A quasi due anni dal debutto dell’originale Metal: Hellsinger, Funcom ha ben pensato di realizzare una versione VR del titolo, sviluppata da Lab42 in collaborazione con il team originale.
Nonostante il gioco sia compatibile con la piattaforma Meta Quest, e quindi disponibile in una versione “standalone”, l’esperienza da noi esaminata è stata quella più classica del PCVR tramite il collegamento via cavo del nostro fidato Pico 4.
Il titolo originale, seppur non esente da critiche, era riuscito a convincere il pubblico grazie ai ritmi estremamente frenetici e al costante supporto degli sviluppatori, che, tra collaborazioni e patch, hanno saputo levigarne i difetti.
Gli aspetti positivi dell’opera prima dello studio, come l’incredibile soundtrack realizzata in collaborazione con diverse figure di spicco nel panorama metal (tra cui Serj Tankian, solo per citarne una), sono rimasti sostanzialmente intatti in questa versione.
Tuttavia, ci sono alcune considerazioni importanti da fare riguardo l’adattamento in VR, specialmente per quanto riguarda le meccaniche e la resa tecnica/prestazionale.
Sarà riuscita questa versione per realtà virtuale a rivelarsi all’altezza delle aspettative?
Scopriamolo in questa recensione!
Il gameplay in VR
Adattare alla VR giochi frenetici ed adrenalici come Metal: Hellsinger può presentare sfide notevoli, tra cui il rischio di motion sickness e la necessità di tempi di reazione troppo elevati.
Fortunatamente, però, il titolo non è un semplice sparatutto, essendo caratterizzato da una forte componente rhythm game, un elemento molto apprezzato nelle produzioni in realtà virtuale.
Poiché il gioco non è stato concepito nativamente per questa piattaforma, il lavoro del team di sviluppo si è focalizzato sull’adattamento diretto delle meccaniche preesistenti al nuovo contesto.
Tuttavia, il risultato finale si dimostra altalenante e per quanto l’esperienza rimanga molto simile a quella originale, appare senza dubbio più grezza e approssimativa in alcuni aspetti.
Lo shooting, elemento fondamentale negli FPS, è stato riproposto in modo davvero impeccabile, offrendo le stesse soddisfazioni e l’impatto del titolo originale.
Se sparare è una vera gioia per i sensi, purtroppo non possiamo dire lo stesso delle esecuzioni, che ora si limitano a un banale scatto verso l’avversario di turno.
Le armi caratteristiche del gioco fanno il loro ritorno, questa volta ripensate per essere puntate e ricaricate manualmente. Purtroppo, abbiamo riscontrato diverse criticità su questo aspetto, in particolare con le pistole e lo shotgun, che spesso non registrano correttamente l’input di ricarica al primo tentativo, generando non poca frustrazione e fastidio.
Lo stesso problema può emergere nell’approcciarci alle prime sezioni del gioco, dove sparare seguendo il ritmo e l’interfaccia grafica può risultare complicato anche per i giocatori più avvezzi al genere.
A livello contenutistico, il titolo ripropone per intero i 9 livelli della versione originale, offrendo quindi un’esperienza completa, anche se piuttosto breve (circa 3-4 ore per completare la campagna).
La modalità sfida, così come le novità post-lancio, sono già incluse in questa versione, promettendo una discreta rigiocabilità per tutti coloro che desiderano continuare anche dopo i crediti finali.
Da questo punto di vista i problemi rimangono gli stessi del titolo principale, il quale si era dimostrato piuttosto ripetitivo e carente dal punto di vista di boss e nemici.
Novità e bilanciamento
Nell’adattare il gioco ai sistemi di realtà virtuale, Lab42 ha introdotto alcune novità esclusive per questa versione. La più rilevante è l’HUB principale, chiamato “Unknown’s Lair”, una stanza in cui verremo teletrasportati prima di iniziare un nuovo livello. Qui potremo gestire le impostazioni, selezionare i livelli, controllare i collezionabili, cambiare il loadout e persino guardare le cutscenes, prima di entrare nel portale che dà il via alla partita.
Sono tantissime anche le impostazioni relative alla personalizzazione dell’esperienza in VR, permettendo la calibrazione dell’altezza, del delay ma anche l’aggiunta della vignetta e di vari sistemi di locomozione per i giocatori più sensibili al motion sickness.
Molta cura è stata dedicata anche alla trasposizione della UI del gioco originale in realtà virtuale, il cui posizionamento abbiamo trovato ottimale solo in parte.
Ci riferiamo nello specifico alla statistica della vita e della furia consultabile sul polso, decisamente non usa scelta ottimale se consideriamo il ritmo elevato e costante della partita.
Per quanto riguarda la difficoltà, è stata aggiunta la modalità “Always on Beat“, pensata per chi vuole vivere l’esperienza senza preoccuparsi di sparare a ritmo. Dato che apprendere e dominare il ritmo nelle difficoltà standard era già complicato nella versione originale, questa opzione offre un modo più rilassato per godersi il gioco, permettendo ai giocatori di seguire il proprio ritmo personale.
Resa tecnica e stabilità
Da un punto di vista artistico, Metal: Hellsinger VR mantiene i suoi elementi di eccellenza, proponendo un’esperienza visiva e sonora ispirata e di alto livello qualitativo. Tuttavia, le limitazioni imposte dalla realtà virtuale influiscono inevitabilmente sulla resa tecnica, portando a texture in bassa risoluzione e a una gestione spesso insoddisfacente delle luci ambientali.
Allo stesso tempo, nonostante il nostro hardware rispettasse ampiamente i requisiti raccomandati, non possiamo ritenerci pienamente soddisfatti delle prestazioni del gioco.
Abbiamo riscontrato diversi episodi di stuttering e abbassamenti di framerate, che possono compromettere l’esperienza complessiva e affaticare il giocatore.
Tuttavia, riteniamo che la versione PCVR su un visore con collegamento nativo, o la modalità standalone per Quest 3, possano risolvere questi problemi, quindi non ci sentiamo di penalizzare eccessivamente il titolo in questo senso.
Ringraziamo Keymailer per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
Seguiteci sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.