Nell’articolo di oggi prenderemo in esamina l’ultima iterazione di una serie che ha da sempre avuto una grande importanza per la nostra redazione, i Total War.
Total War Pharaoh rappresenta il tanto atteso ritorno della serie alla sua identità storica, recentemente surclassata dall’ enorme successo degli spinoff a tema Warhammer, portando con sé il terribile peso di soddisfare le esigenze dei numerosi fans di vecchia data.

Sarà riuscito Total War Pharaoh a rivelarsi un titolo degno dei capostipiti della saga?
Scopriamolo in questa recensione!


𓆣 𓆤 𓆥 Incipit 𓂀 𓋹 𓁈

Total War Pharaoh ci immerge nell’Antico Egitto in un particolare periodo di crisi, con la morte di Merenptah e l’affievolirsi del glorioso regno di Ramesse II, definendo l’inevitabile distruzione di un impero ormai diviso ed in continua lotta per il potere.
Una distruzione che non si limita alle sanguinose guerre civili che coinvolgono le rimanenze della civiltà del Nilo, bensì si alimenta delle numerose orde di invasori provenienti dalle terre straniere.

Mentre a nord le popolazioni degli Ittiti, nemici giurati dell’Egitto, si affrontano nella medesima lotta intestina per il ruolo di Gran Re, le civiltà della cananea sfruttano la loro posizione centrale per espandersi in ogni direzione, fungendo da principale minaccia per entrambe le culture fino all’arrivo di una minaccia ben più grande.

Che sia per riunificare l’Egitto o per seminare la distruzione fra le sue terre, Total War Pharaoh promette di darci gli strumenti per piegare il destino di un’epoca al nostro volere.


𓆣 𓆤 𓆥 Gameplay 𓂀 𓋹 𓁈

Questo ennesimo capitolo nella saga dei Total War può vantare di un gameplay solidissimo, figlio di ben 16 evoluzioni che hanno dominato il mercato degli strategici a partire dagli anni 2000.
In questo senso il titolo è riuscito ad integrare senza problemi le aggiunte più recenti in un contesto storico inedito, non disdegnando comunque l’inserimento di meccaniche inedite che han contribuito a renderlo una delle esperienze più profonde e complesse della serie.

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La campagna

Nell’iniziare una nuova campagna avremo la possibilità di scegliere fra 3 culture diverse ed i principali condottieri ad esse affiliati:

  • Ramesse III, Seti, Tuesret e Amenmesse per gli egiziani;
  • Irsu e Bay per i cananei;
  • Suppiluliuma e Kurunta per gli ittiti.

Come appare evidente da questa selezione, le fazioni egizie saranno senza dubbio il principale focus del titolo, rilevando nelle altre fazioni delle alternative comunque interessanti ma a nostro avviso non altrettanto incisive.

Non di meno, nello scegliere fra una campagna piuttosto che un’altra sarà evidente un certo cambiamento nei ritmi di gameplay, principalmente a causa delle diverse predisposizione di ciascuna fazione alla conquista piuttosto che all’annessione dei territori o alla razzia.
A prescindere da queste differenze, tutte le civiltà selezionabili saranno impegnate nel difficile tentativo di difendere e riaffermare la loro cultura, respingendo le crescenti orde di invasori che infesteranno ogni angolo della mappa in ondate sempre più vaste e minacciose.

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Le nuove aggiunte

Nel riesaminare gli elementi principali che compongono la campagna di questo capitolo è necessario concentrarsi sulle feature inedite e su quelle che fanno il loro ritorno dai Total War più recenti.
Prima fra tutte, le divinità sono il cuore pulsante della cultura egizia e figurano in-game come un’opportunità per ricevere interessanti bonus specifici.
Scegliendo una divinità fra quelle scoperte durante le nostre conquiste, e costruendo più templi e santuari in loro onore, avremo la possibilità di aumentare il livello di dedizione e legare ad essa una delle nostre armate, potenziandone le capacità e dotandole di effetti positivi in battaglia e nella campagna.

Strettamente legata alla costruzione di questi edifici è anche la statistica dei pilastri della civiltà, un indicatore diviso in tre parti che colloca l’attuale stato della civilizzazione in una scala discendente di degrado.
Più rari saranno i centri di culto e basso il livello degli insediamenti, più la civiltà andrà a disgregarsi sotto i colpi degli invasori. Un cambiamento che non coinvolgerà solo l’incrementarsi delle orde di invasori stranieri ma che influirà anche sull’estetica della mappa di campagna, rendendo i colori più scuri e malinconici.

Un’altra aggiunta che va ad arricchire il micro-management della modalità campagna è quella degli avamposti, piccoli insediamenti periferici che possono essere utilizzati come base commerciale, religiosa oppure come fortino che funzioni da guarnigione per la città principale.

Vengono introdotte anche la corte, sistema in cui gestire lo spettro politico del nostro regno tramite sotterfugi e congiure, le antiche tradizioni, una sorta di starter pack di specialità per il nostro regnante che dovrebbe aiutarlo nella sua missione di conquista ed il potere del regnante.

Quest’ultima è forse l’aggiunta che più radicalmente ha cambiato i ritmi del classico gameplay dei Total War, permettendo ogni 12 turni di entrare in una sanguinosa competizione per la conquista del diritto a regnare sull’intera cultura. Una volta ottenuta abbastanza legittimità per sovrastare gli altri contendenti, il nostro ruolo di regnante ci permetterà di sfruttare degli strumenti potentissimi per controllare i nostri sudditi e piegare la volontà dei nostri nemici.

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Cosa Pharaoh ha imparato da Troy

Come ennesimo progetto di stampo Creative Assembly Sofia, Pharaoh rappresenta un diretto erede di Troy Total War, titolo che prende in riesamina il poema omerico dell’Iliade.
Di ritorno da questa particolare esperienza, gli sviluppatori hanno potuto applicare e trasportare alcune delle vecchie meccaniche in questo capitolo.

Fra queste figurano la progressione dei generali con gli equipaggiamenti ritrovabili in battaglia e la diplomazia articolata in risorse piuttosto che in semplice denaro come accadeva nei titoli più datati.
Alla luce di questi inserimenti, anche in Pharaoh avremo a che fare con una gestione molto più profonda delle produzioni e delle risorse impiegabili negli scambi commerciali.

Quest’ultima viene ancora una volta semplificata da una UI sempre più user-friendly, potendo visualizzare rapidamente le nostre chance di accordo con ciascuna delle fazioni nemiche ed al contempo esplorandone eventuali ricchezze e punti di debolezza da sfruttare a nostro vantaggio durante le trattative.

Volendo parlare di altre similitudini con il lavoro precedente della software house, anche Pharaoh concentra la sua attenzione su una location molto più ristretta rispetto ai titoli più celebri della saga.
E’ doveroso specificare che, nonostante la mappa prenda in riesamina solo l’Egitto ed una parte dell’Asia Minore, quest’ultima apparirà comunque estremamente grande e meticolosamente dettagliata.
Volendo criticare la scelta di CA, quest’ultima lascierà intravedere una varietà di biomi molto ristretta rispetto al passato, limitandosi alle zone desertiche del sud e quelle più rigogliose nella parte nord.

Tirando le somme della nostra esperienza, non possiamo che dimostrarci estremamente entusiasti per il lavoro svolto da Creative Assembly nel trattare un periodo storico così complesso ed enigmatico.

Nonostante i ritmi di gioco e l’introduzione di vecchie e nuove meccaniche siano riuscite a convergere a quella che è, a nostro avviso, una delle esperienze più divertenti e profonde mai offerte da un titolo della saga, non possiamo fare a meno che sperare in un futuro titolo storico che si allontani dalla formula character based (variante in cui le campagne si selezionano in base ai generali e non alla fazione di appartenenza) per riavvicinarsi ancor di più alle glorie del passato.

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La sfida di Total War Pharaoh

Come in ogni Total War di uscita recente, le principali difficoltà del gioco si riveleranno essere la gestione dell’ordine pubblico e degli introiti, stavolta inasprite dalla presenza delle orde che tenderanno spesso e volentieri a radere al suolo i nostri territori azzerando i nostri progressi.

Per le stesse ragioni, si ha la costante sensazione che gli sforzi per mantenere alta la barra dei pilastri della civiltà siano totalmente inutili, venendo comunque inevitabilmente colpiti dall’inasprirsi delle invasioni e dalla distruzione completa dei luoghi di culto delle fazioni limitrofe.

In conclusione, i giocatori che cercano una sfida rimarranno piuttosto soddisfatti di questo titolo mentre per chi si dovesse trovare in difficoltà, CA Sofia ha ben pensato di rendere la campagna personalizzabile in ogni singolo aspetto, prima e durante la partita.

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Le battaglie

Le battaglie RTS rappresentano da sempre l’altra faccia dei Total War nonché ciò che maggiormente li distingue dalla matassa di videogiochi strategici che difficilmente offrono un’alternativa a questo ibrido.

Anche in questo caso avremo a che fare con il solito sistema e la medesima interfaccia che da tanti anni caratterizza la serie, rielaborata ad hoc per aderire alla vena stilistica del titolo.
Ciò che probabilmente penalizza maggiormente Pharaoh in questo aspetto è la varietà estetica e funzionale delle unità disponibili in battaglia.

È infatti evidente che concentrarsi su un numero molto limitato di fazioni appartenenti a sole tre culture diverse non ha permesso al team di differenziare a dovere le unità nonostante ve ne siano comunque molte selezionabili. Laddove gli egizi potranno fare affidamento ai carri ed ai costosi medjay, gli ittiti avranno a disposizione unità meglio corazzate e resistenti alle tecniche di sfondamento.

Ciò che è totalmente nuovo riguarda invece le condizioni atmosferiche specifiche del setting come ad esempio le tempeste di sabbia, soggetto di un revamp che va ben oltre la semplice estetica. Sfruttare queste occasioni durante una battaglia significa poterne ribaltare radicalmente le sorti, approfittando della lentezza e della goffaggine delle unità impreparate a questa evenienza.

Permangono poi tutte le problematiche dell’AI che da sempre minano le prime settimane dal rilascio dei titoli della saga, prima fra tutte l’incapacità delle unità di tiro di scoccare le loro frecce a causa di un bug fin troppo frequente. Stesso discorso per i grossi agglomerati di soldati in combattimento, ancora una volta irresponsivi e difficili da gestire.

In sostanza la componente RTS di questo Total War non prevede alcuna novità stravolgente, limitandosi ad offrire l’ennesimo revamp delle meccaniche che i fan della serie hanno imparato ad amare, peccando tuttavia nella varietà di unità disponibili e nell’inevitabile presenza dei bug fastidiosi che da sempre caratterizzano le prime settimane dal rilascio.


𓆣 𓆤 𓆥 Comparto artistico e tecnico 𓂀 𓋹 𓁈

Il comparto artistico di Total War Pharaoh, purché parzialmente influenzato dai gusti personali del giocatore, è semplicemente eccezionale.

Che sia la meravigliosa mappa di campagna o lo scenario di una battaglia campale, questo titolo non smetterà mai di offrire scorci di innegabile bellezza.

Affermazione che diventa ancora più reale e palpabile durante gli assedi nelle grandi città, agglomerati di strutture monumentali i cui dettagli sono semplicemente fuori di testa. Non a caso zoomando su un qualsiasi edificio potrete godere degli affreschi e dei singoli geroglifici, dai più piccoli ai più grandi, ciascuno di questi apparirà sorprendentemente “leggibile” e distinguibile.

Stupore che si riafferma ancora una volta nelle schede delle unità, realizzate (se l’opzione è abilitata) secondo il canone artistico egizio.

Molto apprezzabile anche l’accompagnamento musicale realizzato da Ian Livingstone e Ed Watkins, perlopiù composto da tracce ambient che accompagnano senza ristagno nelle fasi della campagna.

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Comparto tecnico

Non avremmo potuto spendere le stesse parole di lode sul comparto artistico di questo Total War se non fosse stato per la sua componente tecnica, non a caso uno dei più grandi pregi del titolo.

CA Sofia si è dimostrata ancora una volta maestra nello spremere ogni risorsa dall’ormai datato Warscape Engine, realizzando un titolo graficamente maestoso ma soprattutto splendidamente ottimizzato. Molti di voi saranno sorpresi nel realizzare come questo titolo giri molto meglio dei suoi predecessori del 2013 e 2015 nonostante i piccoli e grandi avanzamenti grafici che il team ha collezionato nel corso degli anni.

In virtù di questo approccio all’ottimizzazione e alla scalabilità, Total War Pharaoh può essere apprezzato senza problemi dagli utenti dotati di configurazioni estremamente datate purché girino almeno su piattaforma Windows 10.


Ringraziamo SEGA per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.

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In conclusione
Total War Pharaoh é un titolo di qualità, nonché una delle esperienze più profonde e divertenti della serie. Al fronte di una campagna ormai pienamente matura nelle sue meccaniche, le battaglie non riescono a stupire a causa della scarsa varietà di unità e dei numerosi bug legati all'intelligenza artificiale.
Pregi
Campagna profonda e divertente
Perfetta integrazione fra nuove e vecchie meccaniche di gioco
Artisticamente e graficamente eccelso
Difetti
Scarsa varietà nelle unità
Alcuni bug nell'AI nemica ed alleata
8.6
voto

Di Mario Ricerni

Appassionato di videogiochi, cinema e musica, ha creato STWGames per condividere il sogno di entrare in diretto contatto con l'industria che ha ammirato sin dall'infanzia.