Nel corso della storia del videogioco, abbiamo potuto osservare la progressiva nascita di nuovi generi, che espandono sempre di più le possibilità offerte dal nostro medium preferito, partendo da quelli più statici, come i puzzle game, fino ad arrivare ad altri più dinamici, come i rhythm game.
Ma un genere, una volta coniato ed evolutosi, può essere radicalmente trasformato? L’originale Crypt of the NecroDancer, uscito nel 2015 e sviluppato da Brace Yourself Games, ha dimostrato che ciò è possibile, dando vita a un nuovo sottogenere di rhythm game in cui è essenziale andare a tempo di musica per compiere praticamente ogni azione.
Il suo seguito, Rift of the NecroDancer, si pone nuovamente questo obiettivo, pur adottando una formula più classica che, ad ogni modo, non risulta priva di elementi innovativi.
Riusciremo a sconfiggere i mostri del varco assieme alla nostra fidata chitarra elettrica? Scopriamolo in questa recensione!
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Trama
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Nel titolo riprenderemo i panni di Cadence, la protagonista del primo capitolo, che, inaspettatamente, entrerà all’interno di un varco per ritrovarsi in una nuova città completamente sconosciuta. Qui troverà vecchie conoscenze e nuove persone altrettanto confuse, ma intente a lavorare per adattarsi al nuovo ambiente. Tuttavia, l’intervento di una persona renderà la nostra nuova vita ancora più difficile.
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Numerose persone, mascherate da normali cittadini, sono in realtà mostri cadute vittime di questa influenza malvagia. Per aiutare i nostri amici, ci rimboccheremo le maniche e inizieremo a combattere contro di loro e i loro scagnozzi per salvare la città.
La trama sarà un po’ sottotono rispetto alla qualità generale del titolo, ma sarà comunque piacevole assistere alle peripezie dei nostri protagonisti e approfondire le storie di ognuno di essi. Questa verrà generalmente raccontata attraverso brevi intermezzi tra un livello e l’altro, impostati in modo del tutto simile a una visual novel.
Gameplay
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Rift of the NecroDancer decide di distaccarsi dalla formula adottata nel primo capitolo per adottarne una più classica. Infatti, si presenterà come un tipico rhythm game sulla falsa riga di Guitar Hero, con le note che scenderanno dall’alto e dovranno essere premute una volta arrivate nella parte bassa dello schermo.
Tuttavia, tramite l’aggiunta di numerose meccaniche, il gioco riesce a rinnovare nuovamente il genere, oltre a presentare numerose variazioni dello stesso. Il nostro approccio al superamento di ogni nota presente nei chart, rappresentata da un diverso mob, dovrà essere differente, poiché ognuna avrà le proprie peculiarità e modi alternativi per essere affrontata, aspetto che ci richiederà di impiegare una buona dose dei nostri riflessi.
Bisognerà prestare attenzione ai colori delle note che arriveranno, alla loro forma e anche a diversi elementi facenti parte della UI, risultando in un’esperienza complessa ma al contempo estremamente dinamica e divertente.
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In merito a questo, si può dire tranquillamente che il gioco non sia alla portata dei giocatori alle prime armi con il genere. Questo è dovuto alla grande difficoltà dei chart che, anche nel caso fossimo già giocatori abituali di altri rhythm game, non mancheranno di darci dei grandi grattacapi, anche impostando il livello su medio.
Tuttavia, per essere più accessibile a ogni tipo di giocatore, sono presenti quattro diverse selezioni che si adatteranno ai nostri bisogni. Inoltre, nel caso ci risultasse assolutamente impossibile completare un determinato livello, il titolo ci darà la possibilità di saltarlo del tutto dopo alcune prove, permettendoci di affrontarlo successivamente.
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Oltre ai classici livelli, vi saranno anche alcune sezioni che ricorderanno da vicino lo stile di gioco di WarioWare, con minigiochi ritmici in cui dovremo premere determinati tasti a tempo, prestando attenzione anche alle azioni degli altri personaggi presenti a schermo. Questi saranno presenti in quantità moderata all’interno di ogni capitolo della trama, smorzando la frenesia dei normali livelli e aggiungendo una vena comica molto apprezzabile all’interno del titolo.
Alla fine di ogni capitolo ci troveremo faccia a faccia con il villain di turno e dovremo affrontarlo in delle interessanti boss fight musicali. Queste avranno la stessa impostazione di titoli come Project Diva, con numerose note che appariranno a schermo con i rispettivi tasti da premere per eseguirle correttamente e sferrare colpi mortali ai nostri nemici. Anche in questo caso l’inventiva del team di sviluppo riesce a brillare, non tanto nei chart in sé, quanto nell’impostazione degli elementi di sfondo della boss fight.
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Una delle migliori aggiunte apportate al titolo è senza dubbio il supporto al workshop di Steam che, oggi, a distanza di due settimane dall’uscita, è già colmo di nuovi contenuti creati dai fan. Questo aiuta ad aumentare notevolmente la rigiocabilità e mostra il rispetto degli sviluppatori nei confronti della community.
Oltre a questi livelli custom, vi saranno anche le sfide giornaliere a incentivare ulteriormente il ritorno dei giocatori dopo il completamento della storia.
Componente artistica e tecnica
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Come avviene anche nel titolo prequel, Crypt of the NecroDancer, la prominente componente artistica la fa da padrone, presentando uno stile cartoon molto piacevole da vedere, con design appariscenti e creativi. Anche l’idea di dare a ogni nota una propria personalità, assegnandole un determinato personaggio, è una trovata assolutamente azzeccata che, oltretutto, ci aiuterà nell’approccio ai livelli più complessi.
Ma ciò che cattura di più il giocatore, e che rappresenta anche il focus principale del titolo, è la favolosa colonna sonora che ci accompagnerà in ogni partita. Grazie alla partecipazione di numerosi artisti differenti che sono stati invitati a far parte del progetto, tra cui personalità del calibro di Alex Moukala, youtuber noto per i suoi creativi remix di molte celebri OST, ogni livello avrà canzoni dai toni differenti, spaziando tra rock e musica elettronica, incredibilmente orecchiabili e capaci di entrare immediatamente in testa.
Inoltre, i comandi sono sempre assolutamente reattivi e la mancanza di cali di frame improvvisi o rallentamenti consente di giocare tranquillamente, senza il rischio di mancare note per motivi esterni alle nostre abilità. L’unico fattore che potrebbe causare confusione in alcuni giocatori è l’elevata presenza di elementi a schermo, come mob differenti o aspetti della UI di cui tener conto, che potrebbero facilmente creare disorientamento, specialmente nei momenti più concitati.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, questo non rappresenterà un problema, a meno che non si giochi a difficoltà più elevate. Per adattare l’esperienza ai propri bisogni, è anche possibile ricalibrare la latenza audio e video per sincronizzare al meglio gli input con la musica.
Durante la nostra prova, non abbiamo riscontrato bug o crash di alcun tipo, e l’esperienza è risultata fluida per tutta la sua durata.
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Ringraziamo Brace Yourself games per averci fornito le chiavi del gioco per realizzare questo articolo.
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