Nella recensione di oggi parleremo di Mullet MADJACK, l’ennesima (e non per questo meno apprezzata) sorpresa indie di questo maggio videoludico straripante di novità.
Opera prima dello studio Hammer95, il titolo promette di trasportare il giocatore in un’adrenalinica reinterpretazione in stile anime vintage di un sottogenere dei boomer shooter che ha visto la sua nascita con il rilascio dell’ipnotico e bizzarro Post Void.
Siete pronti ad annientare qualche robomiliardario?
Seguiteci durante questa analisi!
Narrazione
La trama di MULLET MADJACK è raccontata con rapidità e senza troppi giri di parole, vedendo il suo elemento principale in un world building geniale che funziona allo stesso tempo da incipit per gli eventi di cui saremo protagonisti.
In un retrofuturo distopico, l’uomo e internet si sono fusi in un nuovo essere che ha bisogno di scariche di dopamina ogni 10 secondi per non morire.
Il mondo che conosciamo, travolto dalle evoluzioni tecnologiche incontrollate, è ora governato da robot AI ricchissimi chiamati molto semplicemente robomiliardari.
Il nostro protagonista, un grosso e spaventoso omone chiamato Mullet Madjack, in qualità di Moderatore viene incaricato di salvare l’influencer ed icona della resistenza Princess dalla grinfie di un carismatico villain dalla testa di proiettile.
Gettando queste solide fondamenta, il gioco si limita ad espandere occasionalmente il background del protagonista rendendo note le sue nostalgiche origini e facendo discutere sulla deriva pessimista dell’universo narrativo.
Quest’ultimo in particolare si rivelerà un riuscitissimo mix fra il silent-type delle produzioni anime action d’epoca e, occasionalmente, il più classico protagonista dei boomer shooter parlanti degli anni 90 (Duke Nukem primo fra tutti).
Non c’è molto da dire sulla narrazione di Mullet Madjack che, palesandosi al giocatore per mezzo di rapide sequenze animate, non punta mai alla complessità quanto piuttosto all’immersione in un world building iconico ed assolutamente apprezzabile
Gameplay
Il gameplay di MULLET MADJACK è, prevedibilmente, la componente che rende il titolo così apprezzabile a prescindere dalla sua semplicità.
Come anticipato in precedenza, quest’ultimo prende a piene mani dal modello proposto nel gioco Post Void, uscito nell’ormai lontano 2020 con le medesime meccaniche di gameplay.
Anche in questo titolo, infatti, il giocatore si troverà a dover mantenere un ritmo costante e rapidissimo per allungare un timer che, una volta raggiunto lo zero, causerà il game over.
Mullet Madjack si trova collegato alla rete Peace, una sorta di servizio di live streaming in cui proiettare la sua missione ad un pubblico di spettatori che gli forniscono la dopamina ad ogni uccisione.
Questa corsa contro il tempo si dislocherà lunga un percorso fatto di arene generate proceduralmente e sempre diverse nel loro percorso, disposizione di nemici ed oggetti.
Ciascuna missione si rivelerà in sostanza un frammento di roguelike a se stante da dover ripetere nel caso di morte.
Una volta raggiunta la fine di un piano, Mullet avrà accesso ad un negozio in cui avrà la possibilità di scegliere fra potenziamenti vari e nuove armi.
Completare il percorso nella sua totalità ci porterà ad affrontare un boss il quale, una volta ucciso, ci darà la possibilità di scegliere fra alcuni potenziamenti permanenti che modificano in maniera netta l’esperienza di gioco durante le missioni seguenti.
I boss non si riveleranno mai troppo complicati da battere, consistendo generalmente in un nemico mai affrontato fino a quel momento e che verrà poi inserito nei piani successivi come un ordinario mob.
La varietà in tal senso non è eccellente, seppur alcuni nemici richiederanno al giocatore un approccio leggermente diverso per essere affrontati con efficacia.
Ad esempio, il robot con scudo dovrà essere calciato per dare l’opportunità al giocatore di eliminarlo all’istante, mentre il samurai sarà annientanto più efficacemente con le esecuzioni.
Ma il titolo non sarebbe altrettanto apprezzabile se non fosse per la resa dello shooting, davvero soddisfacente e capace di restituire un grande impatto, specialmente con l’utilizzo delle giuste armi.
Infatti, utilizzare un fucile a pompa si rivelerà generalmente molto più efficace e divertente rispetto all’utilizzo di pistole, plasmagun, railgun o altre alternative più lente, e non possiamo dire di essere completamente convinti in merito al lavoro di bilanciamento svolto dagli sviluppatori in questo senso.
Del resto, parliamo di un titolo che offre al giocatore un’ampia varietà di livelli di difficoltà con cui confrontarsi, ma che generalmente non si rivelerà troppo difficile una volta assunto il giusto ritmo.
Nel nostro caso, una run sulla difficoltà consigliata ci ha permesso di concludere il titolo in appena 4 ore, non escludendo un buon numero di game over e restart.
Per chi fosse interessato a giocare ancora dopo i crediti, è comunque presente una modalità endless in cui testare senza limiti la propria resistenza e prontezza di riflessi.
Riteniamo in conclusione che il gameplay di MULLET MADJACK sia riuscito in quasi ogni aspetto, riuscendo con facilità a catturarci nel suo loop di morte ed adrenalina.
Comparto artistico e tecnico
Il comparto estetico è senza dubbio uno degli elementi più interessanti ed attraenti della produzione di Hammer95 che, pur non rinunciando a trarre forte ispirazione da molteplici lavori del passato, riesce senza difficoltà a trovare una propria ricercatissima originalità nel panorama videoludico.
MULLET MADJACK fa una sintesi diretta e priva di fronzoli fra l’animazione giapponese degli anni 90 e gli FPS boomer shooter con sprite 2D, due simboli di un’epoca dell’intrattenimento che convergono con un’inaspettata facilità grazie alla passione e cura degli sviluppatori.
Nulla è lasciato al caso e i dogmi estetici che si applicano a ciascun elemento del titolo si possono apprezzare tanto nella resa delle cromie nostalgiche e sognanti quanto nei più piccoli dettagli delle ambientazioni.
Stesso discorso che si applica per il comparto audiosonoro nella sua totalità, con una particolare nota di merito a Fernando Pepe e Mateus Polati per la realizzazione della fantastica soundtrack, coinvolgente quanto adrenalinica.
Attualmente la OST non è disponibile sulle piattaforme di streaming ma dovrebbe essere inserita nei prossimi giorni secondo le indicazioni fornite dagli sviluppatori.
Infine, da un punto di vista tecnico il titolo si è mantenuto sempre stabile e difficilmente abbiamo riscontrato cali importanti di framerate se non in situazioni particolarmente concitate e con un grandissimo numero di particellari a schermo.
Ringraziamo Hammer95 per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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