Stanchi di dungeon pieni di trappole e mostri, investigazioni paranormali ricche di jumpscare e frenetiche missioni in coop per esportare la democrazia controllata?
Cercate qualcosa da giocare sul divano per concludere una stressante giornata lavorativa?
Allora vi proponiamo Lightyear Frontier: peculiare survival/simulatore agricolo, opera prima (ancora in Early Access) dei FRAME BREAK STUDIOS, che si pone come obbiettivo il totale relax del giocatore, e credeteci se vi diciamo che è un traguardo centrato in pieno.
TRAMA
Dopo aver dato il nome al pianeta che sarà la sede della nostra partita, con un incipit abbastanza abusato nei titoli di fantascienza, ci ritroveremo ad iniziare il gioco come naufraghi spaziali che scappano da una Terra resa invivibile da millenni di sovrasfruttamento.
In seguito ad un atterraggio movimentato, faremo immediatamente conoscenza con Pip3r (leggasi Piper), un satellite esplorativo dotato di I.A. inviato eoni addietro dall’umanità, con lo scopo di analizzare il corpo celeste e stabilire se fosse o meno adatto ad un possibile esodo umano.
La ciarliera intelligenza artificiale ci accompagnerà vocalmente con un tutorial nella prima area di gioco, mentre ritroveremo in un cratere quello che sarà il nostro fido compagno d’avventura e la vera e propria mascotte del titolo, un bellissimo veicolo bipede da lavoro agricolo soprannominato Farmech o Agromech, su cui saliremo dopo averlo rimesso in sesto dai danni causati dal brusco atterraggio.
Pip3r ci spiegherà come tutte le attrezzature e la nave che abbiamo ”preso in prestito” per scappare dalla Terra facevano parte dello stesso progetto pionieristico, che l’ha portata ad orbitare sopra al pianeta e che è stato abbandonato a causa delle condizioni dei vari ecosistemi del globo.
Troveremo che tutti i vari biomi del pianeta che visiteremo in seguito sono completamente stati infestati da una tenace pianta nociva, chiamata Malerba, e da uno slime velenoso identico nell’aspetto alla melma rosa del glorioso Ghostbusters 2, ultimo superstite di un’antichissima razza aliena ormai scomparsa a causa dell’inquinamento.
Per dimostrare al governo terrestre che questo mondo è adatto a diventare la nuova casa dell’umanità, saremo dunque chiamati a bonificare l’intera mappa di gioco con il solo aiuto del nostro fido Agromech in single player, oppure con l’aiuto di diversi amici (ognuno in sella ad un veicolo dello stesso tipo) se sceglieremo di iniziare una partita in co-op.
Per realizzare il nostro obiettivo dovremo focalizzarci nei due aspetti che rappresentano i pilastri del gameplay di Lightyear Frontier: esplorare il mondo recuperando risorse e costruire una base dove riposare e sintetizzare i materiali necessari al miglioramento delle attrezzature a nostra disposizione.
Dopo qualche ora di vagabondaggio, cioè diversi giorni in tempo del gioco, troveremo anche delle rovine aliene.
Le ricognizioni di queste strutture sono gli unici momenti in cui metteremo piede al di fuori del nostro Farmech, eccezion fatta per quando vorremo potenziarlo e customizzarlo in un dock apposito o per quando una manovra azzardata manderà il nostro veicolo gambe all’aria e sarà necessario rimetterlo in piedi.
Come tutti i cliché più classici della fantascienza, in una di queste aree troveremo un muro impenetrabile il cui ingresso è bloccato da un portale, che mostrerà effettivamente una reazione ai nostri progressi nella missione affidataci da Pip3r: una sorta di conto alla rovescia che scatta ogni volta che una nuova area sarà liberata dall’inquinamento.
Cosa ci aspetta dietro la porta? Soltanto completando la campagna Early Access di Lightyear Frontier potrete scoprirlo!
GAMEPLAY
GLI ATTREZZI DEL MESTIERE
Il Farmech rappresenta il vero e proprio fulcro attorno al quale si costruisce Lightyear Frontier, risultando l’unica vera meccanica completamente originale dell’esperienza che sarebbe altrimenti davvero derivativa.
Saltare e correre in giro per la mappa a bordo di questo titano d’acciaio renderà molto più divertenti le meccaniche di grinding, che spesso troviamo in questo genere di titoli.
Guidando questo mezzo (in prima o in terza persona) gli appassionati di mecha proveranno l’abituale sensazione di grandezza e onnipotenza a cui ci hanno abituato giochi come Mechwarrior o Armored Core, declinata però in una versione molto più pacifica.
A bordo del mecha torreggeremo su edifici, fauna e flora, rendendo qualsiasi distanza una passeggiata con le nostre veloci gambe robotiche e qualsiasi salto affrontabile con l’ausilio del jetpack.
Nonostante questa potenziale forza bruta, non ci sarà niente e nessuno da combattere, fatto che contribuisce molto alla generale atmosfera del gioco che si presenta tranquilla e rilassata.
Nei rarissimi momenti in cui metteremo piede fuori dal veicolo, ci colpisce la limitatezza e la diversa prospettiva del nostro avatar umano.
I graziosi e coloratissimi animaletti che abitano il pianeta infatti sono assolutamente pacifici, oltre che capaci di diventare intangibili se proveremo ad attaccarli o calpestarli (semplice compenetrazione di poligoni, nessun potere magico).
Per quanto riguarda invece l’infestazione, questa risulta assolutamente ”passiva” e si tratta semplicemente di erbacce e sporco da rimuovere, eccezione fatta per due mini-eventi casuali da trenta secondi in cui delle bolle di slime o dei semi di Malerba volanti metteranno a rischio sempre e solo i nostri campi coltivati.
Ma se non esiste nessun pilota nemico da abbattere e nessun Kaiju da riempire di missili, il nostro fido Agromech serve esclusivamente come mezzo di locomozione?
Assolutamente no, e infatti durante il tutorial recupereremo anche cinque attrezzi che potremo montare sulle braccia, intercambiabili e upgradabili in termini di potenza e funzioni, e richiamabili tramite un comodo menù a ruota con la pressione di un tasto. Questi comprendono:
Sega Chiodata: Mix tra una motosega e un martello pneumatico, strumenti diversamente attivabili con la pressione di differenti tasti. La prima è ovviamente utile per tagliare alberi e il secondo per spaccare rocce e minerali.
Dovremo inoltre procedere successivamente ad un upgrade obbligatorio per tagliare diversi tipi di alberi (che daranno differenti tipi di legna, utile per diversi scopi) e per prelevare dal terreno nuovi metalli.
Tubo d’irrigazione: Una pistola ad acqua gigante che ci consentirà di irrigare i nostri campi coltivati e spazzare via l’invasiva melma rosa.
Potremo potenziarne il getto e sbloccare la modalità ”gavettone” per velocizzare le operazioni di giardinaggio e per renderlo efficace contro aree ricoperte da uno slime più tenace.
Sparasemi e Sparagermogli: I nomi sono abbastanza autoesplicativi, con due pistole che consentono di piantare i semi dei vari ortaggi presenti in natura e i germogli degli alberi che taglieremo, dandoci la possibilità di ripiantare le nostre fonti di legno.
Migliorando questi strumenti li trasformeremo in mitragliatrici a puntamento automatico sempre più potenti, ottime per piantare in fretta vaste zone coltivabili.
Aspiracolture: un aspiratore multifunzione che servirà per risucchiare nell’inventario i nostri raccolti e tutti gli altri tipi di risorse, estirpare le piante di malerba e, puntandolo in una fonte d’acqua, riempire il serbatoio del tubo d’irrigazione.
Altri miglioramenti sbloccabili per il nostro mecha, con le risorse del pianeta, riguarderanno la capacità d’inventario, il jetpack e il serbatoio dell’acqua.
Sarà possibile anche acquistare in valuta del gioco braccia, gambe, motore e cockpit del nostro mech, anche se si trattano principalmente di modifiche esclusivamente estetiche.
Per costruire una casa o un mulino a vento dovremo semplicemente selezionare un progetto a disposizione dal menù di costruzione, e piazzare ”l’ologramma” nel mondo di gioco.
Aggiungendo le risorse richieste (dall’inventario dell’Agromech o automaticamente prese dagli stock situati nei contenitori costruiti in precedenza nelle basi) l’edificio si completerà da solo in un istante.
Si tratta di una meccanica onestamente poco sviluppata, quasi vestigiale, che impoverisce questo lato del gioco.
Loop di gioco
Sfortunatamente non si tratta dell’unico punto del gioco che ci è sembrato momentaneamente carente.
Al di là dei momenti divertenti di salta e spacca sul Farmech, l’esperienza attuale è un po’ povera ed è sintetizzabile in un ciclo di azioni che si ripetono uguali sino alla fine del gioco; fortunatamente il titolo è ancora in sviluppo e i developer hanno annunciato di volere introdurre tanti nuovi contenuti in futuro.
Il gameplay loop consiste nell’esplorare una nuova area, ripulirla dall’infestazione, prendere le nuove risorse sbloccate dopo la bonifica (alberi, minerali e nuovi semi), costruire nuovi edifici (sbloccati sempre con la rimozione dell’inquinamento), coltivare i semi appena ottenuti per sintetizzare altre nuove risorse. Infine dovremo prendere tutto ed utilizzarlo per sbloccare nuovi upgrade per il mecha e gli attrezzi da lavoro, che ci consentiranno di esplorare una nuova area e ripetere tutto daccapo.
Il gioco si rivela inoltre estremamente lineare, limitandoci tantissimo anche nella scelta delle zone da esplorare e bonificare, dato che la maggior parte di queste saranno off-limits sino a che non avremo ottenuto alcuni materiali (recuperabili solo in aree specifiche) per potenziare il nostro veicolo, obbligandoci quindi ad un percorso predefinito.
Al di là di questo basilare loop di gioco, ci sono anche altre attività ma che purtroppo risultano comunque davvero poco approfondite.
Potremo ad esempio produrre del mangime per sfamare gli animali delle varie zone, ma servirà a ben poco oltre che a darci un bonus sulla ”ricrescita” delle risorse delle zone che stiamo sfruttando (all’alba di un nuovo giorno rispunteranno alberi e piante, ma anche minerali).
Dal canto loro, sfamate o meno, le bestioline continueranno a comportarsi sempre nello stesso modo, e quindi semplicemente a vagare senza meta per tutto il giorno e dormire per tutta la notte.
L’unica differenza tra i mangimi è che ne sarà necessario uno specifico tipo piuttosto che un altro a seconda dell’area in cui ci troviamo.
In un titolo del genere ci saremmo aspettati dei comportamenti più complessi dall’IA degli animaletti e magari la possibilità di poterli anche allevare come dei Tamagotchi, con degli edifici appositi.
Altra meccanica di gioco che lascia il tempo che trova è il commercio: una volta costruito uno spazio d’atterraggio, una mercante di nome Lola ci visiterà quotidianamente, dandoci la possibilità di vendere risorse in eccedenza o tesori trovati in giro per la mappa, come fossili o pietre preziose.
Da Lola potremo inoltre comprare altri beni, come modifiche estetiche per l’Agromech o progetti per costruire edifici decorativi e contenitori per il nostro ranch spaziale, ma niente di davvero indispensabile o che modifichi minimamente l’esperienza di gioco.
Anche sviluppare il lato estetico della base purtroppo non avrà nessun risultato degno di nota dal punto di vista del gameplay, se non con diversi bonus dati al giocatore quando va a dormire in base alle costruzioni e oggetti collegati alla base.
Perlomeno in questo caso potremo sfogare la nostra vena creativa, avendo a disposizione decine di tipi di oggetti, costruzioni, strade e quant’altro.
Considerando tutte le attività e le diverse parti del mondo da sbloccare, riuscirete a completare la campagna early access singleplayer in circa quindici ore, o anche una trentina se come noi decidete di prendervela con estrema calma. Tutto sommato davvero poco se si pensa che titoli del genere viaggiano anche sul centinaio di ore.
Il punto di forza di Lightyear Frontier è che non baderete troppo al fatto che il gioco allo stato attuale è estremamente spoglio, e fortunatamente l’atmosfera bucolico e spaziale è talmente rilassante da rendere il loop di gameplay forse monotono, ma non frustrante.
Possiamo affermare con certezza che sono state trenta ore davvero tranquille, in cui è stato facile staccare la spina e godersi il gioco, a differenza di titoli simili ben più conosciuti dove il grinding nevrotico rischia di mandare in burnout il giocatore e fargli passare la voglia di giocare.
Se prendete questo titolo, magari con lo scopo di passare un paio d’ore tranquille in totale relax prima di andare a dormire, potrebbe davvero risultare un ottimo acquisto.
Possiamo davvero affermare che è la prima volta in cui ci siamo addormentati davanti a un videogioco (ritrovandoci una Steam Deck in faccia) e non ci è assolutamente dispiaciuto.
ASPETTO TECNICO
Come avrete notato dagli screenshot presenti nella recensione, il gioco è dal punto di vista grafico una gioia per gli occhi, rendendo l’aspetto visivo sicuramente uno dei suoi più grandi pregi, così com’è positivo il fatto che vi basterà un pc medio (una 3070 nel nostro caso) per potervi godere il gioco con pochi compromessi a circa 100/120 fps.
Il motore grafico di Lightyear Frontier è scalabilissimo e sia l’FSR che il DLSS sono ben implementati, consentendovi quindi di sfruttare le migliori tecnologie a disposizione sia su schede video di casa NVIDIA che AMD.
Un sapiente uso dell’Unreal Engine è stato abbinato ad un grande lavoro di world building, dove perderete ore ad ammirare ogni dettaglio di un pianeta coloratissimo e sgargiante, alzando anche gli occhi al cielo per godervi i bellissimi panorami in cui giganteschi corpi celesti faranno da padroni.
L’aspetto di piante, animali, oggetti e del nostro Farmech è lievemente “super deformed” e colorato tanto quanto il pianeta che ci ospita, ritrovandoci di fronte ad un design che risulta godibile anche da chi non è esattamente un fanatico di questa scelta stilistica.
Anche se il gioco allo stato attuale non è verificato da Valve, abbiamo comunque deciso di provarlo in versione portatile su Steam Deck, abbassando le impostazioni grafiche quasi al minimo e disattivando l’occlusione ambientale per raggiungere un grado di fluidità sufficiente (40/55 fps con minimi di 20 quando si attiva la Sega Chiodata) e non bruciare l’intera carica della batteria in brevissimo tempo (circa un ora e mezza garantita in questo modo).
Nonostante questi compromessi, l’esperienza si è rivelata assolutamente gratificante, complici le dimensioni ridotte e la vividezza dei colori dello schermo OLED e il motore di gioco in cel-shading.
Cosa che ha fatto guadagnare a Lightyear Frontier più di qualche punto, se si pensa a come questo gioco sia un’esperienza adattissima al formato handheld.
Altro lato assolutamente lodabile è che prendendo Lightyear Frontier su Steam, se avete a disposizione diversi dispositivi su cui giocarlo, non sovrascriverà le impostazioni video ad ogni salvataggio sul cloud, consentendovi di poter trovare facilmente e velocemente le migliori opzioni visive su ogni piattaforma e di mantenerle.
Dobbiamo anche segnalare che, nonostante lo status di early access, Lightyear Frontier si è dimostrato un titolo stabilissimo, non subendo nessun crash e nessun bug degno di nota.
I vari menù, il diario su cui troveremo il recap delle missioni attive e la mappa sono chiari, essenziali e semplici da navigare.
Gli HUD, rappresentati dalla strumentazione nella cabina del mech, sono spartani ma molto immersivi, con un gradevole design retrofuturista.
Un plauso va anche ai traduttori e alla scelta di portare Lightyear Frontier in quante più lingue possibile, che si rivela una scelta ottima per un indie del genere.
Il gioco ha testi e sottotitoli in un italiano scorrevole e grammaticalmente perfetto, anche se con qua e là qualche frase ancora in lingua madre, ma contiamo sul fatto che le prossime versioni correggano questo difetto trascurabile.
Per chiudere la nostra valutazione, le sonorità del gioco rappresentano in pieno lo spirito “total relax”, che ci immergerà in una sonorità praticamente ASMR, portandoci al limitare di una cascata o in una radura piena di struzzi spaziali che cantano.
La colonna sonora invece è composta da alcuni brani country/bluegrass, che ricordano per certi versi l’allegria e la spensieratezza dei pezzi del primo The Sims, anche se forse pochi e ripetitivi ma di sicuro talmente semplici e adatti al contesto che non vi stancheranno praticamente mai.
Lightyear Frontier è disponibile per PC, Xbox Series S e Series X, Game Pass Microsoft ed Xcloud. Inoltre anche se non è un titolo verificato Valve per Steam Deck, durante la nostra prova non abbiamo rilevato nessun tipo di problema.
Ringraziamo Keymailer per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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