Il gioco che recensiremo oggi è uno dei titoli più attesi degli ultimi anni, portatore del pesantissimo fardello individuato nella necessità di instaurarsi come un inedito universo narrativo targato Bethesda Softworks dopo 25 anni di soli seguiti e reiterazioni.

In quanto tale, Starfield ha avuto il compito di dimostrarsi come la piena maturazione di ciò che il team ha saputo offrire in termini di libertà ed immersione in anni di esperienza, e le premesse sembravano preannunciare un titolo davvero epocale.

Per quanto a lungo si possa discutere della natura positiva e negativa dell’hype e delle ambizioni, è innegabile che queste portino a delle enormi aspettative da parte del pubblico e del resto si sa… più sono grandi più fanno rumore in caso di caduta.

Sarà riuscito Starfield a sostenere il peso combinato della propria legacy e delle importanti promesse?
Scopriamolo in questa recensione!


Incipit


Una delle più grandi ambizioni di Bethesda con lo sviluppo di Starfield era senza dubbio quella di permettere al giocatore di godere di un elevatissimo grado di libertà, se non nell’evoluzione della trama principale quantomeno nella scelta della nostra identità e nella deriva delle nostre avventure alla volta dell’universo.
Nonostante questa libertà sia effettivamente contemplata nella fase di creazione del personaggio, ci troveremo sempre ad affrontare gli eventi delle fasi introduttive.

Verremo quindi a conoscenza di un misterioso frammento in grado di offrirci vaste e stupefacenti visioni del cosmo e, una volta unitici al gruppo di studiosi della Constellation, partiremo alla ricerca di quelli restanti per raggiungere la misteriosa “Unità”.

Fra antichissimi tranelli ed interessanti colpi di scena, il nostro protagonista ed i suoi compagni verranno presto coinvolti in un’epopea spaziale dai risvolti ben più grandi di quelli che si sarebbero aspettati.


Trama

L’analisi della trama di Starfield esige una chiara distinzione fra le quest principali e quelle secondarie, sicché quest’ultime andranno ad intrecciarsi e svilupparsi con dinamiche estremamente diverse l’una dalle altre.

La main quest

La quest principale di Starfield si articola in un susseguirsi di missioni piuttosto lineari che ci permetteranno di conoscere i nostri compagni d’avventura nonché potenziali membri dell’equipaggio della nostra nave.

L’evolversi di queste vicende è rapido ma estremamente frammentario, spingendo (giustamente) il giocatore a visitare la vastità dell’universo lasciandosi coinvolgere nelle più svariate attività secondarie.

Volendo mantenere assoluto riserbo sui dettagli dei vari colpi di scena, siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla scrittura delle vicende e non è stato affatto difficile sentirsi coinvolti nel superamento dei numerosi ostacoli affrontati dal protagonista ed il suo equipaggio.

Le secondarie

Se la quest principale occupa un ruolo di rilievo nel pacchetto contenutistico offerto da Bethesda con Starfield, le secondarie sono senza dubbio il cuore pulsante dell’intera produzione.
Basterà infatti mettere piedi su un qualsiasi sistema abitato per venire coinvolti in un numero impressionante di eventi ed incarichi difficilmente banali nella soluzione.

In tal senso, l’elevatissimo quantitativo di contenuti, unito all’ottimo lavoro di scrittura ed alla possibilità di compiere un gran numero di scelte risolutive, ci ha permesso di innamorarci del gioco fino a monopolizzare i nostri pensieri durante le brevi pause fra una sessione all’altra.

Ed è proprio questo vasto ed imprevedibile lavoro di scrittura delle quest ad aver reso Starfield un’esperienza davvero densa ed emozionante, risultato di un universo che è (almeno in parte) estremamente vivo e piacevolissimo da esplorare.

L’equipaggio e i personaggi secondari

Protagonisti delle vicende narrate quasi quanto noi, i nostri compagni saranno una costante nel corso di tutta l’avventura, non smettendo mai di rapportarsi al nostro personaggio anche nel pieno delle missioni.

La maggior parte dei personaggi secondari è stata costruita di modo da presentare caratteri totalmente diversi l’uno dagli altri e non sarà difficile per il giocatore affezionarsi ad alcuni di questi.

A sottolineare ulteriormente l’importanza che Bethesda ha voluto dare alla scrittura di quest’ultimi, ben quattro di questi offriranno delle opzioni legate alla romance con il nostro protagonista, in un processo lento e spigoloso ma comunque molto soddisfacente nel risultato.

Le fazioni

Componente ruolistica che vede il suo ritorno in Starfield seppur con un ruolo leggermente più marginale, le fazioni consentiranno al giocatore di schierarsi con i vari gruppi che abitano l’universo.
Unirsi a ciascuna di queste ci garantirà, al termine della quest secondaria ad esse dedicata, alcuni utili vantaggi e ricompense che potremo sfruttare liberamente nel nostro playthrough.

A differenza di quanto accaduto in Skyrim e Fallout, unirsi ad una fazione non preclude al giocatore la possibilità di unirsi alle altre, una scelta che non abbiamo apprezzato particolarmente ma che va inevitabilmente ad aumentare il monte di ore necessarie a completare il titolo nella sua interezza.

NG+

Non possiamo dire molto del NG+ di Starfield senza ricadere in pesantissimi spoiler, ma terremmo ugualmente a sottolineare il ruolo centrale di quest’ultima all’interno della narrazione e dell’intera struttura di gioco.

Abbiamo trovato molto interessante l’utilizzo creativo di questa componente da parte di Bethesda e vi consigliamo senz’altro di dedicare qualche altra ora a Starfield dopo il completamento della prima run.


Una critica alla visione del futuro di Starfield

Uno degli aspetti che più ci sentiremmo in grado di criticare nel lavoro di scrittura svolto da Bethesda per questo titolo risiede proprio nelle fondamenta pseudonarrative dell’opera.
Quella di Starfield è infatti una visione fondamentalmente “umanità-centrica” della futura esplorazione del cosmo.

In quanto tale, non importa quanto lontano andremo e quanto attenderemo un risvolto alternativo, l’unica specie veramente intelligente e quindi in grado di interagire concretamente con noi sarà l’uomo.
La decisione di lasciare che il concetto di alieno si concretizzi solo nella flora e nella fauna dei pianeti esplorabili ci ha lasciato non delusi ma comunque amareggiati laddove il team si sarebbe potuto sbizzarrire nella creazione di un ecosistema molto più vario ed interessante.

In sostanza se abbiamo apprezzato le radici narrative dell’universo di Starfield per via della loro spaventosa immensità, non possiamo fare a meno di notare delle limitazioni inaspettatamente antitetiche nello sviluppo di quest’ultime.


Gameplay

Il gameplay di Starfield non si discosta esageratamente da quello che ci saremmo aspettati da un buon titolo Bethesda che ha saputo cogliere le migliori caratteristiche dei titoli che hanno reso celebre la software house.

Abilità, Livelli, Progressione

Quando isolato nelle sue meccaniche fondamentali, Starfield lascia intravedere una struttura da RPG occidentale non distante da quella di un Fallout, ricorrendo ancora una volta ad uno skill tree articolato, un sistema di equipaggiamento legato al loot ed una serie di inaspettati poteri sbloccabili.

Lo skill tree è diviso in categorie, ciascuna contenente un susseguirsi di potenziamenti che possono concretizzarsi in vantaggi statistici o persino nello sblocco di alcune particolari meccaniche di gioco.
Ciascuna di queste skill può essere potenziata più volte per ottenere ulteriori bonus e vantaggi.

Una volta spesi un certo numero di punti abilità nelle opzioni della prima fila, avremo accesso alla seconda e via discorrendo, alludendo ad un percorso che ci porterà a specializzarci in un determinato ramo piuttosto che un altro.

In verità, il sistema di livelli di Starfield non ci impone alcun limite e con la giusta pazienza e dedizione potremmo ottenere i punti abilità necessari a completare l’intero spettro di specializzazioni.
Si tratta di un sistema tutto sommato soddisfacente e piuttosto lineare che ci ha permesso di raggiungere i nostri obiettivi senza particolari ostacoli e spiacevoli episodi di farming di XP.

L’inventario, il loot, i minigiochi

Un’altra componente fondamentale che fa il suo ritorno in Starfield è il loot e la conseguente gestione degli spazi dell’inventario.
Non c’è da stupirsi che, nel nome di una libertà di approccio che da sempre caratterizza i giochi Bethesda, il titolo permetta al giocatore di raccogliere qualsiasi oggetto nello scenario per portarlo con sè a prescindere dalla sua utilità.

Questo, unito alla costante ricerca di armi ed equipaggiamenti nuovi ed al conseguente accumulo di peso, ci porteranno a dover tenere d’occhio gli spazi persino ai livelli più alti di specializzazione.
Ad aiutarci in questo compito, i mercanti saranno disposti a comprare le nostre merci in cambio di denari in base ad un prezzo fastidiosamente soggettivo.

Ma non tutti gli oggetti sono uguali ed infatti il contrabbando e la merce rubata necessiteranno di un passaggio ulteriore per poter essere scambiati liberamente.
Strettamente legato a questo aspetto, la possibilità di scassinare le serrature di porte e contenitori ha trovato una nuova evoluzione nell’ennesimo minigioco dedicato al lockpicking.

Si tratta in questo caso di una soluzione molto più cervellotica ed interessante rispetto al passato, costringendoci a pensare in anticipo e regalandoci soddisfazioni non indifferenti in caso di successo, specialmente ad i livelli di complessità superiori.

Il dialogo come arma

Come in qualsiasi RPG targato Bethesda, la violenza può essere evitata (il più delle volte) tramite l’uso della parola ed il sistema utilizzato in Starfield è una discutibile evoluzione di questo meccanica.
In sostanza, nel portare avanti un dialogo chiave dovremo riempire una barra di “convinzione” del nostro interlocutore scegliendo fra le diverse frasi che ci vengono proposte.

Alcune di queste si riveleranno essere frasi più aggressive e rischiose ma permetteranno di riempire una parte più sostanziale della barra, mentre le opzioni più neutrali e positive avranno una maggiore probabilità di riuscita a discapito del loro impatto.

Contrariamente al passato, questo aspetto non dipende direttamente da una statistica di carisma del nostro personaggio, bensì da un mix fra l’RNG ed il livello della skill dedicata esclusivamente alla comunicazione.

In alcune situazioni, possedere una particolare abilità quanto piuttosto far parte di una fazione o avere determinate origini ci permetterà di selezionare delle opzioni speciali fra i dialoghi che aiutano a dare un maggior senso di immedesimazione nel nostro personaggio e nella sua backstory.

Nonostante tutto crediamo che questa evoluzione del sistema di dialoghi non sia perfetto, rilevandosi forse come un passo indietro rispetto al passato quando il fallimento rischia fin troppo di spezzare i ritmi del gioco e rovinare l’atmosfera.

I combattimenti, gli equipaggiamenti e la difficoltà

Nel caso le negoziazioni dovessero rivelarsi inutili, lo scontro appare inevitabile ed i progressi fatti in Starfield per rendere le fasi di combattimento più divertenti e fluide sono estremamente apprezzabili fin dalle prime sequenze di gameplay.

Pur permettendo al giocatore di switchare velocemente fra la visuale in prima ed in terza persona, è evidente come il gioco sottintenda la centralità della prima persona quantomeno nell’affrontare le fasi di shooting.

Queste ultime risultano infatti come un grosso passo avanti rispetto a Fallout, offrendo un ottimo feeling generale che non può che giovare dalla grande varietà di armamenti disponibili.
Sia chiaro, il combattimento di Starfield continua ad avere delle grosse limitazioni rispetto ad un classico FPS, non dovrete per tanto aspettarvi alcun sistema di copertura e neppure una grande profondità nelle tattiche d’approccio con il nemico.

Ciò che potrete aspettarvi è tuttavia un inaspettato focus sulla personalizzazione della armi tramite gli appositi banchi da lavoro e la conseguente diramazione di approcci come ad esempio lo stealth, permesso dall’utilizzo delle armi melee e dei silenziatori.

Focus che si estende in maniera altrettanto sbalorditiva ai vari equipaggiamenti come la tuta ed il casco, dotati anch’essi di varie statistiche che indicano la resistenza ad una determinata condizione nociva per il nostro personaggio.

Ciò che ancora una volta non è riuscita a stupirci è invece l’intelligenza artificiale dei nemici, sufficiente considerando le sue basilari capacità di approcciarsi alle coperture ma fin troppo stupida per compiere particolari tattiche per contrastare la nostra avanzata e quelle del nostro companion durante il combattimento.

Esplorazione terrestre e spaziale

Sin dalle primissime presentazioni del gioco, Bethesda ha tenuto a sottolineare l’importanza assoluta dell’esplorazione le cui potenzialità, al netto di un universo di quasi 1000 pianeti, sembravano essere pressappoco illimitate.

Ed è con queste importanti premesse che possiamo ritenerci molto soddisfatti del risultato raggiunto dall’ambizioso team di sviluppatori, seppur sfortunatamente sia destinato a non soddisfare le aspettative di tutti i giocatori.
Se non altro, la componente in cui Bethesda si è dimostrata oggettivamente generosa è l’offerta contenutistica quantitativamente impressionante, portandoci effettivamente sui pianeti promessi seppur con alcune limitazioni piuttosto fastidiose.

È necessario specificare che, al netto dei pianeti esplorabili, solo 100 conteranno una qualche forma di vita, compromesso pesante ma necessario se consideriamo la possibilità pur sempre presente di esplorarli nella loro interezza.
Ciascuno di questi pianeti conterrà quindi una particolare flora ed una fauna caratteristici, fra predatori, prede e sciacalli pronti a setacciare le rimanenze di uno scontro.

Come avremo modo di notare nelle nostre esplorazioni, lo stesso pianeta potrà contenere al suo interno biomi totalmente differenti e la sua composizione, così come quella degli animali e piante che lo abitano, varierà a seconda dei casi offrendo al giocatore preziose risorse per la costruzione di accampamenti ed oggetti di ogni genere.

Nell’esplorare un pianeta non avremo la possibilità di usare alcun mezzo di trasporto terrestre e verremo costretti a limitare il nostro raggio d’interesse entro la griglia invisibile che circonda la nostra nave una volta atterrata (approssimativamente 10 minuti di corsa in ciascuna direzione).

In questo spazio avremo la possibilità di trovare strutture di ogni tipo e talvolta vere e proprie stazioni scientifiche abbandonate, fra rovine infestate da pirati spaziali e piccoli ma intriganti colonie di lavoratori industriali.

Le grandi città

All’interno del complicato ecosistema di Starfield, le grandi città meritano senza dubbio un capitolo separato.
L’elevatissima densità di attività secondarie e personaggi interagibili le rende infatti lo sfondo ideale per tante ed imprevedibili avventure che saranno destinate ad occupare innumerevoli ore di gioco.

Al fronte del limitatissimo numero di questi insediamenti, il team creativo ha saputo mantenere la promessa nel realizzare alcune fra le città più grandi e “vive” targate Bethesda ed il risultato è onestamente sbalorditivo.
In particolare, pare che il team si sia concentrato nell’offrire quanta più varietà possibile fra queste location, offrendo diverse visioni antitetiche di insediamenti futuristici strettamente legate alle caratteristiche dei pianeti su cui queste si trovano.

Nella nostra personale esperienza e volendo evitare grossi spoiler, dopo essere atterrati in una città che ricorda da vicino le ambientazioni cyberpunk di Bladerunner, ci siamo rapidamente trovati invischiati in numerosi lavori sporchi che ci hanno trattenuto per più di una decina di ore senza mai annoiarci.

Il tempo impiegato a vagabondare fra le zone più povere e malfamate della città ci hanno permesso soltanto di grattare la superficie di ciò che Neon City ha da offrire ed in tutta sincerità non vediamo l’ora di tornarci dopo la stesura di questa recensione.

La nave

Fondamentale nell’esplorazione dell’universo, la nostra nave si rivelerà essere la nostra vera casa in Starfield ed il team ha saputo dargli il giusto focus ben oltre le fasi di marketing.

Innanzitutto, la navigazione si rivelerà alquanto intuitiva ed il combattimento non sarà molto più difficile una volta compresa la gestione dell’energia da spartire nei vari sistemi della nave.
Ingaggiato il nemico avremo quindi la possibilità di annientarlo una volta distrutti gli scudi oppure, una volta danneggiati i motori, di abbordarlo per uccidere l’equipaggio e prendere possesso della nave per aggiungerla alla nostra collezione.

Dalla comodità della nostra cabina avremo anche modo di comunicare con le altre navi presenti nel sistema che stiamo esplorando, trattando con loro e talvolta facendoci coinvolgere in alcuni eventi e quest secondarie dai risvolti bizzarri ed inaspettati.

Come accennato in precedenza, la nave farà da casa a noi ed al nostro equipaggio ed in quanto tale Bethesda ha ben pensato di realizzare un sistema di personalizzazione della nave estremamente profondo che si spinge ben oltre la semplice estetica.
Infatti, attraverso i numerosi cantieri presenti nella galassia, avremo modo di potenziare, modificare e persino montare pezzo per pezzo la nostra nave, usufruendo delle numerosissime componenti offerte dai produttori.
Il risultato è riscontrabile in un sistema estremamente complesso ma incredibilmente soddisfacente, capace di conquistare i giocatori più pazienti e capaci.

Seppur abbiamo apprezzato la disponibilità di questa modalità di costruzione oltre all’acquisto delle navi prefabbricate rese disponibili dai mercanti, dei comandi più intuitivi avrebbero permesso a questo aspetto del gioco di catturare una fetta molto più ampia di pubblico che ha preferito tenersene alla larga.

Una volta terminata la costruzione della nostra nave, avremo la possibilità di visitarne gli interni in qualsiasi momento, interagendo con i membri dell’equipaggio assegnati ed usufruendo dei servizi inclusi nei moduli che avremo selezionato.

La costruzione degli insediamenti

Parallelamente alla costruzione della nave ma in maniera decisamente più opzionale, la costruzione degli insediamenti è una feature che ritorna dai più recenti titoli della saga di Fallout.
Avremo quindi la possibilità di costruire delle colonie in qualsiasi pianeta abitabile della galassia, purché il giocatore sia disposto a gestirne la logistica stanziandovi dei membri dell’equipaggio e gestendo prontamente gli attacchi dei predoni e della fauna locale.

Assieme alla stiva della nave, gli insidiamenti rappresentano un modo utile per depositare al sicuro equipaggiamento in eccesso e perché no, per nascondere il contrabbando da occhi indiscreti.


Comparto artistico

Il comparto artistico di Starfield, pur rimanendo abbastanza sobrio in quasi tutte le sue caratteristiche, è semplicemente superlativo.
Che sia un lembo di terra desertica appartenente ad un lontanissimo pianeta proiettato sull’infinità del cosmo o il particolare di una creatura aliena spaventosa quanto curiosa nella complessità anatomica, il lavoro svolto dal team creativo è in grado di lasciare costantemente senza fiato il giocatore che si prende il suo tempo nell’ammirare lo scenario che lo circonda.

L’immensità dello spazio viene resa alla perfezione attraverso l’utilizzo di skyboxes di bellezza sbalorditiva ed il loro ipnotico effetto non può che andare a braccetto con la stazza impressionante dei pianeti che ci si pareranno di fronte salto dopo salto.

Il tutto a sottolineare una cura per il dettaglio che traspare ancor di più quando si vanno ad esaminare i minuziosi modelli dei prop nell’inventario, fra cibi, oggetti di uso comune, videogiochi dal futuro, armi ed equipaggiamenti.

La musica di Starfield

Credetemi, non sto affatto esagerando se, al seguito di una recensione che tende generalmente a tessere le lodi del titolo, affermo che l’accompagnamento musicale di Starfield è forse la componente oggettivamente più apprezzabile di quest’ultimo.

Il lavoro svolto da Inon Zur nella stesura delle quasi 6 ore di soundtrack destinate ad accompagnarci nella nostra avventura alla volta dell’universo non solo è degna di Skyrim ma è addirittura capace di occupare un posto nell’olimpo delle opere d’arte sonore che il potente medium videoludico è stato in grado di offrirci fino ad ora.

È un susseguirsi di melodie malinconiche ed emozionanti, in grado di far sognare e proiettare il nostro sguardo fin oltre l’orizzonte dell’universo conosciuto, speranzosi di poter finalmente svelare la complessità del mistero che lo avvolge.

La UI e la mappa

Volendo prendere in riesamina un ultimo elemento legato sia al gameplay che al comparto artistico, la UI è forse uno degli elementi più critici dell’opera di Bethesda.
Avremo infatti a che fare con dei menu abbastanza puliti ma non abbastanza intuitivi nella navigazione ed allo stesso tempo scarsamente informativi se considerato lo spazio occupato.

Si tratta di uno di quei casi in cui il team, cercando di creare un sistema dall’aspetto appagante, non è riuscito a rendere giustizia alle effettive necessità dei giocatori lasciando che l’eleganza prevalesse sulla funzionalità.

Discorso totalmente differente per la mappa dei luoghi che visiteremo, talmente poco chiara e comprensibile da risultare semplicemente inutilizzabile nell’assoluta totalità delle situazioni.


Comparto tecnico

Il comparto tecnico di Starfield merita di essere esaminato sotto diversi aspetti in quanto molto discusso nei suoi evidenti pregi ed altrettanto evidenti difetti.
Innanzitutto, il team si è servito di una versione 2.0 del suo più celebre engine grafico, il Creation Engine, che grazie alla sua scalabilità ha garantito ai titoli Bethesda una sorta di vita eterna grazie alle mod e ad un gran numero di porting su quasi tutte le piattaforme di settima, ottava e nona generazione.

Il Creation Engine 2 si è rivelato a conti fatti uno strumento meraviglioso, capace di renderizzare la vastità del cosmo ma anche i più microscopici dettagli di un oggetto lootabile.

Al netto di queste incredibili capacità, si è fatta luce su delle spiacevoli e pesanti limitazioni che vanno effettivamente a minare non l’estetica del gioco quanto piuttosto l’immersione.
Parliamo dei numerosi e costanti caricamenti, presenti in ogni occasione, che sia per entrare in un singolo locale quanto piuttosto per usare un teletrasporto verso una location già scoperta o persino nell’approcciarci ad un atterraggio su uno dei tantissimi pianeti.

Considerando la grandezza del gioco e la quantità dei suoi contenuti, non è totalmente sbagliato giustificare queste mancanze, ma non possiamo fare a meno di immaginare cosa questo gioco sarebbe potuto essere se l’engine avesse permesso l’esplorazione rapida del pianeta o se ci fosse stata data la possibilità di sorvolarne la superficie senza essere costretti ad atterrare in un singolo settore.

L’ottimizzazione

La versione di Starfield che abbiamo avuto modo di testare è stata quella PC ed in quanto tale soggetta a tutte le problematiche che ci saremmo potuti (con spirito fatalista) aspettare da un porting computer di questo periodo.

Su una configurazione dotata di RTX 3080, i9 di decima generazione e 32GB di RAM il gioco ha costantemente faticato a mantenere i 60FPS fissi in 2k nelle zone esterne, e saremmo stati pronti a giustificarlo se non fosse per l’utilizzo scorretto della GPU reso evidente dalle statistiche che abbiamo catturato in game.
Non solo il gioco tende a non sfruttare la potenza della GPU Nvidia ma manca del supporto al DLSS al lancio, avendo preferito optare per la sola soluzione dell’FSR 2.0 di AMD.

Non ci sono dubbi sul fatto che ci sia ancora molto su cui lavorare dal punto di vista dell’ottimizzazione ma siamo felici di sapere che il team ha già iniziato a pianificare le prime patch per risolvere molti dei problemi sopraccitati.


Ringraziamo Bethesda per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.

Seguiteci sul nostro curatore e il nostro sito web per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

STARFIELD (PC)
In conclusione
Starfield è un titolo importante, non solo di fatto ma anche nelle aspettative e nell'immaginario collettivo dei giocatori. In quanto tale, i suoi innegabili difetti hanno ingigantito la distanza che lo separa dell'olimpo dei migliori titoli del medium. Al netto di queste considerazioni, Starfield è un titolo contenutisticamente immenso che sarà ampiamente in grado di tenere occupati i giocatori più esigenti con un'ottima trama, un gameplay divertente ed un'esplorazione davvero emozionante.
pregi
Contenutisticamente impressionante
Trama ricca di colpi di scena interessanti
Buona scrittura dei dialoghi
Shooting migliorato
Comparto artistico e musicale di pregio
difetti
Alcune evoluzioni di gameplay discutibili
UI e mappa poco intuitive
Limitazioni tecniche fastidiose
Il marketing spietato può ferire un ottimo prodotto
9.3
voto

Di Mario Ricerni

Appassionato di videogiochi, cinema e musica, ha creato STWGames per condividere il sogno di entrare in diretto contatto con l'industria che ha ammirato sin dall'infanzia.