Nella recensione di oggi parleremo di Bears in Space, adrenalinico FPS dalle tematiche ironiche e divertenti nato dalla mente creativa del team australiano di Broadside Games dopo ben 7 anni di sviluppo.
Nel suo sintetizzare e rimescolare gli stilemi ed i dogmi di un genere divenuto saturo ormai molti anni fa, Bears in Space segue con successo quel filone di titoli che si propongono come un elaborato ritorno alle origini, ben consci degli elementi che rendono gli sparatutto in prima persona un genere così divertente ed amato dal pubblico.
Saranno riusciti gli sviluppatori a realizzare un boomer shooter in grado di spiccare fra le proposte di successo degli ultimi anni?
Scopriamolo in questa recensione!
Incipit e Trama
Per quanto i boomer shooter non siano soliti ricalcare troppo profondamente sul fattore trama per concentrarsi invece sull’immediatezza dell’azione, BIS necessita di dare una maggiore attenzione ai dialoghi per la graduale costruzione del suo mood scanzonato e fuori di testa.
Verremo quindi introdotti al personaggio dell’astronauta Maxwell Atoms, prossimo alla pensione, e dell’orsa Beartana (Cortana… anyone?), i cui DNA si combineranno inavvertitamente durante un disastroso salto nell’iperspazio.
Trasformati in un’orsa dalla forza e dalle abilità devastanti, naufragheremo su un pianeta extraterrestre disseminato da robot ostili e pronti ad ostacolare il nostro cammino verso casa.
Nonostante le premesse quasi ordinarie della narrazione, l’avventura di Max è disseminata di situazioni fuori di testa e semplicemente ridicole, portando il giocatore a partecipare anche ad alcune attività ricreative aliene come il Basketcube e la cottura di torte competitiva fra una fuga e l’altra.
L’ironia del gioco deve molto alla scrittura dei personaggi secondari e delle comparse, le cui costanti punch line, unite alle situazioni strambe che ci ritroveremo ad affrontare, riusciranno a tenere divertito il giocatore fino alle fasi finali.
Non mancano anche numerosissimi riferimenti e citazioni ad altre opere cult videoludiche e cinematografiche, testimonianza sicura di come gli sviluppatori si siano divertiti a riversare tutta la loro passione e personalità nello sviluppo del titolo in esame.
In sintesi, non aspettatevi una narrazione complessa da parte di Bears in Space, preparatevi piuttosto a farvi catturare da un’ironia innocente che riesce a riservare una battuta irresistibile per ciascun giocatore.
Gameplay
Il gameplay di Bears in Space è la componente chiave del suo successo, semplice, veloce eppure sorprendentemente approfondito negli aspetti più ludici.
La struttura di gioco e l’arsenale
Di base verremo catturati in un loop di combattimento contro ondate di robot ostili utilizzando un ampio arsenale di armi e gadget stravaganti, potendo inoltre saltare due volte, correre e schivare gli attacchi nemici in un curioso mix fra un Serious Sam e un Ratchet e Clank.
Lo shooting è immediato, rapido e responsivo, talvolta semplificato nel caso si volesse far uso della funzione di mira assistita.
Feature riportata inaspettatamente anche nelle fasi platform, alle quali è dedicata un’impostazione di difficoltà separata.
Disseminate per la mappa, cure, munizioni e vic-coins ci permetteranno di essere sempre pronti ad affrontare qualsiasi insidia si pari fra noi e il proseguimento del livello.
Più raramente, il ritrovamento del miele ci permetterà di trasformarci in una versione gigante e potenziata del nostro orso per un periodo di tempo, distruggendo con facilità enormi gruppi di nemici grazie a cariche e attacchi AOE.
Componente di spicco, il gioco offrirà ben 25 armi uniche fra fucili, pistole, granate e altre soluzioni meno tradizionali.
Esempi come il pallone da basket quadrato esplosivo, la fionda mini-incudine ed i cappelli a elica riescono a dare una vaga idea della direzione presa dal team con la realizzazione dell’arsenale a nostra disposizione.
Inoltre, sconfiggendo i nemici, le nostre armi guadagneranno esperienza, permettendoci di aggiornarle in versioni ancora più potenti di quest’ultime in cambio di valuta di gioco nell’apposito shop.
Sfortunatamente, il bilanciamento non è uno dei migliori ed alcune aggiunte si riveleranno molto meno interessanti di altre anche dopo il potenziamento.
La varietà della armi non si riflette tuttavia in quella dei nostri avversari, che pur essendo piuttosto vari nella prima metà del gioco, vengono riproposti più e più volte nel corso dell’avventura con la sola eccezione delle bossfights.
In queste specifiche occasioni, il gioco prende un’interessante piega bullet-hell, portando il giocatore a schivare ritmicamente enormi attacchi ad area che occuperanno una buona parte dello schermo.
In sostanza, il gameplay FPS boomer-shooter di Bears in Space è ben realizzato e si pone come una corretta sintesi di tutto ciò che rende ricercata ed immortale l’esperienza shooter più classica ed istantanea, senza mai prendersi sul serio.
Le missioni, le quest e gli easter egg
Come abbiamo anticipato negli scorsi capitoli, il titolo realizzato da Broadside Games brulica di riferimenti e citazioni, a volte inserite come semplici strizzate d’occhio ed in altre occasioni sviluppate in delle quest o eventi con una certa rilevanza.
Ed è in questo spirito che nel corso delle 14 ore che impiegheremo per completare il titolo ci ritroveremo ad affrontare le situazioni più strane fra una missione e l’altra.
Ciascuna di queste avrà infatti al suo interno delle quest secondarie utili alla raccolta di valuta, la cui identità varia dalla caccia ai fantasmi, al combattimento con personaggi particolarissimi fino all’improvvisazione da detective.
Sono presenti anche un gran numero di segreti, collezionabili e achievements, che riusciranno senza dubbio a soddisfare i giocatori più avvezzi al completismo.
A svolgere da contenitore per questa moltitudine di attività, delle mappe estremamente navigabili e dal design piuttosto aperto, lasciando intendere al giocatore la necessità costante di esplorare ed uscire dai binari prestabiliti dalla risoluzione della missione principale.
Seppur alcune scelte si rifacciano positivamente alla duplice natura della struttura di gioco, il risultato va ricercato in un design non eccellente delle mappe, che rischia di confondere il giocatore meno attento e di portare a sequenze di backtracking non previste.
Comparto artistico e tecnico
Il comparto artistico di Bears in Space non è da considerarsi un punto di forza della produzione, laddove la realizzazione dei modelli e delle mappe è discreta e godibile unicamente in funzione al contesto esplosivo e divertente realizzato dal team di sviluppatori.
Un utilizzo appena discreto ma sorprendentemente autodidatta dell’ormai maturo Unreal Engine 4 ha permesso agli sviluppatori di plasmare un mondo che vive dell’insieme piuttosto che nei dettagli, che non si riveleranno mai troppo curati ma nel complesso sempre apprezzabili.
Lo stesso si può dire della UI, molto approssimativa e quasi amatoriale nella composizione ma pur sempre leggibile e scalabile considerando i numerosi minigiochi che richiederanno una trasformazione improvvisa di quest’ultima.
La colonna sonora composta e prodotta da Dan Goodwin include una varietà di brani multigenere che non stupisce mai per la qualità d’ascolto ma accompagna senza difficoltà il giocatore lungo tutta la durata dell’avventura:
Infine, da un punto di vista tecnico, il gioco non può dirsi perfettamente stabile, specialmente su PC di fascia inferiore a quella alta e su console portatili come lo Steam Deck.
Avremo infatti a che fare con vari cali di framerate durante le situazioni più concitate, ma anche con problematiche relative alla risoluzione e con alcuni fastidiosi bug relativi allo spawn dei nemici.
Tuttavia, con il rilascio di successo ottenuto dal gioco, siamo fiduciosi che queste problematiche vengano risolte in breve tempo con delle future patch dedicate.
Ringraziamo Keymailer per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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