“Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione, sintonizzata su un canale morto“, con questa frase il leggendario autore William Gibson aveva aperto il suo romanzo Neuromancer, plasmando l’idea di una città consumata e assimilata per intero dalla tecnologia e dal progresso.
Minds Beneath Us prende una parte di queste ispirazioni, approfondendo la tematica della distopia nei suoi spettri più attuali e palpabili, in particolare per quanto riguarda l’ascesa incontrollata dell’AI e delle grandi corporazioni.

In maniera non troppo differente da Until Then, anche questo titolo fa del suo punto di forza una narrazione dirompente che prende il sopravvento su tutto il resto; per questo motivo, la maggior parte delle recensione sarà dedicata ad un’analisi approfondita della trama e dei suoi aspetti più interessanti.
Siete pronti al risveglio?
E’ il vostro turno di prendere il controllo.
Narrazione
L’incipit narrativo di Minds Beneath Us è, per ovvi motivi, intrigante e plausibile quanto esagerato e pessimista, presentandoci un futuro prossimo in cui l’intelligenza artificiale permea ogni aspetto della vita quotidiana e della gestione delle infrastrutture cittadine.
La grande metropoli di Wanpei è sede di alcune delle più importanti ed influenti organizzazioni corporative del pianeta, simbolo di una sfarzosità urbana che però è circondata da un deserto povero e malfamato, conosciuto dai più come “The Shithole”.

Intrappolati in una corsa allo sviluppo tecnologico, si cerca costantemente nuovi metodi per estrapolare i flops (potenza di calcolo) necessari a soddisfare il crescente fabbisogno della società digitale, avendo ormai da tempo superato il concetto attuale di GPU farming.
Nel pieno stile delle storie più distopiche e deumanizzanti, si procede quindi a sfruttare gli esseri umani più disperati per spremere questi calcoli direttamente della loro cervello, coinvolgendole in un lavoro che paga poco e prevede rischi devastanti sulla salute.
Insomma, nel 20XX le farm non sono più quelle meccaniche che siamo abituati a discutere, bensì delle enormi megastrutture in cui gli umani sono immagazzinati in condizioni pietose per fuggire dalla fame.
È in questo contesto che il nostro protagonista si risveglia, una M.B.U. di origine non chiara che esiste al semplice scopo di prendere il controllo di altri corpi in un curioso rapporto simil-parassitario. Coinvolti senza alcun preavviso in una simulazione per conto di un’agenzia governativa, verremo liberati da una potentissima entità estranea, che ci allontana dall’attuale possessione per farci risvegliare in un nuovo corpo, quello dell’ex soldato Jason Dai.
Io, te e le nostre relazioni
Risvegliati nel corpo di Jason senza alcuna indicazione sul da farsi, sarà tutta nostra la responsabilità di agire per prendere i suoi panni senza intralciare le sue relazioni preesistenti. Conosceremo quindi la “nostra” fidanzata Frances, una ragazza geniale, che già alla sua età si è dimostrata capace di scalare i ranghi delle corporazioni per inseguire la prospettiva ottimista (e ingenua) di un miglioramento.
Dopo esserci messi alle spalle un passato fatto di violenza, ci siamo proposti di prendere un lavoro nella vecchia farm dell’azienda Vision nota come “Silencio”, volendo contribuire attivamente al reddito della coppia.

Ad aspettarci c’è una scelta per nulla semplice, entrare nel dipartimento di Screening o in quello Logistico, due team sostanzialmente all’antitesi che tuttavia collaborano nella selezione e assegnazione dei volontari alle farm.
In un iniziale periodo di prova, ci verranno mostrati entrambi i lavori e le nostre capacità d’adattamento alle sfide quotidiane verranno testate sul campo, permettendo non solo al caporeparto di adocchiare i nostri talenti ma anche a Jason di fare conoscenza dei suoi esuberanti colleghi.
E’ solo dopo una prima giornata di lavoro che ci accorgeremo di poter entrare in contatto con la persona che stiamo possedendo, attraverso un dialogo interiore notturno che somiglia molto da vicino ad un interrogatorio bilaterale. Durante questi brevi inframmezzi starà a noi decidere se allinearci ai voleri del vero Jason Dai oppure se agire da antagonista e contraddirne le intenzioni. Capiamo quindi un aspetto fondamentale della struttura narrativa di Minds Beneath Us, cioè che il nostro protagonista vero e proprio, quello che non possiede né corpo né un nome, non possiede neppure una caratterizzazione che non derivi dalle nostre scelte.
È solo uno degli elementi narrativi di cui il titolo si fa forza per immergerci da capo a piedi in questo intreccio complesso e personalissimo di relazioni ed eventi scioccanti, che non vedranno una vera svolta fino ad un certo incidente.
Spoiler
Proprio all’avvenire del giorno della nostra assunzione, non potremo fare a meno di finire in mezzo ad un pericoloso complotto che coinvolge i più altri ranghi della società. La nostra insaziabile datrice di lavoro ci chiederà infatti una mano nel rintracciare delle importanti informazioni top-secret prima che lo possano fare gli sgozzini della corporazione. Nel tentativo di occultare questi documenti, il nostro superiore li aveva inviati niente proprio di meno che all’ufficio della nostra ragazza, che ora si troverà inevitabilmente ad agire da complice.
I contenuti di quell’hard-disk rivelano dei dati terrificanti; in qualche modo Vision riesce a produrre molti più flops di quanti siano regolarmente dichiarati, ponendo il dubbio su un probabile sfruttamento illegale e pericolosissimo di soggetti deboli in una farm segreta.
Preoccupata da queste scoperte e decisa a dare una svolta al futuro dell’intero paese, la nostra coraggiosa Francis decide di confrontarsi con il CEO di Vision, finendo quasi per essere assassinata durante il colloquio. Da questo momento in poi, entrambi verremo intercettati e messi sotto protezione da un gruppo di agenti segreti affiliati al governo, decisi ad indagare sulle corporazioni e a sgominare i loro piani malvagi.
Conosceremo quindi il team composto da Nin, Lawrence e 23, che inevitabilmente finiranno per coinvolgerci in delle missioni di spionaggio all’interno della stessa azienda da cui ci siamo stati assunti.

È inutile rubarvi tutta la sorpresa, da questo momento in poi il gioco diventa un continuo di piccole e grandi rivelazioni che coinvolgono i nostri compagni e le grandi corporazioni, in un intreccio narrativo che definiremmo senza troppe riserve maturo ed estremamente profondo.
Cresce anche il mistero su cosa siamo veramente e sulla figura che ad inizio gioco ci aveva lanciato in questo corpo.
Peccato soltanto per il finale, che pur non essendo categoricamente deludente lascia comunque molte domande in sospeso, e chissà se mai otterremo le risposte che cerchiamo…
La ricetta per il sci-fi perfetto
Alla base della riuscita del comparto narrativo di Minds Beneath Us c’è, senza alcun dubbio, la costruzione di un world building incredibilmente interessante.
Pur trattandosi di una visione del mondo e del contesto urbano tipicamente asiatica (il team è cinese), non è per nulla difficile diventare cittadini di questa nuova era tecnologica, e i dialoghi sprigionano una naturalezza davvero universale.
Sono proprio questi a rendere possibile la creazione di personaggi memorabili e profondi, ciascuno caratterizzato dalle proprie virtù ed evidenti mancanze. Lo stesso team di lavoro con cui dovremo decidere di schierarci si dimostra straripante di personalità, ricordando a tratti una puntata di Severance.

In tutto ciò, a farla da padrone sarà l’illusione della scelta, nel senso che il nostro modo di fare e rapportarci agli altri varia effettivamente in modo decisivo le nostre interazioni, ma i finali sono 4 e dipendono tutti da una singola scelta.
È un peccato? Probabilmente si, ma Minds Beneath Us tenta di raccontare una storia calibrata in ogni suo particolare, indirizzata a farci provare un certo tipo di emozioni che solo una gestazione narrativa lenta e consapevole può alimentare.
In questo senso Minds Beneath Us è quanto di più simile si possa cercare ad un buon esempio di letteratura sci-fi in forma videoludica, per quanto poco di ludico ci possa essere nel genere di riferimento.
Parliamo del resto di un’opera caratterizzata da ritmi generalmente lenti, che pur premiando i giocatori più pazienti durante un primo playthrough, rendono davvero improbabile l’aspettativa di una reiterazione da parte del giocatore.
Gameplay
Minds Beneath Us si propone come una moderna avventura grafica, servendosi di una visuale laterale che segue il personaggio nel suo movimento all’interno di scenari in due dimensioni realizzati con cura dagli sviluppatori.
Al giocatore non verranno date particolari libertà se non quella di cliccare lo scenario per ottenere informazioni utili sugli oggetti dispersi nelle varie ambientazioni, oppure di interagire con la persona o l’obiettivo di turno per procedere nella storia.

L’unica rottura della formula tradizionale è rappresentata da alcune sezioni Quick Time Event in cui ci ritroveremo a combattere corpo a corpo contro una varietà di aggressori, dovendo rispondere prontamente al prompt a schermo per evitare un game over.
Per tutto il resto del gioco l’azione consiste perlopiù nel dialogare con gli altri personaggi attraverso un sistema a risposte multiple piuttosto generoso, risolvendo qui e lì delle “missioni secondarie” utili ad approfondire parti di trama e a collezionare achievements.
In termini di longevità, parliamo di una durata che oscilla dalle 17 alle 18 ore per il completamento di una run, davvero generosa e forse anche rischiosa se consideriamo il tipo di gameplay che fa da supporto alla struttura narrativa.
Comparto artistico e tecnico
Da un punto di vista artistico, Minds Beneath Us ricade perfettamente in quella categoria di titoli che può piacere o meno asseconda della predisposizione a certi canoni stilistici; ciò che però non può essere messo in dubbio è l’impegno di BearBoneStudio nell’animare manualmente ciascun personaggio e scenario a schermo.
Se da una parte troviamo degli scenari 2D incredibilmente dettagliati, ai personaggi viene rimosso totalmente il volto, forse per rimettere al giocatore quell’antica e sottovalutata necessità di immaginare il trasparire delle emozioni anziché averle già pronte.

Un po’ meno interessanti le tracce della soundtrack, che pur rivelandosi un buon accompagnamento in varie fasi del gioco rischiano di ripetersi troppo spesso in alcune specifiche sezioni:
Da un punto di vista tecnico c’è ben poco da dire, il titolo è solidissimo e giocabile sostanzialmente su qualsiasi piattaforma senza interruzioni o bug di sorta. Segnaliamo anche la presenza di una patch italiana attualmente nella fase di revisione, ancora decisamente acerba ma comunque frutto dell’impegno volontario di un utente appassionato.
Ringraziamo JesusFabre per averci fornito una chiave del loro gioco per realizzare questa recensione.
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