Voluto fortemente da Todd Howard, Indiana Jones e l’Antico Cerchio è un videogioco che inaugura una nuova (e si spera duratura) fase della Bethesda sotto direzione Microsoft, dopo uno Starfield che non ha convinto appieno l’utenza.
L’Antico Cerchio riporta i giocatori nel mondo affascinante e pericoloso dell’iconico archeologo nato dalla mente di George Lucas e plasmato da Steven Spielberg e dallo sceneggiatore Philip Kaufman; tra antichi misteri, rovine dimenticate e artefatti leggendari, il gioco promette un’esperienza avvincente piena di enigmi da risolvere e azione.


Vi preannunciamo sin da questo prologo che Indiana Jones e l’Antico Cerchio ricrea perfettamente le emozioni e i momenti adrenalinici tipici delle avventure cinematografiche di Indy, e che lo consigliamo come gioco di Natale 2024, visto e considerato che é anche incluso nel catalogo Game Pass sin dal suo rilascio.

Ma parliamo di un gioco perfetto che riuscirà a soddisfare tutte le aspettative dei fan del celebre personaggio e dei semplici videogiocatori curiosi? Seguiteci nella nostra recensione per scoprirlo!


LA TRAMA:

Dopo un breve remake videoludico delle grandi scene iniziali de Indiana Jones e i Predatori dell’Arca Perduta, il gioco ci porta nel 1937, esattamente tra il film appena citato e l’Ultima Crociata.
In quest’anno, a ridosso della Seconda Guerra Mondiale, troviamo il buon Henry Walton Jones Jr. nei suoi panni di insegnante del Marshall College, nel Connecticut.
Indiana Jones è appena ritornato da una spedizione egiziana nella Piana di Giza, in cui è riuscito a ritrovare diversi manufatti, tra cui una particolare mummia di gatto.

Questo reperto viene rubato da un misterioso ed enorme individuo, che oltre a malmenare il povero Indy, devasta le teche e la libreria del Marshall College durante la sua fuga precipitosa.
Sfortunatamente per il ladro, scappando perde un medaglione che mette l’archeologo più famoso del mondo direttamente sulle sue tracce, che porteranno il nostro eroe direttamente in Vaticano.

Dopo il passaggio del nostro assalitore dovremo rimettere a posto l’esposizione nel museo del nostro College con un piccolo puzzle/quiz sulle bandiere storiche; impossibile non notare in questo screen l’ottimo utilizzo del path tracing.

Quest’ambientazione, che potrebbe sembrare non propriamente in linea con i canoni della saga di Indiana Jones, si rivela uno splendido punto di partenza, permettendoci inoltre di impratichirci con le basi del gioco e affrontare i nostri primi nemici, le Camicie Nere.

Dopo tante interessanti rivelazioni e una decina buona di ore di gioco (per noi completisti) cominceremo una caccia al tesoro di proporzioni globali.
In compagnia del nostro eroe visiteremo le località più disparate, tentando di ostacolare gli avversari più amati dagli sviluppatori dello studio MachineGames, ossia i nazisti.

”Giza, Stonehenge, Machu Picchu, Ladispoli….SIGNO’ È TUTTO COLLEGATO.”

Questi, capitanati dal carismatico e folle Emmerich Voss, saranno alla ricerca di manufatti legati alla teoria dell’ Antico Cerchio, cioè l’idea pseudoscientifica secondo cui moltissime antiche civiltà costruirono città e luoghi di culto importanti seguendo una linea immaginaria ben precisa che taglia metaforicamente il pianeta in due.
Manufatti con cui Voss e i suoi sgherri sperano di fornire delle potenti armi all’esercito di Hitler.

UN CAPOLAVORO DI TIE IN:

Indiana Jones possiede dunque tutti quegli elementi che hanno reso dei capolavori imperdibili almeno due dei tre Wolfenstein della MachineGames: occulto, pseudoscienze, nazisti e ucronie di un passato della storia umana magico e misterioso.
Oltre a questo, il gioco trova il suo principale punto di forza e il suo carisma nell’essere un ottimo e fedele seguito della saga.
E possiamo affermare con sicurezza che, oltre ad essere un grandissimo videogioco, l’Antico Cerchio è sicuramente un capitolo più degno delle ultime apparizioni cinematografiche di Indy.

Sin dal più grande momento di fanservice presente nel gioco, cioè dai primi secondi di gioco, quando veniamo condotti da tre guide nella giungla peruviana, l’Antico Cerchio riesce nell’obbiettivo di far immedesimare perfettamente il giocatore nei panni di Indiana Jones.

Si nota una cura particolare da parte degli sviluppatori nel voler fondere perfettamente delle meccaniche di gameplay forse non perfette, ma in massima parte molto buone, con un’ottima narrazione di tipo cinematografico che riprende tutti i topos dei migliori film della saga: one-liner, momenti epici/avventurosi, ambientazioni, elementi scenici ed iconografici ricorrenti.

In questa comparazione fatta dai colleghi di IGN, possiamo notare quanta cura sia stata posta da MachineGames nel restituire le stesse atmosfere de Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta.

Prova dell’assoluta fedeltà al materiale di partenza è mostrata anche da come vengono rappresentati i nostri avversari.
I fascisti prima e soprattutto i nazisti poi non sono più gli implacabili dominatori del mondo visti nei tre Wolfenstein, ma sono ritratti in una veste molto più parodistica, quasi delle tronfie macchiette, guidate da un villain scritto in maniera superba, esattamente come nei film che abbiamo tanto amato.

Persino l’ambientazione del Vaticano, che a livello narrativo e visuale sembra presa di peso da un thriller di Dan Brown, riesce a integrarsi benissimo con la ”mitologia jonesiana”.
Altro merito del gioco poi è quello di avere un ritmo che (ancora una volta) ricalca quello delle avventure classiche del dottor Jones: intenso, ma non frenetico.
L’ideale per gustarsi con calma la qualità delle varie location, senza però perdere di vista l’obbiettivo e abbandonare il titolo per noia.

Dimenticate gli Übermensch impeccabli che avete affrontato nei panni di BJ Blazkowicz, i nazisti sotto il comando di Voss sono ritratti molto spesso in situazioni al limite del ridicolo.

Ci sono alcuni momenti in cui Indiana Jones ”deraglia” da questo pacing perfetto, ad esempio in alcune side quest abbastanza inutili (non riusciamo proprio a vederci Indy come fotografo di gatti) e nel solito bulimico disseminare di oggetti collezionabili e note opzionali tutti i livelli, ma fortunatamente questi scivoloni non impattano con la qualità dell’avventura.
Anche perché, fortunatamente, nel 90% dei casi risolverete le missioni secondarie semplicemente esplorando i dintorni, e troverete qualsiasi collezionabile senza troppi sforzi .

Anche i dubbi sull’utilizzo della prima persona, che nei mesi prima della pubblicazione del gioco erano sfociati in vere e proprie polemiche, sono stati dissipati.
Grazie a tante e bellissime cutscene, all’iconica e onnipresente frusta, a tutte le situazioni che vivrete e al continuo snocciolare battute del nostro archeologo preferito, non avrete mai la sensazione di stare impersonando un generico avventuriero, il carisma di Indiana Jones è davvero reso in maniera perfetta anche senza la telecamera di spalle, terrore di tutti i fan all’annuncio del gioco.


IL GAMEPLAY :

Un altro dei meriti di questo titolo è per l’appunto quello di volersi discostare dalle scelte di gameplay più ovvie, ossia scopiazzare i classici dell’action adventure in terza persona, a loro volta ispirati dalla saga cinematografica, Uncharted e Tomb Raider.

L’Antico Cerchio si contraddistingue come un adventure action (invertiamo la nomenclatura di proposito, visto che la prima parte è predominante) in prima persona che prende a piene mani da titoli come Dishonored e dai vari Deus Ex, ma soprattutto da un videogioco (purtroppo) abbastanza dimenticato a cui tanti del team MachineGames lavorarono.
Stiamo parlando di Chronicles Of Riddick: Escape From Butcher’s Bay, che sancì alla sua uscita un nuovo standard di qualità per le trasposizioni cinematografiche e di cui paradossalmente questo Indiana Jones rappresenta sotto molti punti di vista una sorta di erede spirituale.

Nonostante non sia l’elemento fondante dell’esperienza di gioco di Indiana Jones e l’Antico Cerchio, il gunplay è abbastanza divertente e soddisfacente.

Esattamente come Il tie-in di Riddick, l’Antico Cerchio é un first person (poco) shooter che si discosta dai suoi epigoni più tecnici e/o frenetici e focalizza buona parte dei suoi sforzi nelle fasi stealth ed esplorative, oltre che nel combattimento corpo a corpo, a mani nude e con armi contundenti di fortuna reperibili in giro per le ambientazioni.

Non possiamo dire che tutti questi elementi siano esattamente riuscitissimi anche se, per fortuna, Indiana Jones e l’Antico Cerchio è uno di quei rari titoli dove l’insieme delle sue meccaniche è talmente ben amalgamato da aiutare a lasciar perdere i difetti.

Tra i punti negativi dobbiamo citare le fasi furtive, che risultano un po’ noiose e per la maggior parte delle volte totalmente opzionali, visto che la limitata intelligenza artificiale dei nemici renderà molto più veloce proseguire tirando un colpo di candelabro a qualche sgherro.
A questo proposito, neanche gli scontri in melee si sono dimostrati esattamente esaltanti, soprattutto quelli a mani nude, che, nonostante un buon feedback dei colpi, risultano davvero goffi e tecnicamente obsoleti.

In primo luogo le animazioni non allo stato dell’arte de l’Antico Cerchio (ne parleremo più approfonditamente nella sezione successiva) rendono queste sezioni di gioco visivamente poco appaganti.
Inoltre, il nostro Indiana Jones sfoggerà il repertorio di mosse di un allievo boxeur alle prime armi, con un sistema che sembra scopiazzato dai vecchi Elder Scrolls.
A nostra disposizione solo diretto sinistro e destro, un montante (realizzato in maniera non eccelsa) e una parata poco credibile.

Le fasi di shooting invece, seppur volutamente limitate per rispettare i canoni delle avventure di Indiana Jones, sono molto divertenti e al livello più alto di difficoltà rappresentano una sfida interessante, ma d’altronde non potevamo aspettarci nient’altro da MachineGames.

Molto carina anche la possibilità di trovare all’interno delle diverse ambientazioni degli abiti civili e militari (si, potrete anche vestirvi da camicia nera) che vi consentiranno di intrufolarvi in zone inaccessibili e di non dover combattere ogni tre passi.

AMBIENTAZIONI, PUZZLE ED ESPLORAZIONE:

Ad elevare davvero il titolo troviamo però tutte le meccaniche relative all’esplorazione e agli enigmi (ambientali e non), sicuramente i punti forte delle meccaniche di Indiana Jones e l’Antico Cerchio.
Ambientato in una varietà di location dettagliatissime che spaziano tra diverse civiltà e luoghi in tutto il mondo, troveremo diverse mappe piccole e ampie da esplorare, a cui, una volta sbloccate, potremo tornare in qualunque momento per recuperare collezionabili o concludere delle quest secondarie.
Qui i giocatori dovranno raccogliere indizi, decifrare codici e risolvere puzzle, nel migliore stile delle avventure più classiche.

Non solo rovine dimenticate e templi maledetti, la qualità con cui è resa la Cappella Sistina vi lascerà a bocca aperta!

Gli enigmi di Indiana Jones e l’Antico Cerchio sono ben congegnati e spingeranno il giocatore a osservare attentamente ogni dettaglio intorno a sé per trovare soluzioni creative, senza frustrare o annoiare.
Sono anche ben integrati con l’ambiente di gioco, insomma non sembreranno posticci, per quanto fantasiosi.

Molto interessante anche la scelta di rendere ogni capitolo dell’avventura come una sorta di gioco a sé stante.
La diversificazione delle ambientazioni infatti non avviene solamente a livello visivo, ma ogni area presenta una sua ”anima” ben distinta dalle altre.
Differenze che si concretizzano con diversi tipi di puzzle per località, missioni, personaggi secondari e addirittura una valuta per ogni livello, corrispondente alla reale valuta di quel determinato paese nel 1937 e spendibile solamente in quella nazione.

Ma questa diversificazione avviene soprattutto a livello tecnico e pratico, con uno spostamento del focus dell’azione di gioco e dei modi di esplorare la mappa.


Per fare qualche esempio, se nel livello di Giza l’azione si muove su un piano principalmente orizzontale, nel deserto, nel Vaticano la nostra esplorazione avviene principalmente su quello verticale.
Mentre in Egitto ci muoveremo in un grande (ma non spoglio) deserto, a Roma l’azione si sposterà verso l’alto, con scalate di torri, corse sui tetti, discese e risalite in antichissime catacombe pre-cristiane e così via.
Nuovo cambio di direzione anche nell’ambientazione lagunare tailandese, dove l’Antico Cerchio prende esempio dai due God Of War di nuova generazione, mettendoci ai comandi di una barchetta mentre ci muoviamo tra le varie isole.

Alcuni collezionabili, come i reperti preistorici Nephilim, sono davvero monotoni, collezionare i libri e i fumetti invece sarà davvero divertente, soprattutto nell’ambientazione italiana, grazie alle buffissime copertine e agli improbabili nomi degli autori.

L’esplorazione di diverse ambientazioni e la risoluzione dei puzzle richiederanno anche un uso massiccio di diversi strumenti (più o meno) iconici di Indiana Jones, come la frusta, che diventa fondamentale per superare ostacoli, tirare leve, disarmare i nemici e così via.

Molto interessante anche la possibilità di ottenere diversi libri moderni ( la cui copertina è presentata in tante lingue quanti sono i paesi che visiteremo) che vanno a sbloccare o potenziare alcune abilità del nostro Indy.
Questi tomi sono reperibili in giro per la mappa, ottenibili come ricompensa o acquistabili con la valuta locale.


ANALISI TECNICA:

IL MOTORE DI GIOCO, PREGI E DIFETTI VISIVi:

Indiana Jones e l’Antico Cerchio è, graficamente parlando, un titolo come pochi, nel bene e nel male.
Da un lato parliamo di un gioco tecnicamente all’avanguardia, con la settima incarnazione del motore ID Tech che si riconferma un ottimo strumento su cui creare videogiochi di ogni genere e non solo sparatutto.
Dall’altro, nonostante il rilascio di diverse patch, abbiamo un gioco che sotto certi aspetti è davvero vecchio, addirittura indietro al primo reboot di Wolfenstein, se dobbiamo fare dei paragoni con altri titoli MachineGames.

Come i lettori più attenti avranno sicuramente notato dai nostri screen, gli ambienti de l’Antico Cerchio sono costruiti al limite del fotorealismo.
Le texture che vanno a comporre le varie aree sono di qualità altissima, il precaricamento degli shader è presente ma è talmente nascosto da non essere percepibile e anche la gestione dei liquidi e degli effetti (particellari e non) sono veramente una gioia per gli occhi.

Il sistema di illuminazione poi è davvero un gioiello, e rende comprensibile la scelta di rendere compatibile (su PC) questo titolo solamente con le schede grafiche in grado di sfruttare il Ray Tracing, quindi dalla serie 2000 Nvidia (e corrispettivo AMD in grado di gestire questo sistema di illuminazione) in su.

E non lo consideriamo un dramma, se si considera che parliamo di hardware di 7 anni fa.
Indiana Jones e l’Antico Cerchio è infatti il primo titolo tripla A a sfruttare di default il Ray Tracing, almeno nella versione Global Illumination, che è comunque gestibilissimo dalle schede video moderne.

E’ anche possibile attivare, a patto di avere una scheda video moderna e performante e di scendere ad alcuni compromessi ben tre livelli di Path Tracing che gestiscono le ombre del sole, i riflessi e l’illuminazione indiretta.
Queste feature trasformano totalmente l’aspetto visivo del gioco, in particolar alcune sezioni ricche di giochi di luce dinamici come la giungla iniziale.

Qualità delle cutscene…

Le problematiche di questo Indiana Jones cominciano però a saltar fuori quando si toglie lo sguardo dalla scenografia e lo si concentra sugli attori, compreso quello principale.
Se nelle varie cutscene la qualità dei modelli e delle animazioni è di qualità assoluta, lo stesso non si può dire che avvenga nel gioco in tempo reale.

I modelli 3d dei vari villain sono veramente belli e dettagliati , Voss in primis ma anche Mussolini, Padre Ventura etc.
Di solito quanto appena detto vale anche per la nostra comprimaria Gina Lombardi, per i personaggi secondari e per i nemici (non sempre come vedete nello screen sotto) che troveremo in giro per la mappa.

Purtroppo, lo stesso non si può affermare per i vari png e comparse, e addirittura buona parte della vegetazione.
Anche qui ci sono varie ”gradazioni” di scarsa qualità, ma in linea di massima geometricamente e a livello di numero di poligoni impiegati tutte le categorie appena menzionate sembrano prese da un altro gioco e inserite tramite una mod.

contro qualità in tempo reale.

Persino il buon Indiana Jones non si salva da questo problema, nei rari momenti in cui la telecamera passa dalla prima alla terza persona si può notare come la sua figura non sia minimamente paragonabile a quella dei filmati di gioco, cosa che ci ha portato a chiederci se non sarebbe stato meglio non inserire questa caratteristica, come avviene in giochi come Cyberpunk.

Per quanto riguarda le animazioni non ci siamo proprio, sono talmente obsolete da peggiorare nettamente il gioco e smorzare tutta l’atleticità e la fluidità di un titolo altrimenti davvero dinamico.
Abbiamo già parlato di come i combattimenti non siano esattamente il top anche per questo motivo, ma tutte le fasi di arrampicata, scalata o di movimenti particolari e interazioni con alcuni enigmi, in cui di nuovo la telecamera switcha dalla prima alla terza persona, risultano davvero legnose, goffe e lente.
Dobbiamo aggiungere che anche le animazioni attuali della frusta, strumento principe di Indy, risultano brutte e sgraziate.

Riusciranno le patch future a correggere questi errori e a migliorare ulteriormente il gioco, come già è avvenuto per l’ottimo Alan Wake 2? solo il tempo potrà dircelo…

LE PRESTAZIONI:

Dal punto di vista prestazionale abbiamo potuto fortunatamente constatare come una delle paure principali su Indiana Jones e l’Antico Cerchio mal fondata.

L’utenza PC infatti, condizionata dal rilascio dei requisiti minimi, temeva che questo fosse un gioco graficamente pesantissimo e praticamente impossibile da giocare se non sulle configurazioni più pompate.
Fortunatamente, a patto di scendere a compromessi che comunque non impatteranno sulla qualità del gioco, e patto di possedere una GPU dotata di più 8 gigabyte di VRAM, non avrete grossi problemi.

La dettagliatissima schermata integrata delle prestazioni, attivabile dalle opzioni video, vi darà una mano enorme nel riuscire a capire qual è il settaggio adeguato al vostro pc.

Purtroppo a quanto pare questa versione dell’ID Tech non riesce a scalare benissimo l’utilizzo della VRAM in base ai settaggi, a differenza di quanto facevano ad esempio i due DOOM.
In parole povere, nonostante abbassiate questo o quel dettaglio, non ottenete benefici in termini di fluidità perché il gioco continua a occupare un quantitativo fisso di RAM della vostra scheda video, e nel momento in cui vengono richieste ancora più risorse di quelle che la scheda può dare in tal senso, il gioco inizia a girare veramente male, anche sotto i 10 fps.

MachineGames e Bethesda fortunatamente hanno già iniziato a sistemare questo errore gravissimo con il rilascio di fix e patch che consentono anche a chi possiede GPU come la 3070 o la 4060 di poter giocare tranquillamente. Importantissimo anche da parte dell’utente il dover limitare la memoria texture dalle opzioni video.

Non ci è piaciuta la scelta di non aggiungere, a quasi dieci giorni dal rilascio del gioco, il supporto agli upscaler (ormai standard dell’industria) diversi dal DLSS Nvidia (gestito in maniera ottima dal gioco).
Parliamo dunque dell’FSR e dello XeSS, anche se fortunatamente con i giusti compromessi le GPU AMD fanno un buon lavoro sul gioco, ed un po’ meno quelle Intel che riescono comunque a gestirlo decentemente a un livello di dettaglio basso in almeno 2k.

Abbastanza grave anche il mancato supporto ai vari sistemi di Vsync; È presente un limitatore fps che però attualmente non funziona, e il repentino sali e scendi della frequenza in base ad azione e scena può portare a dei fenomeni di microstuttering, mitigati in qualche modo dall’utilizzo della Super Resolution, tagliando ancora una volta gli utenti che non hanno schede Nvidia.

Molto buona la gestione del Path Tracing che consente sulle schede video di alta fascia (sempre Nvidia), previo utilizzo del DLSS in modalità Bilanciato o addirittura Prestazioni e della tecnologia di Frame Generation, di poter godere di questa rivoluzionaria tecnologia con un frame rate decente, addirittura in risoluzione 4K.

Preferendo la fluidità alla qualità, siamo comunque riusciti con la nostra fida 4080 Super a far girare il gioco sui 120fps quasi fissi in 3440×1440, impostando la modalità alta e rinunciando solamente ai riflessi indiretti della modalità completa.

COLONNA SONORA E AUDIO:

Sotto l’aspetto audio, Indiana Jones e l’Antico Cerchio segna l’ennesimo punto positivo.
Oltre all’indubbia qualità degli effetti sonori, abbiamo provato il gioco in inglese e in italiano e siamo fieri di riportare un ottimo doppiaggio (e localizzazione completa) nella lingua del bel paese.

Ottimo lavoro, come poche volte ultimamente ci è capitato di sentire, da parte di Alessandro D’Errico (Indiana Jones), Gaia Bolognesi (Gina Lombardi), Renzo Ferrini (Locus) e Maurizio Merluzzo (Voss), oltre a tutti gli altri personaggi e comparse.
Se comunque preferite la localizzazione inglese, la qualità attoriale del doppiaggio è assolutamente indiscussa, con un immensa prestazione di Troy Baker (Indiana Jones), Alessandra Mastronardi (Gina Lombardi), Tony Todd (Locus) e Marios Gavrilis (Voss) .

Molto interessante anche la scelta di impiegare, nei dialoghi secondari con nemici e comparse, la medesima soluzione che nel cinema spettava ad un titolo come Bastardi Senza Gloria di Quentin Tarantino, cioè l’utilizzo di più lingue.
Come per le valute e i testi del gioco, ne sentiremo una per ogni paese che visiteremo, con Indiana Jones che risponde ai vari NPC in arabo o tailandese o, se avete selezionato la localizzazione inglese, passare da quest’ultimo all’italiano.

Ottima anche la colonna sonora di Gordy Haab, che riprende le classiche sonorità di John Williams senza rinunciare a una sua impronta di originalità


Indiana Jones e l’Antico Cerchio è un’ esclusiva temporale Microsoft presente dal day one sul Game Pass, ed attualmente disponibile per: PC, Xbox Series S ed X, non è attualmente un gioco verificato per Steam Deck.
Ringraziamo Bethesda per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.

Seguiteci sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

Indiana Jones e L'Antico Cerchio (PC)
In Conclusione:
Un must have per tutti i fan di Indy, un titolo godibilissimo per tutti gli altri giocatori. Indiana Jones e l'Antico Cerchio si impone con prepotenza come l'attuale migliore esclusiva (temporale) di casa Microsoft e come il titolo da avere e regalare per Natale 2024, o quantomeno da provare sul Microsoft Game Pass.Nonostante un sistema di combattimento, parte dei modelli 3d e delle animazioni non all'altezza con il resto del gioco, questo gioiellino in Id Tech 7 colpisce per la bellezza e la qualità delle ambientazioni, la fedeltà allo spirito della saga archeologica più amata di sempre e la capacità di divertire e incantare con un lato esplorativo davvero sublime. Da segnalare anche qualche problema del motore grafico (controllate bene i requisiti prima di acquistare) e l'attuale mancanza di supporto al Vsync, all'FSR AMD e allo XeSS Intel.
Pregi
Trasporta il giocatore nei panni e nelle ambientazioni di Indiana Jones in maniera perfetta
Tanta varietà nell'azione e nelle ambientazioni
Il lato Adventure/esplorativo del gioco vi conquisterà
Gunplay molto divertente
Graficamente all'avanguardia per quanto riguarda ambientazioni, effetti, illuminazione e gestione dell'acqua
Localizzazione perfetta
Doppiaggio italiano ed inglese fantastici
Ottima colonna sonora
Difetti
Fasi stealth un pochino tediose
Combattimento a mani nude goffo, vecchio e limitato
Animazioni da patchare
Qualità dei modelli altalenante
Mancato supporto al vsync e agli upscaler diversi dal DLSS
Ha problemi nel consumo della VRAM
8.5
Voto

Di Nicola Lecis

Classe 1988.Nerd sin dalla più tenera età, cresce con un'infinita passione (ossessione?) per videogiochi, musica, fumetti, arte, letteratura, strumenti musicali a corda, hardware, cinema, arti marziali e fitness.