I nuovi (e vecchi) volti di Call of Duty Modern Warfare

Il titolo che andremo a recensire oggi è l’ultima iterazione di una celebre saga videoludica, che riprende l’importantissima legacy dell’omonimo capitolo del 2009, nel coraggioso tentativo di spezzare la macchina di sviluppo triennale che da sempre garantisce un titolo l’anno ai fan della serie.

Per quanto risulti evidente che Activision abbia speso tempo, denaro ed enorme fiducia nel progetto, sarà riuscita Infinity Ward a creare un titolo che soddisfi i fan più esigenti?
Scopriamolo in questa recensione.


Campagna

Come di consueto, anche questa volta Call of Duty MWII si prefissa di offrire all’utente una intensa esperienza singleplayer dalla durata di 7-8 ore, che si diletti nel costruire la trama che circonda i personaggi ormai divenuti simbolo del brand.

Il risultato con MWII è una continuazione naturale di quanto avvenuto nel capitolo reboot del 2019, ma con un evidente cambio di regia e di intenzioni creative.
Missione dopo missione, questo capitolo sembrerà voler rimarcare i momenti più celebri della trilogia di Modern Warfare e degli altri Call of Duty del passato, fallendo tuttavia nell’offrire lo stesso impatto del materiale originale.

La cura per i dettagli è incredibile nella campagna singleplayer

La sensazione che si ha, è che Infinity Ward abbia puntato su un realismo che rischia di non essere né carne né pesce, rimanendo bloccato in un limbo decisionale che tiene in bilico gli aspetti più arcade e “simulativi” del gioco, perdendo così in spettacolarità e carisma laddove non ci sarebbero dispiaciuti.

Mettendo da parte queste problematiche, il gioco può fare affidamento ad un ottimo cast di personaggi, che unisce volti ormai celebri ad alcune gradite new entry.
A questo proposito è interessante notare come alcuni personaggi (ad esempio Ghost) abbiano ottenuto una personalità molto più complessa ed interessante delle versioni incontrate nella leggendaria trilogia originale.

Anche in questo caso bisogna tener conto di alcune eccezioni, individuabili nella inevitabile presenza di cliché che rischiano di rovinare l’andamento della trama, banalizzandola laddove ci saremmo aspettati un climax emotivo.

In sostanza questa campagna di Cod presenta diversi punti alti seppur mai troppo memorabili, lasciando che ad essere d’impatto siano alcuni aspetti inaspettati di quest’ultima come gli approfondimenti dei personaggi e le ambientazioni suggestive che potremo visitare nel corso dell’avventura.


Multigiocatore

Ciò che è quasi normale sottintendere quando si parla di un Call of Duty è che la sua formula funziona perfettamente, grazie a tantissimi anni di rifiniture ad uno shooting che risulta semplice quanto soddisfacente e divertente.

Ciò che cambia di capitolo in capitolo non sono mai queste fondamenta, bensì il modo in cui lo sviluppatore intende far approcciare l’utente all’esperienza di gioco, in particolar modo in multigiocatore tramite il bilanciamento di aspetti come il time to kill e le opzioni di movimento.
Ebbene dopo Cod Vanguard, che ha rappresentato (negativamente) l’apice del chaos e della freneticità di questo sistema, MWII torna sui suoi passi proponendo un’esperienza più lenta e ragionata sotto diversi punti di vista.

Santa Sena Border Crossing è frutto di una pessima scelta di game design

Proprio per questo motivo, Infinity Ward ha rilasciato il gioco limitandosi all’inserimento di modalità classiche in 6v6, lasciando eventuali aggiunte ad un secondo momento.
Aspetto che a tratti va a cozzare con le 11 mappe disponibili al lancio, non prive di larghi spazi vuoti che ben si adatterebbero ad un numero maggiore di giocatori in game.

Mappe che al momento non garantiscono una grande varietà di esperienza e non risultano tutte valide, basti pensare a Santa Sena Border Crossing e ad El Asilo, corrispettivamente un lungo corridoio pieno di macchine in grado di esplodere ed un grosso e dispersivo cubo con un edificio al centro.

C’è poi da considerare l’aspetto relativo all’equipaggiamento e all’armaiolo, su cui IW ha puntato particolarmente in questa release, introducendo alcune novità che hanno scatenato reazioni abbastanza divisive all’interno della community.
I giocatori avranno infatti la possibilità di trasferire i propri attachments e skin da un’arma ad un’altra della stessa piattaforma, semplificando l’approccio a queste ultime ed incoraggiando alla varietà d’approccio pur infastidendo i giocatori non interessati a questo stile di gioco.

Altri aspetti dell’armaiolo da menzionare sono il poligono di tiro, appena accennato e per nulla utile allo stato attuale se non per testare con mano il feeling dell’arma dopo averla modificata o per ammirare le skin dopo il relativo sblocco.

Il poligono è un’idea appena accennata che meriterebbe maggiore attenzione da parte di IW

Per quanto concerne invece le modalità extra disponibili al lancio, invasione risulta attualmente un’ottima opzione nel caso si intendesse livellare un’arma e moshpit in terza persona si è rivelata una sorpresa abbastanza divertente ed interessante.
Soccorso Prigionieri, Knockout e Guerra Terrestre risultano invece delle modalità piuttosto derivative ed evitabili,  se non per variare di tanto in tanto il ritmo della vostra partita.

Assolutamente da menzionare anche l’attuale stato della UI dei menu, che oltre a risultare terribilmente confusionaria ed esteticamente sgradevole, manca di alcune importanti sezioni che hanno da sempre figurato nei titoli precedenti, prima fra tutte la schermata delle statistiche del giocatore.


La cooperativa

Non c’è molto da dire sulla componente cooperativa di questo Cod, in quanto la maggior parte della sua profondità sarà da ricercare nel prossimo futuro con l’introduzioni delle nuove missioni e soprattutto dei Raid.

IW ha svolto un gran lavoro nella caratterizzazione dei personaggi

Attualmente sono disponibili solo tre missioni da affrontare in compagnia:

La prima, notturna, richiede un approccio di tipo stealth per essere completata;
La seconda è una classica sfida con ondate di nemici con difficoltà crescente;
La terza invece lascia al giocatore la possibilità di scegliere la modalità di approccio ed è, a nostro avviso, la migliore fra le tre.

Non possiamo che limitarci ad attendere l’introduzione delle novità citate in precedenza, magari lasciando spazio anche all’aggiunta di qualche classe oltre alle tre attualmente disponibili.


Comparto tecnico

Ciò che è evidente sin dai primi minuti di gioco è che Infinity Ward ha svolto un lavoro di grandissimo pregio per quanto concerne l’aspetto grafico e sonoro di questo titolo.

In particolare, il sonoro risulta ben bilanciato e permette spesso e volentieri un certo vantaggio tattico a chi sa ascoltarlo con attenzione.
L’audio posizionale è infatti in grado di rivelare da quale direzione proviene il suono dei passi del nemico, anch’esso chiaro e cristallino in base al terreno e alla velocità a cui si sta muovendo.

La colonna sonora, seppur non all’altezza del magistrale lavoro svolto da Hans Zimmer e Lorne Balfe per l’originale MW2 del 2009, rimane un ottimo accompagnamento che riesce a catturare perfettamente il contesto del titolo.

Amsterdam è quasi fotorealistica in questa brevissima missione della campagna

Graficamente si tratta di un titolo eccelso che risente purtroppo della mancanza del supporto al ray tracing che era invece presente nel suo predecessore del 2019.
Impossibile non menzionare l’impressionante cura per i dettagli e per gli ambienti della campagna, laddove il multiplayer risulta spesso vuoto e piatto seppur forse per necessità prestazionali più che per volontà del team di sviluppo.

Del resto non ci si può che stupire del gran numero di impostazioni grafiche che permettono al titolo di godere di un ampio spettro di scalabilità su sistemi più vecchi, anche e soprattutto grazie al supporto alla tecnologia FSR di AMD e DLSS di Nvidia.


Ottimizzazione e difetti

Al netto di un comparto grafico che ben si addice alla cosiddetta “Hollywood dei videogiochi”, non si può di certo dire che Infinity Ward abbia creato un titolo privo di grossi difetti di origine tecnica.
Dal nostro provato di oltre 20 ore possiamo infatti testimoniare quanto il gioco risulti molto più pesante del suo predecessore nonostante i miglioramenti non siano eccessivi e si faccia sentire l’assenza del raytracing.

In termini di performance, il nostro PC dotato di RTX 3080, i9 di decima generazione e 16gb di ram, è stato in grado di girare il titolo a dettagli massimi ed in 2k quasi sempre sopra i 70/80fps, laddove le precedenti iterazioni del brand riuscivano a toccare e superare i 100 di media nonostante il ray tracing attivo.

La UI attualmente lascia molto a desiderare

I problemi tecnici, tuttavia, non si limitano all’ottimizzazione inadeguata del titolo, in quanto abbiamo avuto modo di assistere ad una quantità preoccupante di crash sia nel giocatore singolo che nel multiplayer, per non parlare dei numerosi episodi di microstuttering che hanno tormentato le nostre partite.
Da segnalare anche alcuni glitch nella campagna, in particolare riguardo l’illuminazione degli ambienti nelle missioni più avanzate.


Non ci resta quindi che sperare nel supporto anche dopo il rilascio di Warzone 2.0 nel mese di novembre, confidando nel fatto che IW continui a rilasciare contenuti gratuiti ed aggiornamenti seguendo il prezioso feedback degli utenti.


Call of Duty Modern Warfare II è acquistabile su Steam al prezzo pieno di 69,99€ al seguente link:

https://store.steampowered.com/app/1938090/Call_of_Duty_Modern_Warfare_II/


Ringraziamo Activision per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.

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Di Mario Ricerni

Appassionato di videogiochi, cinema e musica, ha creato STWGames per condividere il sogno di entrare in diretto contatto con l'industria che ha ammirato sin dall'infanzia.