Il titolo di cui parleremo oggi è l’ultima fatica del leggendario team di sviluppo di From Software, tornato finalmente su suoi passi con l’uscita di un nuovo capitolo della saga di Armored Core.
Con il rilascio di questo capitolo il team non ha voluto soltanto riabbracciare una vecchia ma appassionata fetta di pubblico, ma ha voluto anche dimostrare ai suoi più recenti estimatori che è capace di portare titoli di grande qualità al di fuori della “safe zone” composta dalle tematiche e dagli elementi di gameplay dei titoli che la hanno resa più celebre.
Armored Core 6 è quindi un’opera che deve tantissimo al lungo processo di miglioramento derivato dalla pubblicazione dei precedenti titoli della software house, frutto di un lavoro ben conscio delle aspettative di un pubblico enormemente più esteso di quello che era ai tempi della pubblicazione del quinto capitolo nel lontano 2012.
Sarà riuscita From Software ad elevare la saga di Armored Core ai suoi sempre più alti standard qualitativi?
Scopriamolo in questa recensione!
Incipit
In Armored Core 6 vestiremo i panni di Raven, un mercenario appartenente alle schiere della quarta generazione di umani modificati, estremamente efficienti ma rinomatamente instabili sul piano emotivo.
Fatta la conoscenza del nostro capo Walter, verremo presto catapultati nei cieli del Rubicone 3, luogo che funge da casa per la risorsa senziente chiamata “Coral”, estremamente ricca ed essenziale ed in quanto tale contesa fra le grandi corporazioni che abitano la superficie devastata del pianeta.
Il nostro ruolo in quanto mercenari sarà quello di accettare le missioni di ciascuna fazione e bilanciare in questo modo le sorti del conflitto, non solo per conto delle corporazioni ma anche per i pochi patrioti che si atteggiano a difensori del Rubicone.
Con l’inevitabile prosciugarsi del Coral rimasto e l’incendiarsi incessante della guerra, ci accorgeremo ben presto di non aver considerato ancora tutte le parti coinvolte.
Trama
Ciò che senza dubbio emerge dalla narrativa di questo Armored Core è la natura personale ed intima delle vicende, non saremo infatti uno fra molti ma bensì un individuo ben specifico con numerosi rapporti ed una crescente reputazione da mantenere.
A sottolineare ancor di più questo aspetto, il gioco ci proporrà occasionalmente di compiere alcune scelte “morali”, dei veri e propri bivi che ci porteranno ad uno dei tre finali previsti.
Non sarebbe comunque errato sostenere che la trama di Armored Core dipenda quasi completamente dai suoi personaggi secondari ed il modo in cui essi plasmano il nostro personaggio interagendo direttamente con lui.
Questo ruolo centrale, grazie anche ad un’ottima scrittura dei dialoghi, permette al giocatore di provare affezione verso ciascun membro del cast, apprezzando o detestando la spiccata personalità di ciascuno.
Non c’è dubbio sul fatto che il team abbia investito nella realizzazione di questi aspetti, contribuendo alla costruzione di questi ultimi attraverso i dialoghi ma anche tramite numerosi elementi di lore scritta da sempre cara alla narrativa di From Software.
In conclusione abbiamo davvero apprezzato il comparto narrativo di questo titolo e non è stato difficile per noi trovarci immersi ed interessati al conflitto per le sorti di Rubicon 3 e dei suoi abitanti.
Gameplay
Il gameplay di Armored Core 6 è intuitivo nella presentazione quanto estremamente complesso nelle fasi più avanzate, prende a piene mani dai precedenti capitoli della serie migliorandone ogni aspetto ed, in alcuni casi, utilizza l’importante esperienza di sviluppo accumulata con i soulslike.
La qualità tipica dei titoli della software house giapponese può infatti essere facilmente apprezzata nelle ben 41 missioni previste nella campagna, seppur queste mantengano una struttura piuttosto ripetitiva e si limitino spesso a delle sortite di brevissima durata.
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Il combattimento e il movimento
AC 6 è un titolo frenetico e veloce e richiederà, a prescindere dalla build adottata, una buon livello di reattività e prontezza da parte del giocatore.
Infatti, il combattimento e le meccaniche di movimento possono essere considerate un unico elemento, frutto della necessità del giocatore di non fermarsi mai per non lasciare il fianco scoperto ed al contempo approfittare delle finestre d’attacco fornite dagli avversari.
Il nostro principale obbiettivo durante il singolo scontro sarà quindi quello di rompere la guardia/scudo del nemico (un po’ come accadeva in Sekiro) per renderlo vulnerabile ad i nostri colpi e finirlo rapidamente.
Ad aiutarci in questo compito, un apprezzabile sistema di lock assente nei capitoli precedenti ci permetterà di seguire i movimenti del nemico senza preoccuparci di eseguire manovre particolarmente complesse.
Il risultato sarà quindi una frenetica danza fatta di schivate ed attacchi ben calibrati, facilmente interrotta se non si è disposti a rivedere le proprie strategie per adattarsi ai punti di forza del nemico.
Adattabilità che dipende quasi totalmente dal corretto bilanciamento della nostra build e di conseguenza da una delle altre meccaniche fondamentali di questo titolo, l’assemblaggio del nostro mecha.
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La costruzione del mecha
Per quanto di importante ci sia nell’apprendere le meccaniche ed affinare le nostre abilità con il pad, in Armored Core le nostre capacità sul campo verranno fortemente influenzate dalle scelte applicate alla costruzione del nostro mecha.
Ogni elemento, dalla testa fino alle gambe ed agli armamenti a spalla avranno infatti delle statistiche difensive, un peso ed un certo dispendio energetico da bilanciare con il resto dei componenti.
Componenti che andranno ad incastrarsi in maniera più o meno intuitiva con lo scopo di definire la nostra build con tutti i pregi e difetti del caso.
Ad esempio, il focus sull’aspetto difensivo permette facilmente di espandersi sulle capacità offensive a discapito della velocità di movimento, mentre usufruire di componenti più veloci ed efficienti ci permetterà di risultare scattanti ed elusivi sul campo di battaglia a scapito della resistenza ai colpi.
Non è errato supporre che ci sia una configurazione adatta a qualunque giocatore ma è altrettanto necessario specificare l’importanza della pazienza e della sperimentazione laddove ci si trovi ad affrontare un nemico particolarmente ostico.
A ciascuna sfida corrispondono delle diverse opportunità ed il giocatore ha l’implicito compito di sfruttare i numerosi strumenti a sua disposizione per trovare il proprio stile di combattimento.
Volendo citare altre possibilità in questo senso, la disponibilità di gambe tripodi, bipedi, inverse e cingolati permettono al giocatore di assumere un tipo di approccio totalmente diverso, potendo saltare più lontano, rimanendo costantemente in aria o piuttosto attaccando il nemico da terra.
Con queste considerazioni, la componente di personalizzazione funzionale (ed estetica) del nostro robot è da considerarsi essenziale ed è davvero improbabile riuscire a godersi il gioco se non si è disposti a darvi la giusta rilevanza.
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Le armi
Una delle componenti più importanti e strettamente legata alla costruzione del nostro mecha è senza dubbio quella la scelta delle armi.
L’equipaggimento che diverrà disponibile di volta in volta nello shop contiene una grandissima varietà di opzioni offensive ed è grazie a queste che avremo modo di affrontare il nemico in maniera creativa.
Strumenti come le minigun permettono di rompere con facilità l’equilibrio del nemico mentre i cannoni, i missili ed il resto degli esplosivi provocano ingenti danni a patto che il nemico non si mostri abbastanza veloce da schivarli.
È proprio dalla presenza di punti di forza e debolezza di questi armamenti che deriva la necessità di costruire una build che a tutto tondo e che sfrutti in maniera intelligente i quattro slot disponibili fra le braccia e la schiena del nostro robot.
Un’altenativa estremamente efficace da considerare durante la scelta dell’equipaggiamento è senza dubbio l’arma melee, non troppo semplice nell’utilizzo ma assolutamente devastante se utilizzata con la giusta reattività.
Armored Core 6 potrà anche configurarsi come un’esperienza priva di grandi evoluzioni di gameplay nel suo insieme, ma non c’è dubbio nel sostenere che nelle sue meccaniche si possa intravedere una componente sandbox molto piacevole e ricercata.
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Le arene e i potenziamenti S.O
Per testare le nostre abilità in campo e guadagnare qualcosa nel farlo, il gioco mette a disposizione un gran numero di sfide arena uno contro uno suddivise per rank.
Con l’avanzare degli eventi di trama e la sconfitta dei precedenti nemici, il nostro grado salirà permettendoci di affrontare una serie di avversari sempre più forti e capaci.
Come accennato, non solo la vittoria ci garantirà un premio monetario, ma ci permetterà di sbloccare una valuta adibita allo sblocco dei potenziamenti del sistema operativo (S.O) del nostro mecha.
Questi ultimi sono di ogni genere e tipo, fra bonus di attacco/difesa e vere e proprie meccaniche nascoste come la mira manuale, la stiva per le armi ed i modificatori di movimento.
Considerando la sorprendente volontà di From Software di offrire un background narrativo scritto per ciascuno dei personaggi che batteremo nella simulazione, non possiamo che ritenerci soddisfatti dall’aggiunta di questa modalità e dai suoi effetti sull’evoluzione del nostro playtrough.
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Esplorazione della mappa e verticalità
Uno dei punti di forza di From Software è da sempre stato il complesso design stratificato e profondamente interconnesso delle mappe e non è difficile immaginare che la possibilità di volare durante le fasi di gameplay abbia avuto un effetto tangibile in questo Armored Core.
Avremo infatti a che fare con ambienti enormi, completamente esplorabili e talvolta sviluppati in maniera verticale.
Ed è qui che sorge la necessità di mettere in chiaro alcune cose, le mappe di Armored Core sono infatti quanto di più lontano da quelle di un souls ed in quanto tali mancheranno di interconnessione e di minuziosità, rivelandosi piuttosto delle zone open map ben definite che fanno da arena alla singola missione che andremo ad affrontare.
Non c’è dubbio in tal senso che le ambientazioni di Armored Core siano state pensate per essere percorse con velocità e senza particolari attenzioni, riducendo l’esplorazione alla ricerca (mitigata ulteriormente dalla presenza di uno scanner) delle poche casse di loot presenti nel corso del gioco.
Ciononostante non sarà difficile individuare degli scenari a cui il team ha dedicato più attenzione rispetto agli altri, in maniera non proprio sorprendente se prendiamo in considerazione l’importanza di queste ultime all’interno della narrazione.
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Difficoltà e Boss
Armored Core non è un titolo adatto a tutti e fra le ragioni vi è senza dubbio l’elevata difficoltà delle sue sfide, o più nello specifico dei boss che dovremo affrontare nelle missioni più importanti.
Infatti, al fronte di un’esperienza di gameplay piuttosto semplice e priva di sfide insormontabili, i boss rappresentano uno sbalzo improvviso di difficoltà che ha scoraggiato un numero elevatissimo di giocatori già nella fase di tutorial.
Questi particolari tipi di incontro richiederanno al giocatore grande capacità di adattamento ed in generale una forte predisposizione a sfruttare le fugaci finestre d’attacco che ci verranno offerte in risposta al nostro impegno nel penetrare gli scudi del nemico ed al contempo schivare i numerosissimi attacchi che ci verranno diretti.
Si tratta, senza dubbio, dell’aspetto più discusso e critico dell’opera ma rimane oggettivamente il cuore pulsante dell’esperienza nonché il meglio che questa abbia da offrire al giocatore disposto a cogliere le sue sfide.
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Extra e NG+
Armored Core è fra le tante cose anche un titolo molto longevo, considerando le 20 ore impiegate per il completamento della prima run e la necessità di giocare al New Game+ ed al New Game++ se si volesse esplorare i restanti finali.
E se l’idea vi dovesse scoraggiare a causa della ripetizione delle missioni, sarete felici di sapere che il gioco prevede più di una decina di missioni inedite per il primo replay ed altrettante, se non addirittura di più, per il secondo.
Ad ampliare ulteriormente la quantità di contenuti di questa esperienza, il gioco permette ai piloti di affrontarsi in una modalità online Versus chiamata Nest dai ritmi estremamente serrati.
Pur mantenendo l’identità di un’offerta aggiuntiva, ci siamo sinceramente divertiti nel misurare le nostre abilità con i giocatori di tutto il mondo.
Al netto di queste considerazioni, se siete alla ricerca di un titolo ricco di contenuti e dalla grande rigiocabilità, Armored Core 6 sarà in grado di soddisfarvi.
Comparto artistico
Il comparto artistico di Armored Core 6 andrà a colpire maggiormente tutti coloro che si ritengono appassionati di mecha e sci-fi di impronta industriale e post-apocalittica ma non per questo è da considerarsi meno grandioso nella sua realizzazione.
I principali elementi a contribuire al lavoro di resa artistica dell’ennesimo lavoro creativo di From Software derivano sicuramente dal senso di grandezza donato dalla relativa piccolezza dell’ambientazione rispetto al nostro mecha e dal forte impatto d’insieme di cui quasi tutte le ambientazioni possono vantare.
Ci troveremo spesso a contemplare l’enormità delle strutture disseminate nella mappa ed al contempo a realizzare la loro vera estensione nell’accorgerci delle nostre dimensioni rispetto ai piccoli dettagli delle strade e delle strutture industriali come macchine, porte e pali della luce.
Il risultato è da cogliersi in comparto artistico che manca inevitabilmente di varietà ma che non per questo smette di stupirci costantemente.
La OST è un elemento altrettanto fondamentale nella creazione delle atmosfere e dell’intero mood di questo titolo ed il lavoro svolto dai compositori in questo senso non può che considerarsi ottimo.
I toni meccanici e distopici delle tracce accompagnano alla perfezione sia le fasi di navigazione della mappa che quelle frenetiche del combattimento più serrato, risultando in dei climax inaspettati soprattutto nella parte finale dell’opera.
La OST di Armored Core 6 sarà disponibile su Spotify e le altre piattaforme di streaming nel corso del mese di Ottobre.
Comparto tecnico
Armored Core 6 è un titolo cross-gen ed in quanto tale ha sofferto visibilmente delle limitazioni hardware della scorsa generazione di console e dell’indubbia arretratezza del motore di gioco che caratterizza da tempo tutti i titoli della software house.
Non c’è dubbio che il titolo possa offrire degli scorci di grande bellezza e che renda comunque bene, specialmente nell’impatto d’insieme offerto dalle ambientazioni ma rimane comunque forte il desiderio di scoprire cosa il team potrebbe realizzare una volta che sarà in grado di superare i propri limiti origine tecnica.
È importante sottolineare tuttavia come il gioco non fatichi minimamente a girare a dettagli massimi su hardware non troppo costosi, avendo ricevuto un buon trattamento di ottimizzazione che può essere apprezzato da qualunque utente anche senza l’utilizzo di upscaling AI.
Non altrettanto apprezzabile è la presenza del Ray Tracing soltanto nel garage del nostro mecha, luogo in cui l’utilizzo di quest’ultimo sembra comunque essere vanificato da un ambiente non particolarmente adatto all’utilizzo di questa tecnologia.
In conclusione, nonostante From Software abbia svolto un ottimo lavoro nell’ottimizzazione e nell’utilizzo dell’engine grafico a cui è da sempre legata, non possiamo che guardare con speranza il futuro dell’azienda, in paziente attesa che dimostri di sapersi finalmente superare.
Ringraziamo Bandai Namco e From Software per averci fornito le chiavi del gioco per realizzare questa recensione.
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