Il titolo che andremo a recensire oggi rappresenta una rottura dalla tradizionale schedule del nostro editoriale, trattandosi di una esperienza che ci ha colto di sorpresa e merita, a nostro avviso, una maggiore notorietà.
The Windows Are Gone, come tanti altri progetti di questo stampo, è stato il frutto del duro lavoro di un singolo sviluppatore e della sua prorompente passione per l’horror, che si conferma ancora una volta il cuore pulsante dell’industria videoludica indipendente.
In ogni suo aspetto il titolo sembra voler trasmettere un forte senso di autorialità ed amore per il genere, regalando (letteralmente considerando che è reperibile gratuitamente) all’utente una rielaborazione unica e inaspettata di tematiche già largamente esplorate in videogiochi, film ed altre opere di intrattenimento.
Ma quali sono gli elementi che rendono questo titolo così unico e meritevole d’attenzione?
Scopritelo in questa recensione!
Incipit e Trama
In The Windows Are Gone interpreteremo i panni di un protagonista senza nome che, al seguito di un sogno ricorrente, decide di effettuare un trasloco presso una casa da cui si sentiva innaturalmente attratto.
Impegnati sin da subito nelle dinamiche del trasloco, verremo a conoscenza della storia dei precedenti possessori della casa, vittime di un terribile destino che sembra toccare da vicino le esperienze traumatiche del protagonista.
Ed è attraverso questo continuo alternarsi fra un simulatore di traslochi ed un horror psicologico che apprenderemo degli eventi che hanno anticipato il nostro arrivo nella casa.
Spoiler Incipit
Attraverso un sogno, scopriremo presto di un incidente mortale accaduto mentre il protagonista stava portando sua moglie incinta in ospedale, sopraffatto dalla fretta a causa dell’improvvisa rottura delle acque.
Verremo quindi a conoscenza dei profondi sensi di colpa del protagonista per la perdita devastante di sua moglie e del bambino, esperienza che sembra averlo totalmente consumato.
Con l’introduzione di questo contesto narrativo, la casa diventa la manifestazione stessa delle sue colpe, tramutandosi lentamente in una gabbia senza vie di fuga.
Nelle fasi conclusive del gioco, il protagonista, ormai in preda ad una profonda crisi, si ritroverà a confrontarsi con gli spettri del suo passato.
Dopo aver affrontato un ultimo e snervante delirio avrà finalmente l’opportunità di lasciarsi consumare dal dolore oppure di superare i suoi sensi di colpa e sfuggire al suo personale labirinto.
Una scrittura struggente e sorprendentemente profonda
Se c’è un aspetto che appare evidente sin dai titoli d’apertura è che lo sviluppatore, il brasiliano Bruno Pressanto, possiede un talento innato per tutto ciò che è intrinsecamente definibile come scrittura creativa, che sia la regia di una scena o una vera e propria linea di dialogo.
Nel corso del gioco verremo presentati alla possibilità di esaminare alcune videocassette registrate dai precedenti possessori della casa e lo sviluppatore, furbamente, ha preferito trascriverne il contenuto in maniera che queste vengano narrate dal nostro protagonista in base alle sue osservazioni e sensazioni.
Il risultato è riscontrabile in una immedesimazione totale nel nostro protagonista, estremamente efficace nel trasmettere delle emozioni altrimenti difficilmente descrivibili sia visivamente che a parole.
La ricetta del successo per una narrazione di questo stampo non può che essere composta da un solo fondamentale ingrediente, una grandissima capacità di scrittura da parte dello sviluppatore.
Stessa abilità che si fa apprezzare nei dialoghi, inizialmente fuorvianti per semplicità ed adesione al medium dell’horror più classico, per poi trascendere rapidamente in una dimensione molto più personale e profonda.
In sostanza, The Windows Are Gone è un’esperienza che abbiamo iniziato con un brivido a causa della citazione forse non troppo velata a Midsommar (l’inquadratura rovesciata nei titoli iniziali) e che abbiamo concluso con un altro brivido per la semplice efficacia del messaggio trasmesso.
Gameplay
Il gameplay di The Windows Are Gone, per gran parte della sua durata, è quanto di più semplice ed efficace si possa realizzare per un horror psicologico, ibridato in maniera totalmente inaspettata ad un “simulatore” di traslochi.
Inizialmente avremo il compito di caricare gli scatoloni nelle apposite stanze della casa, sfruttando l’occasione per esplorarla in tutte le sue parti.
Successivamente ci verrà data la possibilità di scartarli per poter posizionare ciascuno degli oggetti contenuti nella maniera che più ci aggrada, in una sorta di minigioco di arredamento che potrebbe regalare qualche inaspettata soddisfazione ai giocatori più ordinati e precisi.
Questa fase di gameplay per quanto inusuale si dimostra ancora una volta al servizio dell’immedesimazione nel nostro personaggio, coinvolgendoci direttamente nel contesto per rendere ancora più efficaci gli eventi destinati a stravolgere completamente l’esperienza di gioco.
Stravolgimento che non si configura come un banale agglomerato di jumpscare (totalmente assenti in questa produzione), quanto piuttosto un terrore crescente che si fa risultato delle scelte estetiche, sonore ma soprattutto narrative portate avanti dallo sviluppatore.
Necessario menzionare anche la presenza di due finali e 5 eventi segreti disseminati all’interno della casa, aggiunte che donano un pizzico di varietà ad un titolo altrimenti totalmente su binari.
The Windows Are Gone è un’esperienza estremamente corta e lineare ed in quanto tale può essere completata in poco meno di un’ora, una caratteristica che non lo rende meno appetibile, soprattutto considerando la sua natura di progetto totalmente gratuito.
Comparto artistico
Come molti altri titoli indipendenti appartenenti a questo genere, The Windows Are Gone è figlio di quella corrente videoludica che ha portato gli sviluppatori horror a riutilizzare l’essenzialità grafica delle epoche PSX/PS2 per veicolare efficientemente le sensazioni di un mood che sembra ancora oggi intramontabile.
In questo specifico caso si tratta di un mix bilanciato fra vecchio e moderno che lascia spazio ai feels pur senza risultare fastidioso alla vista, privato di tutti i limiti tecnici del caso ma allo stesso tempo riconoscibilmente datato e familiare.
Ed è proprio su questo contrasto fra vecchio e nuovo che lo sviluppatore ha saputo giostrarsi nel realizzare alcuni dei momenti più terrificanti ed affascinanti della produzione.
Di grandissimo impatto anche il comparto sonoro, capace di utilizzare il silenzio per creare la suspence e la musica per far sprofondare il giocatore in uno stato di progressivo terrore.
Il gioco è disponibile gratuitamente su Steam ed Itch.io ma potete supportare direttamente lo sviluppatore sulla sua pagina Patreon.
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