E se qualcuno vi avesse detto, solo qualche anno fa, che in poco tempo avremmo avuto un remake dell’ormai mitico Super Mario RPG, una remastered di Paper Mario e il Portale Millenario, e persino il revival della saga di Mario & Luigi su Nintendo Switch?
Probabilmente lo avreste preso per un sognatore o, peggio, un illuso. Eppure eccoci qui, in un anno che sembra uscito da un sogno lucido, vivendo un momento che pochi avrebbero anche solo osato immaginare: il ritorno delle tre leggendarie IP RPG spin-off di Super Mario riunite su un’unica console nell’arco di appena 12 mesi.
Non siamo certo qui a lamentarci di questa straordinaria sequenza di eventi; al contrario, non potremmo essere più entusiasti che Nintendo abbia scelto di concludere questa lista di sorprendenti rilasci con la rinascita di una delle saghe più amate e iconiche che, per quanto ci sia cara, ha avuto una storia ben più travagliata di quanto ci piaccia ricordare.
Dopo il disastro finanziario dei remake per Nintendo 3DS e il triste fallimento dello studio di sviluppo di AlphaDream, il destino della serie sembrava ormai scritto, con le avventure stravaganti dei due fratelli idraulici archiviate e relegate al silenzio di un’epoca che pareva ormai conclusa.
Ma contro ogni pronostico, Nintendo ha deciso di affidare questa storica saga ad Acquire, gli stessi talentuosi creatori di Octopath Traveler, con il supporto di alcuni membri del team originale.
Ed è così che nasce Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica, un titolo che ha il difficile compito di riportare in auge lo spirito e il fascino inconfondibile della serie: le aspettative sono altissime, e il compito affidato ad Acquire non è certo dei più semplici.
Saranno quindi riusciti a catturare quella magia unica che solo un gioco di Mario & Luigi sa trasmettere? O siamo davanti a un tentativo disperato di riportare in vita un’IP che ha già dato tutto ciò che poteva?
Scopriamolo insieme nella nostra recensione di Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica!
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TRAMA
Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica non perde nemmeno un secondo e ci immerge subito in Elettria, un mondo di gioco vibrante e ricco di colori che diventa presto il palcoscenico di questa nuova, emozionante avventura dei due fratelli baffuti.
Inizialmente smarriti dopo essere stati trasportati tramite un misterioso portale apparso dal nulla, Mario e Luigi incontrano Condina, un’abitante di queste terre che svelerà una storia ben più drammatica e distopica di quanto possa sembrare a prima vista.
Scopriremo infatti che in passato quest’arcipelago di isole era in realtà un continente prospero, con città che sorgevano attorno a un gigantesco albero che donava luce e vita a tutto ciò che lo circondava, chiamato Centralbero.
Tuttavia, con la sua improvvisa e inspiegabile caduta, tutto è cambiato e la speranza sembrava perduta per gli abitanti di Elettria, ormai rassegnati a rimanere intrappolati su piccole isole estranee senza possibilità di tornare alle loro case.
Condina, l’ultima elettriniera rimasta, ha l’importante compito di prendersi cura del nuovo Centralbero, piantato proprio da lei su una bizzarra isola dalla forma di un veliero, che diventerà il nostro hub principale oltre che il mezzo con cui navigare i mari del gioco.
Spinti dalla voglia di aiutare e dal loro spirito eroico, Mario e Luigi non possono più restare inerti, e decidono così di unirsi alla giovane ragazza nel suo nobile intento: “de-isolare” ogni isola dell’arcipelago, ristabilendo un collegamento tra il nuovo Centralbero e i 16 fiorfari sparsi nei quattro mari che compongono la mappa di gioco.
Accompagnati da Presus, una strana creatura che detesta essere scambiata per un maiale e che sostituisce i tradizionali aiutanti dei capitoli precedenti, ci imbarchiamo quindi in questo nuovo viaggio nautico con l’ambizioso obiettivo di riunificare il continente.
Tuttavia, la missione si rivelerà tutt’altro che semplice, e a ostacolarci infatti sarà presente un gruppo di misteriose figure i cui piani sembrano celare obiettivi ben più profondi di quanto appaia inizialmente.
Mario & Luigi: Fraternauti alla carica ci trasporta così in un’avventura leggera e piacevole, offrendo una storia accessibile a giocatori di ogni età che, pur mantenendo sempre un tono spensierato, non rinuncia a piccoli spunti di riflessione che arricchiscono l’esperienza senza mai risultare fuori luogo.
Non aspettatevi ovviamente una narrazione rivoluzionaria come quella dei migliori capitoli della serie o dei titoli più ambiziosi dell’idraulico baffuto. Qui il team di sviluppo ha scelto invece un approccio più sicuro che non osa stravolgere le aspettative, ma si limita a costruire una trama solida e piacevole che risulta perfetta per il tono del gioco.
La struttura narrativa si costruisce tra i mari, dove ciascuno racchiude una macrostoria suddivisa in quattro isole con ambientazioni, problemi e tematiche uniche. Passeremo da scenari esilaranti, labirinti confusionari, competizioni culinarie a intricati misteri da risolvere in pieno stile investigativo, creando una varietà di situazioni che tiene alto l’interesse del giocatore per tutto il corso del gioco.
Gli eventi principali, che si attivano ogni volta che colleghiamo un’isola, aggiungono occasioni che non solo ci permettono di conoscere meglio i personaggi della storia, ma offrono parentesi narrative piacevoli che spezzano perfettamente il ritmo talvolta lento della missione centrale.
Il puzzle della storia si compone pezzo per pezzo man mano che avanziamo, svelando sempre di più su Condina e sui misteriosi antagonisti che sembrano perseguitarci, in una trama in cui non mancano colpi di scena e qualche sorpresa per chi ha la pazienza di scavare fino in fondo.
Sono anche presenti alcune scelte che promettono di influenzare il corso degli eventi, ma il loro impatto è così lieve e le loro conseguenze così simili che ci si chiede se non siano state inserite più per forma che per sostanza.
Un coro di personalità irresistibili
Nonostante la trama di Mario & Luigi: Fraternauti alla carica possa quindi sembrare a tratti troppo semplice, con un ritmo narrativo che in alcune fasi rallenta senza aggiungere nulla di sostanziale per diverse ore di gioco, non possiamo nemmeno considerarla completamente deludente o monotona.
Quello che riesce a salvare il gioco da questo rischio è il suo cast di personaggi, incredibilmente vivaci e colorati, che riescono a conquistare il giocatore in ogni loro apparizione, sia che si tratti di figure secondarie o di comparse che svolgono una sola azione per poi sparire.
Siamo sommersi da nuovi individui mai visti prima nella serie, con design squadrati ma sempre unici e immediatamente riconoscibili, che si affiancano ai vecchi e amati protagonisti del Regno dei Funghi.
La loro evoluzione è il cuore stesso di Fraternauti alla carica, e grazie a una scrittura impeccabile che richiama i toni più brillanti dei capitoli precedenti firmati AlphaDream, il gioco riesce a farci sentire subito a casa.
Ogni personaggio e ogni situazione è impregnata di personalità grazie a battute e espressioni visive che rispecchiano perfettamente l’atmosfera esagerata e bizzarra che ha sempre caratterizzato la serie.
Alcuni momenti sono stati persino in grado di farci ridere di gusto, soprattutto grazie a Luigi che risulta protagonista di scene comiche davvero esilaranti.
In definitiva, sebbene la storia non abbia la profondità che ci si potrebbe aspettare, Mario & Luigi: Fraternauti alla carica riesce comunque a mantenere alto il coinvolgimento grazie alle interazioni tra i tanti personaggi, creando un’esperienza di gioco leggera ma mai noiosa.
La serie dopotutto ha sempre brillato per il suo ricco cast più che per la trama e, da questo punto di vista, il lavoro di Acquire si conferma quindi un degno successore dei lavori di AlphaDream.
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GAMEPLAY
La struttura di Mario & Luigi: Fraternauti alla carica si rivela piuttosto chiara sin dai primi momenti: Esploreremo le diverse isole nei panni di Mario e Luigi, ognuna delle quali si presenta come un intricato sentiero popolato da nemici che potremo affrontare o evitare, con l’obiettivo finale di raggiungere il fiorfaro spesso posizionato in luoghi elevati e difficilmente raggiungibili.
Ogni mappa si distingue per la varietà di ambientazioni e percorsi, con alcune che ci metteranno alla prova con complicati labirinti, mentre altre ci porteranno in vivaci centri abitati dove ci ritroveremo a scalare edifici o girovagare tra mercati cittadini.
Mario & Luigi: Fraternauti alla carica brilla proprio per questa fantasia e varietà che permeano ogni “livello”, con una diversificazione delle zone che riesce sempre a mantenere ogni area unica e mai ripetitiva.
Oltre ai combattimenti e alle missioni affidate dagli abitanti delle isole, ci potremo imbattere anche in puzzle, enigmi ambientali e sezioni platform che metteranno alla prova le nostre abilità.
Insomma, ovunque ci porti il viaggio dei due fratelli, l’avventura proposta saprà sempre intrattenere grazie a un’esperienza ricca dove la noia non trova spazio.
Non dimentichiamo però che il vero centro del gameplay di Mario & Luigi: Fraternauti alla carica risiede proprio nel suo lato RPG, pilastro fondante dell’intera serie che è da sempre caratterizzata da una formula unica che fonde elementi action alle battaglie a turni.
Tralasciando per un momento il sistema di combattimento (che analizzeremo più approfonditamente in seguito), questo aspetto emerge principalmente attraverso un percorso di avanzamento a livelli e l’equipaggiamento di vestiario e armi che non solo migliorano le statistiche di base, ma offrono talvolta effetti secondari che possono stravolgere completamente l’esito delle battaglie.
Bisogna inoltre notare come Mario e Luigi si completano in modo quasi simbiotico grazie alle loro caratteristiche uniche: mentre il primo incarna il classico ruolo del “Glass Cannon”, capace di infliggere danni elevati ma vulnerabile ai colpi nemici, Luigi compensa invece con una maggiore difesa e una probabilità più alta di sferrare attacchi fortunati, offrendo un maggiore equilibrio in base alla tipo di situazione che si ha davanti.
Una differenza significativa rispetto ai precedenti capitoli è invece l’assenza del tradizionale bonus casuale, che permetteva di aumentare una statistica a scelta (anche notevolmente, con un pizzico di fortuna) a ogni passaggio di livello.
Sebbene questo elemento fosse diventato ormai un marchio di fabbrica della serie, e la sua mancanza si fa sentire soprattutto per i fan di lunga data, Fraternauti alla carica introduce un sistema più strutturato e stabile, in parte già presente in Dream Team, rappresentato dai bonus permanenti legati alle classi.
Ognuna di queste, sbloccabili al raggiungimento di determinati livelli, consente di scegliere un singolo bonus tra quelli disponibili, obbligando necessariamente il giocatore a dover selezionarne solo alcuni tra un numero ben superiore rispetto a quanti si possano effettivamente ottenere.
Questi benefici spaziano dall’aggiunta di slot per gli equipaggiamenti all’aumento mirato di specifiche statistiche, fino a miglioramenti particolari come l’incremento della difesa, il potenziamento dei danni in determinate condizioni, o una maggiore probabilità di infliggere brutti colpi.
Questa scelta obbliga il giocatore a riflettere attentamente sullo sviluppo dei due fratelli: meglio amplificare i loro punti di forza naturali o colmare le debolezze per bilanciare il team? Questo sistema offre una libertà che permette di adattare l’esperienza alle proprie preferenze, personalizzando il gameplay su misura per il nostro stile di gioco.
Un mare di contenuti
Per spostarci da un’isola all’altra nel vasto arcipelago di Mario & Luigi: Fraternauti alla carica utilizzeremo la Solcamari, la nostra isola galleggiante, che sfrutteremo per navigare in tempo reale verso la destinazione.
Durante il viaggio avremo la possibilità di esplorare isolotti lungo il percorso o, per i più impazienti, utilizzare il viaggio veloce per raggiungere la meta in pochi secondi.
Navigando, potremo scoprire scogli unici da segnalare a un NPC specifico in cambio di premi, o esplorare piccole terre emerse che spesso celano monete, oggetti utili e, occasionalmente, minigiochi extra.
Tra un viaggio e l’altro, un passatempo interessante è la caccia ai Luminelli, piccole sfere di lumilinfa che si comportano come insetti luminosi, nascoste sulle isole e accessibili sia durante la prima esplorazione che dopo averle deisolate.
Una volta collegati i fiorfari al nostro veliero, infatti, sarà possibile tornare indietro per accedere a nuovi percorsi precedentemente irraggiungibili che, seppur brevi, sono spesso ricchi di tesori e Luminelli, incentivando un’esplorazione post-missione.
Tuttavia, dobbiamo ammettere che rivisitare le stesse zone non si rivela sempre entusiasmante, e spesso ci siamo trovati a sperare di raccogliere tutti gli oggetti importanti già durante la prima visita, dato che tornare indietro significava dover affrontare nuovamente nemici già sconfitti e di incappare così in caricamenti pre-battaglia piuttosto lunghi, che tendono a interrompere il ritmo del gioco.
Fortunatamente, gli incentivi a rivisitare le isole non si limitano solo ai collezionabili o a quelle poche nuove aree sbloccate successivamente, ma un ruolo centrale nel mantenere vivo l’interesse tra una missione principale e l’altra è svolto dalle side-quest.
Sebbene la serie abbia anche in passato spesso incluso compiti secondari affidati da NPC, in genere lunghi e impegnativi ma con enormi ricompense in palio, qui il sistema di side-quest subisce una trasformazione radicale, avvicinandosi a una struttura più tradizionale da JRPG.
Le missioni secondarie sono ora richieste brevi e variegate, che spaziano dalla raccolta di oggetti al trasporto di beni, fino a sfide contro specifici nemici.
Ciò che colpisce maggiormente è la cura con cui queste missioni sono state progettate, con ciascuna che si distingue per un gameplay unico e che spesso presenta mini-narrazioni interessanti o comunque sempre divertenti, capaci di arricchire notevolmente l’esperienza complessiva.
La frequenza con cui queste vengono sbloccate è anche ben calibrata, offrendo un ritmo equilibrato che non sovraccarica il giocatore né distoglie eccessivamente dall’avanzamento della trama principale.
Le ricompense sono inoltre altrettanto gratificanti, con nuovi equipaggiamenti, oggetti utili e persino i classici fagioli che ritornano nella serie come strumenti per incrementare le statistiche dei due fratelli.
La maggior parte di queste missioni possono essere completate in qualsiasi momento, lasciando al giocatore la libertà di dedicarsene nel momento più opportuno, mentre altre più legate alla trama e ai personaggi principali richiedono di essere concluse entro un tempo predeterminato, offrendo però l’opportunità di esplorare nuovi sviluppi e approfondire i rapporti con i volti più noti.
Questa nuova impostazione delle non solo arricchisce la mole di contenuti disponibili, ma rappresenta una pausa piacevole dal ciclo di battaglie dell’avventura principale, che potrebbe risultare talvolta ripetitivo.
È un’aggiunta che riesce a trovare il giusto equilibrio tra quantità e qualità, migliorando l’esperienza complessiva senza mai risultare invasiva o forzata.
La ribalta di Luigi
Quando si parla dell’esplorazione di Mario & Luigi: Fraternauti alla carica, è impossibile non notare come questo aspetto rappresenti un cambiamento radicale rispetto ai capitoli precedenti della serie, sorprendendoci sia nel bene che nel male.
Tanto per iniziare, le isole, progettate come veri e propri stage strutturati, offrono un’esperienza più direzionata rispetto alle aree apparentemente aperte ma comunque sempre lineari del passato.
Tuttavia la vera novità non sta nella forma delle ambientazioni, ma nel ruolo inaspettato di Luigi che per anni è sempre stato l’ombra di Mario, il fratello goffo che seguiva fedelmente ogni nostro comando.
Qui invece troviamo un personaggio molto più determinato e indipendente, conquistando una sua autonomia che lo rende un compagno d’avventura più vivo e dinamico, quasi come se stessimo giocando in una sessione cooperativa locale con un altro giocatore.
Basterà un semplice comando e lo vedrete distruggere casse, raccogliere monete verdi, tirare rape e compiere altre attività minori, a volte anche essenziali per risolvere enigmi.
Non dovrete più guidarlo passo passo; Luigi prenderà iniziative, inizierà a muoversi da solo e seguirvi autonomamente, saltellando qua e là senza bisogno della nostra supervisione costante.
Questa libertà viene integrata anche nella trama attraverso le “Intuizioni di Luigi”, una nuova meccanica peculiare che lo pone al centro di molte situazioni chiave con cui risolvere puzzle, che altrimenti sarebbero impossibili per Mario, darci suggerimenti negli enigmi e sbloccare nuove forme (come UFO o Palla) per volare o accedere a spazi ristretti.
La sua genialità può persino manifestarsi durante le battaglie contro i boss, attraverso sequenze QTE che, se completate con successo, permettono di infliggere ingenti danni al nemico.
Questa indipendenza, sebbene spiazzante per i fan di lunga data, sembra offrire maggiore spesso a Luigi, conferendogli un ruolo più centrale sia nel gameplay che nella narrazione e ponendolo sotto una nuova luce rispetto alla sua tradizionale posizione di spalla.
Nonostante l’idea sia fresca e ambiziosa su carta, risulta parecchio limitata nella pratica, con diversi difetti nella sua implementazione.
Luigi tende ancora infatti a tornare sotto la nostra ala troppo spesso: ogni volta che ci allontaniamo un minimo o iniziamo un dialogo con un mercante, eccolo lì pronto a riunirsi a Mario, vanificando parte della sua libertà d’azione e il tempo che avrebbe potuto impiegare a fare altro.
Le sue intuizioni, poi, spesso si rivelano banali e scontate, risolvendo enigmi che i giocatori avrebbero facilmente potuto affrontare senza bisogno di interruzioni o cutscene che minano il ritmo di gioco.
Il problema maggiore, però, emerge quando Luigi si dimostra un ostacolo piuttosto che un aiuto, mostrando un’enorme rigidità del design.
Se con Mario riuscite a raggiungere un luogo non previsto dall’IA di Luigi, quest’ultima farà il possibile per riportarvi sui binari stabiliti, bloccandovi senza motivo e impedendovi di esplorare liberamente oltre che spezzando anche l’immersione per chi ama spingersi oltre i confini prefissati.
La nuova era dei combattimenti
Uno degli aspetti da sempre più iconici e apprezzati della serie Mario & Luigi è senza dubbio il sistema di combattimento, che da sempre si distingue per una struttura unica nel panorama degli spin-off RPG dell’idraulico baffuto, grazie alla presenza di azioni dinamiche che richiedono il nostro intervento costante durante gli attacchi.
Premendo i tasti A o B (rispettivi per Mario e Luigi) al momento giusto, possiamo aumentare la potenza dei colpi, eseguire mosse extra, schivare o addirittura contrattaccare, rendendo ogni battaglia un’esperienza vivace e impegnativa, lontana dalla staticità di un tipico RPG a turni.
Mario e Luigi, nelle battaglie, possono contare sulle classiche azioni come il salto e il martello, la cui efficacia varia in base agli oggetti equipaggiati, ma ciò che davvero spicca sono gli Attacchi Fratelli, le iconiche combo distruttive che richiedono precisione nei comandi per essere eseguite correttamente.
Queste mosse, caratterizzate da brevi animazioni spettacolari, possono infliggere danni devastanti a uno o più nemici al costo di alcuni PA, rendendole una risorsa tanto preziosa quanto spettacolare.
Ma è in Mario & Luigi: Fraternauti alla carica che questo sistema di combattimento raggiunge nuove vette, diventando non solo visivamente più accattivante ma introducendo anche innovazioni che arricchiscono ulteriormente il gameplay.
La prima novità ci appare subito nei primi minuti di gioco: durante i turni di attacco, i fratelli non restano più passivi quando l’altro agisce, ma al contrario si supportano a vicenda con combo dinamiche che variano in base a chi inizia l’azione.
È un tocco che aggiunge fluidità e sinergia, richiamando in parte una versione semplificata degli Attacchi Fratelli di SuperStar Saga (che si distinguevano per uno stile più sobrio e acrobatico rispetto alle evoluzioni più fantasiose a cui la serie ci ha poi abituato) e ora integrata negli attacchi base senza consumo di PA.
Parlando invece proprio degli Attacchi Fratelli, in questo capitolo brillano come mai prima d’ora, introducendo non solo mosse completamente inedite ma riportando in scena anche molte delle combo del passato più amate dai fan.
La vera novità di Mario & Luigi: Fraternauti alla carica è rappresentata tuttavia dalle Spine Sinergiche, strumenti unici costruibili utilizzando i luminelli raccolti durante l’esplorazione che, una volta equipaggiati, offrono una vasta gamma di effetti speciali durante le battaglie.
Possono essere utilizzate per scatenare potenti attacchi come far cadere palle di ferro sui nemici, infliggere scottature o congelamento, espandere i loro effetti a più avversari vicini e addirittura fornire bonus alle statistiche o effetti curativi.
E la loro utilità non si ferma nemmeno qui: grazie alla possibilità di combinarle, i giocatori possono creare combo devastanti in grado di ribaltare completamente l’esito di uno scontro, portando una ventata di freschezza e strategia al sistema di combattimento.
Man mano che si avanza nel gioco, sarà inoltre possibile equipaggiare un numero sempre crescente di spine, aprendo la strada a combinazioni sempre più complesse e creative.
Tuttavia, bisogna ricordare che ognuna di queste ha un numero limitato di utilizzi e, una volta esaurita, richiederà qualche turno per essere ricaricata.
Lungi dall’essere un aspetto limitante, questa caratteristica incentiva il giocatore a sperimentare continuamente con nuove combinazioni, evitando così che il gameplay diventi ripetitivo.
Problemi e limitazioni
Nonostante lo stile di gioco di Mario & Luigi: Fraternauti alla carica rappresenti uno degli aspetti sicuramente più riusciti dell’intera esperienza, grazie a una formula consolidata e arricchita da piccole ma significative novità, ci sono alcuni elementi purtroppo negativi che meritano un’analisi più attenta.
Tra questi, uno dei più discussi fin dall’uscita del gioco è stato sicuramente il cambiamento nell’uso del tasto B durante le battaglie.
Tradizionalmente associato al controllo di Luigi (mentre il tasto A gestiva Mario), il pulsante B è sempre stato un marchio di fabbrica della serie ma che, in questo capitolo, ha visto il suo utilizzo ridotto al semplice ruolo di tasto per deselezionare le opzioni.
Sebbene rimanga ancora cruciale durante le sequenze di comandi azione e degli Attacchi Fratelli, questa modifica ha disorientato molti giocatori, noi compresi: la nostra memoria muscolare costruita nei numerosi anni di gioco precedenti ci ha spesso portato a premere il tasto sbagliato nei momenti decisivi, causando non poca frustrazione nelle fasi iniziali dell’avventura.
Va detto che, con il tempo, questo problema tende a svanire man mano che ci si abitua al nuovo schema di controlli, ma il cambiamento resta una scelta discutibile che in totale sincerità non riusciamo perfettamente a capire.
Perché alterare un elemento tanto radicato nell’identità della serie, specialmente se non porta benefici tangibili al gameplay? È un aspetto che speriamo venga rivisto in futuro, considerando anche le numerose lamentele da parte della fanbase.
Due aspetti invece piuttosto critici, e in un certo senso complementari, riguardano il ritmo dell’avventura e il livello di difficoltà delle sfide proposte, che influiscono in modo piuttosto significativo sull’esperienza di gioco complessiva.
Partendo dal primo di questi problemi, l’esplorazione si sviluppa in modo lento e pacato: ogni isola richiede circa una o due ore per essere completata, ma spesso a livello narrativo accade ben poco tra un evento rilevante e l’altro. Potrebbero passare diversi deisolamenti prima di affrontare un boss o di assistere a un momento davvero significativo per la trama.
Mentre tutto ciò potrebbe risultare meno problematico per chi non cerca una narrazione particolarmente profonda, il discorso cambia se si guarda al gameplay.
Il problema principale è da riscontrarsi principalmente nella progressione delle meccaniche di gioco. Sebbene, come abbiamo visto, il sistema di combattimento sia ricco di opzioni e meccaniche divertenti, queste vengono introdotte con un ritmo eccessivamente diluito, con ad esempio il primo Attacco Fratelli che diventa disponibile solo dopo circa cinque ore di gioco, mentre le Spine Sinergiche non saranno utilizzabili prima delle dieci.
Considerando che l’intera avventura dura circa 30 ore, passeremo una buona parte iniziale del gioco con un arsenale limitato agli attacchi base, rallentando il coinvolgimento e la varietà delle battaglie.
A questo poi si aggiunge una difficoltà generale decisamente ridotta rispetto ai capitoli precedenti, con una finestra di tempo per eseguire perfettamente le combo e le schivate decisamente ampliata, rendendo le meccaniche d’azione dinamica quasi prive di sfida.
Inoltre, durante il nostro provato, è bastato affrontare i nemici lungo il percorso per mantenerci sempre uno o due livelli di vantaggio rispetto a quelli consigliati, eliminando quasi completamente il rischio di incappare in scontri impegnativi.
L’unico vero ostacolo riscontrato è stato legato all’equipaggiamento, il cui mancato aggiornamento può influire sui danni subiti, ma che rappresenta una difficoltà artificiale che non compensa l’assenza di una vera e propria progressione bilanciata.
Questi due fattori, se combinati, rischiano di trasformare un gameplay di base divertente in un’esperienza decisamente più monotona, almeno nelle fasi iniziali.
L’assenza di una sfida concreta e il lento ritmo penalizzano un sistema dalle fondamenta solide, che con una maggiore attenzione al bilanciamento e un più rapido accesso alle abilità avrebbe sicuramente potuto evitare che alcuni momenti sembrassero più un esercizio di routine che un’avventura emozionante.
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COMPARTO TECNICO
L’aspetto che tuttavia ha inciso maggiormente sulla nostra esperienza non riguarda tanto difetti narrativi o criticità del gameplay, quanto piuttosto i problemi tecnici che hanno a nostro parere minato la fluidità e l’immersione nel mondo di gioco.
Uno dei problemi più evidenti è proprio l’instabilità del framerate, che fatica a mantenere una fluidità accettabile soprattutto nelle fasi iniziali, quando molti asset devono ancora essere caricati.
Questo accentua inoltre una sensazione di rigidità nei movimenti dei personaggi, che appaiono poco naturali e in netto contrasto con la cura riposta in altre aree del comparto visivo.
Questi problemi tecnici insieme a dei caricamenti fin troppo prolungati, che si manifestano in modo più o meno marcato durante l’avventura, non sono solo un inconveniente visivo ma interrompono notevolmente lo stesso flusso di gioco.
Ogni scatto così come ogni tempo di attesa dilatato finiva sempre per spezzare la nostra immersione, distraendo dal resto dell’esperienza e lasciandoci con un senso di insoddisfazione che stride con il resto del titolo.
Ci è sembrato uno di quei casi in cui l’hardware della Switch non riesce a tenere il passo con le ambizioni del gioco, facendo pensare che il titolo avrebbe probabilmente dato il meglio di sé su una console più potente.
Con l’imminente arrivo del successore di Nintendo Switch, viene spontaneo chiedersi se non sarebbe stato più saggio posticipare il rilascio per sfruttare appieno le potenzialità della nuova piattaforma, offrendo un’esperienza più in linea con le intenzioni originali degli sviluppatori.
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COMPARTO ARTISTICO E SONORO
Il vero punto di forza del titolo è invece senza dubbio da ricercarsi nel comparto artistico, che si distingue come uno degli stili visivi più affascinanti dell’intera era 3D della serie.
Sebbene eguagliare il carisma grafico dei primissimi capitoli sia un’impresa titanica, con la loro perfetta ed estremamente espressiva pixel art, possiamo affermare che Mario & Luigi: Fraternauti alla carica propone un’alternativa altrettanto magnetica e di grande impatto.
Dai modelli dei personaggi inediti alle ambientazioni, fino ai dettagli degli stessi Mario e Luigi, tutto è realizzato con uno stile impeccabile e vibrante, capace di catturare l’essenza della serie senza mai scadere nell’eccesso o nel fuori luogo.
Abbiamo apprezzato particolarmente il redesign dei personaggi principali, come Mario, Peach e Luigi (anche se ci mancano ancora i leggendari calzini bianchi e rossi!), e proprio per questo è stato un peccato constatare che invece la maggior parte dei personaggi ricorrenti o comunque già esistenti presentano uno stile più vicino a quello sobrio della serie principale piuttosto che all’identità unica a cui siamo abituati.
Altre scelte artistiche discutibili riguardano anche certe ombreggiature e colorazioni che lasciano zone dei personaggi inspiegabilmente blu o viola, tanto da averci fatto dubitare per un attimo dello stesso funzionamento corretto della nostra televisione.
Inoltre, l’HUD del gioco rappresenta una vera e propria delusione: dai menu accattivanti e stilizzati dei titoli per 3DS si è passati a semplici rettangoli privi di personalità, che sembrano quasi estranei al resto dell’estetica del gioco.
Nonostante questi inciampi, l’impatto artistico rimane uno degli elementi di punta, capace di incantare e immergere il giocatore in un mondo ricco di colori e dettagli che viene reso ancora più memorabile dalla presenza di un’ottima colonna sonora.
Anche se ammettiamo che l’assenza di Yoko Shimomura ci avesse inizialmente preoccupati, siamo felici di poter dire che ci troviamo invece di fronte a un altro straordinario trionfo musicale targato Nintendo.
I maestri Hideki Sakamoto e Takauya Seo hanno svolto un lavoro magistrale, realizzando una soundtrack che rende omaggio ai capolavori del passato, pur introducendo quel tocco di freschezza che la serie, in parte, necessitava.
Dalle coinvolgenti OST delle battaglie alle rilassanti e avventurose esplorazioni delle isole, Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica riesce a mantenere una propria identità artistica, distinguendosi dagli altri capitoli della saga senza però mai tradire le sue radici.
Ringraziamo Nintendo per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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