Molte volte, su queste pagine digitali, ci troviamo ad apprezzare i videogiochi più disparati, da estri creativi di autori nascenti a tripla A che a volte sembrano fatti con lo stampino; non ci facciamo mancare davvero niente.
Tuttavia, di rado abbiamo avuto il piacere di parlare di titoli che semplicemente hanno fatto la storia, come in questo caso.
Agli albori degli anni ’90 i videogiochi horror non esistevano ancora nel modo in cui li intendiamo oggi: certo, vi era stato quel piccolo esperimento di nome Sweet Home, tratto da un delizioso film J-horror, e l’intramontabile Alone in the Dark, ma saghe con una forte impronta action come Castlevania o Splatterhouse la facevano ancora da padrone.
Tutto cambiò quando Hifumi Kono decise di creare un gioco in cui tutto era pensato per instillare ansia e panico nel giocatore. Ispirandosi enormemente alle pellicole di Dario Argento (Suspiria e Phenomena in particolare), gettò una delle colonne portanti del genere survival horror con la creazione di Clock Tower. Clock Tower però non ha mai lasciato le sponde nipponiche in via ufficiale fino ad oggi, con l’arrivo di Rewind.
Vale ancora la pena di mettere mano a questa pietra miliare? E cosa bisogna aspettarsi da questa release?
Rispondiamo a queste domande nella recensione di oggi!
Incipit narrativo
Il gioco si apre con quattro giovani orfane che vengono scortate a una magione dalla loro insegnante Mary. Un facoltoso uomo di nome Simon Barrows ha deciso di adottarle tutte e di farle vivere nel lusso per strapparle alla monotonia dell’orfanotrofio Granito. Arrivate alla villa, il quartetto di ragazze si sente subito a disagio. Laura, Ann e Lotte scherzano sul fatto che possa essere l’imponenza della struttura, ma Jennifer (la nostra protagonista) non ne è convinta.
Poiché nessuno è ancora arrivato ad accoglierle e la professoressa Mary si è allontanata in cerca del loro tutore, Jennifer decide di avventurarsi fuori dall’androne per trovare qualcuno con cui parlare e scoprire perché sono state lasciate da sole. Appena messo piede nel primo corridoio, però, un urlo squarcia la notte; la pioggia comincia a battere violenta contro i vetri e, tornando sui propri passi, Jennifer scopre con orrore che tutte le sue amiche sono sparite e che la porta d’ingresso è stata sbarrata.
Così comincia l’incubo.
La narrativa di Clock Tower è davvero articolata per un gioco del genere.
Ricordiamo che, uscendo originariamente su SNES, il titolo era ovviamente vittima di forti limitazioni, riuscendo senza alcuna difficoltà ad essere comunque molto cinematografico. La storia risulta omogenea e carica di colpi di scena che quasi trent’anni fa difficilmente ci si sarebbe aspettati.
Inoltre, le morti che immancabilmente segneranno il nostro cammino saranno sorprendentemente cruente ed esplicite.
In ogni caso, si affronteranno temi che ricorrevano spesso a quei tempi, tra cui messe nere e follia, in un modo unico e caratteristico che ad oggi difficilmente è stato replicato in un’avventura videoludica.
Clock Tower incarna quasi alla perfezione la stessa atmosfera che si riscontra nelle classiche pellicole horror a cui guardiamo con ammirazione: sembra a tutti gli effetti di venire immersi in una delle storie di Polanski o dello stesso Argento grazie non solo alla scrittura di dialoghi che riescono a essere ancora oggi carichi di suspense, ma anche al fascino innegabile dell’ambientazione e dei suoi segreti.
Sottolineiamo poi che i segreti nascosti nella villa dei Barrows non sono semplici chicche per i più attenti, ma anzi svolgono un ruolo fondamentale nella risoluzione del gioco stesso. Infatti, tutte le scoperte che faremo personalmente grazie a vecchi tomi o a eventi raccapriccianti, le farà anche Jennifer.
In questo modo il gioco ci porterà lentamente verso uno dei nove finali disponibili, che si sbloccheranno non grazie alle scelte del giocatore, ma in base a decisioni che la protagonista prenderà come conseguenza di ciò che riusciremo a scoprire durante l’esplorazione degli ambienti.
Vien da sì che l’avventura è stata pensata per essere giocata più volte senza risultare mai noiosa, grazie a una serie di piccole accortezze. La vostra prima partita potrebbe differire in modo importante dalla nostra, poiché persino l’ordine delle vittime di un misterioso killer e il modo in cui muoiono sono decisi da quale luogo abbiamo esplorato e quando.
Gameplay
Clock Tower si presenta come un’avventura punta e clicca 2D, in cui interagiremo con l’ambiente circostante grazie a un cursore sempre a schermo e con i tasti dorsali che faranno correre Jennifer a destra o a sinistra.
Il titolo, tuttavia, è estremamente più dinamico di una semplice avventura di genere.
Infatti, ogni click sarà in tempo reale e, durante gli inseguimenti o i momenti di tensione, dovremo usare un pulsante anti-panico per riuscire a toglierci d’impaccio.
E sì, cari lettori, abbiamo parlato di inseguimenti.
La meccanica principe del titolo è infatti Scissor Man, una specie di bambino deforme che ci inseguirà con un paio di cesoie durante il corso di tutta l’avventura e che è, a tutti gli effetti, il precursore stesso di ogni mostro invincibile che ci bracca nei titoli attuali.
Difendersi da questo piccolo demonio è impossibile e l’unica speranza di salvezza è riuscire a trovare un buon nascondiglio in giro per la villa e pregare che non ci trovi, ma attenzione a non usare sempre lo stesso, perché Scissor Man non è affatto uno stupido.
Alcuni dei nascondigli possono risultare palesi, come un letto o una tenda dietro la quale accucciarsi, ma molti altri invece richiedono una certa inventiva da parte del giocatore, gratificando chi riesce a pensare fuori dagli schemi.
Per avanzare nel gioco dovremo principalmente trovare gli oggetti giusti da usare nel posto giusto tuttavia, al contrario di molte avventure grafiche, in Clock Tower le soluzioni avranno sempre un senso logico e non saranno mai troppo astruse, anche se esplorare gli ambienti da cima a fondo sarà essenziale fin dalla primissima stanza.
Difficile prendersi il proprio tempo quando si è braccati costantemente ed infatti, anche se riusciremo a nasconderci da Scissor Man, in Rewind (al contrario degli incontri scriptati dell’originale), dopo l’inseguimento si avvierà un conto alla rovescia segreto, al termine del quale il piccolo diavolo armato di cesoie tornerà a mostrare il suo brutto muso.
In sintesi, Clock Tower presenta delle idee davvero originali e ben eseguite, innovazioni di cui a generazioni di distanza ancora sentiamo gli echi in titoli come Amnesia o Alien Isolation e che si sono rivelate importanti tanto quanto quelle di un Resident Evil o un Alone in the Dark.
Rigiocabilità
La rigiocabilità che il titolo offre è tale da guadagnarsi questo piccolo spazio di approfondimento. Se la durata della vostra prima partita arriverà probabilmente a sfiorare le quattro ore, quelle seguenti dureranno probabilmente almeno la metà ma non saranno meno sorprendenti. Oltre ai diversi finali narrativi che il gioco offre, ogni partita presenta delle nette differenze l’una dall’altra. Cambieranno infatti non solo la disposizione di alcuni degli oggetti chiave ma anche la posizione di NPC e di eventi di gioco.
Sono inoltre presenti tanti piccoli spaventi “fini a sé stessi”, ma che aggiungono il giusto pizzico di horror all’atmosfera.
Per esempio, esaminando un comune lavabo che potrebbe apparirci del tutto indifeso la prima volta, la partita seguente invece si trasformerà in una cascata di sangue.
Questo vuol dire che porterete a termine il titolo nove volte? Probabilmente no, però anche solo la curiosità di vedere un finale diverso vi spingerà a premere ancora una volta su “nuova partita” e tutte queste piccole accortezze faranno in modo che la vostra seconda run sia piacevole quanto la prima.
Novità di Rewind
Rewind si rivela essere un buon pacchetto per chi vuole vivere questa avventura per la prima volta.
Il gioco in sé è rimasto pressoché invariato e ci viene persino data l’opzione di giocarlo senza alcuna modifica quando iniziamo una nuova partita, rinunciando essenzialmente ad alcuni comportamenti nuovi di Scissor Man.
L’unica vera differenza nel gameplay, a parte i nuovi inseguimenti, è la presenza di un vero e proprio tasto di Rewind che ci permetterà di andare indietro nel tempo di qualche secondo, il quale difficilmente ci salverà da una situazione di impiccio e che lascia un po’ il tempo che trova.
Le vere aggiunte importanti sono nel contenuto fuori dal gioco.
Infatti, oltre alla colonna sonora, sono presenti scan di tutti i libretti originali e animazioni dei fumetti inediti, con tanto di doppiaggio e colonna sonora.
Come se non bastasse, il team dietro Rewind si è preso la briga di intervistare Hifumi Kono in persona e di mettere per intero il girato per chi avesse voglia di scoprire alcuni dei retroscena del titolo e del suo creatore.
A tutti gli effetti, però, si parla più di un port che di una remaster; le uniche impostazioni grafiche che avremo sono un filtro CTR, degli sfondi per quando giochiamo in quattro terzi e la possibilità di passare al rapporto schermo 16:9
Comparto artistico e tecnico
Nonostante sia un gioco datato, Clock Tower non ha perso un’oncia del suo fascino. Le ambientazioni sono renderizzate in una pixel art che fa ancora invidia a molte delle produzioni indie odierne e alcuni sprite sono semplicemente raccapriccianti per quanto bene riescano a trasmettere l’orrore.
Inoltre, lo studio che sta dietro i design di Scissor Man e della magione dei Barrows è una lettera d’amore a un’era dell’horror che si è in parte persa, offrendoci uno scorcio che al giorno d’oggi risulta più particolare e ricercato che mai.
Dal punto di vista tecnico, è presente un unico, grave problema che è davvero difficile giustificare.
Di tanto in tanto, durante alcune delle sezioni di gameplay più frenetiche, il gioco subisce dei pesanti rallentamenti di qualche secondo. Non capita così spesso da compromettere l’esperienza complessiva, ma succede abbastanza da infastidire.
Come detto, è paradossale che succeda in primo luogo, visto che è comunque un gioco per SNES che gira su PS5.
Non chiudiamo però con una nota negativa e parliamo invece della colonna sonora, composta principalmente da suoni ambientali e da poche tracce musicali vere e proprie, che sono davvero leggendarie grazie al loro essere immediatamente riconoscibili.
Ringraziamo WayForward per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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