Non è di certo una novità, i titoli appartenenti alla saga dei souls hanno ispirato una miriade di progetti videoludici dalle dimensioni più disparate, fra grandi successi e coraggiosi (e perlopiù fallimentari) tentativi di portare originalità pur tenendo intatta “la magia” dei titoli From.

In un mercato sempre più espanso ma estremamente bisognoso di novità, il primo Remnant tentò coraggiosamente di sostituire il tradizionale combattimento all’arma bianca con un sistema di shooting adatto ad un ritmo di gioco più intenso e veloce.
Ed è dopo 4 anni che il team americano di Gunfire Games ha deciso finalmente di raccogliere l’eredità di questo esperimento, sviluppando un secondo capitolo di gran lunga più ambizioso dell’originale.

Sarà riuscito Remnant 2 a confermare ed espandere il successo del suo predecessore? Scopriamolo in questa recensione!


Incipit e trama

In Remnant 2 interpreteremo il ruolo di un sopravvissuto all’apocalisse root, evento catastrofico che molti anni prima ha quasi segnato la fine del genere umano.
Vagando in cerca di un posto in cui stare, verremo accolti da una comunità di superstiti capitanata da un membro dell’antichissima famiglia dei Ford, misteriosamente longeva e ricca di segreti.
Guidati dalla curiosità e da un destino che sembrava appartenerci ormai da tempo, tenteremo di debellare la minaccia dei root una volte per tutte.

Nel proseguire con la trama sarà evidente come l’incipit di Remnant II rappresenti poco più che un contesto per la massiccia quantità di lore che prenderà il sopravvento sin dalle prime fase di gioco, non smettendo di crescere di rilevanza sino alla conclusione.

Nell’analizzare la struttura narrativa sarà quindi piuttosto semplice notare come la trama prosegua su due piani paralleli in dimensioni totalmente diverse, distinguendo gli eventi che riguarderanno direttamente il nostro protagonista e la sua quest, ed una sottotrama che riguarda le antiche civiltà ed i luoghi misteriosi che esploreremo sulla nostra strada.

Personaggi e scrittura

Una volta giunti nell’HUB principale verremo accolti da un gran numero di NPC, fra mercanti e semplici compagni superstiti. Questi avranno generalmente una storia da raccontarci e saremo implicitamente spronati a raccogliere più informazioni possibili tramite i dialoghi a scelta multipla.

Sebbene un sistema di questa portata apra le porte a numerose possibilità da un punto di vista narrativo, Remnant 2 sembra non darvi troppo peso, limitandosi a dare una libertà di approccio soltanto apparente al giocatore.
Sebbene sia da ammirare la mole aggiuntiva di lavoro di scrittura (per non parlare del doppiaggio in italiano), avremmo gradito dei dialoghi di maggior impatto sulla trama e sul comportamento dei nostri interlocutori.

Non a caso quasi la totalità di queste conversazioni si rivelerà essere totalmente opzionale, ponendole come un valido approfondimento che difficilmente riuscirà ad attrarre l’attenzione dei giocatori più sbrigativi.
Fattore che viene condiviso non solo da una grandissima fetta del comparto narrativo, ma anche dagli stessi boss ed aree segrete, con il rischio concreto che ad emergere sia solo il livello superficiale e francamente meno ispirato della nostra avventura.

Vi consigliamo pertanto, nel caso foste interessati, di utilizzare un’approccio esplorativo ed indagatore nell’affrontare il proseguire degli eventi di gioco, in quanto potrebbe celare ben più di qualche sorpresa.


Gameplay

Il gameplay di Remnant 2 trova le sue solide fondamenta nel genere TPS e le espande in ogni dimensione affiancandole ad un gran numero di aggiunte e trovate interessanti seppur a tratti poco chiare nella realizzazione.

Le prime fasi di gioco di questo titolo ci hanno lasciato un sapore amaro in bocca, buttandoci in un enorme ambientazione desertica disseminata di mete estremamente lontane l’una dalle altre e perlopiù completamente vuote.
La dispersività di questo segmento di gioco, unito al costante respawn dei nemici ed alla apparente mancanza di un obiettivo chiaro, hanno instillato alcuni dubbi nella nostra valutazione iniziale.

Fortunatamente, subito dopo aver esplorato a fondo la prima ambientazione, il gioco sembra prendere una direzione leggermente più lineare, mantenendo la sua complessità e la struttura open pur risultando più chiaro ed intenso nei ritmi.

Il ward, le classi e le armi

Come accennato in precedenza, una delle componenti fondamentali presentate nelle prime ore di gioco è senz’altro l’HUB principale ed i suoi NPC.
Quest’ultimo, seppur non particolarmente grande e ricco di segreti, sarà il luogo in cui ci recheremo costantemente per potenziare il nostro equipaggiamento ed acquistare pozioni e materiali utili.

Inoltre, fra i nostri primi compiti assegnatici una volta messo piede nel rifugio ci sarà quello di scegliere la nostra classe fra una varietà di opzioni disponibili.
Quest’ultime, soprannominate archetipi, saranno inizialmente 5 ed includono:

il medico, lo sfidante, il cacciatore, l’addestratore ed il pistolero.
E’ bene specificare che nel gioco esistono degli archetipi speciali sbloccabili in un secondo momento attraverso lo svolgimento di alcuni obiettivi opzionali, tuttavia ci tratterremo dal parlarne lasciando a voi utenti la sorpresa.

Anche solo gli archetipi messi a disposizione nell’introduzione garantiscono al giocatore un’eccellente varietà di scelta ed approccio, dando anche la possibilità ad un’eventuale squadra cooperativa di spartirsi i compiti in maniera efficiente.

Ciascuna classe sarà infatti corredata di una serie di abilità particolari ed estremamente diversificate fra loro, e laddove il medico si concentrerà sulla cura di sé stesso e del resto della squadra, l’addestratore avrà la possibilità di comandare al proprio cane d’attaccare e via discorrendo.

Una volta compiuti i primi passi, il ritorno al ward rappresenterà un’azione ricorrente volta a scandire i ritmi della nostra progressione laddove la curva di difficoltà andrà a mitigarsi con lo sblocco e il potenziamento delle armi.
Se infatti il gioco sarà estremamente intuitivo e soddisfacente nella comprensione dello shooting e degli status, la nostra abilità non basterà a dominare il crescente pool di vita dei nemici endgame.
Avremo quindi l’opzione di continuare a potenziare le nostre armi oppure di sbloccarne di nuove grazie allo shop e in cambio di oggetti unici droppati dai boss.
Quest’ultime in particolare differiranno da quelle standard principalmente per l’abilità speciale intrinseca, generalmente unica e devastante se confrontata con le modifiche applicabili attraverso un pagamento.

Un’ulteriore profondità al gameplay viene data dalla presenza di equipaggiamenti lootabili sotto forma di anelli ed artefatti, elementi che andranno ad influire sull’esperienza in tanti modi di versi causando spesso confusione.
Non è stato infatti raro perdersi fra le tante statistiche numeriche ed i più svariati buff, specialmente quando i nomi di questi si buggano e il loro effetto non veniva spiegato chiaramente né nei tutorial né nei menu.

Le medesime statistiche vengono influenzate da un sistema basato su punti caratteristica che permetterà di potenziarci in alcuni specifici campi con l’avanzare degli obiettivi.

Gli oggetti ed i segreti da scoprire si riveleranno essere una miriade e non sarà difficile collezionarne un quantitativo esagerato anche senza troppe deviazioni, tuttavia a causa della composizione contorta delle grandi mappe e dei dungeon è facile che la ricerca di questi porti all’inevitabile frustrazione.

La mappa procedurale e i checkpoint

Ed è proprio la composizione procedurale della mappa uno degli aspetti chiave di questo titolo, pericolosa quanto potenzialmente incredibile nel caso di una corretta implementazione.

A tal proposito siamo più che soddisfatti nel sostenere che il team di Gunfire Game è riuscito a costruire un sistema di generazione delle mappe davvero eccellente che, a scapito di alcuni difetti, sarà in grado di regalare a ciascun giocatore un’avventura diversa anche in caso di reset.
Alcuni particolari segreti e scelte richiederanno infatti di rigenerare il mondo di gioco sperando che questo sia generoso nella scelta randomica di alcuni parametri.

Uno degli aspetti più sorprendenti di questo sistema è ritrovabile nel particolare design delle mappe, allo stesso tempo croce e delizia del titolo.
Infatti, se da un lato sarà apprezzabile esplorare una mappa così sofisticatamente articolata e contorta, lo stesso potrebbe rivelarsi poco divertente per alcuni giocatori, soprattutto se la strada non potrà far altro che ricongiungersi con la porta dell’area successiva.

La mappa del gioco, a differenza di quella del primo capitolo, sarà renderizzata in 3d per una migliore comprensione degli spazi esplorabili.

Altrettanto peculiare è l’inserimento dei puzzle ambientali e di alcuni enigmi all’interno di queste mappe, molto gradita se consideriamo l’imponente mole di segreti presenti nel titolo.

A scandire l’esplorazione sarà il ritrovamento dei checkpoint, utile mezzo per trasportarsi in un altro punto delle cinque macroaree fin ora disponibili, resettare le proprie cure e tornare al ward se necessario.

Le bossfight e macroaree

Non meno fondamentali, i punti di salvataggio che troveremo in prossimità di una bossfight ci permetteranno di non ripetere il tragitto e ricaricare il nostro equipaggiamento, mancando tuttavia delle altre funzioni citate in precedenza.

Come ci si aspetterebbe da un buon soulslike, Gunfire Games si è premurata nel dare una grande attenzione alle bossfights che dovremo affrontare, preparandone una quantità che oseremmo definire anomala se comparata ad altri esempi del genere.
Nel completare al 100% l’avventura avremo infatti modo di affrontare quasi una trentina e, nonostante la qualità oscilli fra esempi di grande qualità ed alcuni meno apprezzabili, siamo rimasti sinceramente colpiti dalla grandissima varietà estetica, di gameplay e soprattutto creativa offerta da questa esperienza.

Una varietà che viene riproposta dalle principali macroaree del titolo, talmente diverse fra loro che il gioco sembra più volte cambiare completamente direzione approfittando del potente strumento narrativo offerto della molteplicità di mondi ed universi coesistenti nella lore.

Al netto di queste considerazioni, la sensazione che si ha è effettivamente quella di star affrontando un’avventura totalmente imprevedibile, in grado di stravolgersi e rinnovarsi continuamente in maniere che non ci saremmo potuto immaginare.

La cooperativa e il bilanciamento

In maniera abbastanza simile a quanto accadeva nel primo capitolo, Remnant 2 continua a favorire uno stile di gioco basato sulla cooperativa di una squadra formata da due o tre giocatori.
Il bilanciamento in tal senso viene gestito in diversi modi attraverso lo scaling della vita, del danno e del numero di nemici risultando in un livello di sfida generalmente accettabile.

Grazie alla generosità del publisher Gearbox siamo riusciti a testare il gioco in cooperativa a due e tre giocatori e la nostra analisi farà riferimento nello specifico a questo tipo di esperienza, tralasciando il bilanciamento del giocatore singolo.
Con queste premesse possiamo sostenere che il gioco si è rivelato abbastanza semplice nelle fasi di esplorazione e nello scontro con la maggior parte dei boss, confermandosi tuttavia estremamente difficile in alcuni specifici frangenti in cui il danno risultava talmente elevato da sfiorare l’one shot.

È chiaro dalle patch notes rilasciate nelle ultime settimane che il gioco richieda ancora un piccolo lavoro di bilanciamento e siamo davvero contenti nel poter confermare che il team ci stia concretamente lavorando.


Comparto artistico

Il comparto artistico di Remnant 2 è una delle sue componenti più apprezzabili, se non nel suo insieme piuttosto nell’assurda varietà dei suoi contenuti.

Nell’esplorare le ambientazioni non sarà infatti raro rimanere stupiti non solo dalla bellezza estetica di alcuni scorci ma anche dall’unicità di ciascuna delle tante ambientazioni se rapportata alle altre.
Unicità che rimane estremamente apprezzabile anche nell’immenso quantitativo di armi, nemici unici e di boss dai moveset e design più contorti e variegati.

E saranno proprio i boss a rappresentare in maniera più evidente gli aspetti più intriganti dell’estetica di questo gioco che, non a caso, sono legati strettamente alla parte di narrazione più aulica e misteriosa.

Apprezzabile anche il lavoro svolto sugli elementi della UI durante le fasi action, perlopiù trasparente e di facile comprensione. Sfortunatamente lo stesso non può essere detto dei menu relativi al personaggio e alle abilità, fin troppo sporchi e poco immediati.

Non meno fondamentale in un titolo soulslike, il comparto sonoro di Remnant II si è dimostrato all’altezza delle aspettative, presentando un susseguirsi di tracce che seppur non troppo originali si accostano senza difficoltà alle tematiche del titolo.
Pur confermando questa nostra osservazione, non possiamo fare a meno di criticare alcune scelte nella realizzazione della dinamicità di alcune tracce laddove non sembrava essercene il bisogno, risultando in dei piccoli segmenti di gioco dai ritmi piuttosto confusionari ed incerti.


Comparto tecnico

Premettendo che la nostra analisi si basa unicamente sulla versione PC del titolo, non possiamo di certo sostenerci pienamente soddisfatti del lavoro svolto nell’ottimizzazione e nella pulizia del software.

Non a caso parliamo di un titolo che si è ritrovato ad affrontare forti critiche da parte della comunità a causa delle discutibili dichiarazioni degli sviluppatori riguardo all’utilizzo degli upscaler come elemento fondamentale e quasi scontato nello sviluppo di un videogioco.
Il risultato è riscontrabile in delle performance davvero poco soddisfacenti ed effettivamente dipendenti da tecnologie che non dovrebbero assolutamente divenire motivo di disimpegno.

È imperativo specificare che l’utilizzo di un motore pesante e relativamente giovane come l’Unreal Engine 5 non giustifica in alcun modo l’impossibilità di girare il titolo ad un framerate superiore ai 60FPS anche su schede video di fascia altissima di ultima generazione.
Fortunatamente il team ha accolto abbastanza positivamente l’ondata di critiche da parte degli utenti e della stampa e sta attualmente continuando a sfornare patch votate al miglioramento delle performance.


Ringraziamo Gearbox per averci fornito le chiavi del gioco per realizzare questa recensione.

Seguiteci sul nostro curatore e sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

Remnant 2 (PC)
In conclusione
Remnant 2 è l'ambizioso sequel di un esperimento vincente ed in quanto tale ha potuto godere delle ottime fondamenta costruite dal predecessore. Grazie ad una mole di contenuti semplicemente impressionante ed un gameplay che unisce la complessità di un RPG all'immediatezza del genere TPS, questo titolo sarà in grado di regalare ai giocatori più disposti un'esperienza complessa ed incredibilmente longeva.
pregi
Lore interessante
Shooting immediato e divertente
Estremamente longevo per buone ragioni
Enorme mole di contenuti e segreti
Esteticamente molto variegato
difetti
A tratti dispersivo
Componente RPG confusionaria
Qualche problema di bilanciamento
Software instabile
8
voto

Di Mario Ricerni

Appassionato di videogiochi, cinema e musica, ha creato STWGames per condividere il sogno di entrare in diretto contatto con l'industria che ha ammirato sin dall'infanzia.