Nella recensione di oggi parleremo del tanto atteso, e ormai anche molto discusso, Shadow of the Erdtree.
A due anni dal rilascio del gioco originale, From Software ci ha donato un motivo per tornare nuovamente a immergerci nelle meravigliose lande dell’Interregno prendendo parte a un’avventura dal tono familiare ma al contempo piuttosto lontana da ciò che abbiamo imparato ad amare, fra segreti, sotterfugi e risvolti di lore inaspettati.

Dopo il successo planetario del gioco, gli standard per questa produzione erano davvero altissimi e le informazioni in circolo, per quanto molto positive, non davano giustizia all’effettiva mole di questo contenuto aggiuntivo.

E voi, siete pronti a tornare nei panni del Senzaluce?
Scopritelo in questa recensione!


incipit narrativo e trama

Ambientato nel bel mezzo degli eventi narrati nel gioco base, Shadow of the Erdtree ci richiede di affrontare due boss piuttosto potenti per poter accedere alle sue zone.
Radahn e Mogh rappresentano una scelta per nulla casuale in questo contesto, se infatti da un lato questi impostano le aspettative sulla difficoltà elevata dei contenuti dell’espansione, dall’altra i personaggi affrontati si dimostreranno avere una certa rilevanza narrativa negli eventi successivi.

Trovato il cadavere di Miquella nel bozzolo dell’arena di Mogh, verremo trasportati nelle Terre d’ombra, una sorta di riflesso oscuro dell’ormai ben noto Albero madre che troneggia sulla vastità dell’Interregno.
Il nostro scopo, a cui verremo ricondotti attraverso i dialoghi con una serie di nuovissimi NPC dalla personalità e background più vari, è quello di seguire i passi del sempre giovane Miquella nella sua strada verso l’ascensione al divino, intenzionato a riplasmare il mondo in un luogo più mite e gentile.

La storia delle Terre d’ombra, a tratti ancora più antica e leggendaria di quella che abbiamo già conosciuto, porta con sé una pletora di nuovi personaggi ed eventi chiave per il world building dell’intero gioco.
Verremo a conoscenza di Messmer, un terribile tiranno che mise a ferro e fuoco i prosperosi insediamenti all’ombra dello Scadutree (Albero Ombra in italiano) in una crociata spietata e senza precedenti, ponendo fine ad intere civiltà nel nome della regina madre Marika.

Con una conoscenza superficiale del nuovo contesto ma sempre più addentro alla catena di sotterfugi e drammi che l’ambientazione racconta, rivelandosi ancora più dark e pesante dell’originale Interregno, scopriremo l’esistenza di nuovi personaggi e situazioni destinate a rivoluzionare completamente i nostri scopi originali.

Shadow of the Erdtree tende quindi all’inserimento di nuovi elementi più che all’esplorazione delle vecchie fondamenta gettate durante il gioco base, rispondendo ad alcune questioni rimaste irrisolte ma ignorandone molte altre, destinate a non venire sviluppate in futuro se non in un eventuale seguito o in un’opera collaterale.
La trama mantiene ancora i caratteri vaghi e impliciti tipici delle opere videoludiche di From Software, ma è senza dubbio resa molto più leggibile e di facile comprensione per via del focus ristretto su alcune tematiche e sul microcosmo del DLC.

NPC come Igon, Ansbach e altri di cui non possiamo neppure menzionare il nome, sono il fiore all’occhiello di una scrittura più matura e capace di coinvolgere il giocatore, in cui esiste anche un certo spostamento di importanza verso il Senzaluce, che viene finalmente considerato assoluto e rispettato protagonista degli eventi che lo vedono coinvolto.


gameplay

Il gameplay di questo DLC appare totalmente in linea con quello del titolo originale, con alcune differenze ed inserimenti meccanici specificatamente mirati alla migliore accessibilità dei nuovi contenuti.
Il primo elemento di cui dovremo parlare in questo caso è proprio il bilanciamento della difficoltà degli scontri inediti, molto discusso e criticato da un’importante fetta di giocatori.

i pericoli della terra delle ombre

Il DLC nella sua interezza, pur essendo ambientato durante gli eventi principali del gioco, è da intendersi come l’esperienza endgame definitiva che metterà a durissima prova le abilità e le dotazioni di ciascun giocatore, anche ai livelli più elevati.
A correre in soccorso del giocatore sono i frammenti di Albero D’ombra, mirati al potenzialmento statistico (in termini di danni ricevuti e danni inferti) del Senzaluce e delle sue evocazioni nelle sole aree dell’espansione.
La curva di progresso in questo senso è già stata ritoccata in una patch, in modo da facilitare l’esperienza dei giocatori all’inizio e accompagnarli in maniera sempre meno incisiva con l’avanzare degli eventi.

L’aiuto dei frammenti tuttavia, non cade dal cielo, richiede in fatti al giocatore di esplorare la mappa in lungo e in largo nel tentativo di collezionarli tutti.
Sulla nuova ambientazione e sulla sua esplorazione torneremo sicuramente in un capitolo dedicato di questa analisi.

L’aspetto del bilanciamento che non può essere messo in discussione deriva tuttavia dall’aggressività dei nemici, in particolar modo di alcuni boss, progettati per mettere alle strette i giocatori con combo devastanti e tempistiche estremamente punitive.
Se da un lato è innegabile che alcuni scontri beneficerebbero di un lavoro di smussamento delle criticità che abbiamo appena menzioniamo, riteniamo sia altrettanto ingiusto lamentarsi della difficoltà se non si è disposti a sfruttare i numerosi strumenti ed aiuti messi a disposizione dal titolo per pura testardaggine o semplice mancanza di impegno nelle fasi esplorative.

Elden Ring per quanto sia il titolo più accessibile fra i soulslike di From, rimane pur sempre un titolo rinomatamente difficile, e questo DLC lo è, comprensibilmente, ancora di più sotto ogni punto di vista.

from software ai massimi estremi
il game design

Durante un’intervista ormai divenuta infame all’interno della community del gioco, il leggendario direttore Hidetaka Miyazaki rispose ad una domanda sulla grandezza della mappa del DLC affermando che sarebbe stata paragonabile a quella di Sepolcride (la sola area iniziale del gioco base). Ebbene, questa era una menzogna dalle dimensioni colossali.
Colossale, proprio come l’effettiva grandezza della mappa di questo DLC, la quale si estende per quello che potremmo definire un buon 70% pieno dell’originale Interregno, ancor di più se teniamo conto dell’assoluta tendenza alla verticalità adottata da From durante la costruzione di quest’ultima.

Le ambientazioni delle Terre D’Ombra sono infatti vaste, varie ma soprattutto incredibilmente suggestive, a nostro parere molto più di quanto lo siano state quelle del già meraviglioso Interregno.
Fra ruderi bruciati, splendide valli fiorite, montagne inospitali e luoghi buii e spaventosi, From Software sembra davvero aver dato il meglio di sè con questa espansione.

La stessa cura viene applicata ai numerosi dungeon e varianti legacy disseminati qui e là per la mappa, pericolosissimi ed assolutamente sorprendenti per composizione e level design.

Viene quindi sottolineato il ruolo dell’esplorazione, la cui continua meraviglia lascia ugualmente spazio a critiche di portata non esattamente ignorabile.
Innanzitutto, molte delle aree a cui potremo accedere nelle varie fasi di gioco risultano perlopiù vuote e per tanto prive di veri incentivi che non siano di origine puramente artistica o visiva.
Questa vuotezza, a tratti giustificata dalla lore ed altre volte resa necessaria dalle dimensioni estreme della mappa rispetto agli effettivi contenuti inediti droppabili (che sono ugualmente moltissimi!), può rendere le fasi di esplorazione meno interessanti e a tratti anche frustranti.
Non è infatti raro ritrovarsi a collezionare una valanga di ricettacoli per il crafting, utili ma comunque non particolarmente entusiasmanti, in continua successione.

Secondariamente ma non per importanza, la mappa di SOTE gode ed al contempo soffre delle estreme conseguenze della maturità massima dell’interconnessione tipica di From Software, che ha creato per questo DLC una delle ambientazioni più contorte e splendidamente complesse della storia dei videogiochi.

Se per esempio il giocatore decidesse di esplorare le vicinanze di un’area sottostante in cerca di una discesa verso di essa, questo resterà inetabilmente deluso dall’assenza di una conclusione logica alla sua esplorazione, che dovrebbe essere invece rivolta a qualche caverna o grazia apparentemente scollegata e lontana dal nostro obiettivo.
L’esplorazione del Regno d’ombra diventa quindi più un risultato della sperimentazione e del completismo anzichè della navigazione logica della mappa, che risulterà a volte fin troppo complessa e addirittura frustrante.

Cionondimeno, c’è da ammirare la capacità di From Software nel tessere il complicato telaio di un’avventura così piena di misteri e segreti, molti dei quali saranno davvero difficili da intuire in mancanza di una guida.

l’era della prosperità
i nuovi contenuti

A livello puramente contenutistico, questo DLC è ben più di quanto questo termine lasci tradizionalmente intendere, si tratta infatti di un contenitore immenso di contenuti immensi di ogni genere e tipologia.
Tanto per intenderci, SOTE introduce nel gioco ben 8 nuove tipologie di armi per un totale di 103 inserimenti inediti, senza contare miracoli, incantesimi, armature e drop unici.
Allo stesso tempo, agli 11 nuovi boss principali dell’espansione si aggiungono 66 bossfight fra incontri minori e dungeon tutti da scoprire.

Senza fare alcuno spoiler ed azzardare riferimenti, una discreta parte degli scontri principali di questo DLC meritano un posto non solo nell’Olimpo dei migliori boss di Elden Ring ma anche fra le esperienze di combattimento più coinvolgenti ed esaltanti che From abbia mai creato in tutti questi anni.
Gli equipaggiamenti inediti così come le categorie precedentemente mancanti risultano divertenti da utilizzare e anche solo da osservare, grazie a moveset dalla complessità scenica inaspettata e dall’eleganza mai toccata dal gioco in precedenza.

Pur volendo ridimensionare la portata di queste aggiunte, abbiamo a che fare con un abbondante more of the same di uno dei titoli migliori del decennio e questo non può che essere un bene!
Parlando ancora volta di numeri, i contenuti di questo DLC richiederanno tipicamente 40/45 ore per essere esplorati con una certa attenta superficialità, tempo che arriva persino a raddoppiarsi per i giocatori completisti.


comparto tecnico ed artistico


Partendo dal necessario presupposto che le nostre considerazioni sul comparto tecnico di Elden Ring non cambiano in concomitanza del rilascio di questo DLC, per quanto il team abbia apportato alcuni miglioramenti come l’introduzione del ray tracing, non c’è dubbio che l’engine già ai tempi piuttosto datato sia stato portato all’estremo ancora una volta.

I risultati sono in parte esaltanti ed al contempo piuttosto critici, specialmente quando le performance appaiono stravolte in negativo nonostante le numerose patch di aggiornamento.
Le zone introdotte in questa espansione sono infatti vittime di numerosissimi e costanti cali di framerate, specialmente nell’open world, che si rendono totalmente insopportabili quando degenerano in stuttering e desync temporanei.
Le problematiche che vi riportiamo si limitano alla piattaforma PC, nel nostro caso ad una configurazione di fascia alta in grado di reggere il titolo a 60fps costanti a dettagli massimi prima del lancio di questa espansione.


Fatte queste spiacevoli considerazioni, non resta che tessere le lodi del lavoro artistico compiuto ancora una volta da From Software nelle ambientazioni, armi, armature, animazioni e personaggi fra boss ed NPC.
Riconoscendo i limiti di un engine maturo e limitato dai confini della scorsa generazione di console, il team responsabile di SOTE ha saputo utilizzare in maniera particolarmente suggestiva i colori, le skybox e gli effetti volumetrici come della nebbia e della foschia per realizzare alcuni fra i paesaggi più suggestivi della storia dei videogiochi.

L’open world interconnesso e verticale delle Terre D’Ombra si diverte nell’allestire un susseguirsi di allusioni e rimandi ad aree esplorabili in fasi molto più avanzate, riempiendo il giocatore di curiosità ed anticipazione.
Un altro aspetto su cui From Software non ha deluso affatto le nostre altissime aspettative è la soundtrack, un insieme di ben 30 tracce inedite in cui la quasi totale assenza della leggendaria compositrice Yuka Kitamura viene bilanciata dal talento di artisti emergenti altrettanto abili.
Fra ballate epiche, litanie spaventose e composizioni piene di personalità, la OST di questa espansione non ha nulla da invidiare a quella del già fantastico titolo originale.

La OST è attualmente acquistabile su Steam nella versione digitale e non è ancora disponibile sulle piattaforme di streaming in maniera legale.


Ringraziamo Bandai Namco per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
Seguiteci sul nostro curatore e sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

Elden Ring Shadow of The Erdtree
In conclusione...
Elden Ring Shadow of The Erdtree è un contenuto aggiuntivo maestoso per qualità e per dimensione, diventando per merito uno dei migliori esempi nella storia del medium. Fra scelte di bilanciamento discutibili e level design confusionari, From Software ha avuto modo di confezionare un prodotto in grado di esprimere la piena maturità di Elden Ring come pietra miliare del genere, soddisfacendo ancora una volta le altissime aspettative della fanbase e della critica.
Pregi
Componente narrativa più concentrata ed accessibile
Contenutisticamente monumentale
Le terre delle ombre sono gigantesche, complesse e ricche di segreti
Alcuni fra i migliori boss, ambientazioni e personaggi dell'intero gioco
Artisticamente meraviglioso
Difetti
Il bilanciamento, nel suo stato attuale, merita di essere discusso
Il design della mappa potrebbe risultare frustrante, così come i contenuti dell'esplorazione
Ottimizzazione piuttosto problematica su PC
9.6
voto

Di Mario Ricerni

Appassionato di videogiochi, cinema e musica, ha creato STWGames per condividere il sogno di entrare in diretto contatto con l'industria che ha ammirato sin dall'infanzia.