Sono passati diversi anni dall’ultima volta che la realtà virtuale ha dimostrato in maniera chiara ed inequivocabile le potenzialità del suo utilizzo nel contesto videoludico, con l’uscita del capolavoro inatteso di Valve, Half Life Alyx.
Dopo il rilascio del titolo si era andata a plasmare una debole aspettativa in merito all’uscita di giochi molto più grandi, delle ulteriori killer application in grado di avvicinare un numero crescente di giocatori alla realtà virtuale.
Seppure esistano dei videogiochi VR di grande qualità come Asgard Wrath, Resident Evil 4, Batman e chi più ne ha più ne metta, non possiamo dire che il grande sogno su cui Valve aveva investito si possa definire totalmente compiuto, ed ancora oggi il settore rimane un’interessantissima nicchia.
Riprendendo il filone di esperienze videoludiche pensate per la realtà virtuale parleremo oggi di Metro Awakening, trasposizione in chiave ultra-immersiva del celebre FPS post-apocalittico.
Sarà riuscito il gioco di Vertigo Games a impostarsi come il prossimo grande breaktrough nell’industria della realtà virtuale? Scopriamolo in questa recensione!
Incipit e trama
Metro Awakening si pone a livello cronologico come uno spin-off prequel dell’intera saga, catapultandoci nel 2028.
Per chi non lo sapesse, l’universo narrativo di Metro si colloca in uno scenario post-apocalittico sviluppatosi a seguito di una violenta guerra nucleare che ha spinto le persone a rifugiarsi nelle fredde gallerie della metro.
In particolare, avremo a che fare con la metro di Mosca, un luogo inizialmente sicuro dalle radiazioni ma diventato gradualmente una gabbia mortale, nonché teatro di scontri fra fazioni e con i mutanti provenienti dall’esterno.
In Awakening abbandoneremo le gesta di Artyom per interpretare Sedar, un medico apprezzato e riverito dalla comunità di superstiti. Anche con questi presupposti, verremo quasi subito a conoscenza di alcuni dei tormenti che albergano nella mente del nostro protagonista e, in particolare, in quella della sua compagna. Fra il trauma di una stazione completamente distrutta dai Nosalis e l’abbandono necessario dei compagni, abbiamo infatti la morte di un figlio molti anni prima.
Spinti dalla necessità di trovare medicine per placare il tormento di nostra moglie, intraprenderemo un viaggio disperato nei tenebrosi tunnel della metro, indagando sulla scomparsa di chi era stato inviato prima di noi.
Sulla struttura narrativa c’è molto da dire e, sfortunatamente, non tutto è positivo.
Vertigo Games prende a piene mani dal lavoro di Gluchovskij e del team di A4, riproponendo quel ritmo lento e scandito da interazioni e dialoghi che ci hanno permesso di amare l’opera di riferimento.
L’unica sostanziale differenza sta nel fatto che, in fin dei conti, c’è davvero poca rilevanza ed impatto negli eventi narrati in questa particolare iterazione del brand, limitando il campo di interesse ad un costante ripetersi di tunnel e cunicoli che lasciano poco spazio a rivelazioni importanti, e che si limitano a ricalcare alcune cose già viste a più riprese negli altri capitoli.
Certo, c’è qualche riflessione interessante sul ruolo di un personaggio come Sedar all’interno dell’universo narrativo di Metro, tuttavia il titolo sembra iniziare e finire seguendo un percorso limitato e piuttosto scontato. Di per sé questo non sarebbe necessariamente un difetto, se non fosse per la durata complessiva di 9/10 ore necessarie al completamento della trama, alla fine delle quali, almeno nella nostra esperienza, avevamo perso gran parte dell’interesse per gli eventi narrati.
Un grandissimo peccato, specialmente se consideriamo il fatto che Metro è innanzitutto una buona opera letteraria, ancor prima di un videogioco dalla narrativa indimenticabile.
Gameplay
Il gameplay di Metro Awakening riprende a grandi linee ciò che avremmo voluto da un’esperienza ambientata nell’universo di Gluchovskij, e resa ancor più immersiva dalla tecnologia VR.
Nelle prime ore di gioco, stabilità tecnica permettendo, sarà molto facile rimanere impressionati ed impauriti nell’esplorazione delle location spettrali e decadenti della metro.
Non meno d’impatto sarà il primo scontro con i mostri, con i quali dovremo confrontarci numerose volte nel corso dell’avventura.
Detto ciò, la magia viene meno dopo qualche ora di gioco, ed è lì che inizieremo a notare certe carenze che riguardano l’intelligenza artificiale piuttosto che il riutilizzo continuo di assets e soluzioni di gameplay.
Tengo a sottolineare che, se siete fan di Metro (ndr: come il sottoscritto) ed amate l’immersione di un’esperienza VR, Awakening merita il vostro tempo, non di meno è un peccato che l’esperienza appaia alla lunga così scialacquata e ripetitiva.
L’immersione tra alti e bassi
Chi ha giocato Alyx lo saprà bene, l’immersione in un gioco VR è garantita da molteplici accorgimenti, ed uno di questi è senza dubbio l’interagibilità con l’ambiente.
Ciò che accade in tal senso in Metro Awakening è molto particolare, dal momento che il gioco sembra avanzare una selezione non proprio brillante fra oggetti interagibili e frammenti solidi di scenario.
Messa da parte questa piccola criticità, è presente la ricarica manuale delle armi e la possibilità di tirare fuori lo zaino per accedere manualmente ai suoi strumenti ed indicazioni.
Abbiamo trovato davvero azzeccata questa introduzione, così come la possibilità di utilizzare l’accendino, di ricaricare la torcia e ripristinare la corrente tramite il classico minigioco presente anche negli altri capitoli. Non manca anche la necessità di inserire, togliere e pulire manualmente la nostra maschera a gas qualora richiesto dalla situazione. Vertigo Games è riuscita inoltre a rendere piuttosto divertente ed intuitivo lo shooting, regalando le giuste soddisfazioni e mettendo a punto un feeling tattile per nulla scontato.
Parlando invece degli scontri, abbiamo notato una certa instabilità nel definirsi graduale della difficoltà, specialmente per quanto riguarda i nemici umani. La presenza di una componente stealth più o meno approfondita sicuramente arricchisce il gameplay con una maggiore libertà di approccio, tuttavia non possiamo fare a meno di criticare alcuni spike di difficoltà abbastanza critici.
L’AI, generalmente parlando, non è particolarmente brillante, e non saranno affatto rare le occasioni in cui i nemici si comporteranno in maniera del tutto anomala, spezzando l’immersione e causando anche una certa frustrazione.
Infine, c’è da parlare del sistema di movimento ed in particolare del movimento con il teletrasporto, davvero troppo limitato e lento nelle distanze che è possibile tracciare. Vi consigliamo pertanto di sforzarvi nell’utilizzo del movimento continuo, segnalando anche la possibilità di giocare da seduti nel caso non fosse in possesso dello spazio di gioco adeguato.
Comparto tecnico e prestazioni
L’aspetto tecnico, purtroppo, è forse il più grande dei difetti di Metro Awakening, che di certo non ci ha reso la vita semplice durante la stesura di questa recensione.
Ci teniamo prima di tutto a precisare ancora una volta che l’edizione in esame è quella PCVR, giocata con un modesto Pico 4 collegato in modalità wireless (fibra ottica) a Virtual Desktop.
Si tratta forse di una condizione non ideale per giocare al titolo nelle migliori delle sue condizioni ma, avendo utilizzato lo stesso setup senza problemi fino ad oggi con titoli di grandissima qualità, ci limiteremo a riportare la nostra esperienza.
Da un punto di vista grafico, il gioco è piuttosto altalenante, sorprendendo per la qualità di alcune texture ed effetti ma lasciando perplessi in alcune specifiche situazioni. L’aspetto tetro e conturbante della metro è reso in maniera eccezionale in questo spin-off, e sarebbe davvero ingiusto non concedere al team il merito di aver catturato alla perfezione l’atmosfera dei titoli originali.
Non di meno, alcune mesh rimangono in bassa qualità, le animazioni dei personaggi sono davvero poco credibili e l’aliasing è davvero difficile da combattere a prescindere dell’opzione selezionata. Nella nostra esperienza, portando la barra della risoluzione al 100%, lo scenario sulla breve distanza continua ad essere piuttosto sfocato, causando non poco fastidio nonostante i vari tentativi di upscaling e streaming a risoluzione superiore. L’unica soluzione sembrava essere portare la barra oltre il limite standard di selezione, causando tuttavia forti episodi di instabilità prestazionale e frequentissimi crash.
Crash che si sono verificati a prescindere dalla risoluzione e qualità grafica impostata, portandoci a spendere ben 2 ore nel prologo, che abbiamo continuato a ripetere ancora e ancora nel tentativo di arrivare al primo salvataggio.
Esaminando gli utilizzi attraverso MSI Afterburner ci è parso chiaro che il titolo sia piuttosto pesante sulla GPU, la quale si è arrivata a surriscaldarsi e molto spesso ha saturato la memoria VRAM.
Non ci stupirebbe sapere che altri utenti hanno avuto modo di giocare al titolo senza alcun tipo di problema tecnico, ma confrontandoci con i vari feedback spuntati su internet nel corso degli scorsi giorni crediamo sia doveroso segnalare una stabilità tecnica davvero decisamente migliorabile.
Fortunatamente, il team di sviluppo si è già messo all’opera e negli scorsi giorni sono state pubblicate alcuni hotfix, che speriamo continuino ad essere rilasciati con frequenza.
Per concludere, vorrei dedicare qualche parola al doppiaggio inglese e all’accompagnamento musicale a carico di una varietà di artisti emergenti. Il voice acting è il tipico di Metro, con un inglese dall’accento russo che comunque ben si addice al contesto narrativo, mentre possiamo dirci positivamente colpiti dal lavoro svolto sulle tracce musicali che ci accompagneranno nel corso dell’avventura.
Non c’è dubbio che il titolo debba molto al lavoro svolto nei capitoli precedenti, con frequenti leitmotiff e rimandi al tema principale, non di meno c’è da apprezzare la capacità del team di fare proprie questa atmosfera iconica anche da un punto di vista musicale.
Ringraziamo Plaion per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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