Recensione Suikoden 1 & 2 HD Remaster – Quando le leggende ritornano

Negli ultimi anni abbiamo vissuto uno strano ritorno dell’epoca d’oro dei JRPG: dall’immenso progetto con al centro Final Fantasy 7, al magistrale remake di Dragon Quest III, siamo stati sommersi da una marea di remake e remaster di titoli che hanno appassionato generazioni intere di giocatori.
Tra tutte queste saghe che hanno fatto la storia, però, ce n’é una che fino a questo momento era stata lasciata in ombra, nonostante i fan reclamassero il suo ritorno da tempo. Stiamo parlando, ovviamente, di Suikoden.

Suikoden è sempre stato un titolo estremamente particolare. Mentre i videogame contemporanei dell’epoca si concentravano su storie fantastiche, in cui col potere dell’amicizia si ammazza Dio, in questa saga di Konami il focus è sempre stato su un tipo di narrativa più matura, che si concentrava su di una ribellione contro uno stato opprimente.
Creati da Yoshitaka Murayama, con una chiara ispirazione al folklore cinese, i primi due Suikoden sono sempre stati la punta di diamante di questa serie che andò purtroppo a scemare quando fece il salto da PS1 a PS2.

Non ci sorprende quindi che questo pacchetto di giochi ci riproponga proprio le due avventure meglio riuscite. Tuttavia, si tratta dell’ennesimo progetto per accaparrarsi facilmente un po’ di soldi a scapito dei nostalgici o c’è stato davvero presentato il modo migliore per rivivere questi due classici che hanno fatto la storia?
Scopriamolo assieme nella recensione di oggi.


Incipit narrativo

Suikoden si apre nel mezzo di un grande conflitto che vede al centro della storia l’Impero della Luna Scarlatta e le sue mire espansionistiche, con il nostro protagonista (di cui possiamo scegliere il nome) che decide di entrar a far parte dell’esercito per tenere alto il nome di famiglia.
Siamo infatti i figli di un famoso generale di nome Teo McDohl che, essendo stato richiamato verso il fronte settentrionale per difendere i confini del regno, ci lascia nelle mani di un generale corrotto e privo di scrupoli.

Da questo momento in poi ci vedremo coinvolti in una serie di vicende che strapperanno il velo delle bugie imperiali, facendoci aprire gli occhi sugli orrori del regno che noi e nostro padre serviamo.
Rinnegando così il nome dei McDhol, diventeremo il capo della ribellione, pronti a sgominare i piani dell’imperatore e della sua perfida, per quanto carismatica, maga di corte Windy.

La narrativa di Suikoden ribalta completamente molti dei temi trattati da JRPG simili, e ci mette davanti a delle scelte parecchio complesse anche solo per via della giovane età di molti dei protagonisti, che possono essere giustificate solo in un contesto spietato come la guerra.
Gli intrighi politici sono di sicuro uno degli aspetti meglio riusciti di questa storia, e i colpi di scena sono praticamente imprevedibili: nessuno è davvero al sicuro, nemmeno i personaggi principali, rendendo ogni battaglia e ogni momento di tensione semplicemente indimenticabili.

Sappiamo tutti che in una storia simile si rischia di esagerare e di scadere nel tetro, eppure Suikoden riesce ad avere un perfetto equilibrio narrativo grazie a segmenti divertenti ed estremamente teneri che ci fanno affezionare alle parti coinvolte senza alcuna difficoltà.
Tutto ciò che c’è di positivo nella trama del primo titolo, nel secondo è semplicemente portato ad un livello superiore, complice anche un maggiore coinvolgimento dei personaggi secondari nelle vicende presentate, tant’è vero che molti dei fan lo reputano uno dei migliori JRPG mai fatti.

In parte non possiamo che essere d’accordo, e questa remaster riesce a ripercorrere queste storie persino meglio della loro controparte su PS1 con un lavoro di adattamento del tutto nuovo, e dei dialoghi che sono stati completamente cambiati e resi estremamente più chiari e scorrevoli.
Non vogliamo rivelarvi troppo di queste storie perché vale davvero la pena viverle da soli, trattandosi dopotutto di gioielli che non hanno subito lo scorrere del tempo. Il ritmo della narrazione risulta incalzante persino dopo decine di ore di gioco, e molti titoli contemporanei dovrebbero prendere esempio.


Gameplay

Il gameplay di Suikoden è quello di un classico JRPG vecchio stampo, dovendoci muovere in giro per un open world e seguendo di volta in volta un obbiettivo diverso. Tuttavia, anche in questo caso la saga si distacca dalla massa grazie ad una vasta gamma di meccaniche differenti, che riescono a legarsi tra di loro discretamente.
Non ci aspettano solo i classici combattimenti a turni e incontri casuali, ma ci vengono invece presentati elementi gestionali e persino strategici che danno un’identità propria ai titoli in questione e che, ancora oggi, nessuno è riuscito a riprodurre.

Esplorazione

L’open World dei primi due Suikoden è sicuramente più ristretto di quelli a cui siamo abituati oggi, in cui possiamo perderci per centinaia di ore anche a discapito della qualità del titolo, riuscendo però a nascondere una bella dose di segreti e sfide opzionali da poter intraprendere.
Ad intervallare le classiche città, che per quanto piccole sono tutte ben distinte tra loro, ci sono diversi dungeon colmi di nemici in cui ci verranno spesso presentate meccaniche uniche ma semplici.

Un particolare che abbiamo apprezzato è la completa mancanza di indicatori sulla mappa del mondo e di una qualsiasi forma di quest log: se volete avanzare nella trama senza intoppi dovrete per forza prestare attenzione. Sarà anche una scelta vecchio stampo e che può far storcere il naso ai giocatori più giovani, ma i dialoghi con cui ci vengono presentati gli obbiettivi sono sempre estremamente chiari.
Nei rari casi in cui la prossima mossa non sarà del tutto chiara, basterà parlare con alcuni degli NPC presenti per avere un’idea in più di dove doversi dirigere, senza contare poi che è stata aggiunta l’opzione di poter rileggere i dialoghi in qualsiasi momento. Insomma, per perdersi bisognerebbe davvero impegnarsi.

Le 108 stelle

Il vero incentivo per esplorare labirinti pericolosi e città lontane non sono i classici forzieri pieni di armature, ma il poter trovare nuovi alleati.
Infatti, ad accompagnare i nostri protagonisti, ci sono ben 108 personaggi secondari, ognuno di essi con una personalità ben distinta per quanto ovviamente non troppo approfondita, che potremmo reclutare in giro per il mondo attraverso diversi metodi.

La maggior parte dei ribelli che desiderano unirsi alla nostra causa arriveranno semplicemente avanzando con la trama, mentre per convincerne altri dovremo batterli al loro gioco preferito, come una partita a dadi, o servirà persino imbarcarsi in una piccola quest secondaria.
Questa meccanica è una delle più famose della saga, ed è innegabile che cercare nuovi alleati sia divertente. Non si tratta solo di semplici membri da poter aggiungere al party giocante, ma molti dei ribelli verranno spediti al nostro personale castello, che fa anche da quartier generale per la ribellione.

Più persone riusciamo ad arruolare nelle nostre fila e più la nostra fortezza cresce, diventa più viva con negozi e opzioni per la personalizzazione della struttura, che permettono di creare la propria base dei sogni.
Negozi, potenziamenti e persino meccaniche intere come il viaggio rapido sono legate ad alcuni dei personaggi secondari da dover scovare, incentivando così il giocatore non solo a partecipare ad ogni quest secondaria in cui inciampa, ma anche a cercare attivamente aiutanti per poter sbloccare funzioni per un’esperienza di gioco più comoda.

Alcune strutture che potremmo sbloccare non hanno neanche una vera funzione di gameplay, ma serviranno comunque a rendere tutto più realistico e divertente. Per esempio, è possibile costruire una sauna e una biblioteca in cui potremo rispettivamente fare un bel bagno rilassante col nostro party o leggere i retroscena dei diversi regni protagonisti.

Combattimento

Il combattimento in Suikoden è abbastanza semplice: abbiamo un party attivo di sei membri schierati in due file da tre; in prima linea si fanno e si subiscono più danni, mentre nelle retrovie invece è il contrario.
Ogni personaggio ha una gittata di attacco che si divide in Ravvicinata, Media o Lunga, abbastanza auto-esplicativa, ma a rendere il tutto più complesso troviamo dei sigilli che fungono sia da abilità fisiche uniche che da incantesimi di diversi tipi, e che non tengono conto della gittata di attacco del personaggio che li usa.

Nonostante alcuni membri della resistenza abbiano delle evidenti preferenze per alcuni ruoli nel combattimento, la particolarità dei sigilli è che possono essere usati da ogni personaggio e vengono trattati un po’ come un pezzo di equipaggiamento.
Questo rende la personalizzazione dei singoli combattenti estremamente semplice, potendo usare i personaggi che più ci piacciono senza dover rendere troppo conto a quanto siano effettivamente performanti o meno, complice anche una certa facilità di base del titolo.

La semplicità del tutto comunque non stucca, perché avremo sempre nuovi membri del party da poter provare o da doverci portare dietro per questioni di trama, e con queste riedizioni è stata anche aggiunta la possibilità di mandare avanti le battaglie in automatico o persino di velocizzarle.
Purtroppo, il combattimento automatico significa solo che tutti i personaggi del party attaccheranno senza un vero e proprio criterio, mentre sarebbe stato estremamente più utile poter assegnare un qualche tipo di strategia al party. È anche vero che, arrivati a livelli alti, non serve davvero essere troppo creativi, e molti dei mostri che incontreremo saranno morti prima di aver avuto anche solo la possibilità di attaccarci.

Duelli e battaglie campali

Alcuni punti di trama, particolarmente importanti, verranno sottolineati da combattimenti particolari, che servono appunto ad evidenziare la gravità della situazione che stiamo vivendo, riuscendo a creare un certo pathos.
Durante questi duelli, il nostro protagonista verrà messo di fronte ad un solo avversario, e avremo la possibilità di scegliere tra tre semplici azioni: attaccare, parare o assaltare.
In realtà è tutto molto più semplice di come appare, essendo un sistema alla carta, sasso forbice.

In base al dialogo del “cattivone di turno” dovremmo decidere quale azione è la più appropriata, e se avremo fatto la scelta giusta allora avverrà un piccolo scontro animato in cui avremo la meglio. Le frasi passive dovrebbero spingerci ad attaccare, mentre grosse dichiarazioni di guerra a difenderci.

Lo stesso identico sistema viene adottato nelle battaglie campali, dove invece la forza delle nostre truppe viene calcolata in base a quanti ribelli siamo riusciti a reclutare. In questo caso, oltre ai tre semplici tipi di azione, ne avremo anche di speciali come poter spiare la prossima mossa nemica o convincere una parte dei soldati avversari ad arrendersi.

Si tratta ovviamente di meccaniche molto simili tra loro ed estremamente semplici, tuttavia Suikoden 2 riesce a ribaltare completamente le battaglie campali trasformandole in dei veri e propri incontri strategici su griglia.
Ancora una volta, dove il primo Suikoden funziona, il secondo titolo eccelle, perché non solo il gameplay cambia completamente grazie alla possibilità di poter sfruttare vantaggi di terreno, ma ci sarà persino la possibilità di veder morire permanentemente le truppe che schieriamo, perdendo così alcuni dei personaggi che abbiamo faticato tanto ad ottenere.


Differenze con gli originali

Oltre alle sottili differenze a cui abbiamo già accennato, questa remaster va a semplificare l’immensa mole di menù e sottomenù che rendeva gli originali davvero scomodi. Nonostante il lavoro svolto, però, cambiare equipaggiamento ai nostri personaggi attivi è ancora un’esperienza inutilmente complessa.
Ogni personaggio ha infatti un inventario limitato, e può equipaggiare qualcosa solo se ha abbastanza spazio, mentre per poter cambiare sigillo o armatura dovremo per forza aver nel party attivo il membro a cui vogliamo toglierle o aggiungerle.

Insomma, un bel lavoro di svecchiamento almeno per queste sezioni del primo Suikoden sarebbe di sicuro utile, ma in ogni caso la cura che è stata posta in altri punti dei due titoli trasuda davvero amore: ogni sfondo è stato completamente ridisegnato da zero, e gli effetti di luce sono stati modernizzati con dei risultati magistrali.
Nonostante gli “sprite” dei personaggi siano rimasti pressoché identici, lo stesso non si può dire dei loro ritratti che sono stati curati da Junko Kawano in persona (la disegnatrice originale), dando così nuova vita ai disegni che già avevano fatto breccia nei cuori dei fan.

Il comparto artistico quindi è davvero ben fatto, anche grazie a dei character design parecchio ispirati e ad ambientazioni che lasciano col fiato sospeso, che adesso splendono come mai prima.
Questi primi due Suikoden ci sono stati riproposti con poche ma sostanziali differenze, rendendo l’esperienza di gioco simile a quella originale ma di sicuro più semplice da approcciare a dei giocatori che si affacciano per la prima volta a questo mondo.


Ringraziamo Konami per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
Seguiteci sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

Sikoden 1&2 HD Remaster (Switch)
In Conclusione...
Dopo più di trent’anni, questi due videogame sono ancora magici come un tempo: la storia ispirata e il gameplay particolare riescono a coinvolgere il giocatore come poche altre esperienze videoludiche. Questa Remaster è ciò che i fan chiedevano a gran voce, e se questa è la qualità che Konami ha deciso di mettere nel revival della serie da poco annunciato, allora ci sarà da divertirsi.
Pregi
Una delle migliori storie del genere
Una valanga di personaggi da poter reclutare
Un'enorme varietà di meccaniche presentate
Difetti
Gestione dell’inventario ancora molto scomoda
Menù confusionari
9
Voto