In questa recensione parleremo di Layers of Fear, una delle serie di giochi horror psicologici più apprezzate degli ultimi anni. Bloober Team, che si è occupata dello sviluppo della saga, ha rilasciato un remake che unisce tutti i titoli precedenti e che aggiunge due nuove storie in un solo prodotto chiamato “Layers of Fear”.

I ragazzi di Bloober non si sono però solo limitati a unire tutti i capitoli rilasciati in precedenza, in quanto il gioco ha compiuto un enorme salto grafico grazie all’utilizzo impeccabile di Unreal Engine 5, che ha inoltre permesso l’implementazione del Ray Tracing.


INCIPIT

Il Remake si concentra sull’esplorazione di cinque diverse storie e comprende tutte le vicende dei titoli precedenti:

  • Layers of Fear (2016)
  • Inheritance – DLC della storia principale
  • Layers of Fear 2 (2019)

Le altre due storie sono invece state create apposta per il remake.

Starà a noi mettere insieme i pezzi che servono a comprendere queste vicende, il tutto mentre esploriamo ambientazioni inquietanti e misteriose nei panni di personaggi dalla psiche disturbata.


TRAME E PERSONAGGI

“The Lighthouse”

La prima storia, nonché una delle nuove aggiunte del titolo, metterà il giocatore nei panni di una scrittrice che ha vinto una competizione negli anni ’50 il cui premio era il soggiorno in un faro isolato in cui poter scrivere le proprie storie indisturbati. Dopo diversi anni è tornata al faro, e il suo compito sarà quello di scrivere un libro sulle vicende che verranno raccontate nel gioco.

La storia della scrittrice svolge la funzione di contesto generale per tutta la trama, servendo a collegare le storie fra di loro.

“The Painter”

Il primo libro scritto dalla scrittrice, nonché la seconda vicenda che giocheremo, parla di un travagliato pittore del 1920 che, dopo numerosi fallimenti, sta provando a completare il suo “capolavoro”. La storia si ambienta nella sua grande e lugubre magione, che il giocatore dovrà esplorare alla ricerca di indizi per comprendere la sua storia. Quella del pittore riprende inoltre la trama dell’originale Layers of Fear del 2016, che secondo noi è sempre stato uno dei migliori racconti della saga.

“Inheritance”

Se quella del pittore era la storia del primo Layers of Fear, Inheritance riprende gli eventi del suo DLC. In questa corta storia vestiremo i panni della figlia del protagonista del primo gioco, con l’obiettivo di fare luce sul passato della sua famiglia esplorando la loro residenza decenni dopo gli eventi principali. E’ una storyline innocua che approfondisce la lore del primo gioco e non dura più del dovuto.

“The Last Note”

Nella seconda e ultima nuova storia del remake vivremo la narrazione dagli occhi della moglie del pittore. Le vicende si svolgono ancora una volta nella magione del primo capitolo, ed è un’aggiunta carina ma forse un po’ esagerata, che non aggiunge molto all’esperienza completa. Tutto sommato fa il suo ampliando almeno un minimo la lore già stabilita dalle precedenti storie, ma il gioco poteva fare anche a meno della sua durata complessiva di un’ora.

“The Actor”

Quest’ultima storia riprende, purtroppo, la storia di Layers of Fear 2, uscito nel 2019. Parla di un attore che ha accettato un ruolo per un film la cui produzione prende posto in un transatlantico. Si da il caso però che il personaggio che noi giocatori impersoneremo nella campagna abbia una vera e propria fobia dell’oceano, che è anche il movente principale della sua storia, in quanto il nostro obiettivo sarà capire quali siano i motivi che lo hanno portato ad avere un trauma del genere.

Dico “purtroppo” perché per quanto entusiasmante possa sembrare il concetto generale della storia dell’attore una volta messi insieme i pezzi che compongono la narrazione, il modo in cui ci viene raccontata non è dei migliori. Quest’ultima storia può essere inutilmente convoluta e i modi che vengono scelti per raccontarla non fanno particolarmente avanzare la trama.


GAMEPLAY

A livello di gameplay, Layers of Fear è un walking simulator lineare in cui gran parte del nostro tempo sarà speso ad aprire porte e cercare collezionabili, ma il gioco varia questo gameplay loop monotono con alcune aggiunte.

Verremo messi davanti a dei puzzle tutto sommato divertenti da risolvere, seppure troppo semplici per far si che il giocatore si senta gratificato nell’averli risolti. La loro facilità può comunque essere un punto di forza per chi non apprezza l’idea di risolvere enigmi complicati.

Di tanto in tanto appariranno delle entità nemiche che avranno il ruolo di inseguirci per la zona in cui ci troviamo e l’unico modo per mandarle via è illuminarle con una fonte di luce, che dipendentemente dalla storia sarà una torcia o una lanterna. Questi incontri non sono comuni, ma ce ne sono abbastanza da non diventare troppo prevedibili e l’abbiamo trovata tutto sommato una meccanica che riesce bene nel suo intento di terrorizzare il giocatore.

Un caposaldo di Layers of Fear è sicuramente quello del raccontare elementi di lore attraverso documenti sparsi per la mappa di gioco. Per capire la storia dei personaggi, infatti, ci verrà richiesto di leggere una grande quantità di documenti, che non crediamo essere la giusta direzione per raccontare una storia. Per via di questo, molti giocatori potrebbero inconsciamente perdere completamente alcuni pezzi di trama proprio perché non sono interessati a questo tipo di collezionabile.

Un’aggiunta che abbiamo trovato interessante è stata che gli ambienti in cui ci troviamo tendono a pasticciare col nostro cervello, cambiando alle nostre spalle. Purtroppo, questo tipo di evento può diventare abbastanza prevedibile dopo un po’, annullando l’effetto sorpresa della situazione.

Un problema che abbiamo riscontrato, inoltre, è stata la quasi mancanza di indicazioni su cosa fare e dove andare. Ci siamo bloccati più del dovuto in zone che non erano tanto difficili da superare ma per cui non era esattamente chiaro cosa bisognasse fare.


COMPARTO GRAFICO E SONORO

Grafica

Dal punto di vista grafico, Layers of Fear è un prodotto di cui siamo rimasti pienamente soddisfatti. L’utilizzo di UE5 ha permesso di realizzare ambienti fotorealistici e che trasmettono bene il senso di inquietudine e mistero su cui si basa il gioco. Le texture e i modelli sono d’alta qualità e tutti i dipinti e le sculture sono resi molto bene. Come menzionato prima, il gioco ha implementato il ray tracing che si sposa bene all’illuminazione dinamica delle stanze ed è inoltre presente una funzione per attivare l’HDR.

Ottimizzazione

Abbiamo provato il gioco su Xbox Series S e nonostante le sue minori capacità, Bloober è riuscita comunque ad ottimizzarlo molto bene ed il gioco gira ad una risoluzione di 1440p ricostruita da un 1080p dinamico e a 60 FPS stabili per tutta la durata del gioco. Per quanto riguarda le altre console, sia su Series X che su PS5 le modalità grafiche puntano a un 4K e anche in questo caso la risoluzione è ricostruita. Parliamo di 1800p in modalità qualità e un 1440p in modalità performance che girano rispettivamente a 30 FPS e a 60 FPS.

Soundtrack

Per quanto riguarda il comparto sonoro del gioco, Layers of Fear fa il giusto per compensare la sua atmosfera, ma brilla particolarmente nella sua soundtrack. Realizzata da Arkadiusz Reikowski, presenta versioni rivisitate di tracce già presenti nei giochi originali, includendone alcune totalmente nuove. Tutte le musiche trasmettono un senso di malinconia e allo stesso tempo inquietudine nell’ascoltatore, il che le lega molto bene al gioco stesso.


Ringraziamo terminals.io e Bloober Team per averci fornito una chiave di gioco per realizzare questa recensione.

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