Chi bazzica un po’ più approfonditamente il mondo dei videogiochi sa bene come vicino a grandi e medie produzioni, a lato, molto nascosti, ci siano giochi che incredibilmente vengono iniziati e portati a termine da una sola persona. Questo è il caso di Pumpkin Jack, sviluppato completamente da Nicolas Meyssonier che ha saputo creare un platform 3D molto divertente, che strizza l’occhio a MediEvil, storica serie videoludica, ma che soffre di alcune lacune che finiscono per minare parte di quel divertimento.
Un mondo felice è un mondo noioso
Il regno di Arc En Ciel è praticamente perfetto. I cittadini conducono una vita tranquilla all’insegna della gioia e della pace. Non tutti però approvano questa situazione. Il diavolo in persona, infatti, è davvero annoiato da tutta questa calma e per questo decide di far sprofondare il mondo nel caos evocando un esercito di mostri che iniziano a disseminare problemi e catastrofi una dietro l’altra. Tutto scorre come programmato, fino a che l’umanità stessa decide di ribellarsi evocando un potentissimo Mago che inizia a decimare le forse del male, che non brillano certo per intelligenza e impreparate ad affrontare un nemico forte e astuto. Al diavolo non resta quindi che passare al contrattacco evocando a sua volta un cattivo molto potente, il famoso Jack O’ Lantern, da sempre figura chiave di Halloween. Jack è un tosto, l’unico che sia riuscito a ingannare il diavolo non una, ma ben tre volte, nonostante sia poi finito per diventare un suo servitore. Gli viene affidato quindi il compito di trovare ed eliminare il mago e non saranno pochi gli ostacoli che incontrerà sul suo cammino.
Il cammino dell’eroe
Ostacoli che ad un primo impatto non hanno quasi ragione d’essere. I primi nemici che ostacoleranno la strada di Jack saranno infatti i mostri stessi. Un vecchio gufo, che ci accompagna insieme ad un corvo parlante, ci spiega che i mostri non hanno un cervello a differenza di Jack, e che lo vedono come un nemico, non come alleato, in quanto originariamente essere umano riportato poi in vita dal diavolo. Anche se stufo Jack si arma di pala e da qui è il giocatore a prendere il controllo. Si inizia quindi a percorrere livelli molto lineari, a parte per alcune piccole divagazioni utili a recuperare collezionabili, che alternano scontri e fasi platform. Scontri che si presentano da subito molto semplici. A fianco ai movimenti classici, come il salto, la schivata e gli attacchi, si aggiunge poi la capacità di lanciare letteralmente il proprio corvo contro nemici e strutture allo scopo di provocare danno, distrazioni o effetti particolari. Il tutto risulta essere, nella sua semplicità, divertente e caotico. Alla fine di ogni livello Jack farà i conti con un boss, scontro che si dividerà perlopiù in 3 fasi di difficoltà crescente e che ci regalerà alla fine dello scontro una nuova arma. Le varie armi non presentano delle vere e proprie differenze in termini di danno quanto più delle piccole variazioni nelle modalità di attacco e in alcun mosse particolari eseguibili in seguito a salti e schivate.
Le fasi platform, che occuperanno l’altrà metà del tempo di gioco sono molto interessanti, complici alcune ambientazioni, non tutte, abbastanza ispirate. Se in alcuni livelli sembrerà di camminare sempre e solo sulle classiche assi di legno pericolanti, non mancheranno anche sezioni molto più divertenti, tra ponti magici e funghi rimbalzanti che nascono nel bel mezzo della palude. Proprio in queste fasi però, vengono a galla alcune magagne che rendono l’esperienza di gioco a volte parecchio frustrante. I controlli i fatti non sono precisissimi, così come la telecamera che a volte fa un po’ di testa sua con delle inquadrature non chiarissime, correggibili si manualmente, ma spesso quando ormai il danno è fatto. A onor del vero, la morte in Pumpkin Jack, pur essendo presente (E viene anche fatta pesare dagli sfottò del gufo che non mancherà di contare il numero di morti), non incide mai troppo sulla partita, grazie ai tantissimi checkpoint e agli oggetti distruttibili sul campo di battaglia per recuperare vita. Trovano spazio infine alcuni ”minigiochi” abbastanza contestualizzati che variano leggermente il gameplay. L’anima di Jack risiede infatti nella zucca presente sul suo corpo e alcune sezioni richiedono che venga staccata per infiltrarsi in luoghi altrimenti inaccessibili per risolvere piccoli enigmi atti a liberare la strada per concludere il livello. Inoltre ad intervalli regolari, ogni livello presenta alcune corse a bordo ora di un gargoyle, ora di un carrello ferroviario, che permettono di coprire lunghe distanze mentre Jack evita determinati ostacoli. Queste minisezioni sono in certi casi davvero ben riuscite e divertenti, regolando un po’ di varietà al gameplay che altrimenti risulterebbe monotono.
Un po’ di vita tra i morti
A onor del vero se non fosse per Jack e i suoi comprimari tutto il gioco risulterebbe…un mortorio. Jack è una sagoma, desidera solo completare il suo lavoro e odia qualsiasi perdita di tempo, compresi i compiti che gli vengono affidati dagli NPC presenti nel gioco. Non è raro quindi sentire commenti ironici e pungenti non solo di Jack ma anche dei suoi nemici e alleati verso di lui, ben consapevoli della natura di Jack e della sua furbizia. Jack è poi estremamente coraggioso, cosa che lo porta a farsi beffe di qualunque ostacolo gli si presenti davanti in maniera sprezzante. I comprimari poi sono molto simpatici, a partire dal traghettatore che ci accompagna in barca attraverso alcune sezioni del gioco fino ad arrivare a persone insospettabili come Babbo Natale. A tutto questo si aggiungono poi un comparto visivo e sonoro che seppur non raggiungono mai dei picchi di bellezza, accompagnano bene l’avventura di Jack. A parte alcune ambientazioni un po’ anonime infatti c’è una discreta varietà e le tracce altamente halloweeniane mischiate a pezzi di musica classica svolgono un lavoro interessante a adatto.
L’implementazione di RTX e DLSS
Se c’è una nota molto positiva riguardo al comparto tecnico è sicuramente l’implementazione del Raytracing e soprattutto del DLSS di Nvidia che ad un leggero costo di definizione riesce a regalare una grande differenza per quanto concerne il framerate. Di seguito potete trovare degli screenshot scattati in 4k a dettagli massimi che mostrano le differenze offerte da queste feature.
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Il primo test mostra la differenza grafica fra la tecnologia di illuminazione standard e quella RTX.
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In quest’ultimo test possiamo osservare la grossa differenza in termini di prestazioni derivata dall’utilizzo del DLSS.
Passare da 80 a 156fps con una perdita di definizione quasi assente è sicuramente un risultato sbalorditivo.