Mentre tutto il mondo dei videogiochi ”grossi” in questi anni post-covid è entrato in una profonda crisi dovuta a innumerevoli fattori (per quanto i recenti annunci dell’Xbox Showgames 2024 ci hanno davvero emozionato e fatto ben sperare), il mercato degli indie ha contribuito a tenere ben lontano dalla stagnazione il nostro medium prediletto.

Adoriamo i piccoli sviluppatori e i piccoli progetti di team affermati (qualcuno ha parlato di Warhammer 40k:Boltgun?) che continuano a sfornare idee pazzesche ”rinfrescando” e rilanciando interi generi che erano ormai considerati infruttiferi e poco interessanti dall’intero mondo videoludico, rendendo il tutto giocabile anche da chi non si può permettere macchine da migliaia di euro e soprattutto rendendolo pienamente compatibile con uno dei più interessanti trend del mercato degli ultimi anni: le console handheld.

Se a fine anni 90′ ci aveste detto che durante le nostre escursione in campagna avremmo giocato al seguito spirituale di Heroes Of Might And Magic su un gameboy sotto steroidi, con dei comandi perfettamente adattati per joypad e touch screen, vi avremmo preso per pazzi.

Se a risorgere dalle ceneri è stato prima il genere dei boomer shooter, dei roguelike e roguelite, ed in ultima analisi dei metroidvania, grazie al team dei Lavapotion e il Publisher Coffee Stains è tempo di rilanciare i classici gli strategici a turni con ambientazione fantasy e con elementi GDR.

Ed è così che nasce Songs Of Conquest, un titolo che si è decisamente imposto nel cuore degli appassionati vendendo più di 500.000 copie già nella prima settimana dall’uscita della versione 1.0, numeri davvero impressionanti per questo tipo di esperienze videoludiche, che hanno spinto in brevissimo tempo gli sviluppatori ad annunciare già il primo DLC con due nuovi eserciti per la primavera del 2025.

Il trailer di lancio di Song of Conquest

Siete cresciuti con Heroes Of Might and Magic, Lords Of Magic, Age Of Wonders e Disciples? la vista di campi di battaglia divisi in esagoni vi esalta? Vi vedete già come incontenibili Gengis Khan al comando di eserciti di creature in pixel art?

Seguiteci nella recensione di questo fantastico RTS, completamente tradotto (nei testi) in italiano!


LA TRAMA

Le vicende di Songs Of Conquest, pur rifacendosi agli stilemi classici del genere fantasy, non nascondono dei piccoli tocchi di originalità che le allontanano dai cliché più abusati le rendono abbastanza interessanti da seguire.

L’influenza di mostri del fantasy moderno come George RR Martin, ma anche di maestri della letteratura classica come Shakespeare, è palese sia nella costruzione delle vicende che del mondo di gioco, degli oggetti e delle unità.
Il tutto non raggiunge vette di eccellenza come nei titoli più blasonati, non ricorderete nomi ed eventi a memoria dopo una sola run come è (probabilmente) avvenuto con le memorabili avventure di Geralt, d’altronde parliamo di uno strategico a turni, non di un’esperienza narrativa.

Per quanto ci riguarda comunque, la lore di Songs Of Conquest è pienamente promossa e abbiamo trovato davvero facile rimanere intrigati dal mondo di Aerbor.

La dettagliatissima mappa di Aerbor, il mondo in cui si svolgono le vicende di Songs Of Conquest.

Il mondo di Aerbor è antichissimo, cosparso di rovine che celano al suo interno segreti potentissimi e abitato dalle creature più svariate, abbastanza diverse dalle classiche specie a cui ci ha abituato il canone fantasy odierno.

Ma cosa sarebbe un ambientazione fantasy senza magia? nelle lande di Songs Of Conquests questa è controllabile appieno quasi solo da figure note come Branditori (Wielder in lingua anglosassone), così chiamati perchè viaggiano per le terre di Aerbor portando gli stendardi delle casate di appartenenza.
Intrepidi esploratori che raccolgono energie ed essenze di vario tipo (Chaos, Ordine, Fuoco, Ghiaccio etc. in un sistema vagamente simile a quello di Lord Of Magic) e le combinano in spaventosi incantesimi di attacco, supporto e difesa delle loro truppe.

I Branditori che avremo a disposizione durante la seconda missione della casata degli Arleon.

Tutti i branditori, forti di un carisma fuori dal comune oltre che dell’abilità di intessere incantesimi, sono sopratutto degli abili condottieri che vengono seguiti nelle loro peregrinazioni da schiere di fedelissime milizie.
In queste lande mistiche si svolgeranno le vicende intrecciate di quattro schieramenti, che daranno vita a quattro campagne che costituiranno buona parte dell’esperienza in single player:

Gli Arleon: Un tempo un antico e nobile impero umano, il popolo degli Arleon è ora diviso in baronie che lottano in guerre fratricide.
Per sconfiggere un male incombente, la baronessa Cecilia Stoutheart ripristinerà un antica alleanza con il popolo fatato dei Faey, dando modo al giocatore di controllare un mix di truppe ispirate alla cavalleria medievale e alle creature fatate delle foreste (fauni, pixies etc.).


I Rana: Popolo composto da diverse tribù ispirate alla fauna delle paludi come rane e lucertoloidi.
i Rana erano un tempo degli spietati dominatori draconici, ormai ridotti da secoli a schiavi, i Rana recupereranno l’uso della magia grazie a Rasc, il Primo Cavaliere che cercherà di spezzare le catene che opprimono la sua gente.
L’esercito dei Rana è protagonista del secondo capitolo della campagna di Songs Of Conquest ed è forse il più eclettico e interessante dei 4, composto da unità tribali (cacciatori, guardiani, sciamani) che collaborano con gli animali delle paludi (giganteschi pennuti simili a struzzi e ragni, ma anche vermi giganti).



La Baronia di Loth: La classica fazione di negromanti… con uno sviluppo narrativo inaspettato.
E se per una volta chi è in grado di riportare i morti corrompendo la terra stessa fosse animato da nobili per quanto distorte intenzioni? L’esercito di Loth unisce gli incantesimi di maghi e cultisti alla forza bruta di spettri, scheletri e costrutti negromantici di varia natura.


I Barya: Un curioso schieramento influenzato nell’aspetto e nell’essenza sia dall’Impero di Warhammer Fantasy (ai Lanzichenecchi teutonici dunque) sia da culture mediorientali.
I Barya sono l’unica fazione a poter schierare armi da fuoco, e sono supportati da enormi Ogre, da lancieri, spadaccini e da iene ammaestrate.



IL GAMEPLAY

GIROVAGANDO PER UN MONDO MERAVIGLIOSO:

Il gioco si divide in due fasi nette, come ci hanno già abituato i classici del genere:
La prima è rappresentata dall’esplorazione del vasto mondo di gioco, in cui muoveremo i nostri Wielder.

Potremo arruolarne diversi per mappa, un numero variabile in base alla modalità di gioco, ed ognuno di essi avrà a disposizione un certo numero di punti movimento che gli consentiranno di percorrere (insieme alle sue truppe) determinate distanze all’interno degli splendidi scenari, ricchissimi di eventi, punti di interesse e di pericoli.

Ogni edificio, struttura, e costruzione presente in Songs Of Conquest ci darà accesso a poteri, oggetti magici e punti esperienza utili a potenziare il nostro Branditore e conseguentemente il nostro esercito, oppure potremo trovare varie risorse (legname, pietra, oro etc.) con cui sviluppare i nostri insediamenti e addestrare nuove unità.

”Voglio andare dove mi va, e non fermarmi qua, questo viaggio mi porterà, da tutti i..” no aspetta era un altro gioco. 

Sempre nella prima fase potremo conquistare nuove città e villaggi neutrali (non potendone costruire da zero) o decidere, nel caso di abitati nemici difficili da mantenere sotto il nostro controllo, di raderli al suolo impedendo agli altri eserciti di riprenderne possesso e di conseguenza infliggendogli un danno economico rilevante.

Questo perchè ogni centro abitato aumenta (anche senza nessun’altro edificio di supporto) il flusso di oro che entrerà nelle nostre casse ad ogni turno.
Inoltre, nei vari terreni cittadini, sarà possibile costruire strutture utili per rifornire le nostre risorse (segherie, cave, fattorie) o per potenziare e addestrare nuovi eserciti con cui marciare contro i branditori nemici e i vari eserciti presenti nella mappa (caserme, castelli, taverne, cripte, boschi sacri e tanti altri edifici, in base al nostro esercito).

Le capitali completamente sviluppate di tutti e quattro gli eserciti sono veramente belle da vedere, e difficilissime da conquistare!

Ogni città può essere sviluppata aumentandone le dimensioni una o più volte, in base alla sua importanza, predeterminata in base alla mappa che stiamo giocando.
Ogni nuovo ”livello” sbloccherà nuovi terreni di piccole, medie e grandi dimensioni dove costruire nuove strutture fra cui mura e torri di guardia, essenziali per potenziare le guardie cittadine.

Oltre a poter assoldare una piccola guarnigione di massimo tre unità con cui difendere i nostri insediamenti, costruire queste due strutture consentirà ai vari centri di assoldare autonomamente ad ogni turno milizie cittadine di base, deboli ma utilissime per fare da carne da cannone e sommergere gli assedianti con la pura superiorità numerica, e di costruire in autonomia anche macchine da difesa come baliste.

Gli incantesimi saranno importantissimi per la riuscita degli assedi, sia in fase di attacco che di difesa.

Ovviamente, oltre alle truppe di difesa delle singole cittadine, la parte del leone durante le difese dagli assedi la faranno i Branditori con il suo esercito personale e i suoi incantesimi.

SCHIAFFI SUGLI ESAGONI: LE BATTAGLIE IN SONGS OF CONQUEST

Ma che strategico fantasy sarebbe Songs Of Conquests senza dei sanguinosi scontri tra eserciti su campi divisi da esagoni? ed ecco la seconda e importantissima fase di gioco, rappresentata dalle battaglie.

Durante i nostri viaggi, dopo aver raccolto, esperienza, essenza magica e truppe in giro per la mappa arriveremo a scontrarci con bande di predoni, piccole guarnigioni nemiche e naturalmente con i branditori nemici, durante questi incontri ci sarà una fase di preparazione in cui valutare le forze nemiche (ed eventualmente ritirarsi alla chetichella, se abbiamo punti movimento a disposizione) e schierare il nostro esercito sul campo diviso in caselle esagonali.

Prima di ogni scontro potremo analizzare le forze nemiche.

Ogni esagono (in perfetto stile tabletop RTS) rappresenta i limiti entro i quali possono muoversi le nostre unità e fino a dove potranno arrivare i nostri attacchi a distanza, quelli delle nostre truppe (balestrieri, arcieri, fucilieri, maghi, cerbottane etc.) ma anche le magie dei nostri Branditori, che non avranno un range massimo e potranno colpire (in base all’effetto) in qualunque punto dello scontro.

 Fattori di cui tener conto come le coperture, l’elevazione del terreno e i contrattacchi (nostri e del nemico) vengono calcolati automaticamente dal gioco.

Ogni unità che vediamo sul campo di battaglia, come sanno bene i veterani di questo tipo di strategici, non costituisce un singolo soldato, ma è la rappresentazione visuale di un’intera squadra di truppe dello stesso tipo.

L’originale e variegato esercito dei Rana (a sinistra) è probabilmente il nostro preferito dei quattro attualmente disponibili.

Sotto ogni pedina in 2d noteremo infatti una barra verde (visibile solamente quando l’unità viene colpita) ed un numero: La prima è la barra di salute del singolo soldato mentre la seconda indica la dimensione di quella particolare truppa, variabile in base alla potenza della truppa stessa.

Ad esempio potremo accumulare sino a 20 arcieri umani nella stessa unità, ma solamente 5 nobili Faey (i maghi della casata Arleon).

Una delle strategie più semplici ma anche più efficaci, sfoltire le fila della fanteria nemica per finirle con la massima sicurezza con una carica di cavalleria.

Ogni unità è provvista di statistiche che la rendono più forte contro un determinato tipo di nemico e più debole contro altri, in un continuo gioco di sasso, carta e forbice comune in qualsiasi strategico che si rispetti.

Dato che i nostri branditori non possono portarsi dietro un numero infinito di truppe, e dato che ogni sconfitta equivarrà a morte certa per uno dei nostri avatar nel mondo di gioco (che potranno comunque essere resuscitati per un altissimo costo nei nostri villaggi), sarà molto importante trovare il giusto compromesso tra le varie tipologie di truppe, oltre ovviamente a potenziarle il più possibile.

Ogni sconfitta decreterà la morte del Branditore impegnato in quello sconto, arrivati all’ultimo (o in caso di condizioni di vittoria/sconfitta particolari) vedremo il Game Over.

Ogni tipologia delle nostre milizie avrà infatti una versione d’élite, più potente (e costosa) da sbloccare nei vari edifici, e sarà possibile ricercare diverse tecnologie nelle varie accademie che renderanno più letali e resilienti i nostri soldati.

Le battaglie (vuoi anche per la straordinaria cura di modelli, effetti e animazioni, che tengono davvero incollati allo schermo) risultano veramente appassionanti, e siamo sicuri che faranno felici moltissimi giocatori, ma i veterani più esigenti potrebbero trovare le zuffe un pochino troppo ripetitive.
Non ci sono infatti tantissimi tipi di soldati per fazione, che sono solo quattro per ora, e anche i vari terreni, per quanto graficamente stupendi, non offrono nulla che aggiunga varietà agli scontri.

Uno dei primi scontri tra gli Arleon e la piaga nonmorta rilasciata dai Loth.

Altro punto a favore di Songs Of Conquest invece sono gli scontri davvero ”snelli” e veloci, sicuramente un miglioramento rispetto a titoli del passato come Lords Of Magic, dove si spendevano decine di minuti gironzolando inutilmente per il campo di battaglia all’inseguimento dell’ultimo nemico.

FIRE, FIRA E FIRAGA: MAGIE E MECCANICHE RPG

Esattamente come i suoi padri spirituali, Songs Of Conquest aggiunge un pizzico di RPG alle meccaniche RTS, niente di particolarmente profondo, ma abbastanza per consentirvi di elaborare diverse strategie e di differenziare i vostri condottieri l’uno dall’altro.

I nostri Branditori raccoglieranno ad ogni scontro (ma anche visitando alcuni dei tanti edifici in rovina sulla mappa) dei punti esperienza, che gli consentiranno di avanzare di livello, sbloccando un’abilità a scelta su tre potenziamenti possibili, che includeranno di solito la possibilità di portare più truppe con noi (fino a un massimo di nove), nuovi poteri magici o buff alle statistiche dei nostri soldati.

L’avanzamento di livello in Song Of Conquests.

Altra caratteristica presa di peso dai giochi di ruolo è quella di poter gestire un’inventario di oggetti che troveremo in giro per la mappa, o saccheggiando i corpi dei branditori sconfitti.

Questo range di oggetti comprende armature e vestiario di varia natura, calzature, armi, scudi e ornamenti magici di diverso tipo, questi andranno a potenziare determinate statistiche nostre e di chi ci accompagna, dandoci per esempio più punti di movimento per turno o potenziando gli attacchi a distanza (a dispetto delle unità corpo a corpo).
Questo lato del gioco purtroppo si rivela fin troppo semplificato, come d’altronde in molti RTS di questo tipo.

La schermata dell’inventario ricorda tantissimo il primo Diablo.

Tutti gli oggetti, pur avendo delle miniature davvero carine, hanno degli effetti abbastanza blandi sulle nostre statistiche, tanto che ignoreremo quest’aspetto e lasceremo al gioco il compito di sostituire automaticamente (funzione utilissima) quelli obsoleti con una loro versione migliore appena strappata dalle fredde mani del nemico.

Anche il sistema delle magie non è esattamente profondissimo e realmente game changer (perlomeno nelle nostre mani), ma ne lanceremo ugualmente a tonnellate solamente per vedere le splendide animazioni in pixel art.
Come già accennato, per scatenare i nostri incantesimi dovremo avere a disposizione delle energie magiche di vario tipo che si ricaricheranno durante i vari turni, andando ad accumularsi e a consentirci magie sempre più potenti con l’avanzare della battaglia.

Le varie essenze potranno essere sbloccate con il passaggio di livello, liberando determinate strutture in giro per la mappa o possedendo particolari oggetti all’interno del nostro inventario, inoltre la presenza di determinate truppe sul campo favorirà la loro rigenerazione.

Pochi incantesimi faranno davvero male alle unità nemiche, ma come al solito una bella palla di fuoco risolve qualsiasi situazione.

Combinando queste essenze daremo vita a una miriade di effetti, ad esempio, mentre l’energia caotica e quella del sangue ci faranno lanciare una (inutilissima) piaga di mosche su un’unità nemica, gli incantesimi basati sull’essenza dell’ordine consentiranno di potenziare, proteggere e curare le nostre truppe.

UNA DIFFICOLTA’ NON SEMPRE BILANCIATA:

Songs Of Conquest permette di affrontare le sfide di Aerbor con tre livelli di difficoltà, e nonostante la mancanza di un easy mode, anche un giocatore non abituato agli RTS può quasi sempre cavarsela nelle partite al livello più basilare.

E diciamo quasi sempre perchè, nonostante la nostra ventennale esperienza, durante alcune missioni davvero sbilanciate siamo passati in meno di dieci minuti di gioco dal cavarcela fin troppo facilmente al prendere sonore legnate da Branditori nemici con eserciti incredibilmente più potenti rispetto del nostro ed in grado di dimezzare le milizie con incantesimi infiniti già al primo turno dello scontro.

E’ davvero assurdo come in determinate missioni il nemico riesca ad accumulare e potenziare un numero impressionante di unità.

Andando a spulciare sulle varie discussioni Reddit e Steam abbiamo però visto che gli sviluppatori sono consci del problema, e tra le altre modifiche introdotte via via con le le patch, stanno bilanciando le varie missioni già dal day one.

LA MODALITÀ CONQUEST, L’EDITOR E IL MULTIPLAYER:

Per quanto la parte del leone sia sicuramente rappresentata dalla campagna divisa in quattro atti, vale la pena di parlare delle ulteriori modalità che allungheranno la vita del titolo sino all’arrivo dei vari DLC:

La modalità Conquest ci farà selezionare uno dei tanti scenari a disposizione, con mappe, obbiettivi e nemici personalizzabili, come avviene negli ibridi RTS/gestionali alla Civilization.
Una partita Conquista potrebbe durarvi un’ora come una settimana, e Song Of Conquest potrebbe diventare quel gioco perennemente installato nei vostri dispositivi da aprire ogni tanto per giocare un paio di turni come una nottata. 

L’unico limite al mastodontico editor delle mappe sarà la nostra fantasia.

Altrettante ore di divertimento verranno garantite con la possibilità di modificare ogni singolo aspetto del gioco, Song Of Conquest infatti non si limita a mettere a disposizione dei modder un enorme e completo editor delle mappe.

Con la guida dei devs (sul sito del gioco) e della comunità potrete creare e condividere le vostre mappe, collegarle in campagne ex novo, editare o creare da zero i vostri Branditori, aggiungere al gioco linguaggi che non sono stati previsti dagli sviluppatori, registrare e inserire doppiaggi e video personalizzati e modificare ogni singolo valore numerico del titolo.

Siete pronti a tirare craniate nostalgiche e rovinare per sempre le vostre più care amicizie?

Anche il lato multigiocatore di Songs Of Conquests è assolutamente appassionante, potremo infatti completare le campagne o le singole mappe in modalità Conquista in cooperativa con l’ausilio dei nostri amici o perfetti sconosciuti trovati nei server del gioco, e ovviamente spazzare via entrambi, sia online che in locale, con una agguerritissima modalità PVP.

Unico difetto del Multiplayer è dato da un bilanciamento ancora non perfetto, dal momento che praticamente tutti i metaplayers in questo momento utilizzano esclusivamente la casata degli Arleon.


ANALISI TECNICA:

SONORO, ART DESIGN, GRAFICA :

Songs Of Conquest è dotato di una bellissima colonna sonora, con un tema principale medievaleggiante molto catchy che vi rimarrà in testa per giorni.

Molto carini, e amalgamati bene allo stile del gioco anche gli intermezzi musicali tra un capitolo della campagna e l’altra, splendidamente cantati e suonati, d’altronde il gioco si chiama Songs Of Conquest per un motivo.

Tra un capitolo e l’altro della Campagna vedremo un piccolo recap degli eventi appena accaduti, cantati da un bardo e dalla sua compagnia di musici.

Per quanto possa sembrare strano, il punto di forza maggiore di Songs Of Conquest, senza nulla togliere al divertentissimo gameplay, è rappresentato dalla cura riposta nel lato visivo del gioco.
Pensiamo davvero che ci siano pochi titoli in grado di rivaleggiare a livello di cura riposta nella pixel art.

Le splendide animazioni, gli ambienti, gli sfondi dinamici ed i modelli di fanti e strutture sono dettagliatissimi, così come i bellissimi effetti come d’illuminazione sulla mappa del mondo, gli incantesimi o lo zoom che interviene ad ogni colpo finale dello scontro, per non parlare della vastissima palette di colori.

C’è poco da fare, Songs Of Conquests è davvero una gioia per gli occhi.

Sono tutti elementi che ci hanno davvero fatto provare una versione videoludica della sindrome di Stendhal, non avete idea di quanto vorremmo giocare a questo splendido titolo su un monitor 4k Oled per potercelo godere ancora di più.

IN VERSIONE HANDHELD O SU UN PC? LE DIFFERENZE:

Ed è proprio ricollegandoci al discorso sul curatissimo lato grafico che vogliamo fare una breve riflessione, è meglio giocare in modalità ”portable” su Steam Deck e altre console handheld o in modalità ”docked” su televisioni e monitor belli grandi?
In realtà non c’è una risposta oggettiva, entrambe le versioni hanno dei pro e dei contro, e già da ora vi diciamo che se ne avete la possibilità dovreste assolutamente provarlo in entrambi i modi.

Da un lato abbiamo provato il gioco prima sul mini-pc portatile di casa Valve trovando il gioco assolutamente perfetto, davvero un must have su questo genere di dispositivi.
Songs Of Conquest, oltre a essere un gioco verificato Steam Deck dal day one e quindi pienamente ottimizzato e senza bug (o almeno, noi non è abbiamo riscontrato), è un titolo che si presta tantissimo alla portabilità grazie al gameplay e grazie all’assoluta cura che è stata riposta per creare un layout di comandi praticamente perfetto, che sfrutta sia i tasti fisici che il touch screen.

Non solo truppe, persino i modelli degli edifici sono dettagliatissimi e circondati da splendide animazioni, per goderveli appieno uno schermo grande e con dei bei colori è davvero essenziale!

D’altro canto, abbiamo notato davvero quanto Songs Of Conquest fosse graficamente sublime solamente dopo averlo installato sul nostro pc principale dotato di monitor da 34” ultrawide qualche giorno dopo.
Vien da sè che giocandolo solo in portable vi perderete le tante piccole animazioni (gli alberi spazzati dal vento, le pecorelle microscopiche che gironzolano per i villaggi etc.).
Inoltre, tutto il lato dedicato alla gestione di unità, villaggi e Branditori con mouse e tastiera è inevitabilmente più comodo ed accessibile.

Piccola nota negativa a conclusione, abbiamo trovato invece impossibile giocarlo con un controller esterno sprovvisto di touch pad, sia su pc che su console handheld, dato che per ora i comandi col touch (come il tastino per concludere il turno di un’unità) non sono stati mappati, e speriamo però che venga messa una pezza anche a questo difetto.


Songs Of Conquests è disponibile per: PC su Steam, Epic Games e GOG , è un titolo verificato Steam Deck.
Ringraziamo Keymailer per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.

Seguiteci sul nostro curatore e sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

Songs Of Conquest (PC)
In Conclusione
Songs Of Conquest è davvero un ottimo erede spirituale dei vecchi rts a turni, modernizzato e snellito da meccaniche obsolete. Divertente, curatissimo sotto ogni punto di vista, impegnerà centinaia delle ore libere degli appassionati del genere con le sue diverse modalità e la possibilità di editare e moddare ogni singolo aspetto del titolo. E' stato veramente difficile trovare dei difetti per questo gioco, difetti principalmente di bilanciamento, a cui gli sviluppatori stanno già mettendo mano con il rilascio di patch correttive.
Pregi
A nostro parere uno dei titoli in pixel art più curati nel design e nella grafica, rivaleggia coi mostri sacri del genere come Metal Slug
Un mondo di gioco originale che riesce a distaccarsi dai canoni fin troppo abusati del fantasy
Gameplay snello e divertente, sia nella fase esplorativa che nei combattimenti
Due modalità in singolo, due in multiplayer e un editor gargantuesco che vi terranno impegnati per tantissimo tempo
Perfetto in versione portatile su console Handheld, ottimo gioco ''da viaggio''
Difetti
Diversi difetti di bilanciamento degli eserciti in multiplayer
Diversi difetti di bilanciamento della difficoltà in alcune missioni della campagna che fanno passare il gioco dal sin troppo facile all'impossibile in pochi turni
Quattro fazioni sono poche e le singole unità di ogni fazione non sono tantissime, fortunatamente Lavapotion sta già sviluppando i primi due eserciti in DLC
Momentaneamente impossibile giocare con un controller con il layout ufficiale del gioco, i comandi in touch (o col mouse su pc) non sono mappati
I campi di battaglia non offrono molte possibilità strategiche come coperture, rialzi etc
il lato RPG, soprattutto la gestione dell'inventario degli eroi, é troppo semplificata
9
voto

Di Nicola Lecis

Classe 1988.Nerd sin dalla più tenera età, cresce con un'infinita passione (ossessione?) per videogiochi, musica, fumetti, arte, letteratura, strumenti musicali a corda, hardware, cinema, arti marziali e fitness.