Nella recensione di oggi parleremo di Horizon Forbidden West, titolo first-party di Sony sviluppato da Guerrila che ha visto la sua attesa release su PC durante le scorse settimane.
La precedente avventura di Aloy, pubblicata su Steam nel 2020, fu una delle prime dimostrazioni di interesse da parte di Playstation verso il rilascio di porting delle sue più importanti esclusive sugli store PC.

Sarà riuscito Horizon Forbidden West ad offrire agli utenti PC un’esperienza all’altezza delle aspettative?
Scopriamolo in questa recensione!


Incipit

Horizon Forbidden West riprende gli eventi del suo predecessore, presentando una protagonista più matura che ha deciso di allontanarsi dai suoi compagni di avventura dopo aver salvato il mondo dalla distruzione, concentrando i suoi sforzi sulla ricerca delle origini della misteriosa piaga che continua a minacciare le sorti dell’umanità.

Se in Zero Dawn Aloy cerca di scoprire le sue origini ed il legame con le misteriose macchine che abitano il mondo post-apocalittico, in Forbidden West verremo a conoscenza di un’ulteriore minaccia incombente situata nel minaccioso “Ovest proibito”, un inedito segmento di mappa abitato da tribù ostili e nuove tipologie di macchine

Fra nuove conoscenze ed attesi ritorni, il seguito di Horizon ci guida attraverso un’epopea in cui viene data una maggiore attenzione agli aspetti umani e alle fragilità dei personaggi.


Trama ed elementi narrativi

Nonostante la buona scrittura che permea la quasi totalità degli eventi principali del titolo, Horizon Forbidden West non è riuscito a convincerci del tutto da un punto di vista narrativo.
Se infatti nel primo titolo si faceva i conti con la scoperta di un mondo post-apocalittico davvero originale nel panorama videoludico, disseminato di colpi di scena e di misteri da svelare, in questo secondo capitolo il senso d’avventura viene inevitabilmente smorzato in favore di un “more of the same” molto ben realizzato.

Il team di Guerrilla ha speso molto tempo nel realizzare l’intreccio fra i vari personaggi centrali della storia e, a prescindere dal gradimento personale, Aloy possiede senza dubbio una personalità approfondita e resa impeccabilmente in tutte le sue parti.
Personalità che traspare anche nei numerosi personaggi che fanno ritorno in questo capitolo, così come nelle nuove introduzioni che ci accompagneranno nello sviluppo dell’avventura.

Ciononostante fra i titoli Playstation first-party dell’ultima generazione, questo in particolare è forse quello meno capace di coinvolgere il giocatore emotivamente, trasformandolo spesso e volentieri in uno spettatore passivo degli avvenimenti a schermo.


Le sensazioni offerte dalla narrativa di Forbidden West sono da ricercare nel particolare mix fra la curiosa convivenza di un complesso di tribù di tipo tecno-primitivo con degli antagonisti principali che ricordano molto da vicino i classici villain supereroistici, egoisti, fuori dal tempo ed intenzionati a riplasmare il mondo secondo i loro gusti.
Questa combinazione di espedienti apparentemente scollegati risultano invece abbastanza interessanti e coesi da farsi seguire con piacere, realizzando il titolo in una sorta di gigantesco blockbuster che non manca di momenti memorabili ma che non eccelle particolarmente in alcun campo.

La presenza di scelte morali e delle relative conseguenze in alcune sezioni del gioco è un’introduzione ben accetta, che sottolinea ancora una volta l’aspetto più personale del titolo rispetto al suo predecessore.
Non altrettanto gradita è invece l’eccessiva prolissità di alcune attività secondarie, talvolta anche molto complesse da un punto di vista narrativo ma davvero poco significative a livello di trama e francamente poco invitanti anche tenendo conto delle ricompense.
Infine, il worldbuilding e l’esplorazione di ciò che rimane del vecchio mondo è ancora un argomento importante in Forbidden West, e verrà tipicamente trasmesso attraverso la raccolta di documenti sottoforma di log da analizzare con il Focus.

In sostanza, il comparto narrativo di Horizon Forbidden West è tutto meno che fallimentare, ma non riesce a coinvolgere pienamente il giocatore ed al contempo manca nel presentare un espediente in grado di replicare pienamente le interessanti vicissitudini del primo capitolo.


Gameplay

Come sarebbe stato lecito aspettarsi, il gameplay di Horizon Forbidden West si rifà quasi totalmente a quello del suo già ottimo predecessore, non mancando però di espandere il sistema con numerosi piccole introduzioni.
Il titolo propone infatti un mondo open world dalla bellezza straordinaria ed interamente esplorabile nella sua enormità.


Ed è proprio nell’esplorazione che il team di Guerrilla ha fatto i suoi primi cambiamenti per poter consentire al giocatore un’esperienza più libera ed approfondita, dando la possibilità ad Aloy di scalare ostacoli ed arrampicarsi, in un’evoluzione totale del sistema basilare presente già nel primo gioco.
Sfortunatamente, non sempre questa nuova introduzione sembra funzionare egregiamente, e molto spesso ci siamo trovati a fare i conti con limitazioni inaspettate ed abbastanza frustranti, specialmente considerando la totale randomicità di alcune scelte di design.

In un ulteriore sforzo nel rendere più variegata la componente esplorativa di Forbidden West, anche i fondali marini saranno liberamente esplorabili, permettendoci la raccolta di risorse utili per il crafting e il potenziamento del nostro equipaggiamento.
Equipaggiamento che è stato ancora una volta è stato ampliato con l’introduzione di strumenti come il rampino e l’alascudo, utile sia in qualità di volano che strumento di difesa.


Altrettanto apprezzabile l’evoluzione del sistema di combattimento, dall’introduzione di meccaniche inedite come le combo in mischia e la carica valorosa fino alle numerose nuove armi ed abiti potenziabili presso i banchi di lavoro.
Espedienti di gameplay che trovano spazio in un albero delle abilità rinnovato, amplificato in ogni aspetto ed estremamente soddisfacente nella progressione.
Avremmo certamente gradito l’inserimento di un sistema di lock dei nemici, la cui assenza finisce per rendere i combattimenti meno precisi ed a volte confusionari, specialmente considerando il comportamento aggressivo ed inaspettato di alcuni di questi.

Nel corso dell’avventura avremo infatti modo di affrontare una grande varietà di nemici fra umani e macchine, che arrivano addirittura a superare la quarantina fra nuove introduzioni e ritorni dal primo capitolo.
Queste ultime, grazie ad un AI migliorata, si imporranno come una sfida davvero elevata soprattutto ai livelli di difficoltà più alti, pur permettendo anche ai giocatori meno esperti di applicare un conveniente approccio di tipo stealth.

Torna anche la presenza del focus, un particolare dispositivo portatile che permette ad Aloy di esaminare rapidamente l’ambiente circostante, analizzando i nemici e ricevendo informazioni altrimenti inaccessibili dai terminali del vecchio mondo.

In sostanza, Horizon Forbidden West prende il solido gameplay del suo predecessore e lo espande in ogni aspetto, arrivando all’offrire al giocatore un’esperienza divertente e ricca di contenuto che è destinata a durare dalle 25 a più di 100 ore a seconda dell’approccio all’esplorazione.


I Qol

L’occasione dell’uscita di un titolo esclusivo su PC richiede molto spesso un lavoro aggiuntivo da parte della software house incaricata, in questo caso Nixxes, atto a rendere l’esperienza godibile e fluida su tutte le configurazioni.
Horizon Forbidden West non fa differenza e siamo davvero contenti di sostenere che con questa uscita, Nixxes ha settato un ottimo standard per tutti i futuri porting dei titoli Playstation.

Il gioco risulta infatti incredibilmente reattivo ed immediato facendo uso di tastiera e mouse, pur non rinunciando ad inserire le feature uniche del Dualsense supportate anche su Windows in modalità wired.
Ciò che rende questo porting così godibile, tuttavia, è riscontrabile soprattutto nel lavoro tecnico svolto dalla software house sull’ottimizzazione del software, che analizzeremo nel capitolo finale di questa recensione.


Comparto grafico e artistico

Non è un mistero, il comparto artistico di Horizon Forbidden West è semplicemente stupefacente, a dimostrarlo sono gli incredibili panorami naturalistici costellati quasi intrusivamente dalle meravigliose macchine, a volte piccole e a volte maestose ma sempre e comunque follemente dettagliate nella loro complessa composizione robotica.

A garantire questa resa impressionante, il potente Decima Engine sviluppato dalla collaborazione fra Guerrila e Kojima Productions ed utilizzato anche in Death Stranding.
Non c’è quindi da stupirsi se Forbidden West, facendo uso di una versione aggiornata del motore, sembra vantare delle animazioni facciali sorprendentemente realistiche, così come di dettagli del tutto inaspettati anche nei modelli dei personaggi.

Sfruttando pienamente queste tecnologie, il team artistico di Guerrila ha potuto esprimere le piene potenzialità del mondo di gioco, calcando con la giusta efficacia sull’impronta “reclamed-by-nature” per realizzare qualcosa di unico e difficilmente imitabile nel panorama videoludico.
Molto ben realizzata anche la UI, chiara, scalabile e facilmente consultabile per permettere una miglior user experience.

Altrettanto lodevole il lavoro svolto dall’eccentrica collaborazione fra gli artisti Joris de Man, The Flight, Oleksa Lozowchuk e Niels van der Leest sulla realizzazione della magnifica soundtrack.
Le parti vocali in particolare, realizzate grazie alla collaborazione di Julie Elven e Melissa R. Kaplan, riprendono con efficacia quei toni sognanti e drammatici che resero così iconica e celebre la OST del titolo precedente.

Vi lasciamo all’ascolto dell’album disponibile su Spotify:


Il porting

Per quanto il costante impegno di Sony nel portare i propri titoli esclusivi su PC vada senza dubbio apprezzato, è impossibile non prendere in considerazione le numerose problematiche tecniche che hanno caratterizzato il lancio di queste riproposizioni sin dai primi rilasci.
Nixxes, tuttavia, con l’uscita di questo nuovo capitolo di Horizon, spezza la maledizione riuscendo a realizzare un porting quasi perfetto, a tratti pesante ma per i giusti motivi.

Innanzitutto, l’edizione PC di Forbidden West permette agli utenti di personalizzare una vasta gamma di opzioni garantendo una migliore scalabilità su una buona fetta di configurazioni.
A queste vanno aggiunte le varie tecnologie di upscaling supportate, tra cui Intel XeSS, AMD FSR 2.2 e Nvidia DLSS 3 con Frame Generation.

Fra le altre introduzioni troviamo il framerate sbloccato, il supporto ad Nvidia Reflex, agli aspect-ratio fino al 48:9 e alla tecnologia HDR.
Inoltre, il supporto (attualmente quasi esclusivo) dell’API DirectStorage dovrebbe permettere caricamenti più veloci quando si fa utilizzo di SSD.

La nostra esperienza con il porting è stata quasi totalmente positiva, dovendo purtroppo far conto di alcuni bug che andavano ad intaccare le prestazioni delle cutscenes al day one ma che attualmente sono stati risolti.
Su un PC dotato di RTX 3080 e un i9 di decima generazione, il titolo non è mai sceso sotto i 60FPS in risoluzione 2k, dimostrando tuttavia un utilizzo della VRAM pericolosamente vicino al limite e dimostrando l’importanza di una maggior disponibilità di memoria video con il diffondersi delle console di nuova generazione.

Fra le problematiche ancora non risolte, il peggioramento esponenziale delle performance una volta raggiunto il DLC incluso nell’edizione PC, Burning Shores.


Ringraziamo Playstation per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
Seguiteci sul nostro curatore per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

Horizon Forbidden West (PC)
In conclusione...
Il porting di Horizon Forbidden West è la migliore conversione PC che Playstation abbia mai realizzato fino ad ora, forte di una vasta serie di Qol e di performance generalmente stabili anche al day one. Il titolo, nella sua immensità contenutistica, è un buon seguito ad Horizon Zero Dawn da cui eredita una buona parte delle meccaniche, proponendo tuttavia una trama più personale e nel complesso meno interessante.
Pregi
La trama e i personaggi sono ben scritti...
Il gameplay è divertente e reattivo
Interessante evoluzione delle meccaniche rispetto al primo capitolo
Graficamente e artisticamente superlativo
Ottimo porting con tanti Qol e buone performance
Difetti
...ma meno interessanti rispetto al primo capitolo
Sistema di scalata impreciso
Qualche bug al day one
8.4
voto

Di Mario Ricerni

Appassionato di videogiochi, cinema e musica, ha creato STWGames per condividere il sogno di entrare in diretto contatto con l'industria che ha ammirato sin dall'infanzia.