Negli ultimi anni, si ha modo di leggere sempre più spesso notizie riguardanti licenziamenti di massa all’interno delle aziende videoludiche più grandi del settore.
Ad esempio, nelle ultime settimane Microsoft/Activision-Blizzard ha licenziato circa 1900 dipendenti mentre la rivale Playstation ben 900, chiudendo definitamente il suo studio a Londra.

Il fenomeno non accenna a fermarsi e, inoltre, il caso è da estendersi non solo agli sviluppatori, ma anche a chi ricopre dei ruoli in altri ambiti per le medesime aziende.
Un esempio recentissimo è della chiusura degli uffici marketing di 505 games in Germania, Francia e Spagna nelle ultime ore.
La causa di questo fenomeno dilagante è da attribuire a diversi fattori, differenti per ogni azienda, ma riconducibili perlopiù ad un mancato ritorno di entrate soddisfacenti.


Infatti, l’industria videoludica ha vissuto un periodo di boom economico senza precedenti durante gli anni della pandemia ma, al contrario di quanto pensato, il trend è andato man mano spegnendosi.
Si stima che le entrate del settore siano drasticamente diminuite nel 2023 e che queste non possano compensare i costi del personale assunto e dei servizi, dando vita ai diffusi licenziamenti di massa.  

Tuttavia, molte di queste compagnie, come ad esempio Epic Games, stanno prendendo parte a questo fenomeno non per via degli elevati costi del personale, ma per un subdolo cambio di strategia. Titoli come Fortnite e Roblox possono ancora vantare di avere una community molto attiva anche nello sviluppo di contenuti in-game, come mappe o skin, portando le aziende a favorire la crescita dei contenuti realizzati dai giocatori a discapito della necessità dei dipendenti. 

A rimettere inevitabilmente in risposta a questi tagli, numerosi titoli ancora in via di sviluppo che sono stati inevitabilmente rinviati o cancellati, come ad esempio l’FPS di Star Wars sviluppato da Respawn Entertainment, il nuovo Deus Ex di Embracer e il live-service di Twisted Metal prodotto da Sony.


L’importanza del fenomeno e perché parlarne

Il diffondersi di questi eventi ha favorito l’accrescimento dei sindacati dediti alla tutela dei lavoratori attivi nel campo della produzione dei videogiochi.
Questi si sono fortemente opposti non solo ai licenziamenti, ma anche ai ritmi di lavoro sempre più opprimenti, alle paghe esigue e alle discriminazione sul posto di lavoro, problemi che esistono e continueranno a verificarsi se non riceveranno la giusta importanza da parte dei media e dei giocatori.


E’ importante infatti che i giocatori prendano atto della situazione spiacevole che sta coinvolgendo l’industria che amano, e che le aziende videoludiche ancora integre trovino spazio all’interno delle loro realtà per i numerosi talenti che non meritano certo di essere gettati al vento.

Potete consultare personalmente una panoramica sul fenomeno tramite questo archivio, che viene costantemente aggiornato.


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Di MariaRosaria Cozzolino

Grande appassionata di videogiochi, specialmente retro, e cinema. Moglie amorevole e mamma di molti peluche che la accompagnano nella scrittura degli articoli per questo piccolo e caldo spazio nel grande oceano di internet.