Recensione Fatal Fury: City of the Wolves – La città dei lupi ha ancora le zanne

La storia dei fighting game, o picchiaduro come li conosciamo noi, è una delle più interessanti del settore e nel corso degli anni ha avuto protagonisti che hanno regalato alcuni dei momenti più iconici del mondo videoludico.
Correva l’anno 1991 e una certa compagnia di nome Capcom stava avendo un successo disarmante, nonostante Street Fighter qualche anno prima fosse stato accolto come una piacevole novità, è solo grazie al secondo titolo di questa ormai iconica saga che il colosso giapponese riuscì davvero a trovare la formula giusta.

Dove il primo capitolo aveva solo gattonato ,Street Fighter 2 stava spiccando il volo, i numeri delle sale giochi erano semplicemente spropositati per i tempi e sembrava davvero che nessuno potesse opporsi ad un fenomeno del genere.
Ed è qui che entra in scena un tale di nome Takashi Nishiyama.
Ex dipendente della stessa Capcom e papà del primo Street Fighter, decise di rispondere al successo del nuovo titolo con un gioco sviluppato in casa SNK, una softwerhouse che era attiva fin dalla prima metà degli anni ottanta ma che si era distinta solamente in Giappone attraverso piccoli titoli di guerriglia.

Così nacque Fatal Fury: King of Fighters e con lui, una delle rivalità più emozionanti della storia dei videogame.
Mentre Street Fighter si concentrava sulla rapidità delle combo, Fatal Fury decise di prestare più attenzione alla complessità degli input da dover usare e alla trama base del gioco, una vera e propria novità per il tempo, che riuscì a far entrare i propri personaggi nell’immaginario collettivo.

Inutile dire che il titolo di SNK ebbe un grande successo e che grazie a questo slancio si affermarono come uno dei nomi più importanti nei picchiaduro, molto prima della nascita di Tekken o Mortal Kombat, dando vita ad alcune delle saghe più amate tra i fan del genere come The King of Fighters e Samurai Showdown.
Fatal Fury: City of the Wolves ha quindi alle spalle una storia importante ma questo capitolo della saga è riuscito a mantenere le aspettative che un passato simile si porta dietro?

Scopriamolo assieme nella recensione di oggi.


Incipit narrativo

Geese Howard, l’imperatore di South Town, è morto senza lasciare alcun testamento e la sua immensa ricchezza racimolata nel corso degli anni fa gola a parecchi dei suoi rivali.
Come un fulmine a ciel sereno viene annunciato un King of Fighters, un torneo di arti marziali a cui può partecipare chiunque, con in palio l’eredità di Geese, al sentire la notizia tutti i combattenti di South Town affilano le zanne e si preparano ad una feroce lotta per i motivi più disparati.

La trama ci viene presentata nel più classico dei modi, in modalità offline potremo avviare una modalità Arcade in cui scegliere il nostro personaggio preferito e scoprire cosa lo ha spinto ad iscriversi al torneo.
Dopo una scena di presentazione veniamo subito buttati nella mischia, passati i classici sette incontri avremo il nostro finale, una formula classica che nei picchiaduro vecchia scuola è assolutamente nella norma.

Va detto che le scene presentate sono parecchio ingenue, ostentando un paragone di trama di un gioco simile a quella di fighting game contemporanei come Tekken 8 o anche Street Fighter 6, è impossibile non notare quanto Fatal Fury si concentri più sui propri personaggi che sulla storia che vuole raccontare.
Infatti questi ultimi hanno una personalità che riesce a renderli piacevoli persino nelle pochissime interazioni a loro dedicate, per non parlare dei character design parecchio curati, non è un caso infatti se Terry Bogard è tanto amato da esser stato scelto persino come DLC per Smash.

In fin dei conti la trama ha un minimo di senso? Più o meno, alcuni degli scenari sembrano davvero un trip ad occhi aperti ma ad essere sinceri fa parte del fascino del titolo; è quasi catartico vedere quanto assurde possono diventare le situazioni, e il motore narrativo è spinto più dagli ideali che la storia vuole incarnare che non da una classica sequela di eventi.
Parlandoci chiaro, quasi nessuno però si avvicina a questi titoli principalmente per la storia, e allora rispondiamo alla bruciante domanda, come si mena in Fatal Fury?


Gameplay

Fatal Fury: City of the Wolves è un picchiaduro 2D vecchia scuola; le lotte si dividono in due round da sessanta secondi l’uno con la classica divisione dei tasti in pugno leggero, pugno pesante, calcio leggero e calcio pesante.
Ovviamente abbiamo il ritorno di tutte le meccaniche principe della serie come special e super, che qui vengono chiamate rispettivamente tecniche speciali e Ignition Gears, si tratta di mosse da poter eseguire con determinati input direzionali parecchio sceniche e potenti.

Le combo più basiche si eseguono concatenando attacchi leggeri e pesanti ma, come in ogni titolo di SNK, il vero modo per fare davvero male al proprio avversario sono i cosiddetti Cancel, si possono infatti concatenare attacchi pesanti in tecniche speciali e in Ignition Gears.
Quando un Cancel ha successo, il nostro personaggio brilla di una luce bluastra e si lascia dietro un’immagine residua, permettendoci di legare tra di loro gli attacchi più potenti quasi istantaneamente senza dare al nemico la possibilità di difendersi.

Usare tecniche speciali come le classiche palle di fuoco, ci permette di riempire l’indicatore che usiamo per attivare gli Ignition Gears, inoltre è possibile persino potenziarle trasformandole in Tecniche REV.
Usare troppe Tecniche REV però fa “surriscaldare” il nostro personaggio, il che impedisce di usare alcuni dei comandi più forti a nostra disposizione e rende la nostra parata molto più fragile. E’ chiaro quindi che in un gioco all’apparenza semplice serve in realtà parecchio impegno nel gestire tutte le risorse a disposizione, tenendo a mente diversi fattori oltre al semplice punire gli errori del nostro avversario.

Comandi SPG e combattimento su due linee

Ad inizio incontro potremo scegliere un segmento della nostra barra degli HP da evidenziare e durante l’incontro, una volta raggiunto quel pezzo indicato dalle lettere SPG, avremo diversi benefici, il più importante tra tutti è l’accesso ai comandi SPG.
Queste mosse rendono i personaggi invincibili per alcuni frame e permettono a tutti gli effetti di controbattere agli attacchi imminenti senza nemmeno dover parare. Inoltre si possono concatenare sul finire delle nostre combo per renderle ancora più devastanti.

È una meccanica estremamente interessante anche perché rende più difficile determinare l’esito di uno scontro; scegliendo di partire immediatamente con SPG attivo saremo più aggressivi ad inizio round ma potremmo perderne i benefici molto in fretta, d’altro canto invece impostando un SPG sul finire della barra degli HP è possibile rovesciare la situazione in ogni momento e strappare una vittoria dalle mani dell’avversario.
Il combattimento su due linee invece è una meccanica che ha accompagnato Fatal Fury in diversi capitoli della saga, e si tratta della possibilità di saltare sullo sfondo delle arene dando l’illusione di una limitata tridimensionalità.

Quando è disponibile, potremo saltare dalla prima alla seconda linea, e alcuni dei nostri attacchi trascineranno persino l’avversario assieme a noi cogliendolo di sorpresa.
Per quanto interessante, questa meccanica è davvero poco sfruttata ed è presente solo in una singola arena nel momento in cui stiamo scrivendo questa recensione.
Un vero peccato perché per quanto opzionale, riesce a rendere ancora più profondo un sistema di combattimento già complesso di principio.

Quindi, tutto sommato il combattimento di certo non delude, i principi cardine dei titoli SNK sono stati rispettati tutti e diventare davvero bravi in un titolo simile richiede parecchio impegno e tempo. Ad ogni modo, non c’è da disperare troppo per i nuovi arrivati, perché c’è un sistema di comandi creato appositamente per loro.

Comandi Smart, accessibilità ma ad un prezzo

Oltre alla possibilità di usare i classici comandi da sala giochi che richiedono gli input direzionali come nei vecchi fighting game, c’è la possibilità di utilizzare i comandi Smart: ciò ci permette di eseguire delle combo basiche o persino alcuni semplici Cancel con la pressione di un solo tasto.
Sulla carta sembra ovviamente qualcosa di fortissimo, ma andando un po’ più a fondo è facile notare che i Cancel eseguiti non saranno mai davvero forti come quelli disponibili a chi usa lo stile di comandi classico.

È un modo opinabile di far avvicinare al genere anche chi non ha mai giocato un titolo simile, ma vi consigliamo vivamente di non abusare troppo di questo sistema, se non magari nei primi ranghi dell’online o contro gli amici a casa.

Episodi di South Town

Oltre al poter affrontare la trama dei singoli personaggi, possiamo gettarci a capofitto nell’esplorazione di South Town in questa modalità secondaria, in cui ci vengono presentati dei veri e propri episodi secondari per i nostri protagonisti preferiti.
Tuttavia, è più interessante a dirsi che a farsi, se infatti nella modalità Arcade possiamo scusare la trama semplice, qui saremo sottoposti a dialoghi su dialoghi in cui inevitabilmente i personaggi finiranno col menarsi per i motivi più assurdi.

Persino esplorare South Town non è emozionante come potrebbe essere, infatti dovremmo solamente muovere un cursore sulla mappa della città e selezionare i punti di interesse in cui ci aspettano le sfide del caso.
Per quanto riguarda il gameplay ci vengono proposte delle condizioni per vincere gli scontri di turno, e possiamo persino far livellare il nostro personaggio sbloccando abilità secondarie come aumento degli HP o del danno. Sfortunatamente, le sfide e questi blandi elementi da RPG fanno ben poco per alleggerire la monotonia di affrontare gli stessi personaggi ad oltranza.

Si tratta di una modalità estremamente longeva perché, dopo aver finito di lottare nelle tre aree disponibili della mappa, sbloccheremo delle versioni potenziate di queste ultime in cui aspettano avversari di livello più alto; ma il tutto è davvero troppo scarno per investirci davvero del tempo.
Unica nota positiva è la possibilità di poter vedere le vecchie arene dei titoli passati in piccoli riquadri informativi, in cui viene spiegato cosa i diversi personaggi pensano di questi luoghi iconici.


I lupi disponibili e L’online

Il roster dei personaggi disponibili è parecchio variegato, abbiamo infatti ben 17 personaggi da cui poter selezionare, e tra vecchie facce e nuovi arrivati, è davvero difficile non trovare qualcuno da scegliere come nostro combattente.
Molti dei design presentati sono davvero solidi; tutti amiamo Mai Shiranui e Terry Bogard ormai famosi grazie alle diverse collaborazioni, ma i due ospiti di eccezione in questo titolo sono ovviamente Cristiano Ronaldo e Salvatore Ganacci.

Ne abbiamo sentito parlare ormai da giorni e le reazioni ai trailer sono state davvero divertenti, quello che ci ha stupito in positivo però è che questi due personaggi non sono solo un nome e una faccia famosa usata per attirare i giocatori, ma sono dei combattenti davvero interessanti da giocare.
Curati sotto diversi aspetti e persino molto forti, questi due ospiti d’onore ci hanno davvero fatto ridere! Vedere Salvatore Ganacci fluttuare in aria come un alieno ricoperto da luci da discoteca non smetterà mai di essere intrattenente.

Per quanto riguarda l’online, abbiamo le solite modalità come partita veloce e classificata, così come la possibilità di personalizzare il nostro profilo giocatore tramite immagini e titoli sbloccati attraverso le nostre attività offline.
Sappiamo tutti che titoli del genere nascono e muoiono per mano della loro scena competitiva, e fortunatamente sono supportati sia il crossplatform che permette di trovare avversari in poco tempo e il rollback netcode, che invece garantisce una buona qualità degli incontri anche contro nemici dalla connessione non proprio ideale.
Queste aggiunte ormai comuni a molti titoli contemporanei fanno davvero ben sperare per il futuro del titolo, che al momento si prospetta relativamente roseo.


Comparto Artistico e Tecnico

Il comparto artistico è parecchio curato sui personaggi giocanti, SNK in fondo è sempre stata famosa per la cura impiegata nei propri sprite e nei propri sfondi, e anche dopo aver fatto il salto ad un motore tridimensionale i combattenti rimangono davvero ben fatti ed espressivi.
Lo stesso non si può dire degli sfondi, che per quanto siano ricchi di animazioni vivaci, sono costellati da NPC animati in modo opinabile, tra una faccia da zombie qui e un collo che si spezza lì, è davvero difficile concentrarsi sulla vitalità degli ambienti presentati.

(guardate quell’orso)

A livello tecnico invece non abbiamo riscontrato alcun problema nelle nostre ore investite nell’offline e nell’online, e i pochi cali di frame sono stati resi del tutto inoffensivi grazie al rollback.
Ultima nota di merito sono le OST che come sempre rimangono parecchio orecchiabili con i tradizionli toni funky e divertenti. Un ottimo accompagnamento per le ore e ore di lotte all’ultimo pugno che ci aspettano in questo mondo di lupi.


Ringraziamo SNK per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
Seguiteci sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

Fatal Fury: City of the Wolves (PS5)
In Conclusione...
Fatal Fury: City of the Wolves dimostra come SNK sia ancora capace di sfornare picchiaduro di qualità capaci di rivaleggiare con i giganti del settore, colmi di meccaniche interessanti e difficili da padroneggiare senza investirci parecchio impegno e tempo. Tuttavia, non siamo più negli anni novanta e avremmo apprezzato qualche sforzo ulteriore in alcune aree del titolo che sono state evidentemente meno curate.
Pregi
Gameplay profondo e appagante
Ottimo character design
Buon numero di personaggi disponibili
Rollback netcode
Difetti
Elementi di sfondo poco curati
Alcune modalità secondarie poco interessanti
8
Voto