importante nella valutazione di un titolo del filone Black Ops è il lavoro svolto sulla modalità zombies, che, dopo i coraggiosi esperimenti di MWIII, decide cautamente di tornare sui propri passi con una struttura round-based classicheggiante.

Mappe, Easter Eggs

Le mappe disponibili al lancio di questo nuovo capitolo sono due e radicalmente differenti fra loro: da una parte abbiamo “Terminus”, abbastanza riconoscibile e familiare nel design e nelle ambientazioni; dall’altra “Liberty Falls”, che si avvale di un’insolita ambientazione cittadina diurna.

In entrambi i casi, abbiamo a che fare con il ritorno a un gameplay classico, con l’introduzione piuttosto azzeccata dell’omnimovement. Il team non si è dimenticato di inserire anche una varietà di segreti, nonché gli easter eggs, che da sempre caratterizzano e impreziosiscono questa modalità.

In generale, non si tratta affatto delle migliori mappe di cui un titolo della saga abbia mai potuto vantarsi, tuttavia, non si può fare a meno di apprezzare l’impegno e l’innata capacità di divertire, che stavolta sono offerte senza particolari problematiche sin dal lancio.

Da segnalare anche l’immancabile contribuzione del leggendario Kevin Sherwood alla realizzazione delle soundtrack della modalità ed in particolare degli easter eggs, per i quali si è affiancato ad altri artisti talentuosi fra cui la nostra Cristina Scabbia.

Fra novità e ritorni

Tra le novità introdotte in questa nuova iterazione della modalità spiccano gli Augments, che permettono di potenziare le abilità in modo personalizzato, offrendo una varietà di opzioni vantaggiose in combattimento.
Inoltre, è stato introdotto un sistema di loot keys: sconfiggendo nemici d’élite, si ottengono chiavi da utilizzare per aprire casse speciali o armadietti, che offrono armi e potenziamenti rari. Questo, in aggiunta alla tantissime Gobblegums che verranno sbloccate con l’avanzare dei nostri progressi nella modalità.

Mettendo da parte le aggiunte da un punto di vista contenutistico, la novità forse più interessante sta nella possibilità di salvare la partita per poi riprenderla successivamente, riducendo la necessità di lunghe sessioni di gioco per completare una run soddisfacente. Sfortunatamente, questa possibilità è limitata unicamente alle partite in giocatore singolo, e si sa, Zombies è un’esperienza ancora migliore se vissuta in compagnia di un amico.

Altre introduzioni includono la possibilità di passare alla telecamera in terza persona in qualsiasi momento dal menu di gioco, le trial da completare in cambio di ricompense e il cristallo per aumentare la difficoltà per i giocatori più sprezzanti del pericolo.

Si tratta insomma di tante piccole novità ed integrazioni che si sintetizzano in un’esperienza zombies di tutto rispetto, offrendo già ora tanto da esplorare in vista dell’arrivo di future mappe e variazioni.

Recensione Call of Duty: Black Ops 6 (Multigiocatore) – Un sospiro di sollievo‎ ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎‎

Ringraziamo Activision per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
Seguiteci sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

Call of Duty: Black Ops 6 (Multigiocatore) - PC
In conclusione...
Call of Duty Black Ops 6 offre un'esperienza multiplayer rinnovata e soddisfacente, con meccaniche di gioco aggiornate e inserimenti interessanti come l'omnimovement. Sfortunatamente, il design di alcune mappe e un numero fin troppo elevato di problematiche di stabilità tecnica rischiano di compromettere fortemente il risultato. D'altra parte, il comparto zombies presenta un gameplay classico, arricchito da novità ed easter eggs di livello. L'insieme propone un'esperienza estremamente adrenalinica, con possibilità di crescita promettenti per future stagioni e aggiornamenti.
Pregi
Shooting maturo e più soddisfacente che mai
L'omnimovement cambia profondamente i ritmi del gioco
Tante aggiunte e ritorni tipici del DNA Black Ops
Modalità zombie divertente e rifinita
Difetti
Mappe di lancio dal design discutibile
Desync, crash e packet burst continui
Alcune imprecisioni nel bilanciamento delle armi
8
Voto

Di Mario Ricerni

Appassionato di videogiochi, cinema e musica, ha creato STWGames per condividere il sogno di entrare in diretto contatto con l'industria che ha ammirato sin dall'infanzia.