Nell’articolo di oggi parleremo di The Planet Crafter, un progetto indie che, dopo una lunga fase di gestazione in Early Access, ha visto il suo recente rilascio nella versione 1.0.
Il titolo in questione è un ibrido survival/gestionale dalle caratteristiche particolari, capace di permettere al giocatore di terraformare un pianeta e di vederlo cambiare in tempo reale.

Si tratta di uno di quei titoli con una progressione estremamente lenta e ragionata, le cui qualità diverranno più apprezzabili una volta entrati nel giusto loop di meccaniche.

Sarà riuscito The Planet Crafter a realizzarsi come uno dei migliori titoli del suo genere?
Scopriamolo in questa recensione!


Incipit narrativo

In The Planet Crafter interpreteremo un prigioniero che, condannato in esilio su un pianeta alieno inospitale con pochissime risorse e strumenti, avrà il compito di trasformarne la superficie rendendolo abitabile o morire nel tentativo.

Messi costantemente alle strette e senza possibilità di contatto diretto con l’esterno, otterremo avanzamenti importanti in termini di trama unicamente dai log sparsi nel mondo e dai messaggi che riceveremo, indagando sull’inaspettato passato misterioso del pianeta e sui tesori che nasconde.
Incontreremo inoltre ciò che rimane degli altri planet crafter esiliati prima di noi, la cui avventura è terminata prematuramente e con scarsi risultati.

Per quanto del tutto secondario all’interno della struttura del titolo, l’esistenza di una vera e propria narrativa di background in The Planet Crafter dà al titolo quel pizzico in più di interesse per tenere i gocatori sempre incollati allo schermo fra un progresso e l’altro.
Il modo in cui gli avanzamenti graduali in termini di terraformazione si accompagnano alle sorprese riservate dalla narrativa alimenta il coinvolgimento in un pacing davvero molto lento e che rischia altrimenti di allontanare i giocatori meno pazienti.


Il gameplay

Senza dubbio l’elemento focale del titolo, il gameplay di The Planet Crafter è anche la sua chiave per il successo.
Unendo delle componenti survival come la gestione di fame,sete ed ossigeno con il base building, l’esplorazione e soprattutto la graduale terraformazione di un mondo open-world vasto ma comunque facilmente navigabile, TPC riesce a trovare la sua unicità in un mercato talmente saturo da risultare sempre meno accessibile nel corso degli anni.

La terraformazione, il crafting, la progressione

Mentre è innegabile che la gestione delle metriche del personaggio detti la necessità di muoversi in fretta fra una sessione esplorativa e l’altra, anche questa componente risentirà sul lungo termine degli effetti del nostro lavoro sul pianeta, che diventerà gradualmente sempre più rigoglioso ed abitabile anche senza l’usilio di strumenti specifici.
Per quanto non esista la classica necessità di livellare il personaggio per accedere a nuovi progetti, in The Planet Crafter sarà il nostro graduale e sempre più rapido progresso nella trasformazione del pianeta a dettare lo sblocco di nuovi edifici e strumenti utili.
Le principali statistiche capaci di influenzare questi aspetti saranno l’ossigeno, il calore e la pressione convergenti nell’indicatore di terraformazione, ed in un secondo momento anche le piante, gli insetti e gli animali sintetizzati nell’indicatore di biomassa.

Avanzare in uno dei seguenti aspetti o nella sintesi di questi permetterà di accedere a nuove strutture legate alla progressione più rapida delle metriche collegate.
Allo stesso tempo non mancano nuovi strumenti per il nostro personaggio come il jetpack, gli esoscheletri e altri potenziamenti che rendono più semplice ed accessibile ogni aspetto del gameplay (alcuni di questi saranno addirittura elementi della UI).
A questo punto, con l’efficacia tipica di un clicker game ma straordinariamente più complesso e ludicamente avanzato, TPC vi avrà catturato in un loop di gameplay assurdamente addicting.

Ciò che però ha una maggiore influenza sulla soddisfazione offerta dal ritmo di gameplay è l’effettiva possibilità di osservare i frutti del nostro lavoro palesarsi nell’aspetto mutevole del pianeta.
Vedremo infatti il cielo diventare blu, l’acqua iniziare a ricoprire le superfici sabbiose del pianeta, le prime piante sorgere in loro prossimità per poi lasciar spazio all’inevitabile diffusione della vita vegetale ed animale.
Questa lenta progressione, unica al titolo di cui stiamo parlando, vale a nostro avviso il prezzo del gioco in quanto è in grado di donare nuova profondità all’ormai saturo genere survival.

Esplorazione, Coop, Qol

Un elemento di secondaria importanza nel contesto del gameplay è l’esplorazione del pianeta in cerca di risorse rare e di luoghi legati alla narrazione.
Avremo infatti la possibilità di scoprire nuovi biomi e caverne piene di materiali rari oppure di imbatterci in relitti di navi o di vecchie basi in rovina.
Sparse nelle imbientazioni, oltre alle risorse collezionabili con l’apposito strumento, varie casse piene di risorse utili ed inizialmente molto difficili da reperire diversamente.
L’esplorazione diventa quindi una componente focale necessaria alla progressione nel titolo, laddove non dedicarci a questa porterebbe a rallentare tantissimo il processo di terraformazione a causa dell’assenza di materiali utili.

Il tempo impiegato per trasformare il pianeta dipenderà inevitabilmente dal numero di persone in cui si è disposti ad imbarcarsi in questa avventura, tenendo ben presente che il titolo supporta il multigiocatore cooperativo fino a 10 giocatori.
Sfortunatamente, l’assenza di server dedicati rende molto difficili organizzare partite con un numero così elevato di giocatori ma nel nostro caso, attraverso il lavoro combinato di 2 persone, ci son volute più di 22 ore per vedere formarsi le prime forme di vita striscianti sulla superficie ormai rigogliosa del pianeta.

Ed è proprio con questa mancanza che si rendono evidenti le prime falle all’interno della struttura del gioco che, nonostante il lungo periodo di EA, manca ancora di varie quality of life che lo avrebbero sicuramente reso più apprezzabile.
Parliamo principalmente della mancanza di tasti per la gestione rapida dell’inventario, della difficoltà derivata dall’inesistenza di un sistema di stacking e di altre piccole assenze che rendono il crafting ed il loop di gameplay nella sua interezza molto meno digeribili ed adatti a tutti.

In questo senso, vorremmo spezzare una lancia a favore del titolo per l’introduzione di un sistema di personalizzazione della partita, capace tramite gli indicatori di rendere il tutto più semplice (o magari anche difficile) a seconda delle nostre predisposizioni al ritmo di sblocco e alle componenti survival.


Comparto artistico e tecnico

Il comparto artistico di The Planet Crafter, come anche quello tecnico, non brilla particolarmente, limitandosi a costruire un contesto di tipo realistico per la nostra disavventura su un pianeta inizialmente del tutto simile a Marte.
Questo non significa che TPC non sia in grado di donare occasionalmente delle viste eccezionali o che sia del tutto privo di dettagli, ma mantiene costantemente uno stile grafico semplice e abbastanza pulito che funziona più nell’insieme che nei suoi aspetti più isolati.

Il titolo, del resto, è stato realizzato con l’utilizzo del motore Unity3D, sicuramente adatto per progetti di questa portata ma di certo non la scelta migliore in termini di resa e dettaglio.
Sono apprezzabili invece le musiche realizzate da Benjamin Young, sognanti e coinvolgenti al punto giusto.

Parlando della stabilità del software, siamo di fronte ad un prodotto maturo ma comunque lontano dall’ideale perfezione tecnica a cui un periodo di gestazione così impegnato avrebbe dovuto portare.
In questo senso, non è stato raro riscontrare fastidiosi cali di framerate anche su una configurazione di fascia alta e in full-HD.
Altrettanto comuni sono gli episodi di compenetrazioni e cadute out-of bounds, spezzando inevitabilmente un ritmo di gioco altrimenti calibrato nel minimo dettaglio.


Ringraziamo Keymailer per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione!
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The Planet Crafter (PC)
In conclusione...
TPC è un titolo sorprendente, capace di rinvigorire un genere estremamente ricco di alternative con le sue caratteristiche originali ed addicting. Forte di un gameplay assolutamente solito ma ancora imperfetto, il gioco vanta anche di un incipit narrativo interessante che viene gradualmente espanso nel corso dell'evoluzione del pianeta. Se siete alla ricerca di un survival con elementi di base building e terraformazione, questo titolo potrebbe monopolizzare la vostra attenzione per oltre un centinaio di ore.
Pregi
Incipit narrativo interessante ed espanso gradualmente
Gameplay addicting e soddisfacente
Evoluzione del pianeta straordinaria
Difetti
Mancano diversi qol
Tecnicamente imperfetto
8.5
voto

Di Mario Ricerni

Appassionato di videogiochi, cinema e musica, ha creato STWGames per condividere il sogno di entrare in diretto contatto con l'industria che ha ammirato sin dall'infanzia.