Una delle qualità di Nintendo che i fan hanno imparato ad apprezzare nel corso degli anni è sicuramente l’attenzione che la casa giapponese dedica a ciascuna delle proprie IP, anche a quelle più trascurate o messe in pausa che, come dimostrano il recente remake di Advance Wars o la rinascita di Endless Ocean, vengono tutt’altro che dimenticate.
Oggi vogliamo concentrarci proprio sul sorprendente ritorno di una serie che nessuno si aspettava di rivedere così presto: Famicom Detective Club che, dopo un eccellente remake della duologia originale, torna con un nuovo capitolo intitolato “Emio – L’uomo che sorride“.
Dopo una campagna marketing sorprendentemente inusuale da parte di Nintendo, che sembra riporre grande fiducia nel futuro di questa serie, siamo finalmente riusciti a mettere le mani su uno dei titoli più attesi e discussi degli ultimi tempi.
Ci siamo quindi immersi con grande curiosità in questa nuova avventura investigativa carichi di aspettative, pronti a condividere la nostra esperienza con voi, con l’intento di scoprire se questo nuovo capitolo è davvero all’altezza dell’enorme hype che ha suscitato.
INCIPIT
Vestiremo ancora una volta i panni del giovane assistente detective senza nome dell’agenzia investigativa Utsugi, nuovamente alle prese con un caso inquietante che sfiora i limiti dell’assurdo.
Saremo infatti chiamati ad esaminare una scena del crimine tanto bizzarra quanto sinistra, caratterizzata da un omicidio segnato dalla presenza di un sacchetto di carta ritrovato sul volto della vittima, su cui è disegnata una faccia sorridente.
Quello che all’inizio sembra un caso isolato si rivelerà presto l’inizio di un’indagine che ci condurrà sempre più a fondo nel passato, scoprendo infatti che l’omicidio attuale è collegato ad una serie di casi avvenuti 18 anni fa, caratterizzati dallo stesso disturbante modus operandi.
Riuscire a risolvere entrambi i misteri diventerà quindi cruciale per svelare la verità, in un capitolo dove dovremo lavorare a stretto contatto con la polizia per scoprire il segreto che si cela dietro quel sacchetto sorridente, e riportare alla luce una storia sepolta da anni.
I veterani della serie Famicom Detective Club sanno però bene che, oltre all’elemento investigativo, questi giochi nascondono spesso un lato oscuro e inquietante, profondamente radicato nel folklore giapponese e nelle leggende metropolitane. Anche in Emio – L’uomo che sorride, questo aspetto non viene meno.
Il gioco introduce infatti elementi dalle tinte horror, legati alla storia di una figura spaventosa chiamata appunto Emio che si dice uccida le ragazzine che piangono, resa ancora più inquietante dal fatto che indossa sempre un sacchetto di carta con una faccia sorridente che poi mette sulla testa delle sue vittime.
Il collegamento tra la nostra indagine e la leggenda di Emio diventa quindi inevitabile e, man mano che ci addentriamo nel caso, ci ritroviamo quindi a dover indagare non solo sull’omicidio ma anche sull’origine di questa sinistra storia popolare, con la crescente paura della popolazione sempre più convinta che sia stato proprio l’uomo sorridente a colpire.
Tuttavia, emergono anche evidenti contraddizioni rispetto alla leggenda, con la più significativa che riguarda il sesso della vittima e l’arma del delitto: un ragazzino delle medie strangolato con una corda, in contrasto con la storia di Emio che parla di ragazze uccise a mani nude come uniche vittime.
Inoltre, questi dettagli non coincidono neanche con gli omicidi misteriosi avvenuti 18 anni fa, che seguivano un pattern più simile alla leggenda metropolitana, portandoci a cercare di distinguere tra mito e realtà in una corsa contro il tempo per scoprire la verità.
STRUTTURA NARRATIVA
Tutto ciò che vi abbiamo raccontato finora rappresenta solo l’inizio di quella che si rivela essere l’avventura più lunga e matura della serie, ricca di colpi di scena e sviluppi narrativi inaspettati che mantengono alta la tensione dall’inizio alla fine.
Anche in questo capitolo, infatti, l’enfasi sul lato narrativo rimane al centro dell’esperienza, con una scrittura di altissima qualità come ormai ci si aspetta da questa saga.
Si potrebbe anche dire che, soprattutto nei capitoli finali, Emio – L’uomo che sorride si spinge verso una delle narrazioni più profonde e adulte che Nintendo abbia mai affrontato in un titolo first-party da diversi anni.
La serie non esita nemmeno questa volta a mostrare scene crude e violente, destinate a rimanere impresse nella mente dei giocatori a lungo, ulteriormente rafforzate da qualche jumpscare strategico che enfatizza l’atmosfera horror tipica della saga, senza però mai esagerare.
Nonostante la presenza di elementi horror, è importante sottolineare come in questo capitolo l’aspetto investigativo prevalga nettamente su quello paranormale, con un’avventura che si avvicina molto di più a ciò che definiremo un giallo classico piuttosto che ad una storia di puro terrore.
Anzi, il racconto proposto si rivela sorprendentemente più sentimentale e meno inquietante di quanto ci aspettassimo dai trailer, trovandoci più volte coinvolti in situazioni emotive e commoventi che sostituiscono le scene di ansia e tensione.
In ogni caso, Emio – L’uomo che sorride si conferma per noi come la storia più affascinante e coinvolgente dell’intera saga, e un degno successore della duologia originale che ha saputo sorprenderci con le sue trame fuori dagli schemi.
Chi cerca una storia puramente horror potrebbe restare deluso, mentre se siete alla ricerca di un’avventura emotiva, ricca di personaggi interessanti e colpi di scena che vi sorprenderanno tenendovi incollati all’indagine, non possiamo che consigliarvi di iniziare questo titolo il prima possibile.
Ritmo della narrazione
Anche tralasciando i gusti personali, abbiamo riscontrato un problema piuttosto evidente che ha influenzato negativamente la nostra esperienza complessiva: nonostante la narrazione coinvolgente, infatti, il ritmo della storia lascia a desiderare, rendendo l’avventura a tratti meno piacevole e incisiva.
In effetti questo risulta così altalenante da risultare sbilanciato, con interi capitoli in cui non accade nulla di rilevante seguiti da sezioni sovraccariche di informazioni ed eventi, creando un continuo saliscendi di intensità che forma una sorta di montagna russa di sensazioni ed emozioni.
Anche se i capitoli meno movimentati riescono comunque ad intrattenere, grazie ad un cast di personaggi ben caratterizzato che sa sempre come tenere viva l’attenzione, non possiamo fare a meno di pensare che una distribuzione più equilibrata delle informazioni avrebbe giovato non solo alla narrazione, ma anche all’aspetto investigativo.
Nelle ultime ore di gioco, infatti, ci siamo trovati nella curiosa situazione di sentirci ancora lontani dalla risoluzione del caso, convinti di avere molto altro da scoprire, e l’arrivo improvviso del capitolo finale ci ha colti di sorpresa, lasciandoci con la sensazione di avere in mano ancora troppe poche informazioni.
Ed infatti, la risoluzione degli eventi, sebbene spettacolare da un punto di vista puramente narrativo e visivo, appare piuttosto affrettata e priva delle informazioni cruciali che ci sarebbero servite per comprendere pienamente la conclusione.
Questi dettagli fondamentali arrivano solo con l’epilogo finale, che si presenta come un episodio in stile anime, chiudendo definitivamente la trama del gioco e svelando finalmente tutta la verità.
Solo in quel momento abbiamo potuto davvero apprezzare appieno la storia di Emio che, come abbiamo già sottolineato, si rivela probabilmente la migliore dell’intera saga se non una delle più affascinanti mai offerte in un titolo Nintendo.
Tuttavia, resta l’impressione che se queste informazioni fossero emerse gradualmente durante l’indagine, piuttosto che essere semplicemente raccontate alla fine, l’esperienza complessiva sarebbe stata notevolmente migliorata, trasformando questa avventura in una delle migliori esperienze investigative sul mercato.
Un ensemble di personaggi straordinari
Nonostante questi difetti, come accennato in precedenza, il gioco riesce sempre ad intrattenere e divertire grazie al suo straordinario cast di personaggi, che ancora una volta si conferma essere il vero punto di forza di Famicom Detective Club.
Questa volta i personaggi ricevono ancora più spazio grazie alla durata doppia del gioco rispetto ai suoi predecessori, che dedica gran parte di questo tempo proprio a farci conoscere meglio i protagonisti della nostra indagine.
Questo approccio permette di creare un legame emotivo più profondo, rendendo alcuni eventi della storia molto più impattanti e coinvolgenti rispetto a quanto visto in precedenza e raggiungendo un livello di immersione che la saga non aveva mai toccato prima.
Tra i personaggi ricorrenti che ricevono maggiore profondità e importanza, e i nuovi volti che portano con sé storie interessanti e personalità coinvolgenti che vi faranno sentire come parte di un gruppo di amici, Emio – L’uomo che sorride presenta probabilmente il cast più riuscito dell’intera serie
GAMEPLAY
Anche in Emio – L’uomo che sorride ritroviamo lo stesso gameplay classico da visual novel che ha caratterizzato i capitoli precedenti, spesso criticato per alcuni aspetti ritenuti ormai datati rispetto agli standard odierni.
La domanda sorge quindi spontanea: sono riusciti a rinnovare il sistema di gioco per adattarlo ad un pubblico più moderno?
La risposta si colloca nel mezzo, dato che da un lato si percepisce l’intenzione di migliorare certi elementi, con alcune meccaniche che risultano più fluide e accessibili rispetto al passato, ma dall’altro ci sono ancora diversi aspetti che richiedono un ulteriore aggiornamento.
Nel nuovo capitolo di Famicom Detective Club ci ritroviamo nuovamente a dover selezionare, da una lista, l’input che vogliamo far eseguire al protagonista, con comandi semplici come “ascolta” o “pensa”, fino a quelli leggermente più complessi come “indaga” che in alcuni casi richiedono anche di selezionare una specifica area dello schermo.
Il progresso nel gioco dipende proprio dall’esecuzione esatta di queste azioni in un ordine prestabilito, portando al rischio, se non si dovesse trovare la giusta sequenza, di rimanere bloccati in un loop di dialoghi ripetuti fino a quando non si capisce la giusta combinazione.
Anche solo descrivendolo si può intuire quanto questo approccio sia rigido, richiedendo ai giocatori di seguire una serie di azioni precise e con la necessità in alcuni casi di ripetere più volte le stesse, creando un’esperienza di gioco che potrebbe non adattarsi a tutti.
Tuttavia, come abbiamo accennato, siamo lieti di segnalare che ci sono stati degli sforzi per alleviare, almeno in parte, la tediosità e la ripetitività del gameplay, attraverso piccoli stratagemmi che riescono comunque a fare una notevole differenza.
Tanto per cominciare, abbiamo notato un significativo alleggerimento della complessità di alcune azioni richieste: non sarà più necessario viaggiare ripetutamente tra luoghi diversi per seguire uno specifico ordine né cercare quel tipico “ago nel pagliaio” nello sfondo, spesso quasi impercettibile.
Già solo grazie a queste modifiche, si riducono drasticamente le possibilità di rimanere bloccati a lungo, evitando così la frustrazione che in passato poteva costringere i giocatori a ricorrere a guide online.
Inoltre, è stata introdotta l’opzione di evidenziare alcune parole chiave nei dialoghi, che fungono da indizi per capire il prossimo passo da compiere, indirizzando il giocatore verso la strada giusta senza dover premere comandi a caso.
Queste e altre migliorie non risolvono del tutto il problema di base, lasciando il gioco ancora piuttosto rigido specialmente per chi non è appassionato del genere, tuttavia rappresentano un grande passo avanti verso un’esperienza più accessibile, permettendo anche ai giocatori meno pazienti di godersi la magnifica storia proposta.
Inoltre viene anche introdotta una maggiore interattività, con la possibilità di rispondere più frequentemente di quanto accadeva in precedenza a domande utilizzando il taccuino, dal quale potremo selezionare una lista predefinita di risposte.
Rispondere correttamente sarà piuttosto semplice, a patto che si sia prestata attenzione agli sviluppi del caso, dato che tali quesiti si presentano come veri e propri test mnemonici, offrendo una scusa intelligente per tenere il giocatore concentrato sulla storia e allo stesso tempo permettendogli di fare un riassunto interattivo degli eventi.
COMPARTO GRAFICO E SONORO
Se già in passato avevamo elogiato la direzione artistica adottata nei remake della duologia di Famicom Detective Club, con Emio – L’uomo che sorride ogni aspetto estetico che ci aveva colpito viene ulteriormente esaltato, creando un’esperienza visiva ancora più appagante.
Lo stile anime, ora più distintivo e meno anonimo, conferisce alle figure coinvolte nel caso un design dai lineamenti più definiti e perfettamente in sintonia con il loro carattere, permettendoci di intuire la loro personalità prima ancora che parlino.
I movimenti dei personaggi, già un punto forte nei capitoli precedenti, sono stati migliorati con animazioni più complesse e fluide, rendendo il mondo di gioco maggiormente dinamico e vivo.
Impossibile non menzionare anche i piccoli segmenti animati che intervallano i dialoghi e che, grazie ad un uso sapiente di effetti speciali ed inquadrature ben studiate, riescono a coinvolgere pienamente il giocatore creando momenti di grande impatto visivo.
Il comparto sonoro, invece, si mantiene su un livello simile a quello visto nei remake della duologia originale, con una colonna sonora piacevole all’ascolto ma raramente memorabile.
Il sound design invece si distingue ancora una volta: l’uso accurato degli effetti sonori contribuisce a sottolineare i momenti chiave della trama, aiutandoci a capire quando un’informazione è cruciale e intensificando l’atmosfera nelle scene più tese.
Ringraziamo Nintendo per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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