La premessa di EMPTY SHELL è semplice: verrai messo su una scialuppa da solo, dotato del minimo indispensabile, istruito sugli obiettivi da compiere nella struttura designata e ucciso sul posto al primo segno d’esitazione. Di te verranno registrati solamente dati anagrafici, l’ora di arrivo sul sito e l’esito (spesso scontato) della missione. In maniera così cruda si presenta l’ultimo lavoro di CC ARTS che da pochi giorni è sbarcato sul negozio di Steam.
TRAMA
All’inizio non si sa quale fosse lo scopo primario della struttura, che cosa succedesse all’interno o il numero di persone coinvolte nell’incidente che ha avuto luogo lì. Tocca ai “volontari” recuperare più dati possibili e ripristinare il funzionamento base dei sistemi di comunicazione, spesso incontrando spiacevoli sorprese nei corridoi di questo laboratorio che sembra in continuo cambiamento.
Attraverso documenti abbandonati e note di laboratorio sparpagliate tra i livelli, si avranno a disposizione sempre più pezzi del puzzle con i quali ricomporre la catena di eventi che hanno portato a tutto ciò, rivelando una interessante storia horror in stile referto SCP.
Purtroppo, almeno dalla mia esperienza, pare che queste note vengano generate in punti randomici e non siano nemmeno garantite in ogni livello, portando a potenziali perdite di lore anche dopo aver esplorato al 100% tutte le stanze.
GAMEPLAY
Il gameplay di EMPTY SHELL è quello di un classico top-down shooter, in quanto la nostra prospettiva sarà limitata a quella di una telecamera di sorveglianza che monitora ogni nostro movimento dall’alto. Seppure questa sia una scelta stilisticamente corretta e artisticamente piacevole, il gameplay ne soffre significativamente, rendendo l’identificazione di minacce e nemici molto difficile in determinati ambienti o stanze.
Dato che non è presente nessun sistema di evidenziazione di nemici coperti da elementi ambientali e che lo zoom della telecamera varia automaticamente a seconda della grandezza della stanza, spesso ci si può ritrovare a dover strizzare gli occhi anche solo per cercare di distinguere i nemici vivi da quelli morti, anche a causa della monocromaticità del gioco.
Per chi sa di cosa stia parlando, il gameplay ricorda quello di Teleglitch, con un sistema di loot, visione periferica e difficoltà generale molto simile seppur non sia presente una meccanica di crafting.
In EMPTY SHELL bastano pochi secondi per morire, trovarsi con le spalle al muro o insufficientemente preparati sono errori che non vengono perdonati nemmeno alla difficoltà minima, per non parlare di quelle più avanzate. Il gioco cerca di definirsi “hardcore” in quanto cautela, organizzazione (specialmente a causa del ridottissimo spazio dell’inventario) e abilità sono alla base del minimo necessario per poter superare anche solo il primo livello.
I PROBLEMI DI EMPTY SHELL
Sfortunatamente, alcuni elementi di design cozzano tra loro andando a creare situazioni frustranti, come il fatto che le risorse siano limitate seppure esistano nemici speciali estremamente resistenti in grado di far consumare al giocatore tutte le munizioni a disposizione per ucciderli. In altre situazioni invece, i nemici saranno in grado di rilevare il giocatore da dietro i muri o da più lontano di quanto consenta la telecamera, il che è specialmente ingiusto quando ci si trova in stanze particolarmente piccole e non si può reagire in tempo ai nemici (specialmente i kamikaze esplosivi) per via della visuale troppo ravvicinata.
EMPTY SHELL è inoltre etichettato come rogue-like, tuttavia, quando si muore, si riparte dall’inizio del livello a cui si è arrivati anziché cominciare una nuova run dall’inizio del gioco. Inoltre, le uniche cose che variano di volta in volta sono solamente l’equipaggiamento di partenza, i connotati del personaggio ( i quali non influiscono sul gameplay) ed il layout del livello. Personalmente, questi dettagli non rimediano all’assenza di un’unicità e il tutto sembra un normalissimo gioco a livelli con qualche componente randomica per dare giusto un sentore di stile rogue.
Questo non è un problema di per sé ma piuttosto una scelta di design implementata male, in quanto un personaggio “respawnato” non sarà mai attrezzato quanto quello con cui si è riusciti a superare il livello, portando a situazioni in cui non si può tornare indietro e né andare avanti per via del tropo poco loot di partenza e RNG sfavorevole.
COMPARTO ARTISTICO E SONORO
Per ciò che riguarda il comparto artistico, lo stile unito alle ambientazioni e ai suoni creano un’atmosfera in grado di catturare il giocatore e riflettere completamente il senso di ostilità dell’ambiente circostante. Il sound design, con i suoi lunghi silenzi e suoni ovattati rende perfettamente l’idea di stare guardando attraverso uno schermo gli ultimi attimi di vita di ciascun volontario che mette piede sull’isola. Nonostante i precedentemente citati problemi al gameplay derivanti dallo stile adottato, CC ARTS ha fatto un bel lavoro sotto questo aspetto.
Per ciò che riguarda il lato tecnico, sembra essere tutto nella norma senza particolari bug, problemi di performance o crash. La grafica ha diverse opzioni di personalizzazione oltre ad una per rimuovere il filtro CRT (non consigliato) ed i comandi si possono personalizzare liberamente per rendere la gestione dell’inventario un po’meno miserabile.
LO SVILUPPO
Seppure i momenti piacevoli su EMPTY SHELL fossero piuttosto rari per me, riconosco a pieno che la elevata difficoltà sia voluta e che gli sviluppatori siano molto attenti al feedback dei giocatori.
Se inoltre venissero inclusi o cambiati certi elementi in aggiornamenti futuri, questo gioco potrebbe interessare anche alle persone che magari vogliono solo giocare ad uno shooter horror in maniera casual durante la sera, anziché dover sudare sette camicie per superare anche solo i primi livelli “perché il gioco deve essere difficile”.
Ringraziamo Keymailer per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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