Il titolo di cui tratteremo oggi è un gioco indipendente in grado di regalare enormi sorprese praticamente in ogni suo aspetto.

Con questa nostra analisi vorremmo non solo supportare il geniale sviluppatore che ha saputo partorire ciò di cui andremo a parlare, ma anche indirizzare il nostro pubblico e qualche mente creativa attiva nell’industria verso un determinato tipo di gioco che ama rompere la terza parete.


Il nostro amico AI

– narrazione e personaggi –

Buddy Simulator, come da descrizione, si propone nell’affidarci una intelligenza artificiale in grado di diventare nostra amica imparando dai nostri interessi e dalla nostra personalità.

Inizieremo fin da subito ad impostare i parametri del nostro “buddy”, lasciandoci trascinare in attività di gioco molto elementari come il classico gioco dell’impiccato.
Concluse queste attività, il nostro amico digitale cercherà di evolvere le sue capacità per creare qualcosa di più avanzato, arrivando a proporci un’avventura testuale.

Con l’evolversi delle attività proposte verremo quindi messi di fronte ad una grande varietà di scelte che avranno un peso sul nostro rapporto con l’AI, che seppur programmata per soddisfare ogni nostra esigenza ludica possiede una sua coscienza e sarà in grado di provare emozioni più o meno positive di rimando ai nostri comportamenti.

Ed è qui che entra in scena il fattore horror, sempre pronto a colpire alla sprovvista, mostrando l’instabilità di un sistema che saremo in grado di distruggere tramite dei semplici dispetti di pessimo gusto.

Il rapporto fra il giocatore, vero protagonista delle vicende, con questa AI che agisce consapevole di essere un identità superiore a ciò che lei stessa sta sviluppando per il nostro divertimento, è ciò che rende il titolo così unico e irripetibile nelle sensazioni e nell’accumularsi della tensione nell’avanzare delle fasi di gioco.

Se dovessimo descrivere il tipo di esperienza offerto dal titolo in questione, potremmo riferirci ad altri indie del calibro di Undertale, Omori, Oneshot o anche Doki Doki e IMSCARED, seppur nessuno di questi coinciderebbe in modo diretto con ciò che Buddy Simulator rappresenta.

Una caratteristica fondamentale del gioco sta nella presenza di numerosi NPC ricchi di carattere, talvolta vittime della corruzione del codice del gioco e quindi anch’essi parte della sorpresa rappresentata dal modo in cui viene trattato il genere horror.

In sostanza, troviamo che il comparto narrativo di Buddy Simulator, pur non essendo la vera sorpresa in termini videoludici, contribuisca attivamente nel rendere il gioco una perla nascosta a cui non viene ancora riservata la giusta attenzione.


Un gameplay ballerino

Come accennato in precedenza, il gioco ha la caratteristica di offrire una grande varietà per quanto concerne il genere di appartenenza, partendo da un semplice dialogo in codice per poi evolversi in un avventura testuale e poi in un RPG.

Se siete familiari ad altre esperienze come ad esempio “Evoland”, sapete benissimo che questi passaggi sono solo l’inizio di una sorpresa costante che vi costringerà ad adattarvi ad un incessante aumento di complessità nelle meccaniche e parallelamente dal punto di vista tecnico.

Proprio per questo motivo vorremmo evitare di fossilizzarci eccessivamente sulle singole sorprese che il gioco ha da offrire, per lasciare a voi il piacere di rimanere colpiti da un sistema così ricco e coinvolgente nelle sue evoluzioni.
Pur rimanendo vaghi, vorremmo però accennare a quelle che secondo noi sono le uniche sbavature in un’opera altrimenti perfettamente funzionante nella sua semplicità.

Partiamo dalla “seconda fase” del titolo, in cui dovremo interagire con l’AI in un’avventura testuale, utilizzando delle semplici frasi trigger (similarmente a quanto visto in Story Untold).

Ciò che maggiormente stona di questa parte è l’eccessiva rigidità dei suoi tempi, saremo infatti costretti a leggere molte volte la stessa frase e procedere a tentativi nel caso rimanessimo bloccati in una delle varie situazioni che ci verranno presentate.

Un problema di poco conto accentuato però dalla natura del gioco, che prevede una certa rigiocabilità per permettere al giocatore di sbloccare i vari finali disponibili.
Si tratta quindi di una caratteristica che potrebbe allontanare i giocatori meno pazienti e non abituati a questa tipologia di avventura.

A questi ultimi vorremmo consigliare comunque di procedere nel titolo poiché si tratta di una fase minuscola rispetto alla qualità offerta dal resto delle sue caratteristiche.


Parliamo quindi del combat system a turni rilegato alla parte RPG del titolo, basata sulla scelta delle mosse e sul semplice timing nel premere vari tasti a schermo, meccanica che risulta però eccessivamente imprecisa e frustrante nella sua realizzazione finale.

Ancora una volta la rigidità di un sistema del genere rischia di allontanare una fetta di pubblico da quello che è un titolo assolutamente meritevole per la cura data ad altri tipi di dettagli.

In questo caso ci sarà la possibilità di abbassare la difficoltà, per permettere al giocatore meno abituato di godere dell’avventura limitandosi a cliccare un singolo tasto nei tempi prestabiliti per attacco e difesa, andando però a minare la qualità generale del gameplay.

Altra meccanica legata al combattimento che fallisce nel suo intento è quella degli item, numerosi e apparentemente interessanti ma non abbastanza di peso per cambiare l’esperienza di gioco in maniera concreta.

Se non disdegnate gli RPG Maker e turni e saprete passare sopra qualche sbavatura, sarete in grado di godere tranquillamente del titolo nella sua interezza, rimanendo anche affascinati dalla possibilità di scegliere fra diversi NPC da portare con voi in combattimento.
Il gameplay di Buddy Simulator non si limita a questo ma il resto sta a voi scoprirlo…



Comparto tecnico

Abbiamo già avuto modo di tessere le lodi di “Not a Sailor Studios” nel suo aderire ad un tipo di gioco così interessante e dinamico dal punto di vista tecnico e di gameplay, per questo motivo non possiamo dilungarci più di tanto nel parlare del lavoro relativo al comparto grafico.

Se dovessimo riassumere le nostre opinioni a riguardo potremmo limitarci a dire che siamo rimasti piacevolmente sorpresi da alcune scelte evolutive anche da questo su questo specifico punto.


Dal punto di vista sonoro, Buddy Simulator offre una serie di musiche perfettamente orecchiabili e talvolta nostalgiche nella loro composizione.
Ma come spesso accade in produzioni prettamente narrative, nella totalità delle OST ve ne sono alcune specifiche che ci sono entrate nell’anima, colmando, in maniera del tutto inaspettata, un vuoto che ci appartiene dai tempi del celebre Portal 2 di Valve.

Stiamo parlando delle tre OST cantate dalla AI a cui avremo modo di accedere una volta terminato il gioco in base al finale ottenuto.
Tutto, dal testo alla melodia rendono queste canzoni qualcosa di estremamente memorabile, specialmente se ascoltate alla fine del rispettivo percorso.

Non possiamo tuttavia utilizzare queste OST come esempio in questa recensione poiché il testo alluderebbe ad un numero fin troppo grande di spoiler importanti.


Come sempre vorremmo ringraziare gli sviluppatori per averci fornito una key del gioco per questa recensione

Potete acquistare Buddy Simulator su Steam a 7,99 euro cliccando qui.

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Di Mario Ricerni

Appassionato di videogiochi, cinema e musica, ha creato STWGames per condividere il sogno di entrare in diretto contatto con l'industria che ha ammirato sin dall'infanzia.