Nell’articolo di oggi tratteremo di Kona II, seguito dell’esperienza survival dalle tinte investigative che, nell’ormai lontano 2017, riuscì a conquistare un piccola fetta di appassionati con le sue atmosfere misteriose e desolanti.
Ciò che gli sviluppatori hanno realizzato con questa seconda release è senza dubbio un’evoluzione non troppo coraggiosa del titolo precedente, rimanendo sempre attenti alla necessità di catturare quelle caratteristiche fondamentali che resero l’opera originale così particolare e godibile a suo tempo.

Sarà riuscito Kona II a rivelarsi un titolo altrettanto prezioso e ricercato?
Scopriamolo in questa recensione!


Incipit

Ambientato nella regione fittizia di Manastan, Kona II ci mette nei panni del detective Carl Faubert impegnato in un misterioso caso dai risvolti imprevedibili e persino soprannaturali.
Una strana nebbia gelida e fitta, la bruma, ha isolato il paese canadese dal resto del mondo e starà noi svelare le misteriosi origini del fenomeno ed incontrare i sopravvissuti alla tempesta.

Fra laboratori abbandonati, villaggi distrutti e le braci di una tenue resistenza, Carl andrà a riunire i puntini di un mistero che sembra andare oltre i confini del conoscibile.


Trama

La trama di Kona II è senza dubbio intricata, ricca di dettagli e spunti di riflessione, ideata per essere gustata a tocchi sotto forma di un’intrigante investigazione.
I mezzi di cui il titolo si serve nel costruire la sua narrativa sono molteplici e non sempre si intrecceranno nel migliore dei modi:
Innanzitutto avremo a che fare con una voce narrante, una sorta di punto di vista onnisciente che descriverà a mo’ di racconto le principali azioni, osservazioni e sensazioni del nostro protagonista nel corso dell’avventura.
Prima di iniziare una nuova partita sarà possibile selezionare la frequenza con cui il narratore interverrà nel corso del playtrough, permettendo ai giocatori di godere di un’esperienza più immersiva e personale.

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Il secondo strumento che Kona utilizza costantemente per scandire la progressione del plot è riscontrabile nei numerosi documenti scritti che potremo analizzare per raccogliere frammenti utili di trama e di world building fra un’esplorazione e l’altra.

La terza e ultima soluzione va ritrovata nei più rari dialoghi che scambieremo con i sopravvissuti del posto, il più delle volte destinati a rivelare i frammenti più importanti nella ricostruzione degli eventi accaduti a Manastan.

L’insieme di questi strumenti si realizza in un’orchestra narrativa intrigante ma non abbastanza chiara e leggibile da mantenere alto l’interesse fino alle fasi finali, complice anche un protagonista poco caratterizzato ed un cast di NPC che ha ben poco da comunicare.
In sostanza per quanto Kona tenda spesso e volentieri a dimostrare una narrativa degna di un buon giallo, alcuni dei suoi elementi costituivi la tengono lontana dal brillare.


Il gameplay

In un mercato videoludico che ci abitua a degli standard fin troppo definiti, Kona II assume una posizione abbastanza inusuale, presentandosi come un ibrido fra un survival horror, un puzzle game ed un “walking simulator”.
Per quanto possa essere apprezzabile la volontà di dare una propria interpretazione alla formula più classica, questo titolo rischia di non attirare i fan di nessuno dei generi coinvolti nella sua ibridazione.

Le componenti survival horror in particolare risultano del tutto inadatte, laddove la statistica del freddo sarà totalmente ignorabile mentre il consumo di stamina si limiterà a dimostrarsi un continuo e pressante fastidio durante le fasi esplorative. Ancora meno convincente lo shooting, vittima di un livello di sfida che rimane irrisorio a prescindere dalla difficoltà scelta.

Il nostro protagonista avrà infatti a sua disposizione una grande varietà di armi da fuoco e corpo a corpo per difendersi dagli sporadici attacchi della fauna locale, nonostante la maggior parte di questi possa essere debellato con l’impiego di un singolo proiettile.
Difetto che si rende ancora più evidente nel sistema di loot, fin troppo generoso e che molto difficilmente ci lascerà a corto di munizioni, cure e ricariche per la torcia.

Un problema di orientamento

Sin dai primi minuti di gioco, Kona II si rivelerà un’avventura piuttosto lineare, guidando il giocatore verso la risoluzione del mistero piuttosto che dandogli la chance di costruire una soluzione personale alle vicende.
Di per sé questa caratteristica non va considerata un difetto quanto piuttosto una precisa scelta dei dev, intenzionati sin dall’inizio a raccontare un preciso susseguirsi di eventi.

Ciò che tuttavia va a cozzare con il pacing realizzativo di questa decisione è la presenza di lunghissimi e frustranti momenti morti fra un segmento di investigazione e l’altro, inevitabile risultato del vagare senza meta a causa dell’assenza di punti di riferimento sulla mappa o di reminder che ci ricordino il nostro obiettivo. Per quanto esplorare la ipnotica desolazione dell’open map di Kona abbia il suo appeal, difficilmente i giocatori meno pazienti non cederanno alla frustrazione.

Che sia per muoversi con l’ausilio dello slittino per le valli ricoperte di neve o per districarsi nel labirinto domestico di una villa abbandonata, Kona rappresenta un’esperienza fin troppo dispersiva a causa di semplici mancanze nelle sue componenti di accessibilità.

I puzzle

A condire l’anima walking simulator di questo titolo, i puzzle possono vantare di una buona realizzazione che viene minata pesantemente dai problemi già citati in precedenza. Nello specifico, il costante backtracking rende spesso e volentieri la risoluzione degli enigmi molto più noiosa e frustrante.

Non è raro infatti ritrovarsi a ripercorrere gli stessi luoghi più e più volte per raccogliere un oggetto chiave piuttosto che per accedere ad una porta precedentemente bloccata, misurando il nostro senso di progressione con la costante sensazione di star sbagliando strada.

A sottolineare ancora più in profondità gli effetti di questo difetto sul pacing del gioco, la campagna di Kona II potrebbe essere completata nel giro di poco meno di 4 ore, ma non c’è da stupirsi se la maggioranza dei giocatori si ritroverà ad impiegarne dalle 7 alle 9 per il raggiungimento dei titoli di coda.


Comparto artistico e tecnico

Dopo aver discusso ampiamente dei numerosi difetti che minano l’esperienza di gioco di Kona II, è finalmente giunto il momento di parlare della componente che senza dubbio offrirà di più ai giocatori disposti ad immergersi nella bellezza delle sue ambientazioni.

Il comparto artistico di questo titolo vive della semplicità delle sue intenzioni, offrendo davvero moltissimo senza ricorrere a paesaggi complessi o a particolari guizzi di creatività.
Il paesaggio morto di un inverno perenne, le montagne ghiacciate, la neve che ricompre per intero le imponenti formazioni rocciose che si stagliano sui correnti gelidi della regione canadese, sono alcuni degli elementi che si fondono nella realizzazione di un’opera che vive delle sue atmosfere.

Facendo utilizzo del discreto motore grafico Unity, Kona II è ben conscio delle sue limitazioni tecniche e le sfrutta nella creazione di paesaggi desolati ed al contempo incantevoli.
Limitazioni che non a caso vengono a galla nelle sezioni di gameplay all’interno o nella realizzazione dei modelli per i personaggi, semplicemente non all’altezza dello scenario.
Abbiamo notato alcuni problemi nella gestione del DOF, talvolta utilizzato per mascherare alcune imperfezioni tecniche, e nella reazione dell’aliasing alle luce della torcia.

Il titolo gode inoltre di una sufficiente ottimizzazione, permettendo ai pc di fascia media di godere di un buon livello di dettaglio ad un framerate accettabile.

Degna di menzione anche la soundtrack che, seppur priva di tracce di spicco, si accompagna senza problemi all’esperienza di gioco.

PS: È presente una traduzione italiana ma è estremamente imprecisa e sconsigliamo di utilizzarla se siete in cerca di un’esperienza più immersiva.


Ringraziamo Plaion per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.

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Kona II (PC)
In conclusione
Kona II è un titolo strano, vittima di una crisi d'identità autoimposta che lo vede aderire a più generi videoludici quando non sarebbe stato necessario. Potendo vantare di una narrativa interessante ed un'ottima atmosfera, l'esperienza risulta fin troppo dispersiva e potrebbe frustrare i giocatori meno pazienti.
Pregi
Narrativa interessante
Atmosfera ben realizzata
Difetti
Componente survival troppo semplice
Estremamente dispersivo
Puzzle frustranti
6.5
voto

Di Mario Ricerni

Appassionato di videogiochi, cinema e musica, ha creato STWGames per condividere il sogno di entrare in diretto contatto con l'industria che ha ammirato sin dall'infanzia.