Le streghe, un tropo narrativo che affonda le sue radici nell’epoca più oscura affrontata dall’umanità, tra miti, culti e leggende provenienti da ogni angolo del pianeta. Nel corso degli anni, il medium videoludico ha esplorato questa tematica da svariate prospettive: talvolta mettendoci nei panni dell’impavido eroe e cacciatore, altre volte nel ruolo stesso della strega.

REKA, un simpatico building game e opera prima del team Emberstorne Entertainment, aderisce con forza a questa seconda categoria, immergendoci da capo a piedi nella stregoneria tradizionale dei paesi slavi.

Con un inaspettato ribaltamento delle aspettative, REKA si inserisce a pieno diritto tra quelle esperienze cozy e rilassanti che fanno dell’atmosfera e dei ritmi lenti di gameplay il loro punto di forza, rendendole adatte a ogni tipo di giocatore.

E voi, siete pronti ad unirvi a Baba Jaga?
Scopritelo in questa recensione!


INCIPIT NARRATIVO

Una volta avviata la partita e personalizzato il nostro personaggio, ci troveremo a vagare senza una meta apparente in una foresta dell’Est Europa medievale, completamente immersi nei colori caldi di un autunno soleggiato.
Apprenderemo da un primo dialogo con un mercante che la nostra protagonista si chiama Reka ed è diretta al villaggio più vicino in cerca di lavoretti e di una sistemazione.

Facendo conoscenza dei popolani, ci verrà menzionata la presenza di una figura oscura che abita la foresta: una terribile strega conosciuta come Baba Jaga (una variante della ben nota Baba Yaga).
Dopo aver aiutato gli NPC con alcune semplici mansioni, ci avventureremo nelle vicinanze in cerca di questa entità, attratti da una morbosa curiosità.

Baba Jaga, inizialmente ostile alla nostra presenza, ci coinvolgerà in un rituale che metterà alla prova la nostra predisposizione a diventare la sua allieva in qualità di strega. Eseguendo il rituale con successo, animeremo un antico rudere dotandolo di un gigantesco corpo da gallina, dando vita a una nuova abitazione semovente per noi e la nostra nuova maestra.

Da questo momento in poi, il nostro obiettivo sarà esplorare il vasto mondo di gioco, raccogliendo risorse per la costruzione e la decorazione della nostra base e facendo conoscenza con numerose creature mitologiche, pronte ad affidarci i compiti più svariati.
Il tutto, continuando a coltivare un rapporto di subdola amicizia con gli ignari abitanti dei villaggi che avremo modo di visitare nel nostro viaggio.

Come ci si poteva attendere dalle premesse, REKA è un’esperienza che deve moltissimo al suo peculiare world-building, di cui si può godere tanto nella sua essenza medievale quanto negli approfondimenti specifici sulla stregoneria e il folklore.


IL GAMEPLAY

Il gameplay di REKA non è nulla di eccessivamente complesso, almeno in questa fase di rilascio ad accesso anticipato. Tenendo premuto il tasto destro del mouse, possiamo inviare uno stormo di corvi a raccogliere un determinato materiale che troveremo nel nostro viaggio, tenendo conto di ogni nuova scoperta nel compendio. Al suo interno troveremo anche l’inventario e un comodo quest log, oltre a una mappa che ci permetterà di puntare una location sulla nostra bussola.

Nel caso sentissimo il bisogno di raggiungere in fretta la nostra abitazione, basterà tenere premuto il tasto H per accedere alla funzione di teletrasporto. La costruzione e la cura della casa rappresentano una meccanica assolutamente centrale nel gameplay loop del gioco, che viene a tutti gli effetti considerato un building game.

Sul sistema di costruzione non vi è molto da dire, se non che ci permetterà di accedere a una varietà di categorie di elementi da piazzare entro lo spazio ristretto della groppa del nostro famiglio/abitazione. La varietà di oggetti è piuttosto limitata in questo punto dello sviluppo e navigare fra i menu non è particolarmente comodo, anche se la possibilità di lootare chest sparse per il mondo di gioco per raccogliere decorazioni ci è sembrata una buona occasione per incentivare l’esplorazione.

Esplorazione che ci vedrà viaggiare fra una zona e l’altra a bordo della nostra casa, chiedendole di alzarsi o di sedersi dalla comodità della nostra sedia d’ossa. Seguendo gli obiettivi e interagendo con NPC e spiriti della foresta, otterremo una grande varietà di utili ricompense che ci aiuteranno nel proseguimento. Infine, raccogliendo ingredienti durante le fasi esplorative, saremo in grado di creare pozioni e praticare le nostre arti oscure sotto la guida dell’onnipresente Baba Jaga.

Trattandosi di un titolo dai ritmi molto rilassati, non sorprende che la maggior parte delle quest implementate finora si limiti perlopiù a fetch quest piuttosto semplici e ripetitive, evidenziando la necessità di introdurre una maggiore varietà di compiti nei futuri aggiornamenti.

In sintesi, il gameplay di REKA presenta delle fondamenta solide nell’approfondimento del folklore e nel base building, ma alcuni aspetti del gioco sono ancora in uno stato piuttosto approssimativo, specialmente per quanto riguarda la varietà di oggetti e la navigabilità dei menu.
La leggerezza e tranquillità del ritmo di gameplay si lega sorprendentemente bene con l’ambientazione malinconica di un perenne autunno medioevale, e tutti coloro che si trovano interessati alle streghe troveranno in questo prodotto un’occasione più unica che rara per una full immersion nella magia oscura dell’XIX secolo.


COMPARTO ARTISTICO E TECNICO

Da un punto di vista puramente estetico, alcuni aspetti di questa prima versione di Reka cozzano fra loro e lasciano parecchio a desiderare. Se perdersi nell’ambientazione boschiva è un’esperienza davvero immersiva, grazie al buon utilizzo delle luci e dei colori, alcuni modelli lasciano molto a desiderare e le animazioni potrebbero beneficiare di una generale rivisitazione.

Trattandosi di una piccola produzione, il titolo cerca di inseguire uno stile grafico di tipo cartoon che giustifichi le limitazioni tecniche, ma fallisce in alcuni frangenti, risultando fin troppo spoglio e approssimativo.

Stesso discorso per i menu, che rappresentano forse il più grande difetto del titolo al momento della stesura di questa analisi: sono davvero complessi da navigare e decisamente inconsistenti per stile e composizione.

Ottimo il lavoro svolto sulle OST realizzate dal compositore Sebastian Grunewald, profondamente intrise nell’identità medievaleggiante dell’ambientazione attraverso l’uso di melodie e strumenti tipici.

Parlando invece di stabilità tecnica, la strada è ancora molto lunga, avendo riscontrato un discreto numero di bug, ma anche delle performance generalmente poco soddisfacenti.
Su una configurazione dotata di una RTX 3080 e di un i9 di decima generazione, REKA fatica spesso a raggiungere i 50 fps, presentando costanti cali a prescindere dal luogo che stiamo visitando.

Abbassare la resa della nebbia volumetrica sembra aiutare molto con le prestazioni, a costo di dover convivere con un fastidioso effetto di bassa risoluzione sulle luci crepuscolari e particellari dell’ambiente.
Fortunatamente, gli sviluppatori hanno reagito con estrema velocità ai feedback degli utenti e le performance sembrano essere il focus principale dei prossimi update.


LA CONCLUSIONE… PER ORA!

Il primo lavoro di Emberstorne Entertainment è un progetto che lascia trasparire con facilità tanta passione e un profondo amore per il medium videludico.
In questa primissima versione del gioco, un core di gameplay piacevole e già consolidato si scontra con la necessità di un meticoloso polishing tecnico e di una maggiore varietà di contenuti.
Le potenzialità sono in bella vista; sta al team di sviluppo rifinire e approfondire la propria creazione seguendo il prezioso feedback dei giocatori.

Se siete attratti dall’atmosfera sognante dell’Est Europa medievale, o trovate nelle streghe e nella loro storia tradizionale un elemento di interesse, non possiamo che consigliarvi questa esperienza per immergervi in un’avventura che ha saputo sorprenderci per immersione e semplicità.


Ringraziamo PressEngine per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.

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Di Mario Ricerni

Appassionato di videogiochi, cinema e musica, ha creato STWGames per condividere il sogno di entrare in diretto contatto con l'industria che ha ammirato sin dall'infanzia.