Recensione Blood Typers – Scrivere per uccidere

Con il tempo, i videogiochi, come ogni altro medium, sono cambiati sempre di più, nel bene e nel male. Oggi è inevitabile pensare che la creatività sia sempre meno presente nel mondo videoludico, almeno nelle AAA più importanti, dove questa è stata sostituita da una corsa sfrenata verso il massimo profitto con il minimo sforzo. Questo fenomeno non è certo una novità nell’industria, soprattutto se consideriamo la massiccia presenza di tie-in scadenti basati sui blockbuster cinematografici degli anni ‘80.
Tuttavia, all’epoca persino i grandi editori osavano di più, dando vita a titoli spesso bizzarri e sperimentali.

Uno degli esempi più curiosi di questa tendenza è The Typing of the Dead, spin-off della saga The House of the Dead di SEGA e pioniere del genere dei typing game. Il titolo ha ispirato una lunga serie di giochi dello stesso tipo, che spaziano tra stili radicalmente diversi, come Typing of Ys, Pokémon Typing Adventure e il più recente The Textorcist. Tuttavia, il genere non ha mai avuto un ruolo di primo piano nel mercato.

Negli ultimi anni, però, il panorama indie ha riportato in auge questa nicchia, e Blood Typers, sviluppato da Outer Brain Studios, ne è un esempio perfetto. Riusciremo a digitare abbastanza velocemente da non farci sopraffare dagli zombie? Scopriamolo subito!


Trama e Gameplay

La trama si sviluppa attraverso diversi capitoli, seguendo le vicende di un gruppo di amici invitati a partecipare alle riprese di un film diretto da un celebre regista horror. Ma non è tutto, il cineasta era stato dato per morto da anni e il nostro obiettivo sarà scoprire il mistero che si cela dietro la sua scomparsa. Sebbene la narrazione venga approfondita attraverso numerose note sparse nei vari livelli, non rappresenta un elemento centrale del gioco, limitandosi a fare da sfondo agli eventi.

Il fulcro dell’esperienza è invece il gameplay, che si basa sulle meccanica classica dei typing game: per eseguire qualsiasi azione, il giocatore dovrà digitare le parole che appaiono sullo schermo.
A differenza di The Typing of the Dead, qui non sarà sufficiente scrivere per sparare, ma anche per muoversi, raccogliere oggetti e utilizzarli. Durante l’esplorazione del maniero, sarà necessario trovare e collezionare cinque videocassette, che andranno depositate in un punto specifico della mappa per sbloccare nuovi strumenti utili ad aprire vie di fuga precedentemente inaccessibili, permettendo così di avanzare nel gioco.

A ostacolare la nostra fuga ci saranno numerosi mostri assetati di sangue; alcuni facilmente eliminabili con un singolo colpo, mentre altri più resistenti. Il vero pericolo, però, arriva con l’avvicinarsi dell’orda.
Nella parte superiore dello schermo, un indicatore si riempirà progressivamente e, una volta raggiunto il massimo, verremo immediatamente circondati da un gran numero di nemici più aggressivi. Per sopravvivere, dovremo affrontarli uno alla volta scappando strategicamente o ripararci all’interno di una stanza, sbarrando le porte con le travi di legno trovate lungo il percorso.

Sebbene questa meccanica aggiunga una buona dose di sfida al titolo, la sua implementazione risulta piuttosto incostante. Durante le nostre partite, ci è capitato sia di essere sopraffatti da orde immense e letali, sia di incontrare pochissimi nemici che non rappresentavano una vera e propria minaccia.

Anche se il gioco è affrontabile in solitaria, è evidente che sia stato concepito per essere giocato in compagnia. In single player, infatti, la gestione dell’inventario diventa più complessa e sopravvivere alle orde risulta notevolmente più difficile.

All’inizio di ogni partita, potremo scegliere tra diversi personaggi, ognuno con statistiche uniche che influenzeranno il gameplay e renderanno ogni run potenzialmente diversa dalle altre. A contribuire alla varietà delle partite è anche la generazione procedurale delle mappe: a ogni nuovo inizio, la disposizione degli oggetti e delle stanze essenziali cambierà radicalmente, rendendo l’esperienza meno prevedibile.

Nel corso dell’esplorazione, oltre a cibo e oggetti essenziali, troveremo nuove armi con le relative munizioni. Tuttavia, non esiste un reale motivo per preferirne una rispetto a un’altra, poiché tutte infliggono più o meno lo stesso danno, rendendo possibile completare il gioco semplicemente con la mazza chiodata fornita all’inizio della partita.
Per rimanere fedele allo stile dell’epoca di The Typing of the Dead, il gioco non permette di salvare liberamente, ma solo utilizzando bobine cinematografiche che dovranno essere inserite in apposite cineprese sparse nel maniero. Questa meccanica non viene mai spiegata direttamente, lasciando al giocatore il compito di scoprirne il suo funzionamento.

Nonostante si evidenzi una certa creatività nel titolo, è impossibile ignorare come il gameplay tenda a diventare ripetitivo nel tempo; principalmente perché ogni livello segue la stessa struttura e non introduce particolari variazioni o meccaniche uniche che possano diversificarne l’esperienza.

Infine, uno degli aspetti più positivi è l’ampia possibilità di personalizzazione del gameplay nelle sue diverse peculiarità.
Oltre alla difficoltà generale, è infatti possibile modificare la velocità di digitazione, adattando il titolo al ritmo del giocatore e offrendo un’esperienza su misura.


Comparto artistico e tecnico

Il comparto artistico di Blood Typers non è tra i suoi punti di forza, presentando uno stile visivo piuttosto peculiare e un character design dei protagonisti che definiremmo sgraziato e poco curato.

Dal punto di vista tecnico, il gioco non soffre di particolari problemi, sebbene il cel shading utilizzato nella grafica non sia implementato al meglio. Alcuni elementi dell’ambientazione sembrano beneficiarne di questa scelta, mentre altri appaiono piatti e poco rifiniti, creando una certa incoerenza a livello visivo. Tuttavia, non abbiamo riscontrato bug o crash durante il nostro test, e l’esperienza è risultata stabile per tutta la durata della prova.


Ringraziamo Keymailer per averci fornito una chiave per questa anteprima.
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Blood Typers (PC)
In conclusione...
Blood Typers è un titolo molto piacevole da giocare in cooperativa, e merita l'attenzione dei fan del suo particolarissimo genere. Tuttavia, anche per via delle sue limitazioni tecniche e alcune falle inerenti al gameplay, non riesce ad elevarsi all’eccellenza.
Pregi
Strizza l'occhio ai fan del genere
Buona la meccanica dell'orda...
Ottimo in compagnia
Difetti
... Ma troppo poco costante
Grossi problemi legati al comparto grafico
armi apparentemente inutili
Il gameplay diventa presto ripetitivo
7
Voto