Alla base del concepimento di un’opera videoludica esiste la necessità di trovare un’idea, semplice o rivoluzionaria che sia, capace di catturare l’interesse del giocatore e coinvolgerlo sin dai primi istanti. È questo il contesto in cui nasce il progetto Refind Self, un piccolo videogioco sviluppato da Lizardry e pubblicato da PLAYISM, che si pone come trasposizione in chiave videoludica del tipico quiz delle personalità che si può trovare girovagando pigramente su internet.
Ovviamente, non è tutto qui: il titolo presenta uno sfondo narrativo di un certo interesse, che integra alla perfezione il concetto di fondo, sfiorando più volte il meta-game. Infatti, se il nostro androide verrà messo alla prova e valutato nel corso della sua breve avventura, lo stesso avverrà con noi, che siamo a tutti gli effetti i veri soggetti di questa analisi psicologica.
Di seguito, la nostra recensione!
INCIPIT NARRATIVO
Refind Self si imposta come il classico “gioco nel gioco”, proponendoci di partecipare ad un test in forma videoludica, creato appositamente per valutare la nostra personalità.
All’interno di questa esperienza, interpreteremo una ragazza androide che si trova ad affrontare la recente perdita della dottoressa (nonché cara amica) che l’ha creata.
Il nostro tempo sarà limitato e scorrerà piuttosto in fretta, ed ogni azione compiuta una volta iniziata la partita verrà registrata e trasformata in dati che andranno a influenzare in qualche modo il risultato finale del test. A conti fatti, il titolo non ci dà una vera e propria indicazione su dove andare, né ci costringe in alcun modo a non fare certe cose o a non assumere atteggiamenti scontrosi con i personaggi che incontreremo nel nostro vagare, ma ci intima ugualmente di utilizzare con parsimonia il tempo a nostra disposizione per fare ciò che riteniamo più naturale.
Il contesto ridotto all’osso, così come l’assenza totale di una direzione che non sia quella dettata dal game design, fa sì che la breve avventura della protagonista si identifichi quasi come una pagina bianca da riempire con le nostre azioni più spontanee. Questo accade soprattutto nella primissima run, al termine della quale ci verrà data una prima valutazione partendo da una lista di numerose personalità differenti.
È importante sottolineare che, però, un certo quantitativo di trama esiste e, se si vuole comprenderla al meglio, bisognerà completare il titolo almeno tre volte per sbloccare le interazioni mancanti e ottenere alcune informazioni importanti inaccessibili in precedenza.
Ad ogni modo, ogni run impiegherà dai 30 ai 60 minuti per essere completata, motivo per il cui è piuttosto facile completare il titolo entro le 3 ore.
Si tratta quindi di un’esperienza meta-narrativa dal retrogusto sperimentale, che non può fare a meno di lasciarci interessati ed intrigati, nonostante molto sia lasciato alla nostra più completa discrezione.
GAMEPLAY
Il gameplay di Refind Self è davvero semplice e si pone l’obiettivo di sorprenderci qua e là con qualche piccola chicca e variazione inaspettata. La quasi totalità del tempo verrà impiegata semplicemente camminando avanti e indietro senza una meta, e interagendo con ogni cosa che ci venga a portata di mano, collezionando dati relativi a ogni nostra azione.
In quanto alla sorpresa menzionata in precedenza, avremo a che fare con delle sezioni di gioco in cui il titolo si trasformerà brevemente nella semplificazione di un RPG alla Pokemon, o anche in un tower defense. Si tratta perlopiù di piccoli minigiochi che spezzeranno efficacemente la monotonia di un titolo altrimenti davvero poco vario, specialmente se dovremo ricominciarlo per ben 3 volte.
Esiste poi una varietà di NPC (quasi tutti robotici) con cui sarà possibile dialogare nei toni più disparati e, in alcuni casi, persino barattare. Le valute di gioco sono due: gli scrap e i soldi, entrambi utili per acquistare oggetti unici dai vari shop che si pareranno sul nostro cammino.
Per gli amanti del completismo, il gioco offre una varietà di achievements e collezionabili per cui sicuramente troverete il giusto spazio durante la seconda e terza run.
Al termine di ciascuna partita, verremo portati alla pagina dei risultati contenente una varietà di statistiche e dettagli utili nell’inquadrare la nostra personalità, avendo anche l’opportunità di condividerli e confrontarli con quelli degli altri giocatori che hanno completato il test in precedenza.
Una volta sbloccati i collezionabili ed esplorate le varie personalità (alcune nascoste durante le prime run), potremo accedervi dalla comodità del menu principale.
COMPARTO ARTISTICO E TECNICO
Refind Self, nella sua semplicità contenutistica, fa utilizzo di una pixel art molto minimal e di una palette di colori tendente al giallo.
Pur non essendo particolarmente bello o dettagliato da un punto di vista estetico, il titolo svolge egregiamente il suo lavoro, rilassando il giocatore e immergendolo in un mondo pacifico e privo di particolari conseguenze.
Una nota positiva va al design dei personaggi, un po’ monotono (in maniera giustificata, trattandosi di androidi) ma comunque apprezzabile nella sua espressività.
Sfortunatamente, non possiamo dire lo stesso della soundtrack, che, per quanto possa risultare carina e rilassante, tende a ripetersi all’infinito finché non avremo completato il test.
Viene inoltre da sé che un titolo del genere sia estremamente leggero, non a caso esiste una versione mobile reperibile facilmente su store Android e iOS.
Ringraziamo GamesBranding e PLAIYSM per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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