Fra tutti i mostri e personaggi iconici che nel corso degli ultimi 50 anni hanno conquistato il pubblico di tutto il mondo, Alien non necessita davvero di alcuna presentazione, ed era solo questione di tempo prima che gli Xenomorfi arrivassero ad infestare persino la realtà virtuale.
L’industria videoludica non è affatto nuova a titoli che vedono l’inconfondibile alieno di Ridleyana invenzione come entità antagonista, che siano classici mai dimenticati come Alien vs Predator o nelle apparizioni più recenti come Fireteam e Dark Descent. Fra questi, però, uno in particolare merita di essere menzionato per aver scalato l’olimpo dei survival horror, ed è Alien Isolation a cura dell’improbabile team britannico di Creative Assembly.
Nel 2024, Rogue Incursion si propone come un titolo ponte tra l’esperienza di questo diamante grezzo della scorsa generazione e un titolo più action e rilassato come lo sono quelli rilasciati negli ultimi anni.
Siete pronti ad affrontare le vostre paure? Scopritelo in questa recensione!
Incipit
Gli eventi narrati in Alien Rogue Incursion si ambientano successivamente a quelli del film originale, in un contesto in cui gli Xenomorfi sono una specie già ben conosciuta.
Lanciati immediatamente in una situazione di pericolo, interpreteremo i panni dell’ex-colonial marine Zula Hendricks durante un atterraggio di fortuna sul pianeta inesplorato Purdan.
Al nostro fianco, un instancabile androide ribattezzato Davis-01 che ci guiderà nella ricerca delle risorse necessarie per fuggire dalle insidie che abitano la superificie.
Sbarcati nei pressi della stazione di ricerca Gemini Exoplanet Solutions, scopriremo infatti che il posto è stato completamente invaso dagli Xenomorfi, e che dietro la loro comparsa sembra esserci ben altro che una semplice casualità.
Sfortunatamente, Alien Rogue Incursion è la prima parte di una storia più lunga, che attualmente si trancia a metà con un fastidioso cliffhanger. Una mossa rischiosa, e nemmeno troppo onesta, da parte del team di sviluppo, che sembra aver omesso o comunque portato in secondo piano l’entità episodica del progetto fino al rilascio.
Gameplay
Il gameplay di Alien Rogue Incursion non gode di una profondità particolare, ma viene ugualmente reso molto più efficace e d’impatto dalla piattaforma per cui è stato progettato. Parliamo ovviamente delle capacità immersive della tecnologia della VR che, se ben sfruttate, ci rendono protagonisti tanto quanto il personaggio che stiamo interpretando.
A primo impatto, ci sembrerà di avere a che fare con un Alien Isolation di stampo più action, in cui a delle sequenze di tensione e drammatica attesa si alternano piccole sequenze shooter piuttosto frenetiche e ripetitive. Se nel titolo di CA si faceva una forte leva sui movimenti estremamente intelligenti e predatori dell’unico Xenomorfo presente nei confronti della sfortunata protagonista, qui buona parte di questa sensazione viene meno per fare spazio a delle ondate che cercheranno di intralciare i nostri progressi a ritmi temporali sempre costanti.
Rimane comunque l’impressionante sensazione di essere sempre osservati e braccati dai mostri, che possono muoversi nei condotti e arrampicarsi sui muri con grandissima agilità, seppur il tutto tenda inevitabilmente a diventare stantio a causa dell’eccessiva ripetizione.
Non è un caso che il gioco dia il meglio di sé nelle occasionali sequenze scriptate che scandiscono l’esplorazione di luoghi stretti e claustrofobici come condotti e relitti. È in queste istanze che si avverte la vera paura, sia quella data dalla costante tensione dell’essere intrappolati, sia quella dell’inevitabile jumpscare quando verremo sorpresi dall’entità ostile.
Le meccaniche
La nostra protagonista potrà fare uso di una discreta varietà di armi e strumenti utili a superare eventuali ostacoli che incontreremo sul nostro cammino. Primo fra tutti, lo scanner che ci indica la presenza di entità ostili nelle vicinanze, preso in direttissima da Alien Isolation. Come abbiamo già accennato, si può dare per scontato che i nemici siano sempre attorno a voi in attesa del loro turno, ed in fin dei conti questa introduzione si è rivelata più un modo intelligente di creare tensione che un aiuto durante le nostre esplorazioni.
Fortunatamente, lo shooting è molto intuitivo e divertente, stancando concretamente soltanto durante le fasi finali dell’avventura.
Un discorso differente va fatto per le pinze, necessarie per ripristinare la corrente ed aprire alcune porte che ci impediranno il proseguimento. Queste verranno utilizzate in alcuni minigiochi in cui dovremo rimaneggiare i fili, procedendo spesso e volentieri a tentoni verso la soluzione. Un ulteriore strumento a nostra disposizione è il saldatore, necessario per spaccare lucchetti ed sfondare le porte altrimenti bloccate o malfunzionanti.
Infine, nel corso dell’avventura potremo recuperare 3 armi con cui affrontare le orde di Xenomorfi: la pistola, un fucile al plasma e un fucile a pompa. Ciascuna delle armi necessiterà di munizioni differenti, spingendo il giocatore all’esplorazione degli ambienti e alla costante ricerca degli armadietti. A queste vanno aggiunti anche granate e medicine, di cui è consigliabile fare scorta per le sezioni più concitate.
La struttura in cui ci troveremo bloccati è piuttosto grossa e si può facilmente descrivere come un gigantesco dedalo di corridoi e stanze su più piani, motivo per cui saremo spinti ad utilizzare il nostro tablet a mo’ di mappa e codex per pianificare le nostre mosse preventivamente.
La VR al servizio dell’immersione
Come si può facilmente intuire, gli aspetti più interessanti di questa produzione si riscontrano senza dubbio nel modo in cui il team sfrutta la realtà virtuale per rendere ogni interazione reale e sentita per il giocatore. L’esempio più lampante è la necessità di ricaricare manualmente il nostro arsenale secondo i diversi funzionamenti dell’arma, oppure l’interagire con i vari terminali per esaminarne il contenuto.
Non mancano neppure le piccole chicche “mindblowing”, come la possibilità di pulire il sangue dagli schermi, seppur dobbiamo ritenerci piuttosto delusi dalla generale interagibilità degli ambienti.
La difficoltà
Abbiamo già parlato dell’AI nemica, e gli Alien di questa avventura in chiave VR non possono di certo paragonarsi allo Xenomorfo che braccò la nostra Ripley nel capitolo del 2013. Ad ogni modo, il titolo non è affatto semplice, non tanto per l’effettiva minaccia degli Xenomorfi quanto piuttosto per la loro resistenza ai colpi se si gioca su difficoltà normale.
Essendo obbligati a contrastare i nemici ad una cadenza temporale che non rispetta i tempi del giocatore, è molto facile trovarsi a corto di munizioni se non ci si sbriga ad avanzare nella trama. A tutti coloro che dovessero trovare frustrante l’esperienza, consigliamo di dare una possibilità alla modalità storia, meno impegnativa ma non per questo una totale passeggiata.
Comparto artistico e tecnico
Da un punto di vista artistico, Alien Rogue Incursion è un’opera derivativa ma non per questo priva di merito, essendosi dimostrata capace di portare a schermo degli scenari spaventosi e molto convincenti. La struttura decadente e devastata della Gemini Exoplanet Solutions è parte integrante del DNA stilistico che ha reso la serie così riconoscibile ed iconica, e c’è molto da premiare in questo.
Non meno importante è il lavoro svolto sul comparto audio direzionale, ben implementato per instaurare nel giocatore quel senso di pericolo viscerale. Lo stesso plauso può essere diretto alla soundtrack, ad opera di Sara Barone, che ha dimostrato di avere ben inquadrata l’importanza del suo contributo in un titolo del genere horror.
Di grande aiuto nella resa delle atmosfere è senza dubbio l’Unreal Engine nella sua ultima iterazione, uno strumento molto potente ma anche un’arma a doppio taglio se utilizzato con poca attenzione. Infatti, seppure il titolo appaia tecnicamente all’avanguardia nella sua versione PCVR, è anche piuttosto pesante da gestire a prescindere dalla configurazione utilizzata.
Per tutti coloro che faticano a mantenere un framerate stabile durante l’avventura, consigliamo l’utilizzo della risoluzione dinamica nelle impostazioni, un compromesso che per quanto pesante può fare un’enorme differenza. Inizialmente, il team aveva messo le mani avanti in merito alla compatibilità del gioco con una piccola selezione di dispositivi VR, tagliando fuori il supporto a Virtual Desktop. È una vera fortuna che Survios sia stata veloce nell’ascoltare il feedback e porre rimedio a questa problematica, rendendo lo streaming wireless una opzione viabile.
Ringraziamo 42west per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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